giovedì 28 febbraio 2019

RAVVIVA... RICORDA... RINNOVA (I percorsi dell'anima)


Un'uscita diversa, con qualcosa di nuovo.
Un mercoledì senza quasi una nuvola, con il sole e l'immancabile vento. Ma cogliere il bello e nello specifico anche il buono, sempre si può. Basta adeguarsi e soprattutto volerlo.
Comunque... vabbè, oggi per me, anzi per Noi, è stato un mercoledì molto introspettivo.
Abbiamo fatto varie tappe in Campania su un tragitto che poi abbiamo scoperto denominato, " I percorsi dell'anima".
Montella... un paese in provincia di Avellino, senza borgo antico, semplicemente perché é tutto antico.
Le cascate al Ponte della lavandaia... a cui si giunge all'improvviso e dalla grande forza suggestiva.
il Santuario del SS. Salvatore, posto su un cocuzzolo di montagna, e tutto intorno assolutamente nulla se non il panorama mozzafiato, la valle e i monti.
Il convento di San Francesco a Folloni, ove si respira nella semplicità lo spirito del frate d'Assisi.
La forza ristoratrice dell'acqua ci riporta alle origini. Nove mesi ovattati, protetti nel grembo materno, poi il riconoscimento e l'accoglienza come figli di Dio tramite il Battesimo. E a continuare la solitudine e la forza degli elementi a 1000 m. di altezza, la pace e la semplicità di un luogo francescano.
Un po' di neve ai bordi della strada e sulle vette, residuo di questo lungo inverno, un tiepido sole e le prime gemme sugli alberi a completare l'armonia che spesso nasce dai contrasti.
Ravviva, ricorda e rinnova.
Intenzionalmente ravviva la Tua Fede.
Ricorda con passione Chi sei e qual è la Tua origine.
Rinnova preghiera e spirito.
Con queste parole si è concluso il Nostro mercoledì senza borgo antico e tanto guardarsi dentro, per apprezzare ed apprezzarsi.
Ed ora a maggior ragione sia notte serena a Tutti, e che domani sia giorno ancora più bello e ricco.

mercoledì 27 febbraio 2019

DAGLI OCCHI AL CUORE. CONTAGIO POSITIVO



L'Altro prende da Te ciò che porgi e come lo porgi. Sembra quasi una strategia commerciale, solo che in questo caso nulla si vende e molto si vuole donare.
E pur convinta di questo, sono rimasta piacevolmente stupita. Ma è meglio che proceda con ordine.
Nell'ambito del GAMA, l'associazione a cui appartengo, sono in cantiere molti bei progetti e altrettante novità. Il corso di formazione per volontari oncologici innanzitutto, per Chi vuole approcciare a questo mondo e anche per coloro che operano già e intendono aggiornarsi. Dieci incontri-lezione dai temi interessanti, non solo teoria e di grande spessore. Tutto è pronto ormai per l'inizio, fissato per la metà del prossimo mese.
E poi una novità dall'intento serio e nello stesso tempo giocoso, perché come qualcuno azzardò... la vita è un gioco da prendere sul serio.
Stamattina il disegno realizzato da una paziente qualche settimana fa e rappresentante l'Albero della Vita, si è mostrato in tutta la sua bellezza. Illuminato dai lunghi raggi del sole ha portato luce e calore di riflesso nella sala d'attesa, dove a causa dei tempi troppo lunghi non sempre è possibile restare sereni. Bene, proprio per questo non pensavo ad un'accoglienza così... calorosa. Prima solo qualcuno timidamente, poi più di uno ha preso coraggio, e l'ho preso anch'io, illustrando l'iniziativa, come avesse avuto origine e quale fosse lo scopo. Da una frase il racconto di sé, l'alleggerirsi di un fardello, il condividere per sentirsi meno soli nella difficoltà di un momento. Così, piano piano, i primi bigliettini colorati sono spuntati, come tenere foglie all'approssimarsi della bella stagione. Pensieri brevi ma sentiti. Qualcuno persino voleva dare un'offerta, ma il Nostro "contagio"... si sa, è assolutamente gratuito. E' uno sprone a guardarsi dentro, a metter fuori la negatività, e cominciare a rinascere comunque sia. Con un semplice ma continuo esercizio s'impara l'uso saggio delle parole per raccontare ciò che si prova a Chi ci sta ad ascoltare. Non è affatto scontato che gli animi siano tutti leggibili come un libro aperto. Non serve a niente tenersi le emozioni dentro, pensando di essere capiti senza ombra di dubbio.
Parlare sempre per evitare il rimuginio che tanto male fa alla salute, e creare un ponte pure tra le due rive del fiume del disaccordo.
Quindi oggi, giornata al "top", e ricarica di entusiasmo, indispensabile per motivarsi ancora... ancora e... sempre.

VICOLO STRETTO


E' cosa nota quanto importante sia la continuità, soprattutto nell'esperienza di malattia.
Darsi appuntamento e impegnarsi a mantenervi fede.
Fare insieme progetti a breve scadenza.
Stabilire vere e proprie relazioni che vanno oltre l'aiuto.
Si crea una sorta di "rete", le cui maglie si alternano larghe e strette, dove quest'ultime sono le persone di cui prendersi cura, mentre le larghe siamo Noi, parenti ed estranei, "caregiver" comunque.
Succede, si sa, che qualche maglia fra le piccole ceda, e si crei un buco davvero pericoloso, dannoso per quella accanto che rischia di annullarsi del tutto.
Ed è qui che la continuità potrebbe dare il massimo di sé, con un "rattoppo" che diventa ricamo.
Serenità, Tenerezza, Condivisione, senza sottovalutare Fragilità, e dando importanza e valore pure a Nostalgia e Rimpianto. Tutto perché quel filo a più nodi non si spezzi là dove uno solo si è sciolto.
Continuità di parole ed emozioni per voler bene, donare oltre il Bene. E stare bene. Insieme.
Ma ad un certo punto può capitare che non si desideri più continuità, per rimuovere forse, di certo per cambiamento, e allora rispettosamente conviene fare qualche passo indietro e poi fermarsi...
"Accompagno, accanto e per mano.
Acceleri il passo, assecondo senza domande.
Ancora più in fretta ti muovi, e non guardi indietro né avanti, a capo basso.
Ti vengo dietro, e non comprendo.
Fuggi.
Afferro che è ora, inutile che io mi affanni.
Lasciar andare, solo questo.
Non più accanto, ancor meno per mano, voltando le spalle".
In un vicolo stretto può entrare uno solo quando è notte, da solo per guardare il cielo e cercare la propria stella.

lunedì 25 febbraio 2019

FIGLIE




I figli in generale possono diventare genitori dei propri genitori e imparano a vivere il valore della reciprocità. Ma sono soprattutto le "figlie" ad avvertire per prime empaticamente le ansie, i turbamenti, le difficoltà delle proprie madri. Sarà perché sono per natura portate all'accudimento, o anche per un atavico senso di responsabilità verso la cura e la protezione, per cui pur sentendone tutto il peso non se la sentono di declinare l'invito della coscienza.
In questo tempo che mi ha vista prima "protagonista" e poi "comparsa" nella malattia, ho conosciuto molte madri e altrettante figlie, con ansie ed emozioni, decisioni prese e svolte di vita. I ruoli che s'invertono e fanno sì che la figlia diventi la mamma di Sua madre e poi si fondono in un'"armonia" tanto simile a quella divina. 
E qualche volta succede pure che quella figlia deve lasciare andar via la mamma, lo farà con gli occhi lucidi e la consapevolezza che così va la vita, perché sempre di vita si parla.
Ho conosciuto figlie dal carattere diverso, da atteggiamenti prevedibili, da reazioni inaspettate.
Figlie arrabbiate e presenti.
Figlie pazienti e molto presenti.
Figlie preparate a tutto, e apparentemente poco presenti.
Nervose e intristite, dolci e pacate, lucide e rassegnate.
Comunque presenti, qualcuna poi rimuove, ma forse è solo una "finta", perché dolore non si rinnovi.

domenica 24 febbraio 2019

EMPATIA ED EMOZIONI CONDIVISE


Gli eventi recenti e il senso di continuità in cui tanto credo e mi impegno, mi hanno portato via un bel po' di energie a livello emotivo.
Temo di sbagliare e a volte faccio errori pure madornali, me ne rendo conto e ricorro al mio "corredo" di toppe salvavita, ma ne soffro ugualmente.
Poi ci sono le parole giuste al momento giusto, arma a doppio taglio. Pronunciare quelle che l'altro vuole sentire, o parole che siano invito o sprone comunque difficili da dire. Entrambi i casi implicano uno sforzo di Mente e Cuore, a volte pure una forzatura per "mettersi nei panni di..." e provare ciò che l'altro prova. Beh, vorrei non averle sempre a portata queste parole, proprio per soffrire di meno.
Purtroppo però la sensibilità in alcuni casi va stretta, e diventa un fardello pesante da portare.
Impone guardarsi intorno, e guardarsi dentro.
E s'impara tanto, e non esiste più la paura, l'isolamento e quindi approcciare agli altri e continuare ad essere accanto diventa la cosa più naturale al mondo.
Quante persone ho conosciuto e quante ancora ne conoscerò, e sempre non saranno semplici conoscenze fugaci ma vere e proprie relazioni umane, vissute in tutto... ansie, gioie e pure nel caso ci fossero, delusioni.
Col tempo, è vero, ho imparato la "giusta misura" del coinvolgimento, necessaria per non crollare. Oggi mi riconosco persino una forza nuova che mi protegge da ogni forma di pessimismo, però il dolore immediato, quella fitta alla tempia che veicola le lacrime dal Cuore direttamente agli occhi, quello... no, non riesco ancora a dominare.

sabato 23 febbraio 2019

E VITA SIA




Alla fine se una "cosa" la pratichi spesso, appare normale e naturale, come apprendere di una nascita anzi forse di più.
Ultimamente l' "estremo saluto" si è fatto frequente, a tal punto che pare quasi una stonatura, entrare in una chiesa e non trovare qualcuno che aspetta. Perché pure se non sembra, quel qualcuno non visto c'è ed è presente e vivo nella luce di Cristo. Altrimenti che senso avrebbe passare per la chiesa? Il morto è morto, e solo cristianamente parlando un funerale diventa fonte di insegnamento e continuità.
Di fronte alla Morte alziamo le mani. Se è una Mamma che viene a mancare si faccia silenzio. Per capire il senso di una perdita così dolorosa si guardi all'altare, perché così si arriva a credere al Paradiso, che altro non è la Vita che continua.
Non vuol essere solo un argomentare religioso, è darsi speranza, aprire uno spiraglio all'eternità, ché anche laicamente parlando, un'esistenza durata un certo numero di anni ben spesi, lasciando un bel ricordo di sé, può valere un'eternità. Servirebbe vivere cento anni senza che nessuno se ne accorga?
Già le "formali condoglianze" sono vuoti convenevoli, formulate poi per qualcuno di cui a stento si rammentano i lineamenti, sarebbero inutili, mere parti di un copione più volte recitato. 
Il dolore del momento è di Chi lo prova, ed è giusto sia così, una vita donata per gli Altri, la famiglia e non solo, merita questo. Ma di rimando al dolore ci sia "continuità" e non condoglianze. Presenza e vicinanza nella ripresa della normalità e nel ricordo. Entrambe donate con la spontaneità del Cuore.
Una Mamma non può morire, almeno non del tutto, perché ha seminato tanto, dopo sarà solo tempo di raccolto.

SPERANZA E'... un Albero a Primavera.


Liberata dai consueti affanni quotidiani e normali, mi muovo desiderosa di aiutare a gestire quelli altrui, unici e particolari.
Me ne parto così, con questa bella pretesa, manco fossi una santa del Paradiso, o per restare a terra, Wonder Woman. Ma quando scendi in campo, metti in gioco tutto Te stesso, fragilità e forza, dolore e gioia, e persino la stanchezza, si... proprio quella, non fisica ma d'animo, che grava sul cuore e sulle spalle come fardello troppo pesante da portarsi dietro.
E' che non se ne può più davvero di questi continui "bollettini di guerra", non si fa in tempo a sostare su un nome, un ricordo, una preghiera, che subito ne compare un altro, una storia e una strana sensazione, quella di aver fallito raccontando a me stessa e ad altri un mucchio di fantasie.
Eppure non l'avessi fatto, me ne sarei pentita. E poi... io ci credo veramente che tutto può cambiare, fino all'ultimo momento. Anche se mi si dice... perdonami, non ce la faccio. Pure se gli occhi rivelano che non è più lo stesso. L'esperienza forte tempra e strema, a volte porta a disperarsi, altre crea e trasmette speranza.
Che continuo conflitto...
E al termine di una giornata tra alterni pensieri, scesa quasi dalla "ruota panoramica" le cui cabine lentamente vanno su e giù, sento la consapevolezza farsi ancora più chiara e forte.
C'è una realtà che sia pure dai contorni sbiaditi non lascerò, ed un'altra in continuo divenire, legata alla precedente come anello di una catena, che coltivo come speranza piena.
Forse l'Albero della Vita, che presto variopinto fiorirà con l'approssimarsi di una stagione migliore. Perché Primavera torna, è cosa certa... non manca mai.

venerdì 22 febbraio 2019

DAL CIELO ALLA TERRA...


... di ogni luogo e momento la "preziosità".
Preziosità, che magnifica parola, il senso della ricchezza fatta di poche cose. La serenità di un luogo tranquillo, dove ritrovare col silenzio la propria dimensione, e il tempo senza gli "inesorabili" minuti contati. Un'intero giorno, finalmente un "mercoledì clemente" trascorso fuori, già proiettati verso la bella stagione, gli alberi ancora spogli e qualche abbozzo di gemma sui rami. Tra un paio di settimane la Primavera esploderà.
La nebbia di stamani non è durata a lungo, perché un timido sole è arrivato a dissolverla, e così da foschia si è passati a dolce tepore. Ciò che serviva per apprezzare la quiete dell'Abbazia del Goleto e la serenità di Sant'Angelo dei Lombardi, un piccolo centro campano che dopo il sisma del 1980 rinasce ogni giorno.
Al Goleto, silenzio assoluto, interrotto per un po' dal lavoro di una troupe che verosimilmente girava un documentario, poi niente, solo il ronzio di qualche ape precoce, il cinguettio di uccelli e il "chicchirichì" di un gallo che si faceva domande e si dava risposte.
L'Abbazia, una costruzione immensa, in parte restaurata che pure dai resti mostra aver conosciuto un'imponente bellezza. Tutto è santo in quel luogo sacro, anche le piante spontanee paiono atteggiarsi alla preghiera.
Una breve pausa pranzo, e nel pomeriggio a Sant'Angelo dei Lombardi...
Sant'Angelo è tutto qua... ha riferito una persona a cui abbiamo chiesto indicazioni...
al centro il Municipio, a sinistra il Castello, a destra la Cattedrale. Tutto nell'ambito di 180°.
Ah... alla Cattedrale siamo poi andati, si celebrava il funerale di un'anziana donna, vissuta negli Stati Uniti e tornata al Suo paese.
Dall'America alla "meta"... ha detto uno che sostava lì davanti. E preziosità è anche questa.
Nel momento estremo della vita poter scegliere di tornare dove siamo nati.

mercoledì 20 febbraio 2019

LA VITA E' PER LA VITA


Come un percorso a tema, segnato da ciottoli bianchi e lucidi visibili nella notte. Senzazione chiara in molti giorni di quest'ultima parte della mia esistenza. E mentre vado, intuizioni felici colte al volo perché non scappino via, diventano emozioni da tradurre in ricchezza e condivisione.
Oggi ad esempio, tutto è cominciato sull'autobus, da una breve conversazione, giusto quattro battute con una persona del mio quartiere, conosciuta all'"epoca della parrucca", bravissima donna che incontro durante il tragitto ogni martedì. Lei sta per diventare nonna, e mi ha "raccontato" l'ultima ecografia fatta a Sua figlia. Sottolineo... raccontato, perché l'ha fatto con tanta dovizia di particolari, con un tono di voce sommesso per la meraviglia, che pareva narrasse una fiaba. E mi ha coinvolto, e mi ha riportato dei ricordi vivissimi, la percezione dei primi movimenti, un piccolo tallone nettamente distinto sulla parte superiore della pancia verso il fianco. Quante volte l'ho stretto tra le dita, con gli occhi chiusi e immaginando il resto. Brividi e pelle d'oca, come fosse oggi e non tanto tempo fa. Sono emozioni che ti fanno tornare indietro, sentire giovane davvero, persino con la stessa energia. E poi... una dolce rilassatezza, dopo un "compito" della vita compiuto al meglio.
In reparto, ancora un incontro. La vita è per la Vita... ha detto una giovane paziente conosciuta prima di Natale e poi non più rivista. Lei mi aveva cercato per mostrarmi la foto dell'albero di Natale, Sua creazione. Alto, bello e decorato solo con fiocchi rosa, simbolo del tumore al seno. Una lunga storia alle spalle, sofferta ma vissuta con dignità incredibile.
Soffrire non significa smettere di vivere. Non significa smettere di ridere, o impedirsi di essere contenti delle piccole cose, o degli avvenimenti felici. Tutte queste cose esistono ancora, non hanno smesso di esistere e dobbiamo riuscire a vederle.
Opinione della Nostra Amica, e sicuramente pure di Tutti Noi.

UN GRUPPO "MATURO"






Consueto appuntamento con il gruppo GAMA. Dopo una pausa più lunga, feedback nutrito per esperienze ed emozioni.
Stasera un incontro fruttuoso per nuove conoscenze con richiesta di collaborazione. Tre volontarie di San Severo desiderano un "imput" per riprendere l'attività della loro associazione, già nata, con le proprie idee, però ferma per motivi contingenti. Si tratta di riprendere col piede giusto, e per questo vorrebbero seguire le Nostre orme. Il loro invito è stato accolto, qualche idea è balenata,
vedremo come organizzarci.
Pronto il programma del TERZO CORSO DI FORMAZIONE, interessante per argomenti e completo in ogni sua parte.
Feedback riguardo l'attività in reparto, e condivisione del ricordo dell'amica scomparsa di recente. Emozioni e reazioni di fronte alla Sua perdita.
Poi di nuovo con le immagini del metodo IAPS, visualizzazioni per interrogarsi e darsi risposte, spesso inaspettate.
Tenerezza e nostalgia, ingenua curiosità.
Il desiderio di sopravvivenza che annulla le differenze, e la gioiosa meraviglia. Infine l'impatto con una dura realtà del passato, sottaciuta in apparenza ma prepotente nel tornare a galla al primo stimolo. In questo caso si può diventare "spudorati", oltre la condivisione per esigenza a stento celata di comprensione che duri nel tempo.
La vivace partecipazione generale ha colpito, si spera positivamente, le tre ospiti che hanno promesso di ritornare.
Incontro terminato con teneri fiocchi e "chiacchiere", dato il periodo e per concludere in dolcezza.

lunedì 18 febbraio 2019

L'AMORE NON SI CONSUMA


Non si consuma l'Amore per se stessi, l'Amore di Chi si prende cura, e soprattutto l'Amore di Colui che tutto può e tutto fa perché ognuno basti a se stesso in un modo o nell'altro.
Oggi a completamento della Giornata del Malato, ho partecipato ad un evento con celebrazione eucaristica, insieme ad altre associazioni che vivono la realtà della sofferenza. Erano presenti alcune persone con disabilità in un clima di fraterna armonia, tale che non si percepiva a livello di sensazione alcuna differenza.
Proprio accanto al mio banco, un signore su una moto-carrozzella... da solo.
Ho pensato a quanto fosse sfortunato, disabile e solo, così come appariva, ma poi al saluto della pace la Sua stretta di mano si è rivelata fortissima. Cantava con voce da tenore, ed è andato all'altare per la comunione, veloce con la Sua motoretta e sicuro.
Ed è vero, quando tutto manca, bisogna avvalersi di quel che resta, perché qualcosa sempre resta, sicuramente amarsi a tal punto da resistere e superarsi.
Non esistono limiti se non nella mente, dalla difficoltà può scaturire un'opportunità, e spesso ciò che è considerato un difetto, può diventare un punto di forza insperato. Addirittura una patologia può trasformarsi in talento.
E' il caso di Luca Mozzachiodi che stupisce con il salto della corda. Un gioco da bambini che lo rende grande. Nato in Ucraina, fu adottato da una famiglia di Modena ad un anno e mezzo. Ad un certo punto gli fu diagnosticata la sindrome di Tourette che lo rende iperattivo, ipercinetico e sempre in cerca di un equilibrio. Ha anche qualche ossessione che lo rende però abile in molti esercizi, come la corda, perché ricerca sempre la perfezione.
E' la prova che non perdere di vista un obiettivo, accettandosi e amandosi, annulla ogni ostacolo su qualsiasi percorso.

domenica 17 febbraio 2019

PERSONE SPECIALI


La Persona speciale è quella che stupisce senza fare nulla di speciale. Perché è semplice e preziosa, la Persona speciale.
Spesso si sente un'isola, pensa e crede che nessuno la consideri se non quando la s'incontra per caso o per necessità.
Così sente, pensa e crede di essere sola... solo con se stessa.
Nella fattispecie se ha bisogno di conforto s'aggiunge pure l'ansia di non farcela, la paura di soccombere sotto il peso della solitudine, anche se intorno c'è gente ed è in seno alla famiglia.
Almeno una volta nella vita, o anche più di una, si sente persa ed è naturale perchè vive, perchè è fragile e lieve, come foglia che non è più al ramo e cerca dimora portata dal vento.
La dimora la trova nel momento che comprende di star bene con se stessa e quindi pure con gli Altri che da sempre sono lì a farle compagnia.
La Persona speciale non è mai solo per se stessa.
Presta attenzione, porge orecchio, si cura dell'Altro... tutto qua e non può essere sola.
E racconta e si racconta, ricordando col sorriso e a tratti con rammarico il tempo che non torna ma che comunque resta. Un Tempo che segna gli anni e porta compleanni su compleanni, ovviamente speciali. Non se ne accorge quasi, anche se ogni volta vorrebbe fuggire e scampare all'inesorabilità dei giorni, mesi, anni trascorsi in fretta e senza "gusto".
Poi si ferma ed è un attimo, la candelina è spenta.
Un applauso... buon compleanno! Sono volati via solo dodici mesi e tanti ancora ce ne saranno per vivere e gioire.
Perché non ci si sente soli se si sa di poter contare su qualcuno... o addirittura più di uno a guardarsi bene intorno, a voler aprirsi al mondo.

A CHE COSA SERVONO I RICORDI?


Non vado per le lunghe e rispondo subito. I ricordi servono a vivere il Presente, a viverlo bene intendo, qualunque esso sia.
Un simpatico signore dal viso pacioso e gli occhi che ridono, di quelle persone che accolgono sempre, anche quando non gira per il verso giusto, e poi...
Una caramella?
Certo che si. Allo zenzero, grazie... e non solo una.
Oh, finalmente... penso e dico... Tu si, che mi fai contenta.
E del cestino svuoto il contenuto sul comodino alla ricerca delle caramelle. Le trovo e gliele porgo, e lo sguardo è ancora più sorridente.
Ripeto tra me ciò di cui sono convinta... basta così poco per conquistare qualcuno, un sorriso, una parola gentile e una caramella. A volte forse tre, ma fa niente, non si andrà in rovina per un po' di dolcezza in più.
Così prende a raccontare...
Io sono un tipo chiuso, non parlo con chiunque, ma ho come un sesto senso. Capisco subito quando ho davanti una persona che vuole "pizzicarmi". Tu non vuoi pizzicarmi.
Grazie, ma ti pare possa esserci qui proprio, qualcuno capace di questo? Già la vita ci pizzica abbastanza.
L'ampio sorriso a questo punto diventa una risata, ride anche Sua moglie che fino a poco prima ripeteva ad intervalli regolari... eh,c'ha il "brutto male".
Brutto male...? Diciamo, male serio. E' meglio.
No. Brutto male, ma noi c'abbiamo speranza.
Poi senti senti, quante ne avevano da raccontare... molte perdite in famiglia per il brutto male, tanti sacrifici per sbarcare il lunario facendo gli ambulanti, molti ricordi da raccontarsi. Per trattenere quelli belli come conforto, e imparare dai tristi e vivere col sorriso prima stentato e poi sempre più ampio pure i momenti di difficoltà.
Tanto siamo tutti di passaggio, ed io 'sto passaggio me lo voglio vivere non c'è male, pure se mi hanno detto che non c'ho sangue. Davvero dico, e si può mai vivere senza sangue? E intanto sto qua, e per metà sto al di là... e va pure bene così.
Sorrido incredula... essere senza sangue, chissà che cosa avrà capito. E se fosse vero?
La vita dopo tutto è il trattino tra materia e spirito. Un trattino, pare piccola cosa, eppure lascia il segno. Come i ricordi.

sabato 16 febbraio 2019

L'AMORE E IL TEMPO (14 Febbraio 20..)


La Nostra storia cominciò un anno preciso del secolo scorso nell'ultimo millennio. Una vera sfida al Tempo. E continua, anche se siamo tanto diversi, con differenti interessi e litighiamo per una parola sbagliata, a volte anche offensiva, ma solo perché appunto detta per sbaglio. Alla fine però restiamo uniti, perché comunque riconoscenti al tempo, che ha sfrondato, ritoccato ma non guastato la "nota essenziale" che ci legò l'uno all'altra. La Sua allegria e la mia dolcezza. Il divertirci insieme e la fiducia reciproca. Sentirsi un corpo solo con due anime.
Un Amore figlio dell'affetto e della simpatia, cresciuto nel tempo con poche parole ma con regolare e costante libertà. E rispetto... già, soprattutto rispetto senza alcuna pretesa di cambiare né cambiarsi, perché ognuno è unico e l'unicità è bene prezioso e da salvaguardare, ne va della felicità, quella serenità del giorno dopo giorno che fa durare a lungo l'unione.
Un Amore messo a dura prova dalla vita stessa, quando mi ammalai, persi la mia identità e per questo non mi riconoscevo più. E solo il buio clemente sa quante lacrime sul cuscino per ogni carezza e timido bacio. Ma tant'è tutto passò, almeno al momento, e ci ritrovammo cresciuti, ancora una volta in maniera diversa ma adulti, attempati, consapevoli e sempre più affezionati che è più di innamorati.
Per cui riassumendo il Nostro Amore nel tempo...
Nacque dai palpiti del Cuore, crebbe con dolce violenza.
Giovane, non ebbe bisogno di comprensione
perché si alimentava di se stesso.
Maturando apprese il bisogno, la necessità di esserci, e infine pian piano si trasformò.
Passione diventò Tenerezza, e i silenzi presero a colmarsi con mani strette al buio,
carezze e baci lasciati lì, appena sfiorati.
Di nuovo adesso non c'è bisogno di comprensione,
perché ogni pensiero è chiaro nello scambio di occhi.

giovedì 14 febbraio 2019

TRACCE


Stamattina abbiamo cominciato proprio bene. Si fa per dire, ovviamente. Perché la destinazione si è rivelata errata. Di solito questo avviene quando il navigatore va in tilt, soprattutto per gli sbalzi di temperatura, stavolta c'entrava pure la Mente, perciò... scollegati entrambi. E dopo curve continue, per una strada che non finiva mai, siamo arrivati a Deliceto mentre la meta prefissa era Accadia.
Ma come sarà che la strada me la ricordavo diversa? Mente e navigatore ancora sconnessi.
E una volta arrivati, come non bastasse, anche oggi mercoledì freddo anzi freddissimo.
Ad Accadia pareva essere al Polo Nord, con venti gelidi che spazzavano via anche Noi. Comunque è andata. Visita al Borgo Fossi, purtroppo trascurato e abbandonato ma ugualmente suggestivo per alcuni aspetti. Citazioni di scrittori famosi su porte sgangherate, e cigolii spettrali. Noi non temiamo niente e pur infreddoliti abbiamo resistito ed apprezzato.
Perché la voglia di vita non perde vigore e come quercia secolare resta ben radicata e resistente anche ai venti freddi dell'inverno, mentre si aspetta la primavera.
Sono tracce di energia mai esaurita, alimentata da entusiasmo e dalla Vita stessa vissuta come un sogno.
A proposito... su una di quelle porte una citazione di Virginia Woolf.
"Ho sempre desiderato allungare la notte, per riempirla sempre più di sogni".
Bella affermazione, me la sento cucita addosso. Ciò che faccio ogni notte in attesa
del domani che... come qualcuno ha già detto, è sempre un altro giorno.

mercoledì 13 febbraio 2019

QUALCOSA DI ETERNO E' IN NOI


Una briciola di eternità che per il credente rappresenta "... a Sua immagine e somiglianza", per cui accadrà come ci venne raccontato, e invece per Chi non crede è frutto di immaginazione, illudersi che nulla finisce davvero e tutto continua dopo, in una dimensione parallela e invisibile.
L'eternità non è una scelta di comodo, anzi è difficile perché bisogna impegnarsi a mantenerla costante nel tempo fino al momento del "salto di qualità", quando si svelerà completamente.
Qualcosa di eterno è in Noi, ed è consolazione nello sconforto, "linea guida" nell'indecisione. Ci risolleva dalle cadute, ci aiuta nelle scelte, quelle importanti che ci portano all'esterno, verso l'Altro. E se ci fermiamo a riflettere non è nulla di diverso dall'Amore, che eterno in Noi, eterni ci rende.
Con delle testimonianze che paiono in odore di santità.
Non mi stancherò mai di essere quel che sono, ciò che ascolto e imparo mi fanno migliore.
Una Donna riprende in casa il Suo ex marito dopo trent'anni di separazione, per accudirlo ed assisterlo nella malattia, perché non gravasse sulle figlie. Non lo fa per amore ma con Amore, e questo è un dono di Dio che le renderà merito ora che è Lei a stare male.
Storie incredibili, da farne soggetto per fiction, eppure vere.
L'Amore ci fa eterni... mi fa piacere ripeterlo, suona bene e infonde speranza.
E' di Jorge Luis Borges...
"Ogni persona che passa nella Nostra vita è unica. Sempre lascia un po' di sé e si porta via un po' di Noi. Ci sarà Chi si è portato via molto, ma non ci sarà mai Chi non avrà lasciato nulla. Questa è la più grande responsabilità della nostra vita e la prova evidente che due anime non si incontrano per caso".
E mi viene da pensare alle numerose persone conosciute in questo tempo, ognuna "giusta" e al momento opportuno, perché imparassi qualcosa che necessitava in quel periodo storico della vita, e nello stesso tempo ricambiassi col conforto della presenza, in un mutuo scambio di amore gratuito. Tutto per una sorta di "benessere universale". Meraviglioso.
E alla fine l'eternità è questa. Non dimenticare e non farsi dimenticare.

ACCOGLIENZA E RISPETTO



Si conclude la XXVII GIORNATA MONDIALE DEL MALATO. Che cosa ancora resterà per quest'anno?
La probabile scontata gratitudine per la guarigione, perché si possa continuare a sperare, e poi la gratitudine da rendere agli Altri in dono.
Una Celebrazione eucaristica che ha molto coinvolto l'assemblea già piuttosto motivata, un'omelia che ha preso Tutti, chiara e lineare e dai tocchi commoventi.
L'ospedale è un santuario, dove non sono le figure e le statue a cui inginocchiarsi ma la carne viva di Gesù Cristo nei malati. Chi li cura dovrà vederci questo ed approcciare a Loro con la delicata tenerezza di Maria, madre Santa, al momento della deposizione del Figlio dalla Croce.
In ospedale come in un santuario non si entra per occupare il tempo né per strumentalizzazione o profitto ma per portare consolazione e ristoro. Non parole ma ascolto. E opportuno sarà il "volto" accogliente e sereno, importante il "rispetto" dei silenzi e del rifiuto, determinante la capacità di "accogliere le lacrime", accettarle senza indagare, perché esprimono non solo il dolore fisico ma anche quello dell'animo. L'uomo preso nella Sua totalità dalla sofferenza, e così tanto simile a Cristo sulla Croce.
È un peccato che non siano Tutti propensi ad accettarlo quando soffrono, Gesù si farebbe carico di altro fardello e il dolore peserebbe meno e maggiore sarebbe il conforto.
Prima della Santa Messa, la Madonnina era passata in processione per le corsie dei reparti, accolta con devozione e speranza.
Non andare via, non ci abbandonare... aveva esclamato qualcuno, Altri avrebbero abbracciato quella fragile, piccola statua pur di trattenerla. Alla fine un piccolo miracolo. La richiesta di qualche capo necessario per poter coprirsi... aver conosciuto la ricchezza e poi tanta miseria... e l'immediata risposta.
Non preoccuparti, hai confidato... affidati e fidati. Avrai ciò che ti serve.

lunedì 11 febbraio 2019

RIBELLE (una favola per bambini che fa riflettere i grandi)




Si possono assecondare gli eventi e nello stesso tempo non fermarsi a questo, perché non si trasformi in rassegnazione. Si accetta ma si avanza, cercando le ragioni per cui qualcosa di ingiusto possa diventare normalità, e superandolo.
Una sorta di "ribellione pacifica" motivata da curiosità e autodeterminazione.
"Nel Paese del Dente di Leone, una comunità di lumache conduceva la propria vita lentamente, molto lentamente. Tra loro non si davano nomi, si chiamavano semplicemente, lumaca, così che quando qualcuna volesse parlare ad un’altra e la chiamasse, lumaca, tutte si giravano creando gran confusione. 
Le lumache erano consapevoli della loro lentezza e così anche della propria vulnerabilità, sapevano che la loro vita era fragile e non sarebbe stato certo il guscio che si portavano dietro a poterle difendere dalle calamità, ma accettavano tutto questo con muta rassegnazione. Tra di loro, però, ce n’era una che pur accettando la propria debolezza e la propria vulnerabilità voleva conoscere il motivo della loro lentezza. Cominciò a fare domande, a chiedere il perché di quell’andatura lenta ed il perché nessuna di loro avesse un nome. Ma le lumache più vecchie non le davano ascolto, la consideravano un elemento di disturbo nella loro comunità. La piccola lumaca non si rassegnò a questa ostilità ed annunciò che avrebbe fatto un viaggio durante il quale, certamente, avrebbe avuto risposte per tutte le sue domande ed avrebbe avuto anche un nome che la distinguesse dal gruppo. 
Durante il suo viaggio, la lumaca incontrò tanti altri animali che vivevano sul prato, ebbe un nome e conobbe i piani degli uomini che mettevano in pericolo il Paese del Dente di Leone. Ribelle, questo il suo nuovo nome, tornò alla sua comunità per incitare le altre lumache a lasciare quel posto, ma solo in poche la seguirono poiché tutte le altre, che fossero anziane o avessero semplicemente paura delle idee rivoluzionarie di Ribelle, preferirono rimanere a crogiolarsi, fintanto che fosse possibile, nella loro abitudine. Da qui iniziò un nuovo viaggio alla ricerca di un posto migliore. Alla ricerca di un nuovo Paese del Dente di Leone"…
Quella della piccola Ribelle è una storia di buona volontà, una favola per piccoli e grandi sognatori che non si accontentano di quello che vedono, certi di scovare ben altro celato al loro sguardo. In un’epoca di omologazioni in cui è più rassicurante sentire il tepore del gregge piuttosto che il freddo di un solitario viaggio di scoperta, Ribelle ci insegna che l’abitudine è il peggiore dei mali, il più grande assassino della curiosità e che la vera via per sentirsi liberi è nella libertà dei nostri pensieri, nella rottura degli schemi preconcetti, nella capacità di destrutturare le idee preconfezionate e di non accettarle se non ci soddisfano, di criticarle se non hanno fondamento, di stracciarle se ci imprigionano. Ribelle, col suo guscio, rinuncia alla vita tranquilla da lumaca senza nome per dare risposta alle sue domande e provare cosa sia amare l’umanità, una comunità più grande in cui razze e specie fanno tutte parte dello stesso creato. Una denuncia contro l’isolamento, un inno al rispetto per il prossimo. 
Così, con una storia lieve, Luis Sepúlveda ci disegna intorno un mondo piccolo e lento, fatto di dettagli cui prestare attenzione. Le sfumature del cielo, gli sguardi, i sorrisi, la sofferenza, la gioia del giorno dopo giorno. Un altro mondo possibile con la solidarietà, il rispetto, la forza dei sogni e la caparbietà.
In questa parte del "viaggio", gli ultimi tre quarti di vita, ho imparato tante cose. Ho imparato l’importanza della lentezza e del guardare intorno, ad andare oltre la paura della sofferenza. Ho scoperto che la serenità, a forza di desiderarla è dentro di Noi.

A UNA ROSA MAI SCHIUSA


Torneranno il sorriso e l'ironia, ogni volta che lontani saranno finalmente dolore e solitudine. Ma insomma la considerazione sarà sempre quella, l'unica.
Non farò mai l'abitudine a tanto travaglio, a così lunga gestazione prima che si veda la Luce.
Il pianto è rifugio per nascondere ad Altri che non possono capire, la vulnerabilità che ancora una volta prende. E prima ci sarà stato pure l'impeto o lo scatto d'ira. Ma Chi me lo farà fare, se mille e mille volte ancora ho ripetuto quanto importante fossero dignità e compostezza... ed ora dove mai saranno finite?
Teniamo alla prima ma perdiamo un pizzico di compostezza celandoci alla vista altrui,
come animali feriti che non mostrano la sofferenza,
e si danno il tempo giusto, per riprendersi o andare via...

sabato 9 febbraio 2019

IN COMPAGNIA DEL SILENZIO


Stasera un messaggio improvviso ed inaspettato, e sono caduta in piena riflessione, quando riconsiderare il tutto è d'obbligo proprio per poter ricominciare.
Perché si deve riprendere e continuare, e speriamo bene perché non voglio deludere. Ho pensato allora al "mio silenzio" in cui a sera tarda mi immergo e che cancella ciò che può far male di una giornata. Oggi è stata una non proprio leggera, ed ora che è notte fonda, sono in silenzio. Ho letto... pensato, ricordato il "dolore" che per me non è più, e così vorrei fosse per Altri, scalzato dalla voglia di vivere che di sicuro provano Altri. Continuare a fare tutte le belle cose lasciate in sospeso, e poi riprenderle. E ancora, provare la gioia delle piccole sensazioni. Le gocce di pioggia che scivolano sul viso, l'inebriante profumo dell'erba tagliata a primavera, la luce sfolgorante del sole d'estate. Il tempo è dominato dai pensieri, pensieri che vanno e vengono, rivolti a un futuro di speranza, tanto da fare per stravolgere e smitizzare ciò in cui si è creduto troppo a lungo. E continuo a pensare ai giorni che saranno, quando mi ritroverò con "chi mi accoglie", di cui "conosco" non "immagino" la fatica, la sofferenza e tutto il resto. Non voglio dimenticare ciò che ho provato né intendo sprecare il bene, la ricchezza di questi anni. Desidero che essa aumenti e così m'impegno senza sentirne il peso, perché è così quando ci metti tutto te stesso, quando ci credi e ti senti partecipe. Io a tutto questo posso pensarci ancora, ancora farmi coccolare dal silenzio, lo so... è mio amico, e quanto vorrei fosse altrettanto per Tutti e non compagno di dolorose attese. Così con questi pensieri dimentico me stessa, un tempo malata, oggi raramente afflitta per ciò che è stato, anche se per me stasera va così, e me ne scuso.

ORA NON CANCELLO PIU'


Fino a qualche minuto fa ero poco convinta. Molti spunti di riflessione ma pure tanta stanchezza sulle spalle, qualche nuvola nel mio cielo.
Che cosa scrivere? Non voglio farlo per una sorta di dovere o abitudine, e poi cancellare come un tempo, oggi scrivo quasi senza pause, a volte dimentico persino le virgole per non perdere il filo... no, ora non è più da me.
Mi soffermo a pensare, tra qualche mese saranno nove anni... tanta strada fatta e ancora ne voglio, nonostante le spalle stanche. Poi mi guardo intorno nella stanza dove ho tutte le mie cose, libri e appunti, riviste e dispense... per me tutta la ricchezza che c'è, finalmente grande ed appagante, il tassello che mancava alla vita come l'avrei intesa. Su un ripiano della piccola libreria, il noto diario dove tutto cominciò ad essere scritto per scaricare la tensione e perché di me qualcosa restasse nel caso non dovessi esserci più. Lo prendo, e comincio a sfogliarlo. Note frettolose e cancellature marcate, qualche parola sbiadita su un angolo di pagina accartocciato dopo una lacrima furtiva, tanti resti di fogli con indirizzi e numeri telefonici. Una cartolina fa da segnalibro in un punto preciso, tre pensieri quasi in successione...
Niente avviene per caso. La mia luna di miele con il sintomo. Voglio recuperare il tempo perduto.
Potrebbero insieme essere la sintesi di una storia, la mia come quella di molte altre.
Recuperare il tempo perduto... già, la cosa è andata da sé, la mia volontà ha avuto poco peso all'inizio, oggi al contrario è grande, e forte è pure la determinazione. E tutto si svolge con ordine perché io possa esserne sempre più consapevole.
Dopo l'impegno, torno a casa, preparo il pranzo, e penso, riordino le idee. Mi succede poi di provare una lieve dolenzia, come quando ero in trattamento. In silenzio ripasso i volti, le parole fatte di turbamenti e speranze. Mi convinco del perché ci sono ancora, e visto che non sono diversa dagli Altri, solo con il privilegio di non esserci esclusivamente per me stessa.
La dolenzia così passa, come rapida nube d'estate, lasciando il "mio cielo" terso e azzurro.
La realtà comune è solo una minima parte della mia vita. Il resto è tutto racchiuso nel mio impegno a vivere davvero.

giovedì 7 febbraio 2019

FUORI DAL TEMPO


In un luogo potrai tornare dieci, cento volte, ti sembrerà sempre non esserci mai stato, perché oltre le stagioni mutano le situazioni e i particolari.
Mercoledì al solito, per quanto permette la stagione, uscita fuori porta.
Oggi a Bovino, uno dei più importanti borghi d'Italia, con un vento gelido che arrivava alle ossa. Bello uguale però, fuori dal tempo tra ricordi e speranze.
La Chiesa di Sant'Antonio in fondo alla villa, mi ha riportato al 22 giugno di 4 anni fa. Il matrimonio della figlia di una "tumorata di Dio" che ci teneva tanto per quel giorno, e un anniversario di rinascita per me.
Un albero spoglio, comunque prossimo alla primavera, ed un cielo grigio da lasciarsi alle spalle... e poi la Madonnina di Lourdes, l'attesa nel momento buio e la speranza mai persa.
Emozioni per vivere al meglio il domani, perché c'è sempre una seconda possibilità.
E il castello e il borgo antico dal fascino indimenticabile, e una slitta natalizia dalle luci spente sul viale della villa, resti e tracce di un passato remoto e recente, volutamente mantenuti per non staccarsi del tutto da quella parte di sé che con tenacia continua a sperare.

mercoledì 6 febbraio 2019

UMILTA'... SOLO UMILTA'...


E poi salvarsi in corner. Ché uno mica è perfetto, né può piccarsi di non sbagliare, succede ma elasticità mentale, lucidità e soprattutto umiltà di riconoscere ed ammettere e ci si rifugia nei pensieri per ricomporsi e riprendere.
Certe volte è difficile, ma difficile davvero, devi essere incosciente o avere la pelle dura. Solo questa infatti, può contrapporsi a ciò che appare altrettanto duro da comprendere, accettare e superare. Ci sono momenti in cui vorresti distogliere lo sguardo, mancano le parole o ne pensi di sbagliate e non puoi neanche osare il silenzio. Tutto risulta imbarazzante, fuori luogo e persino offensivo, eppure qualcosa devi pensare e dire, altrimenti sarebbe meglio uscire, spogliarti di quella "divisa" senza senso e non tornare più sull'argomento che ti appartiene ed è dentro fino al midollo. E questo sappiamo bene, quanto sia difficile. Perché grande è il dolore vissuto, ma c'è pure la gioia della conquista che non si può tenere solo per se stessi, e la speranza poi... non dicevi di voler condividerla?
Così capita che offri una caramella a qualcuno che non può accettarla... perché proprio non può, e tu non "afferri" subito il perché e insisti, e quando ti viene spiegato il motivo resti ancora incredula, e finalmente ti senti piccola ma così piccola da chiedere scusa e rifugiarti, chinando il capo di lato sulla spalla di un'infermiera...
Scusa... ma di che, non potevi sapere...
No, ma dovevo intuire, a volte la mente è presuntuosa, diventa prepotente e non segue il Cuore che ha sempre una ragione.

martedì 5 febbraio 2019

PER NON AVERNE PAURA...


Bisogna parlarne, raccontarselo, condividerlo... si, persino con Chi tra qualche giorno verrà a pitturare le pareti della Tua cucina. Perché è incredibile con quanta gente ha avuto a che fare.
Della serie... quelle solite note coincidenze, il parlare tra le righe della Vita, il rammentare a Te che sei ancora qua... sei un "survivor" e non lo scordare. Ma solo perché devi sentirti grato e dimostrarlo.
"I Am and I Will" - "Io ci sono e ci sarò", un invito forte all'azione e all'impegno personale, lo slogan di una campagna triennale cominciata quest'anno con la giornata mondiale contro il cancro che sta per concludersi.
4 FEBBRAIO... la data odierna è da ricordare, non solo da "NOI", pazienti speciali ma da Tutti... un giorno da celebrare come una sorta di "ricorrenza della liberazione".
Un tempo era impensabile poter parlare di CANCRO senza restare basiti e terrorizzati, comunque lo si considerava un fenomeno "lontanissimo", per assurdo convincimento, riguardante solo gli Altri possibilmente non parenti, al massimo conoscenti.
Oggi per fortuna di Tutti, è diverso, persistono alcuni pregiudizi ma è sempre più evidente la "cultura" della malattia.
Una maggiore "consapevolezza" anima coraggio e determinazione, la giusta "informazione" obiettiva e non fuorviante alimenta speranze sempre più concrete. Ma è soprattutto la "condivisione" delle "persone informate dei fatti" (leggi... malati guariti) a far sì che anche coloro "in corsa" scoprano la validità della "forza della Mente", il suo potere terapeutico a livello psicologico e anche fisico.
Non ci si nasconde più, e sono sempre più numerose le persone che affermano, step by step... Ce la farò, e poi con orgoglio... Ho vinto io, al momento e spero per sempre.

lunedì 4 febbraio 2019

CUSTODIRE LA VITA




Proteggere, custodire, coccolare... trasmettere la vita. Un "tema" preciso per questa prima domenica di febbraio, ogni anno denominata "Giornata per la Vita", simboleggiata dalla primula che spunta anche nell'ultima neve, come primo fiore di primavera.
Una celebrazione eucaristica che ha catturato alla pari di una "rappresentazione", ed invece era vita vera come vivo era il pane elevato, animati erano da vita nuova i commensali.
"Svolgimento" religioso? L' "introduzione" doveva necessariamente esserlo, la persona laica, l'ateo non saranno di certo sconvolti per questo, e ne accetteranno il seguito .
Perché la vita è un sogno... un dono prezioso... la realtà su misura per ognuno. Un sogno prima del concepimento, un dono alla nascita, la realtà vissuta in modo diverso per un percorso uguale, stessa partenza e medesimo arrivo. E nel frattempo... curare, proteggere, custodire la vita.
Una Santa Messa durata un'ora e mezza, segnata da vari passaggi oltre quelli canonici. Soprattutto l'omelia è stata ricca di spunti di riflessione, una vera ricarica di speranza. Al volo ho colto un'espressione, l'ho tradotta in immagine ed ha lasciato il segno nella memoria del Cuore. Ne ho fatto una citazione...
"La Vita va nutrita. E mentre nutri la vita, la Vita ti nutre". Da notare l'uso della maiuscola non a caso, per mia scelta e secondo mia interpretazione. Accogliere e curare la "piccola vita" con le sue esigenze primarie, elementari, farlo con amore alimenta la "grande vita", quella che appaga l'intimo e dona la serenità costante e continua nel tempo, perché non si preoccupa mai di ciò che potrà o potrebbe essere, conta solo il "qui" ed "ora". 
Qui è il mio corpo vivo e posso rinnovare la vita che è in me tramite la Vita stessa. 
Respiro e amo, posso trasmettere la vita.

domenica 3 febbraio 2019

PENSARE CHE...


Non ci posso credere, sono già trascorsi nove anni che impazzo per questo mondo virtuale, facendo amabili danni. Cominciai per non "impazzire"... e pensare che fino ad allora per me il pc addirittura costituiva una "diavoleria" da cui restare lontani. In seguito tra le altre, dovevo abbandonare pure tale convinzione, ed ora eccomi qui.
Possibile?!... me lo ripeto di nuovo. Assolutamente, si ma non fu "sponte mea", responsabile mia figlia che un tempo sapeva interpretare meglio i miei silenzi e mi avviò per questa strada, perché uscissi dall'abulia e incuriosita mi dessi non all'ippica ma a qualcosa di "curioso", totalmente nuovo per me.
E' inutile dire che avrebbe dovuto essere un modo per distrarmi e invece non fece altro che rendere più complicati quei giorni difficili, perché presa da dubbi e paure passavo da un forum all'altro, da youtube a wikipedia, per cercare di capire e non avere conferme. Tutto sbagliato, terribilmente dannoso, meglio in quel momento sarebbe stato il social coi link virali, scontati e obsoleti, ma comunque tant'è, anzi così fu, e il resto ormai si sa.
Mi sarò evoluta, si o no?
Beh, nel tempo niente resta uguale, cambiano le situazioni e di conseguenza l'approccio a se stessi e agli altri, muta pure il modo di vedere le cose. Si ampliano gli interessi e s'impara tanto da poter condividere. Si riscoprono vecchie passioni e ci si rimette in gioco, internet è campo fertile e diventa "fonte" e "canale". Oggi i miei "amabili danni" sono questi, leggere e scrivere, cogliere e raccogliere, e fare di tutto tesoro non solo per me stessa. Cerco di fare al meglio, se riesco in tutto o in parte non saprei. Lascio a Voi presenti, e ai posteri l'"ardua sentenza".

sabato 2 febbraio 2019

NOI INSIEME... PER ESSERE VOCE E BRACCIA



Finalmente qualcuno parlerà "in grande" di Noi, il GAMA lo merita per la ricchezza acquisita e condivisa lungo il percorso cominciato circa otto anni fa.
Associazione Onlus e ancor prima Gruppo di Auto Mutuo Aiuto, attualmente consapevole e maturo, pronto ad aprirsi all'esterno per far conoscere una bella realtà, viva e concreta, operante all'interno dell'azienda ospedaliera locale.
Oggi qualche scatto ad alcuni volontari di turno, due belle pazienti sorridenti ed una pubblicazione che ha portato molti "like", quel pollice alto che nello specifico vuol dire tante cose. "Ci piace... va tutto bene... continuate così". E poi... quanti complimenti! Sarebbe da ipocriti affermare che ci lasciano indifferenti, fanno piacere e da "tester" d'energia positiva.
Ci dicono... Costituite una bella accoglienza, fate tanto, meno male che ci siete... e Noi grati, di rimando vogliamo accogliere e abbracciare, fare tanto di più, e non venire mai meno alla promessa per una "mission" di alto livello, intesa al benessere olistico di ogni singolo paziente.
Si guarda alla Persona, e da persone si cerca di portarle frutto.
E' la straordinaria "alchimia" del mutuo aiuto.
Da qui l'ovvia necessità che ognuno si faccia carico dell'impegno, abbandoni l'egoistico individualismo e agisca per il bene.
Non è di certo cosa facile, anche perché bisogna fare i conti sempre con la propria precarietà che è a capo di un'instabilità emotiva latente.
Spesso si parte carichi di entusiasmo, buona volontà ma si tralasciano delle tappe obbligate, quali il superamento della perdita di una parte di sé e l'acquisizione di "strumenti" necessari per non fermarsi di fronte agli inevitabili ostacoli, e al contrario recuperare in fretta e poi continuare.
E' un duro lavoro che richiede al di sopra di tutto davvero un grande e costante impegno personale.
Sono convinta, che in questo campo a tratti minato bisogna procedere cautamente e un passo alla volta. Non "allungare" troppo oltre la vista, e ancor meno non cercare nell'altro che vive il "suo momento", la "proiezione di sé".
E' il Presente che conta? Sarà perciò l' Adesso da curare.
Ti accompagno per un "pezzo di strada", procediamo "Insieme". Senza chiederci quanto lunga sarà... indifferentemente... la Tua o la mia.

RESPIRO


Io respiro, e con me la Speranza.
L'ampio respiro della Speranza come cerchi concentrici nell'acqua, ed io che guardo e non mi arrendo, perché ci credo.
Ci credo che bisogna contagiare a non disperare, non è necessario farlo direttamente, basta lanciare un sassolino, cade e crea movimento che si allarga fino a toccare vari punti, fino alla riva. E qui diventa seme e germoglia.
Continuare a... parlarne con speranza ancora una volta si vuole sia gruppo pubblico. Dopo quattro anni dall'ultimo sondaggio, anzi viene proclamato a gran voce, e quindi un motivo ci sarà.
Qualcuno l'ha definito nel suo insieme, "terapia senza effetti collaterali", a questo punto io aggiungerei pure, "forma complementare di prevenzione primaria" visto che tutto può arrivare a Tutti, basta solo fare una pausa e poi la scelta di entrare per qualche minuto in un "mondo" apparentemente a sé, e capire. Provarci almeno.
Chi non c'è passato non può, non riesce? Un motivo in più per tentare il "contagio". Inviti a riflettere senza scacciare "quel pensiero", senza girare la testa dall'altra parte. Messaggi per non aver paura, ché alla fine è peggio immaginare che viverlo... "il problema". Lungi da Noi banalizzare, piuttosto resta vivo il desiderio di ridimensionare, ché alla fine ciò che deve essere sarà, meglio aggiustarsi il "come" dopo che il "quando" ha già sconvolto il corpo e non solo, pure la mente e l'animo.
La Speranza è una grande compagna che si avvale dello sguardo benevolo della Gratitudine, questa porta a non stancarsi mai, a crederci sempre e ad andare avanti. E il tempo passa, e questo significa che la strada è giusta.
Dite che la Speranza spesso illude? Beh, tra illusione e speranza la linea è sottile, conviene percorrerla però, per non restare fermi, col rischio di non dar prova a se stessi che tutto può succedere, tutto può essere.