domenica 30 novembre 2014

BISCOTTI DI NATALE


Detesto subire violenza dalle situazioni. Ciò non toglie che non posso impedire che le situazioni si creino e poi siano. Quindi, "zoppicante" e contrariata pur le vivo e mi reggo e mi appresto anche ad affrontare l'eventuale "onda d'urto".
Sono le "offerte" della Vita... a te l'onore e l'onere di sfruttarle, reinvestirle e trarne guadagno. Per quanto mi riguarda, ho imparato a riciclarle come strategie per evitare tonfi clamorosi o almeno attutiti dal saggio "voltare pagina" al momento giusto.
Stasera questo ho fatto, sono andata in chiesa anticipando la Messa domenicale, dopo aver archiviato metà del giorno in cui mi aspettavo ciò che non è arrivato, ed è arrivato invece ciò che non mi aspettavo. Il tutto completato dal gran da fare del fine settimana e il pensiero del nuovo esame fra tre giorni.
A un certo punto ho detto, basta e sono andata.
Mi ha accolto il canto iniziale della celebrazione... Prima Domenica di Avvento, tempo dell'attesa. Ed è stata subito pace in me. A lato dell'altare, la statua dell'Immacolata, lo sguardo è andato lì... ed è quiete come dopo forte mareggiata. Continuo a... esserci e sentirmi presa. Ascolto, ma confesso che i pensieri ogni tanto fuggono via, non vanno tanto lontano solo a ritroso... al Natale dei miei anni passati. Davvero tanti, a partire dai ricordi di bambina, e sono nenie e bambinelli scheggiati dal tempo, sfere di vetro soffiato e alberi sbilenchi e scheletriti, fagioli e scorze di frutta secca su cartelle scolorite della tombola. E poi i profumi... tanti, di garofano e cannella, vino cotto e vaniglia, mandorle e cioccolato.
Rileggo e sembra solo un elenco. Non è così, ogni parola è come fosse l'incipit di una piccola storia, un periodo vissuto con le emozioni proprie decontestualizzate e non. Nell'insieme una "meraviglia" da sfogliare, mentre mi accorgo di amare la sensazione del tempo che scorre. E per un po' è come non dovesse fermarsi mai...
Si avvicendano le stagioni e ne percepisco le peculiarità, passano le feste e lasciano colori e profumi... ed IO sono qui, ad andare col tempo e nel tempo.
Anche se un giorno ci sarà... non finirà quello che provo, l'ho condiviso... qualcuno ricorderà.
Mi piace questo pensiero.
Esco dalla chiesa, e vedo che piove. E' bella pure la pioggia... apro con calma l'ombrello.
Mi viene all'improvviso un'idea "bizzarra"... quest'anno farò i biscotti di Natale!

sabato 29 novembre 2014

SIMPATICO CONTAGIO


Sono quasi due settimane che preparo "fiocchi di tenerezza", quasi 60 stavolta... ma sono sicura basteranno ancora, anzi come sempre ne avanzerà qualcuno. Ad ogni incontro siamo più numerosi, però... chissà perché il cestino non resta mai vuoto del tutto. Sembra la "moltiplicazione dei pani e dei pesci". Sorrido a questa cosa, perché se il male c'è non manca mai il bene.
Queste mini-pergamene coi nastrini rossi e blu sembrano messaggi personalizzati, vanno quasi a ruba perché nessuno vuol restarne senza, e poi alla lettura... un ampio sorriso e la frase, "è proprio per me". E ad andare, uno dopo l'altro come anelli di una catena di speranza.
E' un' "immagine" talmente poetica... di una serenità "illimitata"!
Ora il G.A.M.A. è quasi al raggiungimento dell'equilibrio perfetto. All'inizio qualche difficoltà c'è stata per un certo scetticismo e diffidenza sugli incontri.
Ci si lamentava di parlare sempre dei medesimi argomenti... cancro e sue conseguenze, terapie e controlli... quando invece bisognava rimuovere, parlare di altro, non vedere persone malate... divertirsi perché del futuro non si è certi e poi c'erano già i propri problemi, perché farsi carico anche solo mentalmente di quelli altrui?
E' chiaro come in tutto questo "giro di parole" fosse ben visibile la "non accettazione della malattia".
Oh bella... verrebbe da dire... Chi mai può accettarla? Già solo l'idea è fuori logica umana, destabilizza... fa paura. Vorresti scappare in un posto lontano, dove malattia e morte sono escluse a priori... raggiungere il "paradiso" senza tappe intermedie.
Ma così non può essere e non serve nemmeno mettere la testa sotto la sabbia o tenerla "bella alta" tra le nuvole, dico sempre... TUTTO VA COME DEVE ANDARE, ed è diventato il mio "motto", e magari potrà esserlo pure per qualcuno altro... rivisitato, corretto e infine fatto proprio.
Preferibile è "avvelenarsi a piccole dosi"... lambire le realtà dolorose, portare un sorriso a Chi le ripetute prove l'hanno spento... trovare nel "segno" di un periodo il senso di una Vita intera.
E potrà sembrare strano, così anche la paura a poco a poco viene meno e pure se non va via del tutto appare sopportabile.
SI VIVE... e SI RIDE fino alle lacrime... e SI PIANGE ma non da soli.
Ed è qui la grandezza della cosa... uscire fuori dal male più grande che logora la voglia di vivere e la forza della mente, la SOLITUDINE.
Ed è bello farlo in un simpatico contagio di positività.

venerdì 28 novembre 2014

DEDICATO A CHI MI VUOLE BENE...


... e si preoccupa per me. Già, proprio così, mi rendo conto che non sempre è al di fuori visibile ciò che nel Cuore è. Una serenità di fondo, una gioia cauta ma persistente che un giorno, al momento della "rinascita" fu vera e propria euforia. Ridevo per nulla e niente mi mandava in crisi. La vita riprendeva come un "gioco nuovo", e qualche contrattempo o inconveniente domestico mi vedeva muovere come fossi per quella volta sola l'interprete-chiave di una recita scolastica.
Questa mia costante condizione d'animo si percepiva da ciò che all'epoca scrivevo, pagine di "gioiosa quotidianità". Col tempo qualcosa è cambiato, non molto... niente di grave, sono solo cresciuta e la mia è diventata "serenità consapevole". Non più "fragorose risate" contenute di numero per forzata necessità, ma tanti tantissimi sorrisi, di quelli che rasserenano e riportano alla vita normale e più o meno tranquilla di ogni giorno. Per questo anche le mie pagine non sono più sempre leggere, sembrano quasi scritte da un'altra persona... Chi mi legge dall'inizio sa che così non è, Chi è lettore di tempi recenti si preoccupa per me, perché mi vede "troppo presa", ancora dentro e qualche volta pure annaspante.
Allora per quest'ultimo ho deciso che ogni tanto pubblicherò di nuovo una "pagina antica" spensierata. Sarà con tanto di data...
venerdì, 11 novembre 2011
Si può essere addirittura "felici" dopo aver smontato una lavatrice e non essere riusciti a rimontarla?
Ebbene sì! E' ciò che... a giusto diritto... sento di affermare alla fine di una giornata travagliata... faticosa... "distruttiva" nel vero senso della parola.
E pensare che oggi il bucato non era in programma! Ma chi me l'ha fatto fare?! La lavatrice non era neanche tanto piena, poi... sono bastati un asciugamano... un pigiama e due tovaglioli ... che mi son detta, meglio oggi... domani ci saranno anche le lenzuola. E così... posta la biancheria... introdotta la pallina col detersivo... ho chiuso il cestello che nella mia lavatrice "si apriva" (ei fu...) dall'alto. Dopo neanche cinque minuti un rumore di ferraglia ha fatto sobbalzare non solo me ma anche la piccola Biù Biù che dalla cuccia si è fiondata a razzo sotto il letto. Ma che diavolo stava succedendo? Sono corsa in bagno mentre la lavatrice eseguiva il terzo giro "della morte" perché dopo di questo... inesorabilmente... impietosamente si è bloccata.
Che cosa potevo fare? Panico!... Dapprima ho staccato la spina, poi ho aperto lo sportello, e a questo punto... Panico Totale! Perché l'apertura del cestello non si vedeva proprio... era rimasta in basso... incastrata non so dove. Ho cercato di far girare manualmente tutto quel complicato marchingegno, ma l'impresa si è manifestata subito titanica se non addirittura impossibile. Come avrei fatto a riportare "alla luce" il mio bucato? Sarei riuscita nel mio intento o avrei dovuto rassegnarmi... rinunciare a lavatrice e... tutto il resto?
Dopo sconsolati tentativi andati a vuoto si era fatto comunque tardi... Dovevo andare... sbrigarmi... altrimenti avrei perso l'autobus, e per me sarebbe stato oltre il danno anche la beffa...
Veramente "il tradimento" della lavatrice mi aveva alquanto disturbato e piuttosto innervosito e, in un primo momento avevo pensato pure di non uscire... rinunciare. Ma a che cosa sarebbe servito restare a casa in contemplazione di una macchina che m'aveva girato le spalle ovvero ... il cestello? Così mi sono precipitata per le scale giusto in tempo per veder arrivare davanti casa mia l'autobus n. 11. Trafelata mi sono sbracciata, l'autista, bontà sua, si è fermato.
Durante il tragitto per l'ospedale continuavo a... pensare a quell' "accidente", pensavo soprattutto al bucato, ostaggio di una lavatrice senza pietà. Prima di scendere avevo telefonato all'Amore della mia Vita per raccontargli che cosa era successo... " E dov'è il problema?", mi aveva risposto, "la rottamiamo e ne compriamo un'altra", "E i panni?", " Buttiamo anche quelli... che c'mport!? "
Devo ammettere che essere circondati da persone "... che c'mport "(ricordate, una delle "mie amiche"?) aiuta molto, è uno sprone notevole a dare la giusta valutazione ad ogni cosa, però... nonostante questo... "No, mio caro... ai panni non rinuncio! E poi ci sono le tue camicie nuove", "Beh... se ci tieni tanto alle mie camicie... dai... stasera risolviamo il problema... basterà mettere fuori il cestello. Porto a casa gli attrezzi, le chiavi speciali, vedrai... salveremo almeno i panni". Meno male, pensavo... bisogna solo aspettare a stasera. Ma il bello doveva ancora cominciare.
A sera, armati di tutta la buona volontà... mio marito con i suoi attrezzi speciali ed io con la massima pazienza siamo partiti al recupero della biancheria perduta. Iniziava così il braccio di ferro con la macchina infernale. Ad una ad una le viti venivano via, palesandosi più numerose del previsto. Quando credevi che fossero finite ne spuntava subito un'altra, mimetizzata... quasi a farti un dispetto. E poi, bulloni su bulloni. Ma quanti bulloni può avere una lavatrice? In breve tempo ci siamo trovati con innumerevoli viti sparse un po' dovunque, sulla mensola sotto lo specchio... sulla scarpiera... sul pavimento. Tutto intorno i pezzi sparpagliati, in disordine. E del cestello? Neanche l'ombra. Sembrava sigillato, chiuso in una cassaforte.
Alla fine il compagno della mia Vita non c'ha visto più e ha cominciato a prenderla a martellate, la lavatrice... poi ha tagliato i fili... ha girato e voltato quella carcassa con la forza della disperazione, e ad un certo punto... quando non ci credevamo ormai più... il cestello ha ceduto... è venuto fuori... e ha rassegnato le dimissioni.
Aveva cercato di resistere, forse per ottenere un'altra possibilità... ma come potevamo concedergliela dopo quello che c'aveva fatto?

mercoledì 26 novembre 2014

PER ME MEGLIO TROCCOLI, CAVATELLI E... UN PRESEPE FAI DA TE


Premetto, non è un indovinello né un mio pensiero, diciamo pure... è una citazione, condivisibile o meno ma degna ugualmente di riflessione.
Comincio spiegando... per Chi non sa... che cosa sono troccoli e cavatelli, soprattutto i primi. E' un tipo di pasta fresca spesso fatta in casa, molto simile a spaghetti ruvidi e angolati, o "alla chitarra", a voler essere più tecnici e precisi. I cavatelli sono un po' noti ovunque, e quindi non mi dilungherò.
Si potrebbe domandare che cosa c'entrano sia gli uni che gli altri in queste mie ultime note del giorno. E anche se stavolta può sembrare strano, è cosa questa che faccio sempre, parto da lontano, in pratica dalla fine per tornare indietro e così spiegare qualsiasi concetto, anche il più profondo. Pure se tocca gli aspetti semplici e normali di una quotidianità.
In reparto ho incontrato un'Amica che imprevedibilmente avevo visto all'ultimo incontro del G.A.M.A., ripeto... imprevedibilmente perché tante volte l'avevo invitata ma aveva sempre glissato.
Sai... le ho detto... sono stata felice che ti sei convinta a venire.
E Lei, altrettanto imprevedibilmente mi ha risposto...
Ed è stata la prima e l'ultima volta. Non verrò più.
Lì per lì sono rimasta di stucco, e ancora... perplessa, poi ho cercato di capire, senza trascurare la Sua storia anzi ripassandola a mente con rapidità.
Sono venuta per curiosità, non nascondo di averlo fatto con poca convinzione, ma ne parlavate tutti con tale entusiasmo che ho voluto provare. E' tutto bello, bravissime persone sorridenti e serene, ma per me non può andare. Sono dieci anni che combatto e posso dire di aver raggiunto un certo equilibrio anche aiutata dalla mia grande famiglia. Voglio distrarmi, non pensarci... fare altro. In un gruppo così si ride, è vero, ma le lacrime sono sempre lì, nascoste e ricacciate, basta una parola o un ricordo... no, per me non va bene. Sai che ho fatto domenica, visto che stavo così così? Ho preparato troccoli e cavatelli, ma ne ho fatti così tanti che li mangiamo anche oggi. E poi... fra un po' sarà Natale. Sto frequentando un "corso di presepe"... si, hai capito bene... un corso dove si impara a creare con le proprie mani un presepe con qualsiasi materiale.
Ho pensato... quest'anno lo farò impastando farina e acqua... sarà di "pasta", non so ancora se dolce o salata. Deciderò al momento... secondo il "mio momento"...
Quando l'ho salutata, le ho detto grazie. Mi ha risposto...
"Ricorda, fai sempre e solo quello che ti piace. Qualcosa per TE, soprattutto. Non è più tempo di "accomodare" la propria vita agli Altri".
Così, c'ho pensato tutto il giorno... c'ho pensato fino a questo momento.

martedì 25 novembre 2014

C'E' SEMPRE VENTO MA... MI TENGO FORTE


Proprio una telefonata... oggi, avrei dovuta farla io ma sapevo che serviva il tempo giusto per capire ed elaborare, infine accettare un'altra "bastonata".
Esattamente il contrario di ciò che è stato fino ad ora.
Una telefonata che mi ha fatto un mondo di piacere... come sempre e Lei lo sa, e ogni volta poi, tutti quei ricordi di un piccolo tratto di percorso fatto insieme, come il "cancellino" che facesse sparire da Mente e Cuore tanto dolore. E anche se così, esattamente non è stato perché per Lei c'è un altro inizio... confortano il pensiero che va a quei tanti giorni e la reciproca comprensione che solleva dal senso di solitudine.
Ha raccontato e sfogato angoscia e rabbia... manifestato questa nuova ansia per qualcosa che dovrà affrontare e conosce... si e no.
Le ho ripetuto che so le sensazioni, il velato ricordo me le riporta, anche se inopportuno sarebbe da parte mia dire che riesco a calarmi nei suoi panni.
Il Tempo è grande "medico", nulla può contro le cicatrici che restano indelebili, ma lenisce le ferite.
Ci siamo congedate con una data... ci rivedremo al prossimo incontro del G.A.M.A., e poi c'è sempre quel "sospeso" al bar dall'estate scorsa. E quello che doveva essere un gelato preso assieme, sarà magari una cioccolata calda.
L'importante è darsi sempre appuntamento, e soprattutto impegnarsi a rispettarlo. E' anche questo un modo come un altro per resistere alle "folate di vento" improvviso, puntare i piedi, abbracciare un albero per non perdere l'equilibrio col rischio di cadere.
Certo se cadi, puoi rialzarti... ma col vento, quello forte che trascina, l'impresa è ardita ed incerta. Meglio aggrapparsi... e se poi si è in due, meglio ancora. Forza e coraggio e tenacia opporranno la resistenza che occorre.
Ciò che oggi abbiamo fatto Noi Due con quella conversazione.
La telefonata, la presenza giusta al momento giusto... e che lo dico a fare?! Anche stavolta c'è stato CHI c'ha pensato... perché ancora nessuno fosse solo e pur assordato dai "tonfi" del vuoto intorno, riuscisse a sentire quello che il Cuore dice sempre e instancabilmente.
Continuare ad... amare senza la pretesa di capire fino in fondo, sperare, fare progetti e poi dimenticare quello che è stato, per poter affrontare il "nuovo" che è come il "vecchio", noto si... ma fino ad un certo punto.
E il vento un po' si placherà, e porterà con sé leggeri i desideri... come pistilli di un soffione.

lunedì 24 novembre 2014

VOGLIA DI TENEREZZA


E' una sensazione che si fa strada piano col passare del tempo. A volte quasi mi sgomenta se non addirittura mette timore.
Sento fortemente che questo mondo mi appartiene, tutto... con i suoi pregi e difetti, voglio esserci perché è vita ed io la vita la amo, eppure a tratti me ne sento respinta. Tante sono le banalità, le assurde contese per nulla, gli affanni che debilitano e non si concludono, le cattiverie gratuite. Il motivo è uno solo... dimostrare di esserci o meglio imporre la propria presenza, non importa se a scapito della sensibilità altrui.
Ed è a questo punto, dopo che tale consapevolezza viene comprovata più volte, che io mi sento come fossi di passaggio e non vorrei esserci più, perché mi è sempre più difficile far finta di nulla o replicare facendo valere il mio punto di vista, con garbo magari ma pure fermezza.
Ma poi... perché devo e voglio... ritorno alla realtà sia pure in modo diverso, e strategicamente per un po' mi rifugio nei ricordi, quelli teneri della mia infanzia, quando tutto era più genuino o per lo meno era visto con occhi da bambino.
Stasera, ad esempio mi è capitata sotto gli occhi la "ninna nanna" di Mary Poppins, la "canzone della cattedrale". Mamma mia... sono passati ben 50 anni!... una vita.
Ricordo che mio padre ci portò al cinema per vedere questo film, portò me e mia sorella di tre anni più piccola. Fu una festa per noi... per giorni ci svegliavamo cantando... basta un poco di zucchero e la pillola va giù... e cominciammo pure a costruire case per le bambole con le scatole di scarpe, e a riempire fogli con pensieri e disegni che riportavano al film. Una gioia autentica, pura... troppo bella. Si smorzò tre mesi dopo, con la scomparsa improvvisa di quella sorellina di 8 anni.
In un giorno fui "grande", e ripensando a quel film mi veniva da piangere, ma non mi sentivo triste.
Era solo voglia di tenerezza. Come questa sera.

domenica 23 novembre 2014

GENTILEZZA


Comincio così stasera... con "gentilezza", perché oggi più che mai penso non sia mai troppa, fa bene, riduce ansia e timori... fa sentire amati. E procede in "doppio senso non alternato", ovvero vantaggio per Chi la dona e Chi la riceve.
Se fosse presente a tutti i livelli, questo mondo andrebbe certamente meglio pur con l'imperfezione e gli errori umani. Si riuscirebbe persino ad accettare l'eventuale incertezza del futuro, se gentilmente presentata... non sarebbe incoscienza ma propensione ad aprire uno spiraglio alla speranza.
Penso a quanto mi è stato riservato solo ieri e poi ieri l'altro ancora, e ancora e ancora andando indietro nel tempo fin da allora... da "quando tutto cominciò", e presi ad accorgermene che la gentilezza è proprio un dono di quelli più importanti che "aggiustano" una vita mentre sta crollando o aiutano a trovare il verso giusto per la lettura di un foglio lungamente alla rovescia.
Vero è che non del tutto è stato "gratuito", umilmente mi predisponevo ma la cosa non era forzata perché l'arroganza da me non era di casa, un po' per indole ma anche per necessità.
Eppure ci fu un episodio che vissi con incredulità e sgomento, e proprio in un momento di grande debolezza.
Erano passate 48 ore dall'intervento di ricostruzione e venne il medico in camera per liberarmi dal drenaggio. Guardò la tabella che era appesa al letto, e senza neppure guardarmi in faccia, mi chiese o mi ingiunse a bruciapelo... oggi tornate a casa!?!
Risposi con garbo che era impossibile perché non ero in condizioni idonee... mi sentivo come mi fosse passato sopra un TIR.
E che pensavate?!... è sempre un intervento. Questa fu la sua risposta, come se avessi scelto di fare quell'operazione per "vezzo".
Quindi si apprestò per togliere il drenaggio... io ero sdraiata sul letto con le braccia lungo i fianchi, forse ritenne che non meritavo altre parole, neppure quelle indispensabili all'invito di mettere in alto il braccio destro, perché di scatto me lo alzò lui, facendolo urtare contro la spalliera del letto. Sulle prime pensai di aver sognato, poi di essere stata causa involontaria dell'accaduto... mi vergognai per lui.
Mentre la mia compagna di stanza andava ripetendo tra sé e non solo...
Fosse capitato a me, sai quante gliene dicevo sulla faccia!?
Pensai... allora è tutto vero... e questa volta di lui provai gran pena.
Concludo con un pensiero che trovo calzi a pennello, è di persona degna di fede, Madre Teresa di Calcutta...
"Preferirei commettere degli errori con gentilezza e compassione, piuttosto che operare miracoli con scortesia e durezza".

sabato 22 novembre 2014

HO PRESO LA MIA STELLA


Ci sono riuscita ancora, anche questa volta a prenderla al volo mentre mi volava su ed io non la vedevo, perché distratta dalle nubi grige all'orizzonte.
Due mesi di una tosse strana ed insistente sono bastati a farmi credere che lei, la "mia buona stella" avesse deciso di cambiare direzione.
Non sono proprio andata in panico perché non posso permettermelo, però i sentimenti "messi per iscritto" hanno preso a non coincidere con le azioni giuste. Bei discorsi ma pure lunghi silenzi... sguardo distratto anche se col sorriso, questo... sempre.
Mi è tornato allora il ricordo di quel particolare "girotondo" in cui mi era parso di essere dalla malattia in poi... Chissà se avrei girato ancora a lungo.
Ricordo da bambina quando vedevo i compagni mettersi in tondo per girare velocemente... poi sempre di più e all'improvviso sedersi di colpo a terra. Chi non era stato veloce in quell'azione veniva espulso.
Guardavo... desiderosa di partecipare ma poi pensavo che sicuramente non ce l'avrei fatta coi tempi, ero troppo lenta e non all'altezza della situazione. Succedeva intanto che mi invitavano ad entrare e ne ero felice perché in quel momento mentre Altri guardavano dall'esterno io "condividevo" l'impegno con i "privilegiati" come me... così bastava uno sguardo d'intesa e i tempi erano quelli giusti. Ero quasi sempre tra i "sopravvissuti".
Quella "intesa" era solo per "pochi" e Noi soli, in quel gioco allegro ma pure un po' crudele perché ad esclusione, conoscevamo i tempi e le modalità.
Ora... sarà perché in quel "cerchio" ci sto da un po', ho resistito un'altra volta e senza cenni di intesa.
Un cerchio che a fasi alterne diventa ampio e poi si stringe, ma vede sempre meno volti noti, mentre io mi sento sempre più una "sopravvissuta", serena e mortificata nello stesso tempo.
Così lentamente, quasi come ultimo tentativo per trattenerla, stasera ho salutato ancora quella Stella andata in Cielo un mese fa, mentre nella mano stringevo quella mia che temevo non fosse più per me.

venerdì 21 novembre 2014

CURIOSITA' E MERAVIGLIA


Anche se è un periodo naturalmente percorso da "venti" in contrasto, continuo a... crederlo con forza. Ogni giorno è un dono.
E come quando avevo preso a sorridere, prima poco convinta, e poi sempre di più, così adesso... se dico che per me è un regalo, poi riesco ad approcciarmi con occhi curiosi e ben predisposti alla meraviglia della scoperta.
Stamani sono stata in "turno straordinario", nel senso che ho accompagnato per una visita, un'Amica che non ha neppure la compagnia di se stessa. Mi sentivo un po' svogliata a causa dei pensieri che affollano la mia mente a causa dei controlli periodici, poi... come si suol dire... mi sono data una "mossa" e via, partita.
"Che... stai un po' giù?", ha chiesto l'Amica in questione... oddio, mi sono detta, chissà che faccia ho...!
"Ma no, che dici? Io non sto mai giù", cosa tra l'altro vera, magari posso essere solo un tantino assorta ma nient'altro. Per questo ci tenevo che non apparisse grande e pesante come un macigno quello che in realtà per me era solo un sassolino, del genere che con la punta della scarpa fai volare via e non lo vedi più.
Abbiamo così cominciato a parlare nell'attesa, poi lo sguardo si è appena alzato giusto il tempo di riconoscere ed essere a sua volta riconosciuto... ma sei proprio TU?
Ma no... sei tu!
E poi di fianco a Chi parlava, ancora... TU?
E in quel momento mi è venuto quasi da ridere, perché avrei voluto rispondere con quel verso di una nota canzone di Battisti... ma non dovevamo vederci più?
Eh già, il tempo è passato... di persone ne ho conosciute davvero tante, alcune ci sono, altre non più... altre le ho perse di vista. Pure i luoghi d'incontro sono cambiati, e può capitare... come oggi... di ritrovarsi con qualcuno dopo tanto tempo davvero.
E' "meraviglia" per un incontro senza appuntamento, proprio nel giorno giusto perché sia rinverdito un ricordo che conforti e faccia ben sperare per "domani". Un altro giorno da affrontare con "curiosità"... perché io sappia se posso o devo ancora continuare a...
E il resto, se sarà... andrà da sé.

giovedì 20 novembre 2014

IL MIO AMICO DAGLI OCCHI AZZURRI COME IL CIELO


Sempre in quell'ambito dove ho preso a dilettarmi di scrittura, in questi giorni si pensa ed argomenta sul tema... "Amicizia".
Nell'immediato entusiasta, poi mi sono arenata come sempre succede quando sono da toccare le corde dei sentimenti, perché si rischia facilmente di cadere nel "trito ritrito scontato".
Frasi fatte e retorica noiosa non "calzano" a pennello, se in mezzo c'è un Cuore che si rinnova, e poiché per me l'Amicizia è la forma sublime dell'Amore, come per questo non vale granché il "colpo di fulmine", così un'amicizia perché possa dirsi tale, ha bisogno di tempo, condivisione, percorso fatto insieme, fin dove porta la via...
E così pensando mi è tornato in mente un Amico tra "quelli miei speciali... che contano".
Guardando quegli occhi difficilmente si poteva sbagliare giudizio... erano occhi che parlavano da soli. A cominciare dal colore, di un celeste carico ma con un che di languido, come può apparire il cielo di tarda primavera visto attraverso un cubetto di ghiaccio... il ghiaccio si scioglie e le gocce rendono quel cielo sereno punteggiato di lacrime minuscole, triste e rassegnato.
Quando lo conobbi, ciò che mi colpì di lui subito, fu proprio lo sguardo che a prima vista sembrò freddo e distaccato, di chi volutamente rimaneva fuori da ogni conversazione, preferendo la compagnia dei propri pensieri. Infatti parlava pochissimo, limitandosi ai saluti quasi impercettibili, e non era raro scoprirlo mentre assorto fissava il vuoto. M'incuriosì molto quell'atteggiamento perché non sembrava connaturato alla sua persona, come l'avesse trovato addosso forzatamente, non per scelta ma dopo aver dimenticato com'era stato un tempo.
Poi un giorno si aprì una piccola breccia per merito di una battuta e il suo volto s'illuminò appena per un breve sorriso e fu l'inizio del suo ritorno al mondo.
La volta seguente andai oltre la soglia... gli portai un "pensiero", dei biscotti all'amarena. Sulle prime stupito, li accettò con un sorriso, questa volta più aperto... "... sono buonissimi... vedi se piacciono anche a te, poi mi dirai". E lo lasciai solo.
Un giorno entrando lo notai subito, seduto in attesa nel corridoio, con gli occhi rivolti verso la porta. Mi salutò per primo.
Mi sorrise, era contento... bastò questo.
"Hai assaggiato i biscotti? Erano buoni?"
E lui, con gli occhi appena un po' sgranati, lucidi all'improvviso, "Caspita, se li ho assaggiati... tutti me li mangiai!", rispose così, tradendo le sue origini siciliane, la sua città natale Palermo. "Te ne porterò degli altri, allora..." Sorrise ancora ma solo con gli occhi.
Trascorse del tempo, e un'altra volta ancora, senza quasi accorgermene mi trovai ad ascoltare la sua storia. La storia di una vita semplice e serena che ad un certo punto aveva preso ad essere difficile e tormentata... di un matrimonio che ben presto conobbe la gelosia al posto dell'amore... di due figli nati chissà come e di altri non nati chissà come... di soprusi, violenza a se stesso... infine di grande silenzio.
In seguito mi resi conto che mi aveva scelto come unica depositaria delle sue più intime confidenze.
Tra poco più di un mese sarà un anno che non c'è più... si spense che mancavano due giorni a Natale.
Avrei potuto esimermi, nessuno avrebbe replicato di sicuro nemmeno notato... non volli semplicemente mancare.
Quando si è insieme su una via e la si percorre con la dinamicità e le pause imposte dal cammino, se uno dei due si ferma perché è stanco o addirittura non potrà più riprendere la strada, non è che si tira avanti senza voltarsi, facendo finta di niente.
Mettersi in gioco con la forza della condivisione e del sostegno implica grande responsabilità, poi c'è l'affezione che non è per scelta, viene da sé e non chiede nulla in cambio.
Anche se tanto restituisce in guadagno. Te ne accorgi dopo, quando fai i conti con Te stesso e vedi che quel che c'è intorno è, dell'esistenza vera e dei sentimenti, l'equivalente in spiccioli.

mercoledì 19 novembre 2014

LA REALTA' CHE SI DILATA E SI TRASFORMA


Mi sveglio ogni giorno con la curiosità vera... ha detto oggi un' Amica, e mi ha dato spunto per riflettere. Un pensiero dietro l'altro, in successione mentre pure mi guardo intorno, come sempre.
Stamattina ho ripreso coi controlli di routine... ero lì ad aspettare che mi chiamassero, e c'erano madre e figlia che attendevano pure per la TAC, visibilmente tese, soprattutto la mamma. Ad un certo punto ho visto convocare all'interno la ragazza... quando è uscita mi è parsa più tranquilla rispetto a prima, mentre la madre, che fino ad allora aveva misurato a passi lenti e quasi strascicati il corridoio, si lasciava andare sulla sedia di fronte alla figlia. Qualche minuto dopo ha preso a piangere, non a singhiozzi, ma piano e ogni tanto si asciugava gli occhi con le nocche. "Ma'... che c'è?", le ha chiesto la ragazza mentre si alzava e si avvicinava a lei per accarezzarle i capelli, poi la fronte e le guance. Lei ha fatto spallucce, e poi l'ha tirata a sé cingendole la vita.
In quel momento ho avuto la netta sensazione di un doppio stravolgimento di ruoli... la figlia che diventa mamma di sua madre, confortandola come se fosse quest'ultima a stare male, cosa più logica... e invece è il contrario. Alla fine si riprendono, ma intanto la realtà già di per sé dilatata per effetto della sofferenza, appare trasformata.
Stessa cosa per una figlia alla prese con una seconda recidiva che si è trovata a fronteggiare un medico scorbutico non per sé, ma in difesa di suo padre con un attacco di ipertensione. Oggi mi chiedeva... ma può essere, io ho tanta paura per quello che mi sta succedendo di nuovo, eppure ho alzato i toni perché ho visto mio padre spaurito. Ne sono ancora capace?
Da parte sua, tutta la meraviglia di riuscire a cavare forza da un pertugio di vita, quasi impossibile come un ragno da un buco.
E alla fine anche per me curiosità, stupore e commozione...
Essere sempre riconosciuta e ricevere sorrisi... sentire da qualcuno che ha pensato di riferire a me per prima la cosa più importante in quel momento... e poi sapere di una mamma che ha fatto bella e ha "cullato" per l'ultima volta la sua figlia "grande".
Lei, forte di fronte ad una realtà stravolta e innaturale davvero.
Situazioni al limite del paradosso che vedono il "Tutto logico" trasformarsi nel suo contrario... e viceversa.

martedì 18 novembre 2014

AMARSI PIU' DI PRIMA


Eravamo tantissimi al Nostro incontro quindicinale, ogni volta è un piacere ritrovarsi e constatare che stiamo diventando un' "ambita scoperta".
Altri volontari, medici e pure specializzandi, oltre che naturalmente nuovi pazienti, si affacciano incuriositi, forse anche timorosi, sicuri di trovarsi di fronte a visi tristi ed occhi lucidi... e poi restano spiazzati da Tutti Noi dalle mille risorse.
Ormai da sparuto gruppo andiamo confermandoci in qualità di Associazione Onlus in piena regola, e tanti sono i progetti in cantiere e grande e crescente è la voglia di fare. E poi di coinvolgere... condividendo ogni esperienza e momento di vita, perché ognuno non si limiti a pensare di vivere e si spinga invece oltre... alla forte ed emozionante sensazione di esistere. Perché nessuno possiede il tempo, ma Tutti devono viverlo il loro tempo, senza sprecarlo.
Questo è in sintesi il messaggio di Ada Burrone, scomparsa a luglio di quest'anno dopo essere sopravvissuta al cancro per ben 45 anni.
Mastectomizzata da giovane, aveva sofferto per la mutilazione ma poi aveva reagito colmando il vuoto della mammella con tutte le cose che avrebbe voluto fare, senza più remore e con il coraggio di osare, e così aveva scelto di vivere la gioia e non il dolore.
E' questa la strada che fa soffrire di meno, dona una sorta di giovinezza... fa vivere più a lungo. E infatti Ada non dimostrava la sua vera età... a 80 anni più di uno gliene dava una quindicina di meno, ovvero il solito rovescio della medaglia se la si lancia nel modo giusto.
Stasera, guardando questo video mi sono ritrovata tantissimo. Nelle parole, in quel sorriso... nei pensieri e nelle strategie. Tutto riportava alla Vita, afferrata nell'attimo che sfuggiva ad ogni controllo, a volte vituperata, maltrattata e poi per un improvviso lampo di genio, colta come unica, meravigliosa opportunità.
E cosa bella... non solo per sé, averne ricavato "entusiasmo" per recuperare, dopo una lunga e sofferta "gavetta".

lunedì 17 novembre 2014

DOVE E' FINITA QUELLA CHE ERI?


Quel giorno era andato via con un mezzo saluto, anche perché io lo avevo "congedato" in malo modo. Dopo un paio d'ore era tornato, e in mano aveva una foto... dove l'aveva recuperata, non lo so. Nemmeno la ricordavo più.
Scherzosamente e con un pizzico di ironia, tutto fatto per sdrammatizzare e riportare equilibrio, si avvicina e mirando la foto, esclama... "Ma dove è finita la dolcezza che mi ha fatto di te innamorare?... "
A questo punto l'ho guardato al di sopra delle mie lenti da miope... e Lui poi ha replicato... "Beh, meno male... gli occhi sono sempre quelli, dolci da impazzire...", ho abbozzato prima un mezzo sorriso che subito dopo è diventato ampio, quasi una risata.
Non posso dargli torto, a volte non mi riconosco neppure io... poi ritorno in me, è vero... però intanto una "mezza delusione" l'ho data a Lui e a me.
E' che Noi, 048 non per vocazione, siamo imprevedibili, lunatici, in alcuni casi persino difficili da gestire, e questo a qualsiasi stadiazione di malattia. Durante o dopo, cambia poco... giusto qualche sfumatura.
Presi dal continuo senso di precarietà, vulnerabili oltre misura, sempre tesi come corde di violino, pronte a spezzarsi al primo "pizzicare" un po' più energico o sbagliato. Tutto questo siamo Noi, ed io che mi riconosco in pieno, offro il mio appoggio a quelle mogli e pure a qualche marito che lamentano un cambiamento, il sentirsi all'improvviso "estranei" ai compagni scelti per la vita.
So che cosa succede nella mente e nell'animo di Chi accetta e subito dopo non accetta più... si passa dall'euforia alla tristezza profonda, dalla sonora risata alle copiose lacrime. Prende l'ansia e lo sconforto... la paura di quel che sarà.
Necessita davvero un gran lavoro su se stessi, e solo da "protagonisti". Chi è accanto può far da "suggeritore", ma solo quando ci si dimentica chiaramente la "battuta".
Con garbo, senza strafare e mai stancarsi. E sempre con la "santa pazienza" dovuta, in nome di quel che era e si è poi "apparentemente" smarrito.

domenica 16 novembre 2014

QUANDO IL BUIO E' AL DI QUA


E capita pure che vengano meno le parole, forse perché troppo a lungo si è mantenuto il silenzio. Anche se non volevi, e in un certo senso sei stato costretto. Poi non sai come riprendere il discorso interrotto a poco a poco, tanto simile al lento spegnersi di una candela... ma si tratta solo di respirare profondamente e poi lasciar andare un debole alito perché si riprenda, ed è così che comincia, sia pur tremula, a prender forza di nuovo la speranza per Chi, all'improvviso si trova al buio.
E non è solo una metafora.
Buio... buio pesto, energia elettrica staccata, niente da mettere in tavola, sfratto da una pseudo-casa, e se non bastasse... ripresa della malattia.
E le istituzioni? Nicchiano, perché a detta loro... non sapevano nulla. E ora che lo sanno? Nicchiano ugualmente, perché non sta a loro, ci sono gli organi competenti...!
Ah... ma quanto mi piace questa parola, COMPETENZA!... ma di che? Competenti in che cosa? Ma c'è un titolo di alto livello che qualifica al pari dell'ascoltare il Cuore e far funzionare 4 rotelle cerebrali? IO, francamente non lo so, non lo capisco e forse faccio bene a non sforzarmi più di tanto.
Giusto per non perdere altro tempo... che di tempo, a stare ad aspettare ce n'è ben poco.
Così è meglio darsi da fare nel Nostro piccolo, che è davvero esiguo però funziona, perché non ci sono porte a cui bussare ripetutamente, sorrisi tirati di compiacenza, promesse vuote, e poi di sicuro, a uscio chiuso... lo sbuffare scocciato per l'ennesima "noia" capitata proprio all'ora del caffè.
Si dice, ed io ne sono profondamente convinta, che non si può restare indifferente alla sofferenza altrui... qualcosa si deve fare, e senza delegare altri, accontentandosi di una coscienza alleggerita.
L'acqua arriva a bollore solo alla fine... comincia dal fondo il "fervore" che mette in moto l'intera massa.
Noi ci impegniamo in questo... pazienza, se a disposizione abbiamo solo un "pentolino". E' colmo fino all'orlo però, e con la "fiamma" giusta, faremo certamente prima.

sabato 15 novembre 2014

E ANCORA UNA VOLTA CHIUDERO' GLI OCCHI.


Gli occhi li avevo chiusi anche ieri sera per addormentarmi, poi riaperti più volte durante la notte al pensiero che avremmo dovuto alzarci prima del solito e senza... energia.
Eh già, "storia di una sospensione annunciata", giusto il tempo per qualche legittima imprecazione prima di cominciare senza... energia elettrica.
Sarebbe mancata di buon mattino fino al primo pomeriggio, e Noi c'eravamo ben organizzati... doccia appena svegli, cancello e portone aperti, cappuccino e cornetto dal bar per colazione.
Nonostante ciò qualcosa di quel "sistema" di cui diciamo non essere più schiavi, è andato in tilt, e oggi è stata lo stesso una giornata strana, come vissuta in sogno... come non vissuta.
Stamattina al solito sono stata in ospedale con i miei Amici, tra "quelli che contano", poi con un'Amica cara che deve ritrovare la forza del suo splendido sorriso, e dopo ancora a casa e al telefono con mia figlia e pure con un'altra persona, che non volendo mi ha riportato ad una realtà non proprio rose e fiori, che solo in apparenza non mi appartiene. E sono tornati rimpianto e solitudine, e ricordi, di quelli che il pensar comune vuole cancellati.
Mi viene da dire che stavo meglio quando stavo peggio.
Ma perché l'essere umano si ricorda dell'altro solo quando è tragedia? Perché è costretto o per curiosità, poi chiude la porta dietro di sé e tutto è come prima... non lo riguarda.
Vero è che ognuno ha la Sua vita... ed allora se di nuovo fosse tragedia vorrei Tutti fuori dalla mia, a costo di una grande sofferenza.
Per trovarmi da sola a riflettere e riscattare qualche mia leggerezza ... per cadere e rialzarmi con la stessa facilità con cui ogni sera mi addormento per svegliarmi di nuovo al mattino.
L'ho letto da qualche parte e mi ha colpito perché in quelle poche parole non c'è soltanto la saggezza indiana ma un'intrinseca serenità, la comprensione del senso della Vita...
"Ogni notte, quando vado a letto, muoio. E l'indomani mattina, quando mi risveglio nasco di nuovo."
(Mahatma Gandhi)
... e così cade o almeno si ridimensiona il mito della Morte che non fa più paura.
Man mano che i miei pensieri trovano risposte, esco fuori dal sogno e mi pare sempre più reale questo giorno, anche se ormai alla fine.
Ecco che cosa mi è mancato oggi... isolarmi coi pensieri e dar loro voce. Le tensioni accumulate non giovano alla mente, la malattia mi ha insegnato a scaricarle gradatamente ma con costanza anche se con inevitabile sofferenza, ma allora si trattava di ME... ed era più semplice. Chiudere gli occhi e fare un salto a piè pari... oltre poteva esserci il vuoto o un soffice prato... l'aspettativa era la stessa.
Quando poi d'altro tipo è l'ansia e venuta meno la causa, si dissolve... Ti senti come svuotata... un sacco pieno per metà che a mala pena si regge dopo essere stato preso a calci.
Ancora una volta... di nuovo.
Possibile che solo in me sono rimasti certi ricordi?

venerdì 14 novembre 2014

ANCORA L'ESSENZIALE. PERCHE' RESTI IN ME


E' strano... ma succede proprio quando i tempi si allungano e il traguardo si avvicina, che senti come sfuggire qualcosa tra le mani, o sbiadire l'immagine che non hai mai voluto perdere di vista. Per tutto il tempo che Ti è stato dato.
Sarà per quel "frastuono" inutile intorno che assorda e porta a dare importanza al superfluo, aumenta così, l'ansia per il superabile, si fiacca la forza e la determinazione comincia a porsi degli interrogativi.
E si perde di vista l' "Essenziale".
In uno degli ultimi incontri del gruppo cui appartengo il facilitatore lo ha ripetuto, quasi scandendo l'intero pensiero... lasciarsi scivolare tutto di dosso, vivere giorno per giorno, tenere conto solo dell'essenziale dopo averlo appreso e ben stretto in pugno.
Per questo, anche se a tratti posso sentire che non va, mi reggerò per non perdere l'essenziale.
Continuerò a... essere ancora più attenta al "prossimo" perché è l'Altro che è in me.
Come fossi davanti ad uno "specchio" ritroverò antichi timori e lacrime lente, allontanerò i primi e asciugherò quel pianto, ne ricaverò energia per entrambi.
Andremo sullo stesso percorso, perché non si dimentica è vero, ma si procede ugualmente con speranza, insieme...
Sempre insieme, da soli non si va da nessuna parte, meno che mai si ritrova la "luce" che aspetta all'uscita.
E l'aria che sentiremo entrare ed uscire dai polmoni, sarà prova evidente che c'è vita in Noi... ci siamo, più o meno forti, determinati si e no, comunque vivi e consapevoli di esserlo.
Il "vento" farà il resto... porterà via, come un turbine fa con le foglie secche o avvizzite, l'inutile che occupa spazio, ingombra e impedisce all'animo di levarsi in leggerezza e ritrovare così positività.

giovedì 13 novembre 2014

E IL CONFORTO VIENE DALLA VITA STESSA

E la Vita continua anche quando dopo tanto riflettere, decidere e non decidere, si accusa la stanchezza, si sente un vuoto dentro. Che poi è meglio sia così, che tutto proceda nella normalità assoluta, quel che capita peserà assai meno.
Vero è che a volte vorresti fermare il Mondo, il Tempo... anzi, volentieri torneresti indietro, ma non puoi Tu farlo, né gli altri stare lì a guardare o soffermarsi su quello che provi, perché appunto... la Vita continua.
Qualche giorno fa ho incontrato una nuova Amica...
Bella donna, aspetto risoluto, sguardo vivace, e... tutti i capelli sulla testa.
Anche per lei, mastectomia ma senza ricostruzione né possibilità di farla in futuro, semplicemente perché l'ha rifiutata.
"Mi chiedono perché non ho voluto, dicono che ho sbagliato, dovevo farlo almeno per mio marito. E che mi interessa di mio marito... che c'entra lui con le mie decisioni e il mio legittimo desiderio di ridurmi le sofferenze?"
L'ho ascoltata quasi senza replicare... in parte aveva ragione, e forse non si era persa nemmeno granché, questo è a parere mio, di persona che la ricostruzione l'ha fatta.
Mi ha detto che era il primo ciclo di chemio a cui si sottoponeva, ma il primo di una nuova terapia, perché l'altra non aveva funzionato come doveva... ed era pure passato già un anno.
Per giunta adesso si sentiva sgomenta perché quello che non era successo la volta precedente, le avevano detto, sarebbe accaduto nelle prossime settimane. Avrebbe perso i capelli. Questo, dopo un anno di "illusioni" non riusciva ad accettarlo.
Con la malattia credeva di aver già dato tutto e il suo contrario... sofferenza e lacrime... gioia e sorrisi. Non avrebbe patito più perché aveva imparato a guardarsi dall'esterno, come fosse un'altra persona, quindi ad amarsi perché le era più facile donare ad altri i sentimenti. Pensava, ora ci sono e solo questo conta, voglio continuare ad... esserci e devo concentrarmi su questo.
Era riuscita a vivere nella piena normalità, senza lamentarsi né caricare i familiari di inutili ansie.
La stanchezza per tutto quello che aveva passato e fugaci pensieri erano stati accantonati per le problematiche delle persone a lei vicine. Tutto ciò affinché per loro fosse sempre tutto a posto...
Ora, improvvisamente si rende conto che non è così... sono tornati i suoi problemi e pur non volendo, deluderà i figli, e darà ansie e timori all'amore della sua vita... mentre cerca di riprendersi la vita di un tempo.
Un Tempo che inevitabilmente ed inesorabile va... perché, si... la Vita continua.
Qualcosa perciò deve fare, lei non può fermarsi.
E con le lacrime agli occhi, ha concluso, "... no, non aspetto. Nel pomeriggio esco per una parrucca".

mercoledì 12 novembre 2014

IL TEMPO CHE OCCORRE


E' un po' quel che accade alla nuda terra... spoglia e a volte persino arida. Poi si frantumano le zolle, si rassoda il terreno e diventa più soffice... pronto per la semina. Si semina in autunno e i frutti arrivano con la bella stagione... quando non ci pensi più.
E forse per il G.A.M.A. il gruppo di auto-mutuo-aiuto oncologico di cui faccio parte in più vesti, la stagione dei frutti è arrivata. Sono ben 4 anni che opera, e in realtà pensiero e speranza di arrivare a questo, non hanno abbandonato mai nessuno di Noi.
Le difficoltà oggettive non sono mancate, ce n'è ancora qualcuna da superare, ma comunque è una realtà bella e concreta... un gruppo di supporto psicologico per favorire il benessere olistico dei pazienti e dei familiari anche attraverso attività culturali e di svago.
Per tutto il tempo ci sono stati momenti particolari, possiamo dire pure di crisi... quando si è trattato di affrontare "temi tosti", come l'evento della "recidiva", e ancor di più la morte e l'elaborazione del lutto.
Farsi capire si sa, non è davvero tanto semplice... a volte si pensa di essere lineari, chiari nel porgere perché convinti di ciò in cui si crede e della bontà degli intenti, e troppo spesso si dimentica che non siamo Tutti uguali. Ognuno fa parte di un contesto... ha un Suo vissuto ed un bagaglio di esperienze, magari nell'immediato pure con sofferenze fisiche e morali e può capire solo quello che vuole, non ciò che davvero è ma appare "trasfigurato" dalla Sua emotività e anche dalla mente in quel momento ostica e affatto recettiva.
Allora occorre fare alcuni passi indietro, con grande attenzione e premura affinché si resti comunque in equilibrio e non venga meno quello che si è costruito.
Con scarsa accortezza e forti delle proprie sicurezze, dopo un esordio discretamente felice si rischia un "tonfo", entrare nello "spazio intimo" senza essere invitati.
Involontariamente, molte volte stava per alzarsi una "barriera"...poi, un sospiro di sollievo... e l'equilibrio della "simmetria" è stato sempre ritrovato.
Oggi il G.A.M.A. Oncologico diventa Associazione Onlus, e dopo il lungo e faticoso tirocinio, si promuove come qualificata e largamente riconosciuta medicina complementare, in risposta a bisogni e vissuti. Essa si fonda sull'evidenza scientifica che l' "ESSERE INSIEME" e la "FORZA DELLA MENTE" sono ottimi alleati della medicina ufficiale nel percorso di cura.
Ché ognuno nel relazionarsi con l'Altro, possa aiutare se stesso e non solo a scorgere il "leone" nascosto sotto le mentite spoglie di pavido gattino.

martedì 11 novembre 2014

SI PUO' COGLIERE ALTRO

E ritrovarsi ugualmente, magari sotto un altro aspetto che metta in luce una sfaccettatura in più.
Penso pure a quel giochino dove si uniscono i numerini fino a delineare una figura. I punti pur distanti alla fine portano a capire di quale immagine si tratta, prima solo intuita.
Da un po' mi sono fatta coinvolgere in un "gruppo" di scrittura, dove attenendosi a poche regole con qualche licenza, è possibile mettersi in gioco, in un certo senso, alla prova con argomenti diversi, per la precisione 2 a settimana, stabiliti a turno. Temi da prendere o lasciare, se opti per il primo... ti devi cimentare come meglio sai come meglio credi.
Diciamo che fino ad ora me la sono cavata abbastanza, era tutto un po' nelle mie corde... poi son venuti fuori la "passione" e l' "eros", e se per la prima ci sono riuscita per il rotto della cuffia, per l'altro mi sono sentita un tantino spiazzata. Sia ben inteso, non è che abbia a riguardo atteggiamenti puritani o bigotti... passione ed eros in un'ottica sana "gridano" alla Vita, e Noi di vita parliamo e per la vita continuiamo a... sperare, solo che io li vedo entrambi complementari e importanti "corollari" dell'Amore. Se parlerò d'Amore saranno impliciti, non da intuire ma esplicati con espressioni di pacata sensualità, ugualmente dolce e appagante.
Da giovane donna, nel pieno dell'innamoramento ho amato anche io, un po' a modo mio ma provando quelle sensazioni uniche e speciali che tutti conoscono. Ora da donna che tanto giovane non è più ed è passata per un'avventura dai "molteplici effetti collaterali", continuo ad... amare, sempre a modo mio, con un po' di fantasia e tanta ironia. Non ho rimpianti per quelle sensazioni uniche e speciali, perché le vivo ancora elaborate dalla maturità di pensiero e sentimento.
Così stamattina è stato sufficiente pensarci per qualche minuto, e qualcosa ho messo giù, un acrostico.
Un breve componimento dal titolo... pacato, e 5 capoversi che cominciano con le lettere del tema assegnato... L... E... R... O... S
A Voi giudicare. E siate clementi, Vi prego... la mia autostima ringrazierà.
EMOZIONE
Lasciarsi andare, finalmente...
Estasi infinita,
Raffinato piacere,
Oasi dove i cinque sensi tutti
Si ritrovano a sublimare la loro ragion d'essere.

lunedì 10 novembre 2014

UNA SFERA DI VETRO SOFFIATO


Qualcuna se ne vede ancora con l'approssimarsi delle feste, in mezzo a mucchi di ogni colore ma di meno pregiata plastica.
Adagiata su sottile carta velina, leggera... quasi possa frantumarla col solo tocco, prima che sia il tempo giusto, quello di fare bella mostra di sé sull'abete.
La sfera di vetro soffiato è uno dei ricordi più cari e vivi della mia infanzia. 
Ogni Natale ne spuntava più di una nuova, perché all'Epifania precedente si riponevano gli addobbi e si contavano gli spazi vuoti nelle scatole. Per il solito "polverizzarsi" annuale delle sfere di vetro soffiato... tutte bellissime, trasparenti o colorate finivano miseramente in frantumi al primo tremore di un ramo. A volte bastava passarci davanti a passo un po' più svelto... addirittura respirare profondamente a bocca aperta.
I ricordi tornano all'improvviso quando si vivono stati d'animo particolari. E' come se l'animo stesso cercasse rifugio nel ricordo, un modo per sentirsi meno strano o stranito, sarebbe più giusto dire.
Così è successo al mio, che avvertendo per un po' la sensazione di perdita di un riferimento, si è sentito come una sfera di vetro soffiato, per giunta trasparente che non può nascondere nulla nemmeno coi colori brillantati. Ne ha persi troppi in questi ultimi tempi, e piano piano li sta riprendendo, tempo ci vuole ma riacquisterà i riflessi originali.
E' bastato aver aperto la finestra, un debole alito di vento e la "sfera" ha preso a dondolare e a far temere. Quasi ne sentivo la "melodia" presaga di qualcosa che stava per...
Ho richiuso la finestra... solo così si può fermare una pur debole corrente che se continua alimenta la precarietà dei pensieri, poi con leggerezza ho posto fine al tedioso dondolio, e la delicata sfera dell'animo mio ora è tornata dove e come era.

domenica 9 novembre 2014

VIA COL VENTO... E L'ESSENZIALE CON TE


Il vento...
si leva all'improvviso quando la quiete è profonda. Inaspettato, stupisce e a volte sgomenta perché non si è preparati. Stona con l'insieme, ma va comunque fronteggiato, e magari potrà tornare a favore. Aspettando che passi...
E' chiaramente metafora di ciò che accade, sia accadimento importante, triste o lieto... sia imprevisto di poco conto, di quelli che al massimo comportano un ritardo o un rinvio. Nell'uno come nell'altro caso si tratterà di prendere delle decisioni, assumere posizioni chiare che non destabilizzino e in cui ci si possa ritrovare.
A patto di riconoscere il proprio stato e di valutare la possibilità di un eventuale cambiamento.
All'essere umano a volte piace "sfrenatamente" autocommiserarsi e soprattutto attribuire ad altri la responsabilità di "quel qualcosa che non va", quindi diventa cosa ardua assai arrivare alla decisione e alla definizione di sé.
L'ho detto altre volte e lo sostengo sempre con forza... a volte è una situazione estrema che dà una brusca virata a quello che è stato.
Io... ad esempio, da sempre grande timida ma altrettanto sognatrice... mai all'altezza delle situazioni nel mio immaginario e di continuo pronta a conservare nel cassetto progetti e sogni, mai avrei pensato di diventare così come sono... di pensare qualcosa e metterla in atto subito, immediatamente. Ora mi è facile dire...tanto che ci perdo?
Dopo la "nota batosta" Chi mi assicurava di poter avere altre occasioni, opportunità?
Avevo avuto sempre un sogno, la scrittura, da ragazzina scrivevo racconti strappalacrime con un lieto fine "mascherato" perché secondo me era di maggior effetto, ma poi li nascondevo con cura sotto pile di libri perché nessuno li leggesse e ridesse di me. "Maggior effetto" comico... appunto!
E così abbandonai quella mia aspirazione... poi la malattia ed ecco la "rivincita" con tutte queste pagine che dissemino ovunque.
Cartaceo e tecnologico sono spazi per "materia di Vita" da plasmare, riordinare per suscitare emozioni universali.
E' pretenzioso? Può essere... ma mai dire mai, e intanto ci provo perché ho in mente un progetto che, se le cose andranno come penso e spero, potrà anche superare le mie "non troppo modeste" aspettative.
Quanto è elettrizzante la gioia dell'osare!
All'improvviso senti gli occhi addosso di Chi finalmente guarda senza pensare che sei una "povera illusa" in quanto tale non ti mostri tanto vai sicura. Qualcuno resta a bocca aperta e poi rinuncia a capire.... perché, diciamocela tutta e in gran sincerità... troppi sono i limiti dell'obsoleto pensar comune. Mentre per me che ho sfiorato il fondo, eliminata un po' per volta la zavorra che mi tratteneva, è giunta l'ora di lasciarmi andare al vento, quello buono non troppo sostenuto. Ce la farò perché ho solo l'essenziale.

sabato 8 novembre 2014

A VOLTE IL CAOS


E oggi è stata un'altra di quelle giornate in cui davvero mi sono sentita al centro di un vortice, una spirale... col capo che girava sempre più veloce a causa di pensieri simili in crescendo. Per quella malattia di cui resta intatta la crudeltà, l'assoluta mancanza di rispetto nel colpire, pur con tutti gli sforzi e il continuo discorrere di positività e speranza.
Non bada ad età, sesso o condizione... arriva improvvisa e silente, priva della lucidità e getta, almeno nell'immediato, nel buio della paura. E spesso non si contenta di farlo una volta sola, e arriva la seconda e, perché no... pure la terza o la quarta... e voglio fermarmi qua, perché non assalga l'angoscia.
E così stamattina ho visto Anna, ancora... stavolta a capo nudo nel vero senso della parola, ma più bella che mai. E' giovane e bellissima, e ora non si maschera più, leggera affronta quell' "ostinato" per fargli vedere di che cosa è capace... col Suo sorriso, uno dei più belli che io abbia mai visto. E continua a... essere "custode dell'armonia" del proprio corpo. Nonostante tutto.
Poi... avevo appena indossato il camice, sono uscita nel corridoio e ho ritrovato anche la signora, cosiddetta "araba", dai Suoi foulard annodati sapientemente e in modo sempre diverso, dalla serenità contagiosa e l'entusiasmo trasbordante. Ho stentato a riconoscerla, ora ha i capelli ma sorride a stento...
"...non lo so, ho avuto un crollo... dovrò ricoverarmi. Ma passerà, sicuro... passerà", e mi ha salutato con un bacio mandato al volo sulla punta delle dita, come quel giorno che mi aveva ringraziato per la scatoletta di latta con i brevi pensieri sulla speranza. Aveva visto quei foglietti di cartoncino rosa, arrotolati e legati con un nastrino d'argento e si era commossa.
"... pensa, adoro le scatole di latta, ne faccio collezione. E questa che mi hai regalato sarà il pezzo più prezioso..."
Ci sono rimasta molto male a vederla così, fiacca e mortificata... vulnerabile. Leggera e tremante, come una foglia al vento.
E non bastava, certo... quando tutto si concentra, non è mai troppo. Nel pomeriggio la notizia di un'altra Amica che non ce l'ha fatta... e a seguire il ricordo di Lei, il Suo essere pacato e la convinta voglia di riprendersi per tornare a lavorare. E non essendo operabile si portava dentro tutto il Suo male, non solo fisico.
Insomma, oggi è stato il caos dentro e intorno a me. Domani comunque dovrò decidermi per l'ennesimo "colpo di reni" e drizzarmi, perché confusa non arrivo da nessuna parte.
Deve tornare l'armonia e quell'equilibrio, frutto di strategie, piccole gioie e preghiera, perché sia serenità pur col monito di non abbassare mai la guardia.
E' così...

... IDEALE


Lo so, è davvero bizzarro cominciare con dei puntini di sospensione già nel titolo, ma se avessi messo l'articolo determinativo sarei finita nella pseudo-filosofia, con l'indeterminativo avrei fatto riferimento a tutt'altro, restava un sostantivo a scelta tra tanti, ma davvero non avrei saputo quale.
Eh già, perché è da una vita che per Altri sono... l'ideale. Tranne per me stessa, ma solo fino a qualche anno fa.
Sono stata la primogenita di più figli, e volente o nolente ne ho sentito la responsabilità.
Devi dare l'esempio... mi veniva detto, e così non ero tanto vivace, ma in compenso tanto studiosa e di conseguenza tanto silenziosa. "La figlia ideale" quindi, quella che non dà problemi se non quando sta male, ma questa è un'altra storia.
Crescendo sono stata pure "l'amica ideale" di tanti ragazzi maschi, e logicamente per loro non "la fidanzata ideale", perché da quel punto di vista non mi si filava nessuno.
Poi finalmente c'è stato Chi... dopo aver tanto cercato... ha visto in me "la moglie ideale" e mi ha sposato, e poi mi ha reso "la madre ideale" dei Suoi figli.
Il carattere mite di fondo e sempre più accomodante col tempo, ha fatto sì che fossi "la nuora ideale" (ma se ne sono accorti troppo tardi), "la cliente ideale", "la vicina ideale". Persino quando mi sono ammalata, medici e infermieri mi definivano "la paziente ideale".
IDEALE... che parola impegnativa.
L'ideale è uguale a se stesso, ed io da un po' in continuo divenire, non posso e non voglio esserlo uguale a me stessa.
Sono IO ma con sfumature diverse.
Serena e a volte cupa. Solare ma pure pronta a dare tuoni e scatenare fulmini.
E poi mite con quel po' di crepuscolare che dona "la giornata ideale" di un qualsiasi autunno.

giovedì 6 novembre 2014

ANCHE IO?


E' una domanda che martella i miei pensieri da qualche giorno, ma probabilmente girovagava latente da tempo.
All'improvviso è venuta fuori d'istinto l'altra sera, sempre durante l'incontro col gruppo di auto-mutuo-aiuto.
Si parlava di quanto fosse importante fare proprio il "senso di appartenenza", che ognuno sentisse il peso della responsabilità, l'essere indispensabile l'uno per l'altro. Tramite la condivisione infatti, di stati d'animo ed emozioni, come pure di soluzioni e strategie di sopravvivenza, mentali e non, davvero si crea una "rete" insostituibile per non sprofondare. Il resto... informazioni, teorie, saggi discorsi, visibilità... fa da "cornice", ma il centro del tutto, il "dipinto" resta la singola persona che prende colore, anzi ne assume le varie sfumature, rapportandosi con gli Altri.
Si parlava di questo appunto, e il Nostro facilitatore ha sentito il forte impulso di esternare un Suo pensiero, che era pure un'emozione, consapevolezza acquisita... chissà, dopo un'attenta auto-analisi. Perché pure Lui è un essere umano, sarà andato in crisi qualche volta... non è che sia sempre facile ragionare di vita e speranza con Chi spesso si incaponisce, e testardamente rifiuta quel "salto di qualità", punta i piedi e si limita a batterli sul posto. Esercizi di riscaldamento inutili, per una "gara" che si considera persa in partenza.
Dicevo allora... (ahimè, come al solito mi perdo) ah, si... il Nostro Amico ha pronunciato quasi con voce sommessa... "... perché ognuno di Voi è la mia ragione di vita".
Una frase che non ci si aspetta da uno psicoterapeuta, psiconcologo, insomma da un "camice bianco"... è seguito allora un applauso commosso, ho applaudito pure io mentre quella mia voce "dentro" si faceva meno flebile e prorompeva in...
Anche io?... sono anche io la Tua ragione di vita?
La mia storia di paziente oncologica è a un punto dall'essere considerata alla sua conclusione, come "statistica docet". Agli occhi di tutti appaio forte del mio sorriso, capace di strategie e parole giuste al momento giusto... vale quindi anche per me quella risposta allo stesso bisogno, ad un'uguale esigenza di affetto, esternato, illimitato? Posso essere considerata alla pari di Chi è nel pieno della dura battaglia?
Anche io... perciò?
Chissà perché bisogna sempre toccare questi punti estremi di dolore, per capire la profonda esigenza di ognuno... il diritto di essere amati. Ma soprattutto il non dover intuirlo o immaginare, e invece sentirlo addosso sempre, caldo e tangibile. A vista, come una seconda pelle.

mercoledì 5 novembre 2014

DA CHI NON PENSI IL TONO DI COLORE...


...giusto, quello che serve a completare l'armonia di un "insieme".
Momenti, incontri, pensieri e progetti che si susseguono con vivacità e regalano entusiasmo, nella mente poi si dispongono in ordine approssimativo ma non perdono "smalto". Aspettano solo quel tocco in più che farà la "differenza", permetterà di capire che si è sulla strada giusta... si può, si deve e niente è troppo. Tutto è cominciare, perché la "base" è buona e il "punto di partenza" valido.
Sono scoperte e considerazioni che come al solito elaboro dopo le mie "infusioni per l'anima", oggi ne ho preso il meglio.
Entrata in una stanza, mi sono subito resa conto che l'eterogeneità non solo caratteriale dei 4 pazienti, avrebbe richiesto un po' più di impegno da parte mia nell'ambito dell'ascolto.
Un solo uomo e tre donne, di cui una inizialmente, per come si è presentata, aveva dato l'impressione di voler mantenere le distanze. Mai fidarsi delle apparenze, in un senso e nell'altro, perché ero sul punto di sbrigarmela in fretta, non per me piuttosto per non creare disagio, quando proprio quella signora dai presupposti distanti, ha preso a conversare in modo tanto amabile da lasciarmi senza parole. E non è che questa cosa sia tanto facile... chi mi conosce, lo sa bene.
E ha raccontato di sé una storia "ricca" di cultura e tradizioni, determinazione e coraggio... voglia di andare avanti e farcela ad ogni costo... "perché non me lo posso permettere da sempre. Ho cresciuto due figli da sola, ho insegnato e contemporaneamente sono stata imprenditrice, malata da 20 anni non mi sono mai fermata. Anzi ho studiato pure il cancro, imparando termini tecnici e nomi di farmaci, ho partecipato ai convegni, e così non ho mai avuto paura. Tutto per continuare a... vivere, perché non me lo posso permettere di mollare. Ho quasi 70 anni, e si meravigliano che io sia ancora in giro, si aspettavano che morissi da tempo... compresa una ienetta di nuora che non fa mistero dell'antipatia che nutre nei miei riguardi. Devo farcela anche per questo... per non dargliela vinta. Continuare a... deludere chi si illude di vedermi morta a breve scadenza. Faccio tutte le terapie possibili, ufficiali e non ufficiali, ma soprattutto curo la mia persona, nella mente e nello spirito, mi guardo allo specchio e dico, ci sono... e va bene così.
Ma sai, ti sto guardando... e penso una cosa, mi sei simpatica. Sei una volontaria sui generis, tu... ascolti e parli, i sorrisi sono giusti e guardi negli occhi la persona che hai di fronte. Complimenti... mi piaci. E se oggi starò un po' meglio del solito, sarà anche per merito tuo".
Sono andata via sorridendo... un po' di "azzurro cielo" aveva completato l'insieme.

martedì 4 novembre 2014

LE "RISORSE" MIE... E NON SOLO


Poco fa pensavo a come dare inizio ai miei soliti "pensieri della buonanotte", a conclusione di questa giornata più "viva" delle altre. Meglio definirla così, viva... che laboriosa o stancante. D'altra parte non ci stancheremmo se non fossimo vivi, quindi il "termine" ci sta tutto e pure con grande soddisfazione.
Pensavo appunto a come iniziare, e spontaneo è stato immaginare il Nostro "percorso" da 048 non sempre liscio, simile a quelli di un tempo... fatti di strade tortuose, erte, lastricate di pietre... poco agibili. Si viaggiava su carrozze a cavalli, ed ogni tanto bisognava fare pausa alle stazioni di posta per far rifocillare le bestie, dare loro il cambio e non solo.
Ecco per Noi, su quel tratto di strada capitato per caso, è lo stesso. Ogni tappa o momento richiede una sosta, riprendere fiato per ricominciare e proseguire. Ricorrere a risorse palesi, scovarne altre nascoste per ricavarne forza e determinazione... perché non bastano mai, soprattutto quando ti si scheggia "lo zoccolo duro" del coraggio.
Così stasera al terzo incontro del gruppo di auto-mutuo-aiuto, siamo andati Tutti Insieme alla ricerca di tali risorse, per ognuno diverse, a seconda del vissuto o della stadiazione di malattia.
Anche stavolta, seduti in cerchio... luci soffuse... dolci melodie di sottofondo, per rielaborare la propria "esigenza di fondo", e poi... condividerla in serenità. Liberamente l'hanno fatto in molti... i figli e la famiglia in genere sono stati i "punti di forza" più numerosi, ma anche il desiderio di essere tra gli Altri, la Fede e la preghiera non sono mancati.
Il mio riferimento, la risorsa per cui forse sono ancora qui a "far danni" bonariamente... è la "scrittura" ma non solo, è anche quella voglia instancabile di "trasmettere entusiasmo", l'entusiasmo che pensavo di non avere eppure mi trascina ogni volta rinnovato, quando ho da condividere un pensiero o una storia o un progetto. Come quello prossimo venturo, non solo mio ovviamente, perché dovrà essere una gioia realizzata... e gioire da soli, che gioia è...?
E ora... in via del tutto eccezionale... condivido anche una delle musiche ascoltate stasera. E' una melodia rilassante, i più anziani la ricorderanno come colonna sonora di un vecchio spot di "Carosello"... giusto appunto quello trovato da me.
Smorzate le luci... chiudete gli occhi... e fatevi cullare dalle note del Primo movimento dal Peer Gynt di Grieg.

QUALCOSA DI DIVERSO... (divagazioni semiserie per allenare Mente e Cuore)

Con la consapevolezza che la Vita non è mai tutta nera né bianca...
abbiamo da farcene una ragione. Viviamo comunque a colori.

SAPIENTE TECNICA DI COLORE
Il Bianco di un velo da sposa,
il Rosa e l'Azzurro di due fiocchi sull'uscio.
Il Verde di speranza mai persa.
Pur coi mezzi toni, connubio quasi perfetto...
comunque passione ben spesa.