mercoledì 1 agosto 2018

VACANZE


Quasi ce ne fosse bisogno, il caldo di questi ultimi giorni lo ricorda, siamo agli sgoccioli di luglio e con l'arrivo di agosto, vuoi o non vuoi, sarà tempo pieno di vacanza. Ma al solito non lo sarà per Tutti, e il pensiero va a Chi non può soprattutto perché vive in precarietà di salute. Certo, i motivi economici non sono da meno, ma si dice e non è solo frase fatta, quando c'è la salute c'è tutto, e in questo caso sentirsi forti permette almeno di pensare a strategie sostitutive. Qualche gita, un "mordi e fuggi" in compagnia dividendo le spese, o quando tutto manca un picnic sul prato, anche questo può bastare.
Feci la chemioterapia in estate, e forse questo condizionò quelle che seguirono. Ricordo lunghe mattinate in parte trascorse a guardare fuori dalla finestra, un ago nel braccio e la mente altrove. Ogni tanto chiudevo gli occhi e immaginavo le persone al mare, ne sentivo le voci in lontananza come filtrate da quella delle onde degradanti a riva. In quei momenti non ho mai provato rabbia ma rimpianto per non aver apprezzato abbastanza il "privilegio" delle vacanze ogni anno, e nemmeno provai invidia nei confronti di Chi era in luoghi ameni e non in ospedale come me. Ma tant'è, io ero troppo concentrata a darmi da fare per non pensare a ciò che stavo vivendo fosse una tragedia, magari solo come un dramma, breve, un atto unico insomma, che tale doveva rimanere.
E alla fine ci riuscii. Cominciai a scrivere, creai il blog, mi rifugiai in uno spazio azzurro tutto mio, dove erano mare e monti, e comunque sempre cielo sereno. Curai persino il look, particolarissimo e unico, perché fu limitato a quel periodo e mai più. Viaggiai con la fantasia e i pensieri, e questi ultimi di quel viaggio furono i souvenir. La vacanza fu uno stato mentale.
Confesso però di aver sofferto un po' la solitudine, avrei voluto ci fosse qualcuno a tenermi compagnia in quelle mattinate, qualcuno che parlasse d'altro, mi facesse ridere, azzardasse programmi anche per me. Sarebbe stato un aiuto in più, comunque il tempo passò lo stesso, ed io ce la feci ad arrivare ad ottobre quando tutto finì.
Da allora in poi, sarà stata l'abitudine, la mia estate la trascorro lì, in ospedale. Per scelta, non mi dispiace e non posso farne a meno.

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