domenica 31 marzo 2019

I DIRITTI DEI PAZIENTI ONCOLOGICI. ASPETTI LEGALI. (Apriamo delicatamente la porta - seconda parte)


Nella battaglia contro il cancro obiettivo primario è proprio l’informazione, sapere vuol dire poter combattere perché oggi di cancro si può guarire. Nel 1997 è stata fondata AIMaC (Associazione Italiana Malati di Cancro, parenti e amici) con lo scopo di fornire informazioni ai malati di cancro e ai loro familiari attraverso una strategia multimediale.
Negli Stati generali della rete oncologica pugliese è attivo dal 14 gennaio del 2019 un numero verde (dalle ore 9.00 alle 18.00) collegato ai 17 centri di orientamento oncologico (COrO) presenti in tutta la regione, cui spetterà la presa in carico totale del paziente. In Capitanata i centri di orientamento sono 4: San Giovanni Rotondo, Foggia, Lucera e Andria (BAT)
Il cittadino potrà comporre il numero verde e, in base al luogo di residenza, la telefonata sarà indirizzata al centro di orientamento oncologico più vicino. Lì il cittadino potrà essere accolto da un oncologo, da uno psicologo, da un amministrativo e da un infermiere per la presa in carico totale.
In ambito lavorativo alcuni benefici variano a seconda della certa percentuale di invalidità o di handicap grave. In tal senso si potrà usufruire del "pensionamento anticipato", "riposi e ferie solidali" (legge 151/2015). Per i lavoratori autonomi, dal Jobs act è previsto l'esonero dal versamento dei contributi o concessa la sospensione fino a due anni.
Sono contemplati inoltre:
- Permessi e congedi speciali
- Assenze per terapia
- Aspettativa non retribuita
- Periodo di comporto di durata variabile, durante il quale il lavoratore non potrà essere licenziato
- Telelavoro o lavoro a distanza
L'Amministratore di sostegno è un istituto dell'ordinamento giuridico italiano con la funzione di affiancare il soggetto privo in tutto o in parte di autonomia. (legge 6/2004).
La legge sulla privacy con decreto 196/2003, garantisce la protezione dei dati personali.
Da aprile 2017 è entrata in vigore la legge 24/2017 o "Riforma Gelli" riguardante la responsabilità medica per dolo o colpa grave ed eventuale risarcimento danni, per cui nell'arco di dieci anni è possibile denunciare il danno subito e fare richiesta di risarcimento.
Concludiamo con l'Art. 32 della Costituzione Italiana:
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

sabato 30 marzo 2019

I DIRITTI DEI PAZIENTI ONCOLOGICI. ASPETTI LEGALI. (Apriamo delicatamente la porta - prima parte)


E' indiscutibile che il servizio del volontario oncologico in sala d'attesa è diverso da quello in reparto.
Nella prima c'è maggiore eterogeneità di persone tra pazienti ed accompagnatori, alcuni alla prima visita, altri per il follow up, diversi stati d'animo e differenti esigenze. Occorre distrarre, tenere occupati ed informare ove si riscontri completa disinformazione e persistenza di dubbi. Come competenza del volontario quindi, una buona "infarinatura" per quel che riguarda i diritti di base, e un po' di cultura in più quando si va nello specifico. Punto fermo resta che il volontario oltre a non sostituirsi al medico, non deve neppure investirsi di competenze esclusive di un legale o consulente fiscale. Ognuno faccia il meglio per cui si è preparato, che si orienti e si dia pure indirizzo preciso senza sconfinare però dal proprio ruolo. Sarà quindi aprire delicatamente la porta su una realtà in cui entrare assolutamente in punta di piedi.
Il primo passo riguarderà i "codici di esenzione", 048 e C01.
Le patologie oncologiche non sono tutte uguali. Alcune sono estremamente comuni ed oggi assolutamente curabili. Altre possono essere cronicizzate, altre ancora non lasciano speranza. Che si tratti di tumori rari o diffusi, è importante sapere che chi è affetto da tumore ha dei diritti in ambito socio sanitario.
Per prima cosa i malati oncologici hanno diritto all’invalidità civile.
La legge 80/2006 ha disposto un iter di accertamento accelerato a carico della Commissione medica della ASL in caso di malattia oncologica.
Il malato di cancro ha diritto all'esenzione dal pagamento del ticket per farmaci, visite ed esami appropriati per la cura del tumore da cui è affetto e delle eventuali complicanze.
Il riconoscimento di una invalidità civile del 100% dà diritto all'esenzione totale del pagamento del ticket per farmaci e visite per qualsiasi patologia.
LA DOMANDA DI ESENZIONE dal pagamento del ticket deve essere presentata alla ASL territorialmente competente, allegando:
- tessera sanitaria
- codice fiscale
- documentazione medica, specialistica o ospedaliera attestante la malattia o il verbale ASL/Inps da cui risulti il riconosciemnto di un'invalidità civile del 100%.
La tessera di esenzione è rilasciata dalla ASL dopo valutazione della domanda, ed è personale. Può recare il codice 048 (patologie neoplastiche) o C01 (invalidità civile totale). La tessera con esenzione 048 dà diritto a ricevere gratuitamente le prestazioni mediche e sanitarie (presso strutture pubbliche o convenzionate) e i farmaci correlati alla cura della patologia tumorale diagnosticata.
Se reca il codice C01 dà diritto a ricevere gratuitamente le prestazioni mediche e sanitarie e i farmaci per qualsiasi patologia.
Sempre secondo la legge 80/2006 sono garantite le protesi, mentre dal 2017 c'è la possibilità del rimborso parziale di 300 euro per l'acquisto di una parrucca.
Interessante è la legge anti-dolore ( legge 38/2010) che funziona quanto l'efficacia delle cure palliative. Ma pochi sanno che esistono 2 italiani su 3 che la ignorano. E l’informazione non arriva in modo fluido dai medici di famiglia che preferiscono dare farmaci, piuttosto che consigliare centri di terapia.
Questo è ciò che funziona a livello assistenziale, dovrebbero altresì funzionare: l'assistenza domiciliare, il trasporto dei pazienti nelle strutture per le terapie, la carta europea della disabilità (con questa Carta le persone con disabilità possono partecipare alla vita della società e della loro comunità), il fondo per la non autosufficienza, il fondo per il caregiver, l'accessibilità per i disabili (abbattimento delle barriere architettoniche), il fondo "dopo di noi" (legge 112/2016: per accedere alle misure di sostegno è necessario che i genitori siano mancanti oppure non in grado di assistere adeguatamente i propri figli).
(continua)

TRA PENTOLE E PARRUCCHE


In quel luogo il tempo trascorre più o meno svelto, facendo largo alla speranza. Tra pentole e parrucche, e non solo, perché si parla molto di tutto e davvero poco di malattia, quel tanto che basta per presentarsi. Poi si va avanti cercando il coinvolgimento positivo, per fare gruppo e stare meglio.
Qualcuno particolarmente propenso fa caciara a bella posta, e condivide l'unica ricetta che sa e prepara da quando è rimasto "singol". Pasta e patate tutt'assiem, alias "pasta alla masseria". Ma oggi ha trovato un eccellente interlocutore che alle patate e alla pasta c'ha aggiunto il rosmarino...
Roba da leccarsi i baffi... ha concluso questi, e poi è passato ad un'altra specialità, partenopea adattissima per questo periodo di Quaresima. La frittata senza uova, alias "Frittata Scammaro". Ricetta condivisa con dovizia di particolari da acquolina in bocca e profumo nell'aria. Anzi, già che ci sono...
Le antiche ricette della tradizione napoletana sono diverse, tutte molto semplici, ma buonissime, appunto come questa. E' un vecchio piatto popolare, in dialetto significa letteralmente “frittata di magro”. Gli ingredienti infatti, sono poveri, e poi non è nemmeno una frittata vera e propria perchè mancano le uova. Si preparava durante la Quaresima, il Venerdì Santo, giorno di magro prima della Domenica di Pasqua. Infatti “cammarare” in lingua napoletana vuol dire “mangiare grasso” e “scammarare” è il suo contrario. Sapete come si prepara...? Già che ci sono... Per prima cosa, pulire, sciacquare e fare a pezzetti le alici salate. Prendete l’olio e mettetelo in un padella e fatevi rosolare l’aglio tagliato a metà. Appena l’aglio sarà dorato, toglietelo dall’olio caldo e inserite le olive snocciolate e spezzettate. Poi anche i capperi lavati e tritati. Fate rosolare il tutto a fuoco molto moderato per non più di una quarantina di secondi. Togliendo il pentolino o la padella dal fornello, aggiungete l’uva passa, i pinoli e le alici salate. Quindi cuocete la pasta. Prendete gli spaghetti e lessateli in abbondante acqua salata. Una volta cotti, scolateli, e conditeli con il sugo che avete preparato prima. Inserite il tutto in una padella e con l’olio rimanente finite la cottura sul fornello, come per una frittata normale. L'Amico dice che è una bontà.
E le parrucche...? Che cosa c'entrano? E' tutto incluso nel pacchetto da una poltrona all'altra, addirittura da una stanza all'altra, qui dove il "problema" quasi non è più tale perché diventa aspetto della vita normale. A mangiare si deve ed è pure un piacere, a coprire una "pelata" è giusto per gioco, per far contento il bambino che vuole sempre la mamma curata e bella, pure quando si aggiusta il ciuffo sulla fronte e lo accarezza.

venerdì 29 marzo 2019

L'APPROCCIO AL PAZIENTE ONCOLOGICO (terza parte)


Di solito si incontra il paziente oncologico con una certa periodicità, si instaura perciò una vera e propria relazione che si sviluppa nel tempo tramite il "colloquio". Lo scopo è che ognuno trovi il proprio modo di esprimersi creativamente all'interno dei limiti conosciuti e stabiliti. Ovviamente si dovrà stabilire un buon rapporto, in modo da poter esplorare e centrare il problema, e portare alla luce il necessario "cambiamento". Come la persona si sente rispetto a tale possibilità, quale importanza viene attribuita, e quanta fiducia viene riposta nella buona riuscita.
Durante la conversazione è probabile si parli di atteggiamenti e stili di vita non corretti e per niente salutari, allora si può invitare il paziente ad esaminare i pro e i contro nel non cambiare come pure i pro e i contro del cambiamento. Quasi certamente si arriverà alla decisione per convinzione, e questo grazie a tale strategia dei pro e dei contro, detta "Bilancia Decisionale".
Il colloquio per essere avviato necessiterà di un preciso contesto, e terrà conto della comprensione della situazione medica da parte del paziente, dello stile delle parole usate dallo stesso, e dell'aspetto emotivo di quel momento. Se e quanto desidera sapere della sua situazione. L'espressione chiara degli intenti consente al paziente di parlare, gli dà l'impressione di avere un margine di controllo sul colloquio, dimostra interesse e importanza per quello che dice e ciò che prova.
Cominciando dal punto di partenza del paziente, andranno quindi condivise le informazioni, educandolo a chiarire ed interagire con tranquillità, in un linguaggio semplice, usando con parsimonia e solo se è strettamente necessario, termini medici.
Sarà utile perché la "relazione d'aiuto" sia efficace nel tempo, raccogliere "l'agenda del paziente". Tramite informazioni successive fornite dal paziente stesso, sarà possibile così elicitarne le preoccupazioni, sedare eventuali stati d'ansia.
Chi intende portare aiuto dovrà controllare in modo serio e continuativo i propri stati d'animo ed eventuali timori e reazioni, come la paura di generare dolore, la solidarietà nella sofferenza, la paura di sentirsi accusati, di non sapere, di esprimere emozioni e mostrare palesemente le proprie paure.
Concludendo. Sintonia con il paziente, curare non solo le modalità ma anche la condizione generale (non solo come si fa, anche come si sta), non dimenticando di esaminare insieme l'importanza del cambiamento e non proporlo.

mercoledì 27 marzo 2019

L'APPROCCIO AL PAZIENTE ONCOLOGICO (seconda parte)


Nella vita di un individuo possono esserci molti eventi stressanti. Alcuni dipendono da fatti eccezionali che influenzano la nostra vita, altri invece hanno a che fare con mutamenti individuali come ad esempio un cambio di lavoro, di casa, un matrimonio, una malattia. Le fonti di stress di maggiore rilevanza dal punto di vista del nostro benessere sono rappresentate dagli eventi traumatici, cioè situazioni di estremo pericolo che esulano dalle normali esperienze umane. Sperimentare eventi traumatici significa anche sperimentare qualcosa di impensabile, trovarsi in situazioni di cui mai ci saremmo visti protagonisti.
Fu stilata una lista degli eventi stressanti che portano alla disintegrazione psicofisica. Ai primi due posti, la morte di un figlio e quella di un coniuge. Seguono tra gli altri, la rottura di una relazione, il cambiamento di lavoro e addirittura il fidanzamento di un figlio che segna un momento di separazione.
In presenza di un evento vissuto come una minaccia alla propria integrità psicofisica, si attiva il "coping". Con il termine coping (strategia di adattamento) si indica l'insieme dei meccanismi psicologici messi in atto da un individuo per fronteggiare i problemi o modulare le emozioni allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress. I meccanismi psicologici di coping sono comunemente chiamati strategie di coping. Il termine coping viene solitamente riferito alle strategie adattive (cioè costruttive), ovvero strategie che cerchino di ridurre lo stress. Al contrario, le strategie che tendono ad aumentare lo stress vengono definite disadattive, proprio a causa del risultato raggiunto. Tra le strategie adattive si inseriscono alcuni meccanismi focalizzati sul problema. Affrontare in modo operativo, soppressione di attività interferenti, uso del supporto sociale strumentale. Queste modalità di coping consentono un adattamento ottimale nella gestione dell'evento.
Si affiancano pure altri meccanismi focalizzati sull'emozioni. Uso del supporto sociale emotivo, positività e crescita, accettazione, religione e umorismo. Le modalità di coping di tipo disadattivo suggeriscono oltre alla presenza di un disagio, la messa in atto di "meccanismi di difesa" che ostacolano la collaborazione del paziente. Disimpegno mentale, disimpegno comportamentale, negazione. Attraverso l'introspezione, l'individuo prende consapevolezza delle proprie vulnerabilità e limiti nelle situazioni quotidiane, e di conseguenza cerca di sviluppare e mettere in atto le strategie più efficaci possibili per potervi far fronte. Tali livelli di consapevolezza e gestione sono in genere sviluppati nel tempo.
Avvicinare una persona per ascoltarla significa mettere da parte giudizi ed ansie per il tempo necessario a vedere le cose dal punto di vista dell'Altro.
Come le si può comunicare che la si sta ascoltando e capendo, in modo che possa aprirsi?
Non ascoltando si perdono informazioni importanti, e per ovviare si cerca di leggere nel pensiero o si prova ad indovinare che cosa si prova (false credenze).
(continua)

martedì 26 marzo 2019

L'APPROCCIO AL PAZIENTE ONCOLOGICO (prima parte)




Un viso spaventato spaventa. E' affermazione inconfutabile, per questo è importante conoscere il linguaggio corporeo legato alla paura. Conoscendolo, si riuscirebbe a intercettare la paura altrui, anche quando non espressa apertamente, e gestire il proprio atteggiamento per rassicurare.
Il tumore è una patologia che arriva quasi sempre all'improvviso, e cogliendo alla sprovvista tende a minare in primis la mente, sede delle più alte funzioni del cervello, in particolare personalità, memoria, bisogni, credenze ed emozioni. Di questo dovrà tener conto Chi approccia al paziente oncologico.
Interessante è la "Teoria della mente", ovvero lo sviluppo delle capacità di lettura della mente propria e altrui, che porta delle spiegazioni relative ai comportamenti, e addirittura permette di predire le azioni degli Altri facendo riferimento alle loro credenze, ai loro desideri, ai pensieri e alle emozioni.
La Metacognizione indica un tipo di autoriflessività sul fenomeno cognitivo, attuabile grazie alla possibilità di distanziarsi, auto-osservare e riflettere sui propri stati mentali.
Quanto più una persona è consapevole e cosciente di ciò che fa, di come la propria mente lavora, tanto più consegue risultati positivi nelle attività che seguono la consapevolezza delle strategie di pensiero.
La Metacomunicazione è una forma di comunicazione non verbale che, associata al messaggio verbale, ne può rafforzare o contraddire il contenuto. Comporta quindi conoscenza, consapevolezza e controllo dei propri strumenti e delle proprie strategie comunicative, il controllo della propria comprensione con relativi limiti e il perché di questi.
Con i termini "eventi di vita" o "eventi stressanti" si intende indicare quegli avvenimenti che in modo traumatico modificano l'assetto di vita di una persona, richiedendo uno sforzo di adattamento alquanto significativo.
Così verranno presi in considerazione il vissuto, i cambiamenti a causa della malattia e le conseguenze psichiche che ne derivano. La malattia cambia completamente le lenti attraverso cui si guarda il mondo, è luce e allo stesso tempo buio, speranza e allo stesso tempo disperazione.
Le reazioni psicologiche e comportamentali all'evento stressante più comuni sono il senso di solitudine di fronte al "non noto", che si presenta con la vastità del mare infinito, il distacco da quella che fino a poco tempo prima era considerata l'unica realtà, la conseguente rabbia, la paura e l'angoscia, e la sensazione di non poter fare nulla contro un "mostro", una situazione minacciosa più grande di te.
(continua)

lunedì 25 marzo 2019

TROVAI I MIEI LIMITI MA NON I MIEI CONFINI (Taras Mithrandir)



Un'esperienza estrema se da una parte rende forti, dall'altra fa la sensibilità sottile come carta velina, colorata pare resistente ma sbiadita per logorio è facile si lasci andare. E c'è l'usura dei rapporti e lo strappo nei sentimenti, scatti involontari d'ira e il vuoto dentro. Proprio così, alla ripresa ci si sente completamente svuotati.
Gli alti e bassi di un'emotività delicata ma in fondo più preziosa.
Nell'angolo più protetto del mio balcone, al riparo dalle intemperie e in penombra, sosta il mio olmo cinese, un tempo bonsai. Oggi lo guardavo con occhio attento, ha messo tante nuove foglie. Su tutti i rami secchi come non era mai successo prima, è tornato il verde che non speravo. Perché fino a qualche mese fa non mi era capitato di vederlo così spoglio e intristito, e dire pure che sono passati sei anni.
Mi fu regalato al mio 60° compleanno, inaspettato dono come augurio di lunga vita, piccolissimo ora è diventato una pianta.
Devi potarlo, mi hanno detto, così resta piccolo ma folto. Io non ho voluto. Simboleggia la mia rinascita? E allora deve poter allungare i suoi rami, arrivare dove nessuno pensa, far vedere quanto ci si può riprendere, pur tra alti e bassi. Proprio come me che non mi pongo limiti, perché dovrà pensarci la vita, un giorno lontano, a porre il suo. Perché al momento ho ancora tanto da fare, scoprire ed imparare.

domenica 24 marzo 2019

UNO PROPONE E L'ALTRO DISPONE


E la cosa più strana e pure triste è che, essendo persone informate dei fatti, dovrebbero ricordare, capire e soprattutto tacere.
E invece succede il contrario. Sono il "pungiball" di sempre da 40 anni, anno più anno meno.
E ché... dobbiamo pensare di continuo la stessa cosa? È passata...? Allora lasciamola al Passato.
Facile... direi, e anche comodo... aggiungo. I segni li porto io, sulla pelle e nell'animo, e sono profondi, fatti di mancanze, assenze ed eccessi. E di dolore e di infinito arrancare per non cadere perdendo l'equilibrio.
A proposito di equilibrio, si riesce solo ad immaginare quale fatica comporti mantenerlo, tra domande che ti fai e altre che ti rivolgono, tra idee fisse e tentativi di importi obiettivi motivanti non a lungo termine perché... sennò sai, rischi di venir smentita e poi resti delusa.
Delusa...?! Magari fosse solo questo. Non è contare sulla vincita della lotteria e scoprire che per un solo numero il Tuo biglietto non è quello vincente. Non puoi ripetere, sarà per un'altra volta, proverò ancora e la fortuna sarà amica, si tratta di una lotteria a vita per la vita, giorno dopo giorno, positività e alcun rimuginio. Circondarsi di persone che ti fanno stare bene... dicono, e mantenersi alla larga dalle altre. E come si fa, quando queste ti sono vicine, ma molto, diciamo pure strette?
Mi rendo conto di aver fatto tanto per il mio equilibrio, reso precario dalla fragilità, dal senso di impotenza, continuo accarezzando la sofferenza altrui, ma spesso e volentieri io propongo il mio andare e c'è qualcun altro... non sempre lo stesso... che dispone come, quando e perché.

QUAGLIETTA. LA BELLA ADDORMENTATA COL BORGO



Complici lo scorso mercoledì per il maltempo e l'odierna festa patronale per cui ogni mia attività sospesa, oggi è andata così, per caso... di venerdì.
Mai come stavolta, tutto pronto e meta definita, saremmo andati a Buccino, provincia di Salerno, un po' distante ma si poteva fare, e poi... tutto cambiato all'improvviso, per caso, forse perché venerdì, ché come si suol dire, né di venere né di marte...
Fatali coincidenze o tutto va come deve andare e nulla si può fare?
Comunque, sai quando ci si ostina dietro ad un navigatore che con voce suadente convince di prendere la via più breve, fatta di tratturi e strade dissestate?
Bene, oggi per Noi è andata così... sicuramente
per caso, perché era un venerdì.
Diretti a Buccino, ci siamo fermati a Quaglietta, diversa meta e provincia, perché sfiniti e stufi dopo due ore e un quarto di strada suddetta.
Però nel cambio c'abbiamo largamente guadagnato perché questa frazione di Calabritto, di 400 anime, ha un borgo medievale supermeraviglioso. Strade e vicoli deserti, poche auto e tutte parcheggiate come non si avesse dove andare perché già stati in ogni angolo, a fare la spesa, a passeggiare in questo inizio ventoso di primavera. Tutto bello ovunque mi voltassi, in un'atmosfera rarefatta ed incantata.
E che dire del castello...? Diroccato si, ma con resti sufficienti a far immaginare la magnificenza di un tempo. Siamo arrivati fino alla cima, a quattro passi dal Cielo veramente, con il vento che soffiava forte e la sensazione di aver visto una parte di un tutto che può bastare.
Quaglietta, non la conosci, non sai dov'è, te la trovi a lato mentre vai, tra i monti per caso. La bella addormentata col borgo.

venerdì 22 marzo 2019

IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA




... anche se non pare, e un vento freddo stasera spazzava la via. Ma il tempo va avanti e questo ugualmente passerà alla storia come il primo giorno di primavera.
Marzo non è proprio nelle mie corde, quello che c'è di negativo mi è capitato sempre in questo mese, e se poi si pensa che è considerato un po' pazzo già di suo, si comprenderà il mio umore altalenante, con nuvole passeggere ma fosche nel mio spazio azzurro. Comunque stamane aprendo gli occhi è stato pensiero immediato. Oggi è il 21... bene, è arrivata la Primavera. E la memoria è tornata, come ogni anno, allo stesso giorno di oltre mezzo secolo fa quando all'alba persi una sorellina di otto anni, e i miei genitori una figlia. Da quel dolore mia madre in particolare non si riprese più, ogni tanto pensava per darsi conforto, che non ci poteva essere giorno più bello per nascere come angelo nello stesso dì della bella stagione, ma era un palliativo per non morire dentro completamente.
Pensavo a questo e ad altro mentre stamattina ero sull'autobus verso l'ospedale, poi ho terminato di inviare i consueti messaggi mattutini, e alla fine ne ho ricevuto pure uno quasi di rimprovero. Non si fa mai abbastanza per Tutti, questo è vero, ma come potrei? Ormai non mi resta che chiedere un anticipo sulle ore della vita che sarà, e forse pure allora, il 21 marzo, primo giorno di primavera, sconti non ci saranno.
Finalmente in ospedale è stata altra musica, un'esplosione di gioia di vivere. Un'Amica gioiosa per l'ennesima prova affrontata e superata, progetti per la Santa Pasqua imminente, la bella accoglienza da parte di un paziente che fino a ieri al mio arrivo si addormentava...
Devo fare la TAC, spero rimanga ameno tutto come sta. Un bel sorriso e poi...
Accontentarsi di ogni prova superata, speranzosi e consapevoli. Contagiare gioia e guarigione, quella più importante della mente e dell'animo. Scacciare pure qualche piccolo malumore, il mio ad esempio. E alla fine ritrovarsi guariti Tutti Insieme, che è gran bella cosa.

DALLO SCOPO ALLA SCELTA (seconda parte)




Si può sicuramente affermare senza tema di errore che ogni scelta parte da un principio egoistico. La scelta è un aspetto del comportamento, e per capirne la natura è essenziale considerarlo come governato da "scopi". Si agisce, si opera sempre per centrare un obiettivo, raggiungere un traguardo.
Questa affermaione è valida ugualmente per gli animali e per l'uomo, per l'individuo e per la società.
Si distinguono uno "scopo attivo" e uno "scopo fisso". Se un comportamento in un dato momento è regolato da un certo scopo, definiremo quest'ultimo, attivo per essere stato preso in considerazione ed essere perseguito. Esistono però scopi che sono sempre attivi, come quello di affrontare situazioni di pericolo, li chiameremo così, "scopi fissi". Lo "scopo terminale" poi, sarà fine a se stesso, lo "scopo strumentale" sarà utilizzato per raggiungerne un altro giudicato più importante.
Scopo comune è quello della "buona immagine", ovvero quello di ricevere valutazioni positive dagli altri, e risultare vincenti in ogni confronto.
Allo scopo della buona immagine si contrappone il "problema della vergogna", il timore o il dispiacere di ricevere valutazioni negative. La vergogna quindi è un'emozione spiacevole che consiste nel timore che sia compromesso lo scopo della buona immagine o dell'autostima.
Alla fine degli anni ottanta si era ipotizzata la presenza di altri sistemi motivazionali interpersonali che guidano la costituzione e la regolazione delle relazioni intersoggettive nell’uomo sistemi motivazionali interpersonali (SMI) che attivano e regolano singoli e distinti aspetti dello scambio interumano:
Attaccamento volto alla ricerca di cura e conforto in situazioni di pericolo o dolore.
Accudimento, volto all’offerta di cura e conforto in situazioni di pericolo o dolore.
Sistema agonistico per la definizione del rango sociale.
Sistema sessuale per la regolazione dei comportamenti seduttivi implicati nella formazione della coppia.
Sistema cooperativo per la cooperazione tra pari in vista di un obiettivo comune .
I sistemi motivazionali interpersonali sono quindi tendenze universali, biologicamente determinate e selezionate su base evolutiva, la cui espressione nel comportamento presenta variabilità individuali. Essi regolano la condotta in funzione di particolari mete e sono in stretta relazione con l’esperienza emotiva. Le emozioni accompagnano infatti l’azione dei sistemi motivazionali interpersonali e possono esserne considerate indicatori di attività.
Definito quindi che ogni azione, relazione e condotta sono regolate secondo la "scopistica", abbiamo preso visione di tre immagini, considerate in tale ottica.

mercoledì 20 marzo 2019

LA DEONTOLOGIA: RISPETTARE LE REGOLE PER MIGLIORARE INSIEME


Si comincia col definire la figura del volontario. Colui che generosamente offre la propria disponibilità per incontrare la "persona" nella dimensione più squisitamente umana e più intima.
Gratuitamente dona una parte del Suo tempo e delle energie per migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici, e con amore e dedizione contribuisce alla realizzazione di un mirabile progetto in un ambito associativo.
Caratteristiche del Volontario sono... Disponibilità, Altruismo, Gratuità. Gratuità in senso lato. Ovvero si opera consapevoli di poter non essere ringraziati, pronti anche ad essere rifiutati. E questo senza che sia causa demotivante, perché dell'Altro va considerata e rispettata la condizione di massima fragilità.
Le attitudini richieste per svolgere volontariato sono... slancio umanitario, equilibrio psicofisico, buona preparazione generale e "surplus" di energie e calore umano. Tutte qualità che oggi veramente sono difficili da riscontrare in un'unica persona, eppure quelle poche "virtuose", forse "ago nel pagliaio", riescono a compensare la carenza dando il massimo di sé.
Il Volontario può definirsi il "professionista della sensibilità e delle emozioni". Il Suo compito è complesso e delicato, perché è un modo di porsi che implica canali espressivi diversi per la situazione emozionale su cui agisce. Egli aiuta l'individuo e la famiglia a conservare un equilibrio psicologico, migliorando i processi di adattamento.
E' chiaro che non tutti i volontari coprono lo stesso ruolo o sono impiegati per la stessa finalità.
Alcuni si impegnano per la raccolta fondi associativi, altri nell'attività di segreteria, e per la comunicazione. I volontari poi, adeguatamente formati, si recano nei reparti di Oncologia Medica o al domicilio del paziente per fornire supporto e aiuto al malato e alla famiglia.
Bene riassume le definizioni di volontario una citazione di Albert Einstein...
"Il Volontario è un portatore di aiuto che sa comunicare superando i limiti del linguaggio verbale , dimostrando disponibilità, accoglienza ed affetto".
Eppure non saranno sufficienti Disponibilità ed Altruismo, che pure sono qualità basilari, per diventare un bravo volontario. O meglio... fino agli inizi degli anni '80, bastavano anche, in aggiunta ad una buona dote di sensibilità, poi fu la Lega contro i Tumori di Milano ad istituire nel 1984 la Scuola di Formazione del Volontariato in Oncologia, mettendo a punto un modello formativo che è stato in seguito adottato da molte associazioni.
La Formazione del Volontario mira a riconoscere i limiti naturali della Persona, confermarne gli intenti, imparare ad agire nell'ambito di un contesto associativo mettendo a disposizione le proprie competenze in dote ed acquisite.
Si va così ad utilizzare la propria esperienza come stimolo alla crescita personale, emotiva, mentale e spirituale. Riconoscere sensazioni e fantasie di rifiuto per non soccombere ad esse. Riconoscere in sé sentimenti di impotenza e di incapacità per poterli accettare. Stimolare in sé la consapevolezza di essere in grado di contribuire positivamente. Favorire il conseguimento degli obiettivi della propria associazione. Comprendere i possibili significati e le funzioni della sofferenza nel malato e nell'uomo. Affrontare ed ascoltare il proprio timore della morte. Sperimentare appagamento e pace di fronte alla perdita, attribuendo significato al proprio operato. Riconoscere i propri pregiudizi per considerare l'Altro distinto da sé, che resta sempre e comunque degno di rispetto e speranza condivisa.
Un volontario dopo una seria formazione che lo porterà ad essere anche sufficientemente informato sui vari aspetti della patologia, i diritti dei pazienti, e i numerosi risvolti psicologici, sarà consapevole di evolvere mediante la propria esperienza, tollerante verso la frustrazione, sereno anche nelle situazioni difficili, presente nella compassione e condivisione pure di fronte all'impotenza. Infine... empatico ma distaccato, ovvero capace di farsi carico della sofferenza altrui restando lucido e presente a se stesso. Perché se così non fosse, sarebbe coinvolto a tal punto da fare danno generale, annullando il buon intento di partenza, mettendo a rischio pure in modo serio il proprio equilibrio.
IL "DECALOGO" DEL VOLONTARIO Codice Deontologico del Volontario (approvato dalle maggiori associazioni presenti nelle varie città italiane)
Ecco i “dieci comandamenti” che una persona che presta la propria opera a favore degli altri deve essere in grado di rispettare
ART. 1 Il volontario opera per il benessere e la dignità della persona e per il bene comune, sempre nel rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo. Non cerca di imporre i propri valori morali.
ART. 2 Rispetta le persone con cui entra in contatto senza distinzioni di età, sesso, razza, religione, nazionalità, ideologia o censo.
ART. 3 Opera liberamente e dà continuità agli impegni assunti ed ai compiti intrapresi.
ART. 4 Interviene dov'è più utile e quando è necessario, facendo quello che serve e non tanto quello che lo gratifica.
ART. 5 Agisce senza fini di lucro anche indiretto e non accetta regali o favori, se non di modico valore. ART. 6 Collabora con gli altri volontari e partecipa attivamente alla vita della sua organizzazione. Prende parte alle riunioni per verificare le motivazioni del suo agire, nello spirito di un indispensabile lavoro di gruppo.
ART. 7 Si prepara con impegno, riconoscendo la necessità della formazione permanente che viene svolta all'interno della propria organizzazione.
ART. 8 E' vincolato all'osservanza del segreto professionale su tutto ciò che gli è confidato o di cui viene a conoscenza nell'espletamento della sua attività.
ART. 9 Rispetta le leggi dello Stato, nonché lo statuto ed il regolamento della sua organizzazione, e si impegna per sensibilizzare altre persone ai valori del volontariato.
ART. 10 Svolge la propria attività permettendo a tutti di poterlo identificare. Non si presenta in modo anonimo, ma offre la garanzia che alle sue spalle c'è un'organizzazione riconosciuta dalle leggi dello Stato.

DALLO SCOPO ALLA SCELTA (prima parte)


Il GAMA è giunto al suo dodicesimo incontro, rivelatosi assai interessante nonostante alcuna preparazione e scaturito invece da un intervento di presentazione di un'aspirante volontaria attualmente frequentante il corso di formazione.
Poco prima qualcuno aveva chiesto in che modo i nuovi volontari avrebbero fatto ingresso nel GAMA come gruppo di mutuo aiuto, e inoltre era proprio necessario che ciò avvenisse? E in seguito a questa eventuale nuova realtà non sarebbe stato necessario ritornare alle basi di un certo percorso per un effettivo allineamento con il resto del gruppo?
Si è concordato allora che nel momento stesso che il gruppo si fosse arricchito di altri elementi, si sarebbe proceduto con un'"attività mista", ovvero parte del tempo dedicata alle informazioni passate e la restante seguendo il metodo IAPS e l'emergere delle emozioni individuali.
Quindi la nuova Amica è stata invitata a presentarsi, a raccontare come fosse arrivata alla scelta e decisione di frequentare un corso così specifico, diciamo pure particolare.
In effetti fino a qualche mese fa mai avrebbe pensato di arrivare a tanto, nonostante la malattia avesse toccato più volte la Sua famiglia d'origine. Ad un certo punto però è stato accompagnando la propria madre agli appuntamenti di cura e ascoltando durante le lunghe attese le storie altrui, che ha compreso di non essere indifferente ad un mondo che solo in apparenza pare a sé. Lei credeva di essere "dura", e solo perché costretta, immersa in qualcosa di doloroso da vivere e poi dimenticare, ed invece...
Invece si è trovata all'improvviso, presa forzatamente quasi a portare la croce come il cireneo.
Ma in fondo... Lei pensa... non è una scelta egoistica la mia?
(continua)

martedì 19 marzo 2019

BREZZA LEGGERA... SOFFIO DELICATO... COLPO DI VENTO ( ovvero... delle 100 candele accese a confronto)


Quasi non racconto più la mia storia a Chi incontro per la prima volta e non sa di me. Mi risparmio il peso del "privilegio" che, giusto o ingiusto, mi porto addosso e mi presento ad armi pari, vulnerabile con il sorriso per vivere la giornata ogni volta.
Ma poi anche indirettamente o addirittura alla lontana spunta fuori... ma come sarà che Tutti non ce la fanno allo stesso modo? Qualcuno persino non fa in tempo a rendersene conto.
La mia nonna paterna ad esempio si spense a 72 anni, e Sua sorella gemella, omozigote identica in tutto, a 106 e solo perché era ormai stanca e si era lasciata andare dopo la frattura del femore. Ciò che cosa dimostra? C'è un unico traguardo per Tutti, da raggiungere in modalità e tempi diversi a prescindere dall'età, in parte condizionato anche dalla volontà di resistere. Ricordo che una volta mi fu detto che spesso non ce la fa chi è stanco di combattere, non so se sia proprio così, comunque è vero che fiacca la volontà anche la debolezza.
Qualche giorno fa, in questo discorrere un paziente, anziano e devoto cultore della buona terra, con mio grande stupore esordì dicendo...
Ricorda, potrai accendere cento candele della medesima fattura e nello stesso tempo, ci sarà sempre una che si spegnerà per prima, un paio o più lo faranno insieme, e un'unica si consumerà per ultima. Questo accadrà perché non tutte occupavano uguale posizione. Un colpo di vento farà spegnere la prima, qualcuna si smorzerà per una brezza leggera passata per uno spiraglio dell'uscio oppure a causa di un soffio delicato, l'ultima si consumerà perché termina la cera.
Io mi do la vita da solo. Mi metto al riparo perché la mia cera duri fino all'ultimo secondo dei miei giorni.

domenica 17 marzo 2019

DALLA CURA DELL'ALTRO ALLA CURA DI SE' (seconda parte)




Il volontariato è l'occasione per incontrare persone diverse, lontane dal proprio ambiente, che altrimenti non avremmo mai conosciuto. Si condividono interessi simili, si creano legami solidi e duraturi.
A fare questa scelta di vita spesso si arriva per stanchezza della routine, e poi ci si scopre felici di lavorare senza compenso per l'esclusivo bene altrui.
Vedere che le persone attorno a Noi sono coinvolte in una causa ne aumenta il valore soggettivo.
Quasi tutti i volontari confessano di ricevere molto più di quanto danno perchè vivono un'esperienza che le fa crescere come persone. Vale davvero la pena tentare, provare, osare quel salto di qualità che farà la differenza.
Chi già è in servizio oppure si appresta, offre la Sua testimonianza con le motivazioni che lo hanno portato a tale scelta. La malattia vissuta personalmente o come "caregiver", la perdita di una persona cara, il desiderio di continuare ad essere utile agli altri dopo un lungo cammino professionale nell'ambito medico sanitario.
Sono racconti di profonda umanità che destano grande emozione e portano a ben sperare in una società migliore. Occuparsi per il "bene" è terapeutico a più livelli, e poi pensare e fare qualcosa di utile per se stessi e gli Altri gratifica molto, porta l'autostima alle stelle, convince che tutto si può.
Si comincerà allora, e poi si continuerà per andare sempre più spediti.

DALLA CURA DELL'ALTRO ALLA CURA DI SE' (prima parte)


Secondo incontro del corso di formazione, condotto con estrema chiarezza da Irene Dellisanti, "guaritrice ferita" riservata e rasserenante. Seguendo il filo conduttore di alcune slide ha trattato del volontariato, particolarmente nell'ambito oncologico, e delle motivazioni.
Si parte dalla "cura", aver cura e prendersi cura, che secondo il vocabolario Treccani, ha significato preciso. Avere un interesse assiduo, premuroso che impegna animo e attività. Comporta il coinvolgimento personale con la persona che soffre, la "compassione", ovvero "patire con", l'incoraggiamento, la rassicurazione, il sostegno emotivo. In pratica tutto ciò che caratterizza il volontario, operando da un lato in modo totalmente gratuito ma dall'altro ricavando per sé grandi benefici dall'esperienza stessa.
La PNEI (Psico Neuro Endocrino Immunologia) studia le interazioni tra lo stato psico-emotivo e affettivo della persona e i sistemi nervoso centrale, endocrino e immunitario.
Dare e ricevere aiuto è appagante e benefico per la psiche e tutto l'organismo.
La motivazione principale di un volontario è credere fortemente in una causa e operare per essa. Raggiunge così la realizzazione e favorisce l'autostima, soprattutto dopo momenti di crisi.
Il volontariato gode di un riconoscimento sociale positivo, perché considerato utile e benefico, e tale approvazione generale fa star bene Chi lo fa.
L'impatto positivo sulla salute dei volontari è legato pure alla "teoria dell'integrazione sociale" che cerca di spiegare come gli individui trovano un posto all'interno di un gruppo sociale ed entrano in empatia con la comunità, dando significato alla propria esistenza attraverso una rete di connessioni sociali. Come ripaga l'attività di volontariato? Con emozioni, sensazioni, anche con divertimento ed amicizia, si stringono infatti dei legami che paiono esserci da sempre.
Dà inoltre energia e senso di appagamento, e il tutto può trasmettersi ad altri aspetti della vita e favorire persino nuove prospettive.
(continua)

sabato 16 marzo 2019

IL GRUPPO. UNA RISORSA PER ELABORARE SPERANZA E RESILIENZA (seconda parte)




Il gruppo di auto mutuo aiuto in ambito oncologico si attesta in modo egregio. Ciò che un tempo ci si negava, oggi si condivide senza timori, ed è la condivisione di vissuti, emozioni e progetti tra persone che vivono la medesima esperienza, e non si lasciano andare e non si sentono sole.
Il gruppo protegge, contiene, facilita e se fatto in cerchio per poter guardarsi bene, ha anche un valore simbolico.
Nel centro del cerchio si versano i "fantasmi", tutte le negatività di pensiero e le emozioni tutt'altro che positive (paura, ansia, rabbia...).
Nel mutuo aiuto circola forte "energia", e se ben condotto e vissuto le energie negative si trasformano in positive.
Solitudine > Solidarietà 
Paura > Positività 
Ansia > Accettazione
Depressione > Dono
Abbattimento > Amore 
Il gruppo si alimenta di speranza e di esempi di resilienza. Questa si fonda su alcune qualità: la flessibilità, l'elasticità, il saper contenere la temperatura emotiva.
Resiliente è chi sa sopportare i dolori senza lamentarsi, chi sa reggere le difficoltà senza disperarsi, chi ha il coraggio di intraprendere una via chiaramente difficile.
La resilienza difende dall'autocommiserazione, fa affrontare ciò che ostacola per vincere battaglia dopo battaglia con saggia audacia.
Emozioni e pensieri positivi alimentano la speranza e la resilienza e possono facilitare la guarigione.
E l'amore è una capacità e una forza che può curare e rinvigorire, calmare e incoraggiare.

giovedì 14 marzo 2019

METTI UN GIORNO COSÌ COME VIENE (adattarsi rende flessibili)


Metti un giorno che cominci non proprio perfetto. Metti che niente vada come previsto, e una galleria chiusa da sei mesi metta a rischio uno dei Tuoi mercoledì, che fai?
Semplice. Ti fermi, un bel respiro profondo e riposizioni la meta.
Può capitare, è ovvio che Tu sia diretto in un posto e alla fine ti ritrovi in un altro, per un contrattempo, una perdita di tempo e accidenti vari.
La cosa importante però è trarre dal "ripiego" un'opportunità, diversa da quella prefissa ma ugualmente valida.
Accettare l'inconveniente ed adattarsi. Tra l'altro andare incontro a ciò che capita e non contro, rende flessibili e mantiene in buona salute.
Così oggi dovevamo essere a Civitacampomarano, paese medioevale in provincia di Campobasso, e per una galleria interrotta siamo finiti a Termoli e Campomarino, ad ammirare cime innevate che si specchiavano nel mare, il trabucco, e i murales rinfrescati di colore che fanno rivivere l'antico borgo storico di Campomarino.
Che dire...? Alla fine è stato il solito mercoledì dei Nostri, bello uguale, il tempo è trascorso ugualmente, e ugualmente siamo arrivati a sera, che è poi quel che conta davvero.

mercoledì 13 marzo 2019

IL GRUPPO. UNA RISORSA PER ELABORARE SPERANZA E RESILIENZA (prima parte)


Partito con il primo incontro il Terzo Corso di Formazione per Volontari Oncologici. Nel consueto "stile GAMA", inteso a ridimensionare e mai sminuire problema e criticità. Competenza, disinvoltura e umiltà hanno caratterizzato la relazione della relatrice, presidente dell'associazione e amica, e grande attenzione da parte dei "discenti", veterani già operativi e nuovi iscritti, quest'ultimi in discreto numero che ha superato le aspettative.
Questo terzo corso è stato fortemente voluto, ed anche se non è nuova come esperienza rappresenta una novità per organizzazione e temi, affinché Chi approccia a questo mondo creda che la speranza si può costruire, che da sola però non basta se non è accompagnata dalla resilienza che è forza per affrontare gli eventi traumatici, e consapevolezza che consolida la forza. E poi c'è la cura, ovvero il "prendersi cura" amorevolmente che fa bene a Chi abbisogna di cure ma pure a Chi si presta ad un "servizio" non sempre facile.
Un gruppo per definirsi tale deve essere costituito da almeno tre persone, un gruppo di auto mutuo aiuto da dieci/dodici persone. Di ognuna di queste va considerata la "biografia", un alternarsi di ferite vissute a livello biologico (debolezze o malattie), relazionale (esperienze di distacco o incomprensione) e spirituale (esperienze di vuoto o smarrimento).
Nell'ambito di un gruppo di auto mutuo aiuto si stabiliscono delle relazioni autentiche, caratterizzate da comunicazione vera e buona, che costituiscono il 75% della terapia. Ogni relazione è altamente terapeutica se accompagnata da empatia, accoglienza e discrezione.
Il GRUPPO è innanzitutto accoglienza dell'altro. Nulla viene mai sminuito né banalizzato. Non si indaga per mera curiosità e nessuno deve sentirsi mai giudicato.
Il gruppo di mutuo aiuto facilita a vivere perchè non porta fuori dal problema ma resta nel problema alla ricerca delle risorse personali per venire fuori dal "tunnel", apparentemente senza fine ma di cui si ha la percezione di una luce sul fondo, che ne rappresenta l'uscita.
(continua)

martedì 12 marzo 2019

KALANCHOE


Un segno per un ritorno alla vita, un dono per Chi questa vita ritrova dopo aver temuto seriamente di perderla.
Ho scelto allora una pianta fiorita, dai fiori delicati ma dalle foglie succulente, tra quelle che hanno bisogno di poche cure, che sfioriscono a capo basso all'improvviso e poi si riprendono con il solo sguardo. Ho preso una kalanchoe, e tra le foglie non troppo nascosto, ho inserito uno dei miei soliti fiocchetti di speranza, perché non dimentico quanto li apprezzasse.
Un po' di nuovo e abbastanza di "antico" per procedere nella normalità che tanto rassicura.
Confusione e debolezza, quasi incredula per tanti mesi trascorsi a letto, tra la vita e la morte mentre la prima pulsava ancor più forte per poter di nuovo contare i mesi, i giorni e gli anni.
Un'avventura, una bufera... un momento buio, tutto questo passerà, però mai senza lasciare il segno.
Magari resterà ben celato in un angolo remoto della mente, ma ogni tanto verrà fuori... lacrime indesiderate... anche se non esplicitamente evocato.
C'è il momento negativo, c'è il Passato che ritorna.
C'è la voglia di raccontare a Chi può capire e che ascolta senza parlare, solo per sentirsi meno solo e affatto sfortunato.
Per ricominciare piano, magari da un fiore colorato e un bigliettino arrotolato e stretto da un fiocco blu, così com'è la notte serena dopo un giorno grigio e tormentato, perché alla fine del poco si nutre una vita che fu ridotta alla "fame".

lunedì 11 marzo 2019

COMPASSIONE... CIO' CHE SERVE


Siamo alla vigilia dell'inizio del corso di formazione, e ormai l'elenco degli iscritti è completato, un discreto numero, un piccolo "esercito".
Ancora una volta la riflessione di sempre. Quanto impegno comporta voler aiutare l'Altro nelle difficoltà in generale, e nella malattia in particolare quando ci si trova ad attraversare il mondo della sofferenza e all'improvviso tutto potrebbe apparire "troppo". A priori questo si sa, a tratti un po' spaventa però si osa e ci si cimenta, si scende in campo per essere accanto con "compassione".
L'ho ripetuto più volte, cominciai casualmente, per aiutarmi e continuo dimenticando me stessa.
Tante cose non le conoscevo, ed è vero che non si finisce mai di imparare, tant'è che mi pongo sempre in ascolto di Chi sa e non solo, pure di Chi soffre. Senza stancarmi anche quando accuso stanchezza. Già, perché un bravo volontario deve avere in buona dote un "surplus di energie e calore umano".
Ma energie e calore umano si imparano, si acquistano al mercato... o cosa?
E poi, ancora... essere empatico e distaccato. Sembra quasi una contraddizione. Non lo è.
Vaglio questi due punti cardine, e concludo che non puoi scegliere di fare il volontario se non ci sei portato, e non solo devi essere incline ma quasi non accorgerti di esserlo. Come dire... sei di fronte, accanto a Chi vive un momento difficile e resti Te stesso come se la situazione fosse diversa. Diversamente serena.
E così ricordo. Non scelsi ma fui scelta. Forse dall'alto. Mai avrei pensato di esserne capace, eppure ero stata accanto ai miei suoceri fino alla fine. Questo perché in realtà ero con loro ma nel modo più normale possibile. Donavo il mio tempo per Amore, e stavo bene vedendo la sofferenza ridimensionarsi per i progetti sia pure a breve scadenza che proponevo loro e insieme realizzavamo. Poi, piccole premure e gesti di affetto oltre l'ovvia cura ed assistenza. E non mi è mai pesato. E non essendo propriamente una "santa", devo dedurre che in me c'era la predisposizione ad essere quella che sono.
Alla base, non so se posso usare tale espressione... mi piace "ascoltare" e fare mio ciò che ascolto. Accollarmi parte del peso che opprime l'Altro, e straordinariamente a me non pesa. Diventa una sorta di stimolo a trovare strategie e soluzioni, e proporle per vivere un tratto di percorso Insieme. Chiamiamolo... sostegno? Azzardiamo pure. Come un appoggio quando si fa fatica ad andare. Si procederà anche lentamente, ma con la confortante sensazione di essere sicuri di arrivare. Fino in fondo. Qualunque sia il traguardo, poiché ciò che conta è il percorso.

domenica 10 marzo 2019

UOMINI (8 Marzo... il giorno dopo)




Viene naturale parlarne il dì appresso, dopo che si è tanto detto e fatto, donne di qui e donne di là... la Donna è così e sempre così dovrà essere considerata, trattata, amata. Un "concentrato" di ogni benedizione che pare fatto apposta per mettere in luce una figura e in ombra l'altra che... stando così le cose... pare contrapporsi.
Si, vabbè... la donna, chapeu! Però questa festa che dovrebbe essere piuttosto un memoriale, oggi è diventata un andare contro l'uomo.
Parole queste di mio figlio che a pensarci bene proprio torto non ha, è la solita mancanza di equilibrio che fa scordare la complementarietà dei due sessi, per cui l'uno non può essere senza l'altra e viceversa. Ma forse tanta enfasi deriva dai numerosi fatti di cronaca che vedono la donna vittima della violenza maschile, e come spesso succede, si fa così di tutta l'erba un fascio, la donna diventa martire ed eroina e l'uomo carnefice senza possibilità d'appello.
Distinzioni sono d'obbligo, perché non tutti gli uomini sono uguali come del resto non lo sono neppure le donne.
Ci sono uomini pavidi ed insicuri che fuggono davanti alle difficoltà o diventano violenti poiché consapevoli di non essere all'altezza di prendere decisioni, agire e farsi amare.
Ci sono uomini "né carne, né pesce", non si spostano dai loro "margini di sicurezza", fingono che vada tutto bene, e quando così non è... va bene lo stesso. 
Ci sono infine gli Uomini, che pure non si spostano ma non dalle certezze, bensì dalle responsabilità. Che in un'epoca fecero la scelta di essere accanto nella buona e nella cattiva sorte e non lo scordano neppure dopo che la morte ha separato. Perché quando una storia comincia e poi diventa sempre più bella, può continuare coi ricordi, nei sogni e per i racconti ripetuti a se stessi e agli altri, finché morte sarà.

GRAZIE DI ESISTERE


Ogni anno un modo diverso per celebrare questa giornata, che per il mio recente vissuto, quasi come paradosso sottolinea il mio essere "donna", femmina nonostante tutto.
Al termine di una celebrazione eucaristica, stasera dalla "Lettera alle Donne" di Giovanni Paolo II ne è stata tratta e presentata una parte. Un ringraziamento alla Donna che per capacità e risorse regge il "nucleo" del mondo...
"Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell'essere umano nella gioia e nel travaglio di un'esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l'indispensabile contributo che dai all'elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del « mistero », alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull'esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all'amore di Dio, aiutando la Chiesa e l'intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta « sponsale », che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani".
DONNA... culla della vita e immagine accogliente di Dio. LEI... guida, sostegno e riferimento per tutta la vita e anche oltre.
DONNA... compagna che col Suo donarsi diventa modello di comunione e di vita.
DONNA... figlia e sorella che rivestendo contemporaneamente i due ruoli con sensibilità mantiene l'armonia familiare.
DONNA... che sa coniugare ragione e sentimento, e ne porta il frutto nella società.
DONNA... quando si apre all'Amore di Dio, e seguendo l'esempio di Maria, madre di Gesù, ogni giorno dice "si" al servizio e alla preghiera.
DONNA... sempre grazie a Lei, per essere quella che è, nella Sua essenza. Mediatrice e grande artefice di ogni bene.
Infine un augurio alla DONNA... sia considerata sempre così, con la maiuscola ogni 8 Marzo e... dintorni.

sabato 9 marzo 2019

IL DOLORE "FLESSIBILE"


E domani, 8 Marzo sarà per me un anniversario difficile, quello della conferma di un dubbio, l'accettazione forzata di un incubo ad occhi aperti, sbarrati per la paura. Sempre così quando ci penso, di nuovo vivo tutto quanto, mi fa male eppure non voglio dimenticare, perché il "cambiamento" cominciò da lì e ancora procede di pari passo con il ricordo.
Ma no, scordalo! Bisogna dimenticare, sennò come vivi?
Ha esclamato una paziente all'ultimo appuntamento con la chemio, sarà stata l'euforia o per tentativo di autoconvincimento, perché si sa... una storia così non è che la cancelli con un colpo di spugna o un battito di ciglia.
Io non ho voluto dimenticare... ho allora replicato... perché c'ho visto un'opportunità, trasformare il dolore in vita.
Ah però, una bella resilienza!
Già... ma più che bella, valida e non solo resilienza, bensì strategia mentale.
Non passa giorno che io non dica a me stessa... fu quel che fu, ansia, angoscia e sofferenza... è quel che è, qualche acciacco, un minimo disagio ma pure serenità... sarà ciò che sarà, e intanto avrò vissuto l'ultimo quarto come mai avrei pensato.
E torno a sfidarlo, e lo guardo negli occhi ogni volta che percepisco da parte sua quasi un "messaggio in codice", forse per intimorirmi... e comunque non gli riesce e continua a perdere colpi, perché dopo nove anni ormai l'idea invecchia, si fa debole ed è l'ombra di se stessa, pure se continuerà a vivere con me.
Il mare non si esaurisce di fronte agli scogli, si fraziona in onde che continuano imperterrite, ricordando sempre perché esiste e proprio per questo non potrà finire.

giovedì 7 marzo 2019

TRASPARENZE



Castelmezzano e Pietrapertosa, in provincia di Potenza, due località arroccate ai piedi delle Dolomiti Lucane. Meta non scelta a caso per questo Mercoledì delle Ceneri, per sentirsi più vicini al Cielo, pregare in silenzio, e apprezzare maggiormente quelli che sono i veri doni, le bellezze naturali e la vita per poter goderne. Perché è vero, col trascorrere del tempo e l'arricchirsi di esperienze si va oltre ciò che pare essere scontato.
Così Castelmezzano, tra i rami degli alberi ancora spogli, compare in trasparenza come gemma incastonata nella roccia formatasi per erosione eolica. Dislocato su livelli di terreno degradanti di quelle vette da guardare a naso in su. Di sicuro ce ne saranno di più elevate, ma per Noi abituati ai dolci dorsali dell'Appennino, già queste mozzano il respiro. E si prova la netta sensazione, si ha la certezza che non può non esistere un "alto Fattore" a dirigere e guidare la mano della Natura. Montagne che sembrano a tratti modellate a colpi sapienti di scalpello, per altri versi esito di acqua dolcemente scivolata da un secchiello su un vulcano messo su da un bambino in riva al mare. Soprattutto Pietrapertosa di adagia lungo i fianchi di una montagna così, meno scabra ma non per questo meno bella. Ci siamo stati nel pomeriggio, al calare del sole quando la solita trasparenza le donava la tonalità della perla non in piena luce, tra il grigio e il celeste, tra terra e Cielo, quasi "a miracol mostrare".