venerdì 30 settembre 2016

LA COERENZA


Udite, anzi meglio leggete, ché questa espressione mi è venuta più che di getto.
La Coerenza è un abito per tutti i giorni, firmato e non va tradito. Non è adorno di fronzoli, molto semplice e a taglia unica. Chi lo indossa con convinzione, lo fa bello senza ipocrisie.
Queste espressioni elementari e spontanee nascono dall'aver ascoltato troppe volte parole contrastanti ai discorsi nei discorsi. E pensare che parevano così convincenti. Insomma così non è stato, almeno da una parte... dall'altra invece sono stata confortata da alcune affermazioni che non mi aspettavo...
Scusate... ho detto, rivolta a due Amiche interrompendo la conversazione. Pochi istanti prima qualcuno si era fermato a salutarmi... scusate, ma ogni giorno è così. Non arrivo ad indossare il camice che sto già all'opera senza rendermene conto.
In realtà non è la veste che mi investe di un ruolo, ché poi ruolo non è. Seguo il Cuore che non ha compiti, ma va seguendo l'ispirazione del sentimento autentico che non ha eguali. L'Amore Incondizionato. Eppure non avrei mai pensato di esserne capace, ed ancora non me ne capacito...
E' inevitabile... ha replicato una di Loro... qui sei importante.
Io... importante?... e avrei voluto sprofondare. Una delle poche cose che ho conservato della mia antica natura è proprio questa. Non ho mai amato mettermi in mostra, sgomitare per essere la "prima della classe", anzi. Sarà stato per questo che pur bravina a scuola, nessuno mai me ne ha dato merito. E veramente non mi interessava nemmeno. Stessa cosa ora.
Certo. Sei famosa. Ti conoscono Tutti. Si parla di Te.
A questo punto mi sono sentita tutta un fuoco in viso. Arrossire per un complimento come un'adolescente? Non proprio. Piuttosto coerente con il "pensiero motivante".
Quello che faccio e come lo faccio nasce da un profondo desiderio e da un'esperienza che ha permesso di metterlo in atto. Tutto nell'intimo, per niente proclamato. Resto coerente. Non mi interessa altro. Potessi farlo sotto altro nome, lo farei senz'altro. Non è "apparenza".

DA UNA RUOTA PANORAMICA



Rappresentazione nuova, descrizione diversa di questo "Nostro Mercoledì" trascorso fuori dopo una settimana di fermo.
Una bellissima giornata di primo Autunno. Tiepida, tersa... dai profumi inequivocabili di stagione e dalla luce rassicurante. Qualche nube sulla via, ma abbastanza distante da non preoccupare.
E così siamo giunti a Vasto, una città che non conoscevo e che ho trovato assai bella. Un mosaico di delicata bellezza. Un mare stupendo.
Un po' di palchi qua e là... quelli da cui piccole orchestrine un tempo regalavano musica nelle ville comunali... e qualche giostrina. E poi, proprio al centro della piazza antistante il castello, una grande e colorata ruota panoramica.
La mia "attrazione" preferita, l'unica che non mi perdevo mai da ragazzina, e anche più avanti quando qualche volta ci sono salita con i miei bambini. Quando si arriva nel punto più alto e si ferma, il dondolio della piccola navetta e il soffio d'aria diverso mozzano il respiro, e intanto lo sguardo abbraccia in una sola volta tutto quanto può.
Oggi, quella ruota era ferma ma immaginiamo se così non fosse stato. Di certo sarei salita, e quando fosse arrivato il momento avrei potuto ammirare l'ampia spiaggia lambita da piccole onde in progressione, la vastità di Punta Aderci, e rientrando... i vicoli medievali, le strade regolari, le chiese e i campanili... tutto dall'alto.
Scrivo ed è una sensazione strana. Sarà forse a causa dei pensieri contrastanti di questi ultimi giorni, sarà perché così doveva essere... mi sembra quasi di descrivere un sogno.
Intanto guardo gli scatti di questa giornata.
Un panino e un grappolo d'uva come pranzo vista bosco... per due volte un caffè e qualche dolcetto consumati allo stesso bar. Il Nostro "confrontarci" rilassato di tutti i mercoledì.
Sono certezze queste, inconfutabili. Come le bellezze carpite con uno sguardo solo da una ruota panoramica.

mercoledì 28 settembre 2016

UNA BELLA SORPRESA... e il ricordo della "caramella rossa"



A gennaio saranno 4 anni che sono in reparto da volontaria ufficiale. Senza titoli importanti ma con grandi competenze umane, acquisite nel corso del tempo... il mio tempo qui.
Penso di aver vissuto pienamente la mia esistenza grazie a quest'ultima parte più che in quella che l'ha preceduta. E quanti doni...
Me ne rendo conto giorno per giorno, e ne sono grata. Anche se sono le persone che incontro a ringraziarmi con parole e gesti.
Stamattina mi ha colto di sorpresa... una bella sorpresa. Chiedo venia per il gioco di parole, ma rende bene il concetto... ci sta. E poi, non so perché, immediatamente dopo si è affacciato il ricordo della "caramella rossa". Quella preferita da un paziente che parlava poco, ma aveva un sorriso dolce quanto quella caramella, quasi "profumato" quanto il Suo nome, un nome da donna stranamente al maschile. Non avevo mai sentito un uomo chiamarsi con quel nome, eppure in seguito mi capacitai che Lui non poteva che avere quel nome.
Non parlava mai, dicevo... ma un giorno, grazie al dono ripetuto di quella caramella, sempre e solo quella, cominciò a raccontarsi, ed anche arrabbiarsi, e poi stufarsi mostrandolo chiaramente, e infine concludere... dammi la caramella, va almeno mi passa il nervoso.
Quel giorno me ne andai contenta, qualcosa s'era smosso... fu una sorpresa a suo modo bella per me. Fui grata a Lui perché mi aveva permesso di esserlo anche con me stessa. Combinavo del buono se riuscivo a far sentire meglio qualcuno.
Così stamane... abituale giro, poi arrivo nella stanza dove trovo la mia solita, cara Amica con cui ci diamo appuntamento ogni volta. Oggi non era stato possibile a causa di un telefono in tilt... e già questa è stata una sorpresa piacevole, incontrarla senza sapere della Sua presenza. Poi mi sono allontanata qualche minuto e ho lasciato il mio cestino sul comodino. Tutto normale, no? In effetti...
Però ad accompagnarla era venuta pure Sua figlia, e l'artefice della sorpresa, quella che mi ha commosso, è stata proprio Lei. Ha scattato una foto al cestino, e al fiocco che aveva scelto. Un pensiero rosa shocking.
Al mio ritorno a casa, ho aperto fb e mi ha accolto la foto, con dedica. Mai sorpresa fu dono appropriato al momento. Poco prima ero stata presa da un turbine di pensieri, un po' delusa altrettanto sfiduciata. In un attimo quella foto aveva dato una risposta ad una domanda non esplicitamente espressa.
Ora a chiara voce invece, dico... grazie. Sempre e per sempre.

L'AMORE CHE GUARISCE


E' quello stesso che ricarica, dopo essersi presentato sotto le mentite spoglie di una dura prova.
E' quella seconda "opportunità" che coinvolge progressivamente più persone, impedisce di occuparsi d'altro, non dà possibilità di scelta. Una volta che si è imboccata quella strada d'Amore, si va fino in fondo, avvolti da Energia inesauribile. Finché la realtà darà ragione, pure con poca speranza, contro ogni evidenza.
Conosco una persona così presa e innamorata di sé come genitore, che fa tanta tenerezza. Non è un Narciso, eppure si specchia negli occhi di Sua figlia. Ama la Sua vita, ma non esita trascurarla per "cullare e accarezzare" quella di Sua figlia. E' un poeta, sognatore... di ogni pensiero colto al volo un appunto, per non dimenticare. E non farsi scordare.
Non si stanca mai, è sempre in prima linea ad incoraggiare, portare armi e cartucce, andare avanti di continuo. E' Amore in prima persona. Se dovessi raffigurarmelo come "elemento guaritore" avrebbe i capelli bianchi e un paio di occhi azzurri. Sempre pronto, e all'opera. Stakanovista dell'Amore.
Sa bene quanto sia difficile liberarsi dallo spettro del dolore, e comunque lo crede possibile.
Così abbracciando questa eventualità, tutt'altro che irreale, si sente libero di osare. Accogliere e fare propri "pensieri al positivo", raggiungere così quello "stato" tanto simile al paradiso.
Accetta le cose così come sono, le vive come momenti temporanei restando lucido e sereno.
Credendo con forza che qualcosa cambierà. Non può restare così la situazione, non è umana.
Non si ama mai inutilmente.
Se credi nel profondo di quell'Amore, indietro ti tornerà.
Per sempre, come dono, rassicurante ricompensa.
Non può non essere così. Tanta "devozione" per Chi da Te ha ricevuto già il dono della vita, non può non essere riconosciuta, non può non essere gradita agli occhi del Padre dei padri.
Che senso avrebbe allora un cielo pieno di stelle, ora e per sempre?

lunedì 26 settembre 2016

UN "BEL" MORSO ALLA LINGUA


Provvidenziale, direi soprattutto ad inizio giornata, così che per le ore a venire poco ho parlato, meno ho risposto. Tanti "si" e "no" evitati. Non ho dovuto adottare manco la metafora per poter essere accomodante, perché poi non avevo voglia di esserlo... insomma, tutto ok. Completamente giustificata.
La lingua mi doleva... quindi solo qualche cenno del capo, giusto come segno di vita.
Tutto è cominciato con un biscotto troppo inzuppato, masticato in modo esagerato, perciò a vuoto. Il dente, reo incolpevole è finito dove non doveva, e la lingua che in teoria non ha obbligo di obliterazione si è trovata sanguinante.
Che dolore!
Ilarità del mio compagno di vita...
Ma davvero ti fa così male?
Nooo... e che ne parliamo a fare? I miei "accidenti" sono sempre cose da niente. Con piacere gli ho fatto una boccaccia...
Caspita. Esce il sangue. Fai degli sciacqui.
Grazie del consiglio... e intanto è già sparito. Diretto alle Sue mete domenicali. E del resto a me sta pure bene così. Soprattutto da quando sono più consapevole di me stessa, convinta di ciò che faccio e dico. Da quando ho imparato a dire più "no" che "si".
Perché ad essere sincera l'unico "si" pronunciato in tutta convinzione è stato quel giorno di 37 anni fa, quando andai all'altare, degli altri a venire... diciamo... il 10%? E non sono molti, considerati gli anni, tradotti in mesi, ridotti ai minimi termini in giorni.
Comunque "si" per amor di pace ma pure mortificazione d'animo. Sperando sempre di poter riprendere il discorso ed affermare la propria opinione. Niente di più sbagliato... subito o mai più. Me ne sono resa conto col passare del tempo, quando il numero dei "si" è andato aumentando a dismisura, e le "revisioni"? Archiviate per sempre.
Poi arrivò la malattia. Grande opportunità di crescita inconsapevole, quando senti il tempo che ti pressa e la strada diventare sempre più corta.
Io dico sempre che il cancro mi ha regalato dignità e ridato la mia identità che forse neanche conoscevo. Da allora ho fatto un corso da autodidatta, accelerato... ho imparato a dire "no", nell'immediato, a più riprese, non sempre ma molto spesso.
Per dire si, devo essere convinta, coinvolta, completamente presa. Altrimenti la "cosa" non mi interessa, e tutto vada così come deve. Giro pagina.

domenica 25 settembre 2016

DINAMICHE "PERVERSE" INSOSPETTABILI



Potremmo esserne Tutti vittime, se non cogliessimo al volo quell' "opportunità" a volte tanto ben mascherata. Si può cedere subito, quasi all'inizio ma anche in seguito strada facendo, ma più si va avanti maggiormente alto è il rischio di entrare nel vortice delle negatività, espresse in dinamiche perverse insospettabili. Perverse, perché finiscono col fare del male... Insospettabili, perché i protagonisti non pensavano mai di poter cadere in una trappola del genere, così consapevoli e responsabili, eppure si sono trovati in mezzo senza rendersene conto.
L'altro giorno quel tocco lieve sulla spalla, e poi i ricordi legati a tante persone che hanno confidato le loro debolezze del momento... fragilità e stati d'animo in un crescendo di sofferenza.
E tornando a quella giovane donna e alle Sue parole... che cosa devi dire? Io sono dietro di Te... il che era come dire... bada a ciò che dici. Io non voglio sentire.
Espressione di paura radicata, dura a morire.
E poi mentre spiegavo che non aveva nulla da temere, perché alla signora avanti negli anni avrei detto ciò che Lei pure sapeva, aveva aggiunto con mia grande meraviglia...
Sai, all'inizio della malattia gli anziani non li sopportavo, la sola vista mi faceva innervosire.
Forse sarà stata una sorta di invidia latente...?
Certo. Ma non latente. Proprio invidia. Perché pensavo, loro almeno c'erano arrivati a quell'età... io, chissà...
Già, povera piccola... era senz'altro da capire, però non considerava Lei quelle spalle curve quale fardello per tutto il tempo avevano dovuto reggere? Si giudica dall'esterno seguendo parametri convenienti al momento, però... se non si può mai giudicare ancora di più è impossibile esprimere anche solo un'opinione se non si conoscono bene persone e fatti.
Hai ragione. Poi l'ho capito dopo, anzi tutto è venuto da sé con la recidiva. Invidia e rabbia si sono trasformate in una specie di rassegnazione che è più una sorta di comprensione. Mi è rimasta la paura, pure se la voglia di vivere motivata dall'amore che mi circonda, ha dato un senso a questi di mesi di lotta.
Parlava così quella "figlia", e due lacrime le rigavano il volto.
Scusa, ho la lacrima facile io. Adesso però, molto meno di prima.

sabato 24 settembre 2016

LA MIA "MANSIONE"


Sorrido ancora. Quando ho sentito chiedere a me quale fosse la mia mansione avrei voluto addirittura ridere. Ma visibilmente divertita, ho risposto... non ho mansioni.
Ma veramente?!... e la signora è stata colta di sorpresa... veramente dite? E il camice?
Beh, come una rondine non fa primavera, l'abito non fa il monaco, manco un camice fa... una mansione.
Me la sono cavata al solito con le abituali frasi fatte, sono sempre "comode" da usare mentre pensi a cosa dire realmente. E non si può mica sempre avere la risposta pronta, no? Perché è vero, sono una volontaria ma a volte un po' sui generis, sulle righe... e ci risiamo coi modi di dire... ma è così. Forse è per questo che ai più risulto simpatica, perché sdrammatizzo la "mansione".
Senta, signora... mi aveva chiesto non appena mi ero avvicinata a Lei col mio cestino... mi fa la cortesia di chiedere a questi che vanno su e giù e poco concludono, quanto ancora devo aspettare per una semplice puntura? E' dalle otto di stamattina che aspetto...
E per l'ennesima volta sono ricorsa alla solita risposta adottata...
Siamo o no pazienti? Paziente sono stata anch'io e in un certo senso lo sono ancora. E da paziente ho imparato a pazientare. Attendere con pazienza.
E' una parola, signora mia... uno pure si scoccia, si stanca. Per cortesia, vada a dire che se entro dieci minuti non faccio niente, non se ne fa niente. Vado via.
Accanto a Lei, il nipote... con gli auricolari faceva finta di leggere, poi avvertendo la mia presenza ha preso ad ascoltare, e intervenire in mio "soccorso". Una "tosta"... la signora, paziente impaziente con una storia lineare di malattia, non altresì di vita. Eppure oltre della lunga attesa aveva preso a lamentarsi anche del Suo stato di salute nonostante l'età avanzata.
Dai, sei stata fortunata nella sfortuna. Alla Tua età, che tra l'altro porti benissimo, tutto sta andando nel modo migliore. Pensa a Chi vive questa esperienza ed è molto più giovane...
A questo punto, un lieve tocco sulla mia spalla...
Maria, che cosa devi dire? Io sono qui dietro di te.
Mi sono voltata. Era una ragazza dell'età di mia figlia... ora sta vivendo una recidiva.
Già. Bisogna sempre pesare le parole. Fare attenzione, per non rischiare di recuperare e perdere nello stesso tempo.
Dura mansione quella del continuo, precario equilibrio in situazioni tanto delicate. Non si finisce mai di imparare.

TRA TUTTI SPICCA QUEL "FIOCCO" GIALLO



Che cosa mai simboleggia il colore giallo?
C'è Chi gli attribuisce l'invidia e la gelosia, Altri invece la solarità, la gioia, la serena tendenza al cambiamento. Due facce della stessa medaglia, il negativo e positivo di fronte ad una relazione che è pure una situazione.
Chissà come avrà inteso Lei, stamattina... che decisa, uscita quasi da uno stato di torpore, ha scelto il fiocchetto giallo. Poi l'ha stretto in mano con delicatezza, mentre continuava a parlarmi di Lui.
Le cose purtroppo non procedono per niente bene, si sta lasciando andare ed è sempre più cupo e triste. Io l'avevo notato questo Suo cambiamento in peggio già la scorsa volta, tanto che avevo stentato a riconoscerlo, poi era entrata la moglie e mi era stato chiaro Chi fosse.
Gli sguardi di entrambi erano davvero tristi, spenti di sfiducia... avevo cercato di pronunciare qualcosa, e molto poco ero riuscita ad ottenere, un sorriso stentato e tirato. Comunque meglio di niente, e con me a casa avevo portato il ricordo di due volti ormai rassegnati e uno sguardo smarrito ed impaurito, quello di Lui.
Stamane Lei era in sala d'attesa, tra le mani un cruciverba con tutte le caselle vuote. Senza pensarci su, mi sono seduta accanto...
Come va?
Lunga esitazione, poi mi ha guardato con gli occhi smarriti ed impauriti, nuovi per Lei ma che già conoscevo. Mi ha parlato, raccontato quello che ho già detto.
Le ho cinto le spalle con un abbraccio...
Devi trovare la forza di un sorriso, perché Lui possa ricambiarlo qualche volta. Perché riprenda a sperare, anche se è difficile per Te sorridere e per Lui ritrovare la fiducia.
Riesce almeno a mangiare...?
Beh, insomma... non tanto. Per questo integriamo con le sacche.
Non c'è qualcosa che gli piace in modo particolare? Potresti prepararglielo... non so, un dolce per esempio.
Ah, si... questo lo faccio. Anche se non dovrebbe mangiarne. Non me ne importa... pur di vederlo contento per un po'...
Nel dire questo il Suo sguardo aveva perso lo smarrimento e la paura di prima, e istintivamente aveva drizzato contro la sedia le spalle fino a quel momento curve.
Il corpo parla oltre le parole. In quel repentino cambiamento c'era tutta la fierezza di una dignità mortificata e sofferente. Come nella scelta del fiocchetto giallo era implicito il desiderio di tornare alla serenità di un tempo. Che fosse per Lui finalmente un cambiamento in meglio.

giovedì 22 settembre 2016

ADATTARSI NON E' RASSEGNAZIONE


Sono gli accomodamenti della vita a semplificare l'esistenza, non sempre facile, a volte assai complicata. Ugualmente, essere accomodanti non vuol dire piegare sempre il capo e rinunciare a se stessi facendosi una sorta di violenza. Significa piuttosto usare la ragione, escogitare stratagemmi per non restare ostinatamente fissi in una posizione scomoda, infruttuosa che priva della serenità.
Piccoli e grandi inconvenienti spesso ostacolano progetti, contrastano desideri. E' inutile prendersela, conviene fermarsi qualche minuto, fare "inversione di marcia" e poi ripartire.
E la ripresa potrà essere più entusiasmante del previsto. E la giornata ugualmente bella perché "a misura" decisa da Te.
Come questo Nostro Mercoledì appena trascorso... con l'auto da riparare, quindi senza abituale uscita settimanale, e un tempo tipicamente autunnale con pioggia che ci ha impedito di fare almeno una passeggiata nel pomeriggio.
Ma in fondo, una giornata è bella se sei Tu a renderla tale, e un modo c'è sempre perché non manca mai l'essenziale. Sei "vivo"... hai sempre qualcuno da amare... hai Cuore e cervello e tante piccole cose da valutare, s'intende nel modo più giusto... positivamente.
Così stamane... mio marito ed io siamo stati lo stesso Insieme. Filo diretto telefonico, mentre io a casa sfaccendavo e Lui dal meccanico... litigava. Io preparavo il pranzo con maggior cura e Lui... decideva di cambiare meccanico. E di tutto questo, una cronaca precisa e dettagliata minuto per minuto sempre al telefono. Insomma è andata così per tutta la mattinata, poi per consolarci avevamo deciso di uscire nel pomeriggio di questo primo giorno d'autunno per una passeggiata. Manco a dirlo... è scoppiato un temporale, trasformatosi poi in pioggia tipica di stagione. Senza fine. E allora?
Allora... abbiamo deciso di vedere un film a casa. Una commedia che ci facesse ridere, perché di risate c'è sempre un gran bisogno, il riso fa buon sangue e poiché non sappiamo mai del tutto come stiamo messi a salute, meglio fare prevenzione ma senza timore.
Ed è stato davvero un bel film, che ha pure dato spunti di riflessione. La giusta e rasserenante.
E va bene, perché va sempre bene se la prendi bene. Se poi concludi un giorno così con un po' di dolcezza è ancora meglio. Una fettina di torta di mele rivisitata con quello che avevo in casa, e per giunta dietetica... e l'armonia resta intatta. Ché poi alla fine il segreto è proprio questo. Armonia pura e nulla più.

mercoledì 21 settembre 2016

NON CADE FOGLIA...


Comincia così un modo di dire che ormai è radicato nell'immaginario comune.
Non cade foglia che Dio non voglia... il che sta a significare che nulla accade senza un motivo e il volere di Dio.
Se vogliamo, un'affermazione piuttosto azzardata questa, perché ad una lettura affrettata si può intendere che il male e la sofferenza siano per Sua volontà. Chi è credente, però ha un'unica chiave di interpretazione, e vede in quella "foglia che cade" solo l'intervento provvidenziale e salvifico del Padre.
Il Male e il Dolore sono a priori perché fanno parte della Vita, Dio interviene provvedendo all'aiuto per contrastarli ed anche superarli. Un modo c'è sempre, la risorsa per venirne fuori pure, e tante volte tutto avviene senza quasi rendersene conto.
Ho conosciuto una coppia favolosa, di una serenità incomparabile... Lei, un passo avanti a Lui ma coinvolgente tanto da trascinarlo in un sorriso apparentemente forzato e in realtà convinto.
Impegnati insieme in un percorso di Fede ancor prima della malattia di Lui, si sono visti costretti a rinunciarvi a causa degli inevitabili inconvenienti delle terapie. Fino al giorno in cui, per casuali coincidenze e una serie di incontri fortuiti hanno imboccato un sentiero... e non è una metafora... che li ha condotti alla sommità di una collina in un convento con tre frati. Intorno una piccola comunità che si è sentita presa da quel particolare momento della loro vita e a loro si è legata come, se non più di una famiglia. Vivono tutto insieme, le gioie come i dolori, ne ricavano comune serenità condivisibile anche all'esterno...
Ogni volta che andiamo, e accade sovente perché c'è sempre tanto da fare in un convento, non si fa in tempo ad imboccare quella via, tortuosa ed erta, che prende subito un senso di grande pace. Ed è la certezza di non essere mai soli.

martedì 20 settembre 2016

LA BADANTE


O dovrei dire meglio... le badanti. Ne incontro diverse nelle mie mattine all'ospedale, molte omologabili alla "categoria", qualcuna... purtroppo non molte... che le rende onore, riqualificandola.
A tutto titolo, "caregiver"... colei che si prende cura.
Qualche giorno fa ho conosciuto l'ultima, e mai avrei pensato fosse una badante. Premurosa, sorridente, rimboccava il lenzuolo in modo così garbato e mentre lo faceva quasi sussurrava una specie di nenia...
Sei Sua figlia?... le ho chiesto... No, sono la badante...
E non ho potuto che farle i complimenti per quell'amorevole abnegazione che avevo notato.
Niente di che, nulla di speciale. E' come deve essere... ha replicato Lei... altrimenti meglio scegliere un altro mestiere.
Già, peccato che non tutte la pensino a questo modo, e per fortuna quelle poche così "quasi perfette" riescono a mettere in ombra le "mestieranti", più adatte al sollevamento pesi che ad alleggerire pene.
Da un po' di tempo ho pure rivisto una vecchia conoscenza di oltre trent'anni fa. Oggi fa la badante, un tempo è stata una fioraia, quella stessa che allestì il servizio floreale per il mio matrimonio.
Bene, un'ottima badante attualmente, anzi di sicuro meglio in questa veste che in quella antica. Gliel'ho anche detto, ed è scoppiata a ridere...
Ma quanto sei forte... sei sempre la stessa.
Frase fatta, come tutte quelle che usa per esprimersi. E' impostata su questa "modalità", e non si smuove ma è simpatica, accorta e suadente con la "Sua assistita". La segue sempre, non conta i minuti e quando la vede giù di corda, dice una delle Sue...
Tieniti forte, ché se cadi tu cado pure io.
Santa verità mascherata quasi bene, strana metafora capitata per caso.
Le badanti... se non ci fossero, comunque sarebbe stato necessario inventarle, scoprirle, e metterle su un podio. Poche e capaci e umane. Non hanno scordato di possedere un'anima.
E' di recente invenzione, invece un "robot" di nome MARIO, che dovrebbe prendersi cura degli anziani affetti da demenza senile. Occuparsi della sveglia, la somministrazione dei farmaci e di ciò che occorre come prima necessità. Naturalmente preimpostato secondo il caso.
Di certo comodo, efficiente, quasi sicuro finché non c'è "ERROR"... però mi chiedo, saprà sorridere ed asciugare una lacrima?

lunedì 19 settembre 2016

INSTABILE... CON QUALCHE ROVESCIO


Oggi... senza perdere la speranza anche di un solo raggio di sole. Che si infiltrasse tra le nubi pesanti e grigie, creando uno squarcio d'azzurro.
Davvero una domenica d'autunno quest'ultima d'estate. Ho dovuto aggiustarmela con qualche pensiero positivo e invertendo l'ordine delle incombenze familiari. A volte rompere la monotonia può risultare un'ottima medicina. Distrae e ridimensiona le ansie. Quando hai un pensiero, un timore latente che si insinua e non abbandona e si avvale di picchi da extrasistole frequente. Come un cielo nuvoloso a zone più dense e buie.
Così vorresti si facesse strada prepotentemente quel raggio pure sottile di sole che aspetti, ma tardando, per vederci chiaro sarai costretto alla luce artificiale. Adeguarti alla situazione del momento e non pensarci, almeno per qualche momento.
Stamattina mi sono messa ai fornelli molto presto. Pranzo della domenica semplice, sano e saporito ma preparato con la cura del passo dopo passo di Chi non ha fretta. E in effetti mi sono imposta una non-fretta che è cosa diversa dal fare tutto con calma, perché ero attenta, precisa per ogni azione in successione. Da non ripetere una seconda volta.
Ogni tanto brevissima pausa per un messaggio, o un'occhiata fuori... piove, non piove, pioverà?
E le prime gocce hanno preso a venire giù, prima lente e rade, poi a scrosci e rovescio. Non solo ticchettio, ma fruscio intenso, avvolgente come il profumo di terra umida ancora calda d'estate.
L'annotare mentalmente ciò che si percepisce col fisico, enfatizza l'emozione e nello stesso tempo dà contorni sfumati e sempre più stretti a quel "pensiero" di ansia latente.
E la mattinata è andata e il pranzo della domenica pure. Poi la magia di un primo pomeriggio, scuro e silenzioso è andata in frantumi a causa di quattro bambini chiassosi, eccitati per la pioggia ormai battente. Due ombrellini variopinti... uno per due bambini... che parevano andassero da soli, portati da un leggero vento rasoterra, accompagnati da chiacchiericcio allegro e risolini.
Pura ingenuità di creature all'inizio della propria strada. Da imitare in qualche modo, riparandosi con un ideale ombrello arcobaleno, fatto di pensieri e azioni positive.

domenica 18 settembre 2016

DALL'ULTIMA DEI TUOI FIGLI...


Succede... accade ancora e forse sarà sempre così.
Un "privilegio" di pochi o... un' "opportunità" per tanti?
Una preghiera nata dopo una giornata trascorsa con cento e più pensieri nella mente, nello sforzo di ridimensionarli fino a renderli simili a "miniature" su una mensola. Ché almeno pesino meno.
Avendo tra le mani sabbia che scivola via e continui tentativi per non perderla... una ricerca senza sosta di dare sempre un senso a come vivo e a quello che faccio.
Non tenendo conto che il senso è già dato dalle scelte. Unico ed oggettivo sia pure nel soggettivo discernimento.
"A TE, Padre mio che sei nel Cielo, a Te... non solo mio ma di Tutti questi fratelli miei,
rivolgo lode, grazie e preghiera.
Lode perché come Te nessuno mai per pazienza, dolcezza e virtù.
Grazie a Te ché accompagni e fai sentire la presenza.
Sempre.
E quando vacillo e non ti considero quanto meriti, e i meriti Tuoi sono davvero grandi.
Dove sarei ora, sennò?
Non certamente qui, e nemmeno con Te, perché prima non capivo e invece ora so, che niente avviene senza un motivo.
E a volte occorre più di una sberla, una sgridata... serve una strada sbarrata all'improvviso.
Forse anche il buio della notte, che fa precipitare i pensieri. E la solitudine del Cuore, tremante e sgomento perché cerca e non trova una via d'uscita.
Tu, dall'immensa bontà, hai voluto concedermi un'altra possibilità, mi hai messo sull'avviso...
recupera, mi hai sussurrato, ché la notte senza tramonto non avvisa e non ti prenda la paura e tu non perda il sorriso. Guardati intorno, tanto puoi fare. E fallo senza pensare, ché l'indugiare non porta frutto.
Questo io ascolto ogni giorno nel silenzio che viene da Te, mentre qualcuno pronuncia solo il mio nome... con lo sguardo benevolo che può essere di un Padre che non vede, non ode e comprende per amore.
Così Ti affido quel che provo ogni momento, l'ultimo mio importante pensiero che è pure grande desiderio... Ti prego,
e se puoi, non per i miei meriti ma per la Tua grande, immensa bontà, concedi a Tutti l'accettazione di quel che accade e poi pace all'animo Nostro.
Che possiamo credere di farcela sempre, e comunque sia... vita sia per sempre.
In Te... confido... credo... e umilmente, con Te sempre nei pensieri, opero".

LA MOGLIE



E' da un po' che la conosco e ogni volta, dopo che mi sono allontanata, penso a come farà a mantenersi così serena.
Ho il Signore che mi ama...
... e le Sue parole continuano a ronzarmi nel cervello. Eppure anche io sono convinta che Dio mi ama, ama Tutti Noi.
Certo... le ho detto stamattina... ma Lui dice pure, aiutati che io poi ti aiuto. Devi fare qualcosa per non sprofondare del tutto. Forse ti sta parlando tramite me, ti consiglia. Tu sai che siamo Tutti strumenti nelle mani di Dio, no!?
Sicuro... delle matite siamo nelle Sue mani. Lo diceva pure Madre Teresa...
Appunto. Segui perciò il mio consiglio. Fatti aiutare, ché la strada è lunga e tortuosa.
Si... hai ragione...
E intanto le ho lasciato il mio recapito telefonico, avesse mai avuto bisogno di qualcosa, anche solo di parlare.
Certe situazioni sono così fortemente complesse e dal dolore compresse che paradossalmente se si tentasse di spostare un solo mattoncino, andrebbero in crisi. Equilibrio in bilico ma nell'insieme stabile. Grazie alla Fede e alla Speranza, e alla volontà rassegnata di quella moglie che non molla...
Anche se di me non gliene importa niente, come pure dei figli. Forse neppure di se stesso, altrimenti non continuerebbe a fumare, considerato quello che ha.
Si sta abbandonando, non ha nemmeno cura della Sua persona. Cerco di parlargli, sul momento pare sia d'accordo, poi fa l'indifferente o addirittura diventa aggressivo nelle parole. Speriamo che il Signore voglia aiutarmi sempre. Io sono sicura che mi ama... il Signore.
Mentre Lei dice così mi sovviene di quel giorno che si lamentava di non aver ricevuto mai un regalo da quell'uomo che era Suo marito. Questi, dopo aver ascoltato, aveva replicato che era una frottola bella e buona. Non era vero che non le aveva mai donato un fiore. Non ricordava quella rosa, è vero... l'unica in tanti anni, il giorno che aveva partorito il loro primo figlio? Occorre avere buona memoria, e anche accontentarsi, senza spiattellare fandonie in mezzo alla piazza.
Già... come aveva fatto Lei a trovare il coraggio di parlare con un'estranea di fatti così privati, nemmeno riusciva a rendersene conto.
Lamentarsi di un Amore forse mai iniziato, cercare di coltivare un sentimento nuovo per non sentirsi morti dentro. Fermare il tempo, per tornare indietro e ricominciare.
E' andata come è andata, andrà come deve... ma Lei non si pente.

sabato 17 settembre 2016

DOLCI PAROLE


Più mi addentro in certe situazioni, maggiormente mi rendo conto di quanto sia difficile cavarsela senza sentirne il peso.
Non è fatica, né senso di stanchezza... piuttosto peso di responsabilità.
Quando incontro qualcuno che visibilmente mostra l'ansia di "rovesciare il sacco" per alleggerirsi e nello stesso tempo caricarsi di fiducia. Perché in quel preciso momento della Sua storia si sente solo pur circondato da persone che gli vogliono bene, e anche tanto e che proprio per questo temono, hanno paura. Ancor più di Lui che si sente in ballo, e non può non ballare, e intanto gira e gira tanto da sentire la testa vuota e il cuore in gola.
Ma perché deve essere così difficile guadagnare qualche "spicciolo" di sopravvivenza? Come non fosse un diritto, ma un "premio produzione".
Come va...? Le ho chiesto, offrendole la solita caramella...
Insomma... ora si cambia. Cambio cura e luogo. Mi hanno detto che per il caso mio hanno provato tutto. E' andata bene finora, però il corpo mio si è abituato a quei farmaci e quindi non funzionano più. Insomma, c'è da provare con una terapia sperimentale... entrerò in un grande programma che parte dall'America. Io ci voglio provare...
Ma certo... sei coraggiosa, lo so. Una guerriera. Si tratta di approcciare con fiducia al cambiamento, determinata e serena. Andrà bene, funzionerà... vedrai.
La sorella che fino a quel momento era rimasta seduta di fronte, si è avvicinata a lato e ha preso ad inarcare le sopracciglia e storcere un lato della bocca...
Eh, si... dolci parole...
Ho capito che di quel che avevo detto aveva preso per buono meno di un'acca.
Hai ragione, non posso darti torto. Sono dolci parole, anzi per essere precisi... edulcorate. Ma servono a mandare giù bocconi molto amari, e contrastare decisioni salate da prendere. C'è alternativa? L'unica sarebbe aspettare. Cosa poi...? Si paralizza Chi si ostina a restare fermo pur essendogli stato consigliato di passeggiare. Muore Chi non avanza, avendo il nemico alle spalle...
In quel momento era più lei da ascoltare che non la poverina... si fa per dire... che invece doveva essere sostenuta e protetta da se stessa. E' terribile avere il buio avanti e nessuno che fa luce almeno con la tremula fiamma di una candela.
Luce ed oscurità si alternano, in una vita che di fatto non ha paura. Ma quando cala il buio, insorge cupa. Il buio non è un caso, come non lo è la luce. L'uno non esiste se prima non c'è stata l'altra, e l'ha negata. Intanto servirà una piccola luce e qualcuno che la mantenga accesa. Si placherà così pensando, la paura nell'attesa.

venerdì 16 settembre 2016

SI CAMBIA STRADA...


E non è detto che vada peggio, la giornata, il programma o quel che sarà. A Noi oggi è andata proprio così. Siamo partiti diretti ad una meta, ci siamo ritrovati altrove. Causa... strada interrotta per frana.
Andiamo liscio stavolta. Niente vento, cielo sereno, poco traffico...
Infatti. E come poteva esserci traffico, se tutti tornavano indietro? Cosa che abbiamo fatto anche Noi, ma deviando magistralmente a destra, affidandoci al caso, tenendo in poco conto quel "coso"... il navigatore sempre in conflitto col mio amato consorte.
Così siamo arrivati a Venosa, la città di Orazio. Bella, davvero bella, ricca di fascino, che ha conservato la sua antichità e l'ha coniugata saggiamente coi tempi odierni.
Un castello maestoso tenuto con cura, sempre aperto al pubblico, ha in sé il museo, reperti archeologici ben esposti, cippi funerari con iscrizioni restaurate leggibili, e salendo più su, ma non nel punto massimo perché raggiungibile solo con una scala a chiocciola non sicura, un favoloso panorama. Tetti bassi e tanto verde circostante. E poi le strade non asfaltate, ma lastricate a pietre larghe e squadrate con tratti a piccoli ciottoli. Come le vie dell'antica Roma.
Una giornata bella anche dal punto di vista meteorologico. Un cielo terso, senza una nuvola dopo una settimana di pioggia continua.
Quanto abbiamo camminato, non saprei dire. Anzi, posso... perché per raggiungere la zona degli scavi dove è pure l'Incompiuta, un'abbazia mai completata, la prima andata con relativo ritorno... tutto a piedi, poi siamo ritornati in auto per visitare la Chiesa della Santissima Trinità che era nei pressi e riapriva nel primo pomeriggio. Col contachilometri a zero... fin lì, a conti fatti in tutto più di tre chilometri. Ma è stato bello, io avevo le scarpe comode e pure senza cappello, con il sole che alle due del pomeriggio picchia, caspita come picchia... e un marito che parla e parla e critica e osserva e si lamenta... alla fine è stato anche rasserenante perché ha allontanato ogni nuvola dal cielo dei miei pensieri. Minime nuvole stracciate che ogni tanto compaiono, ma dopo tutto a Chi non succede?
E oggi sono state sufficienti piccole cose come rare gioie... una lunga passeggiata, un diffuso profumo di bucato steso ad asciugare, un panino per pranzo oltre orario e in mezzo alla campagna, e pure il presepe fuori stagione in quella chiesa che pareva scavata nella roccia... a ristabilire serenità e rafforzare fiducia e speranza. Ché sempre servono e non sono mai abbastanza.

mercoledì 14 settembre 2016

IL BENE CHE SI RIGENERA


Credo che Qualcuno tenga un'agenda per conto mio, a mia insaputa, per il mio bene. Che poi non è solo mio, diventa quasi "contagioso" pure restando silente. O quasi.
Un'agenda, dicevo... con degli appuntamenti fissati che mi ritrovo tutti insieme all'improvviso, ma non guastano né mi sconvolgono la giornata. Anzi.
Così arriva il tale giorno e comincio subito, già dall'entrata prima di arrivare alle scale.
Ma sei Tu, proprio Tu...?
Si, sono io.
E ci riconosciamo, anche se questi anni né pochi né tanti, diciamo giusti, ci hanno cambiato. Sicuramente in meglio. Allora eravamo in balia continua di effetti collaterali, oggi solo cullati dalla rassicurante età che avanza.
Ti vedo bene. Vi vedo bene, anche Tuo marito. Siete ringiovaniti.
Seee... magari. Dammi retta, saranno gli occhiali nuovi che porti. Invece Tu stai davvero bene... e te lo dico io che sono senza occhiali.
Lenti ed occhi che comunque colgono ciò che è, la nuova realtà di Chi ne ha viste e vissute tante. Ed ora coglie il meglio di ciò che resta. Un'opportunità continua da sfruttare e non solo per se stesso.
Lo sai, mio nipote... ricordi, te ne parlai... poi è guarito ed ora è come Te. Aiuta gli altri. Ce ne fossero tanti come Voi.
E l'Amica non sa o non vuol sapere, o non crede di sapere che anche Lei potrebbe, se solo osasse quel salto di qualità proposto da un'esperienza estrema.
Ricordi, Michele come mi definisti un giorno?
Il marito dell'Amica mi guarda perplesso, poi il Suo sguardo si illumina mentre annuisce. Lo precedo... un "generatore di corrente" che rigenera ricaricandosi. Non l'ho mai dimenticato.
E non dimenticarlo mai. Perché Tu sei così, e devi continuare a esserlo, per il bene Tuo e non solo.
E poi sorridi, sorridi sempre. Si veicola così il bene che si rigenera.

martedì 13 settembre 2016

DIO CI FECE...



Già, proprio così... Dio ci fece, giustamente distanziati nel tempo, assolutamente diversi e poi... ci unì. E così fatti continuiamo ad andare ormai da 37 anni. Senza contare i 5 precedenti di fidanzamento, ché in tutto farebbero 42. Conti alla mano... una bella resistenza, non c'è che dire.
Il segreto della "Nostra buona riuscita" è noto. Rispetto, libertà e sana e salvifica tolleranza. Una triade indispensabile, a volte difficile da mantenere quando ben poche cose si hanno in comune.
Nello specifico facciamo un altro po' di conti. Interessi... 0, Figli... 2 (meno male), Animale domestico... 1. Politica, gusti, cinema, teatro, sport... qui arriviamo a -5. La somma di tutto ciò ci porta a sottozero, eppure siamo insieme ancora dopo tanto tempo, e felici di esserlo.
Ce ne accorgiamo soprattutto ogni anno il 12 settembre, proprio oggi... quando abbiamo una festa in comune. Compleanno per Lui, onomastico per me. Ci fanno gli auguri come fosse il Nostro anniversario di matrimonio.
Che sciocca, è vero ci sono queste due ricorrenze, che tornando ai conti suddetti, riportano al pareggio. Niente di che, risaliamo però di 2 punti, fino a 0. Va be' meglio di niente, saggia cosa è accontentarsi, e Noi l'abbiamo sempre fatto. Prendendo il buono l'uno dell'altro, accettando i reciproci difetti, anzi amandoli. Come si fa? Considerandoli come "innocui nei". A volte un neo può essere persino un vezzo se lo sai guardare. Tutto qua.
Poi in questo ultimo tratto di strada che stiamo percorrendo insieme, abbiamo ritrovato anche l'allegria antica, quella che ci fece innamorare e sposare. Una virtù indispensabile in una unione che altrimenti risentirebbe dell'usura del tempo.
Così tra alti e bassi con ironia, in un relazionarsi dialettico ed intelligente non ci annoiamo mai.
Ah... c'è pure un piccolo ma importante particolare. Non ci facciamo mancare un giorno dedicato a Noi. Ormai come la rosa che accompagna la colazione al mattino.

lunedì 12 settembre 2016

QUANDO PASSATO E' IL TEMPO GIUSTO


Si può ricominciare quando e perché lo si sente. Nessuno potrà mai dare il "via", considerando che è stato sufficiente lo spazio concesso alla contrizione e tante lacrime sono bastate a "sciacquare" il dolore.
C'è un tempo per ogni cosa, pure per un "nuovo inizio" dopo che è sembrato fosse la fine di tutto per Tutti. Un inizio non regolato dal Tempo stesso né tanto meno dagli uomini che a volte hanno pure la pretesa di gestire una "dimensione" come questa.
Ognuno è libero e soprattutto vive la Sua storia così come sente.
E' quasi un anno ormai che la mia Amica da sempre non è più, ma io ho continuato a telefonare al marito ogni domenica come facevo con lei quando era in vita. Stamattina puntualmente a mezzogiorno l'ho chiamato. Credo che aspetti la mia telefonata col cellulare pronto alla risposta, perché di solito risponde al primo squillo. Oggi però è squillato a lungo e la risposta tardava ad arrivare, ho cominciato allora a preoccuparmi.
Chissà se chiamo il figlio... pensavo, ed ecco che mi risponde all'improvviso...
Prontooo... uè, Maria... buongiorno e buona domenica. Come stai?
E' questo il rituale, l'esordio domenicale, anche oggi come nulla fosse.
Buona domenica, si... io sto bene ma Tu? Cominciavo a preoccuparmi perché hai indugiato a rispondere.
Già, si... ma sai cos'è? Ero in piedi sul divano a dare la carica all'orologio sulla parete, il cellulare era sul tavolino... perciò... Ma non preoccuparti, io sto bene. Finché Dio vuole...
In piedi sul divano?... ho pensato... un uomo di 80 anni che fa praticamente l'equilibrista, mah! Però non gli ho detto niente.
Sai, Maria... quell'orologio stava antipatico a mia moglie, perché suonava troppo forte. Diceva sempre... chissà quale sarà il giorno che lo butto in mezzo alla vigna. Allora io lo facevo stare "zitto", e zitto è rimasto fino a stamattina. Oggi c'ho pensato. Ed ho deciso di farlo suonare ancora, così mi farà compagnia.
Hai pensato bene. E hai deciso solo ora perché sei riuscito ad elaborare il Tuo lutto. Ne sei venuto fuori.
Ho capito. C'hai ragione. Sai che mi sento? Come fossi uscito dalla cella frigorifero... comincio a sentire più "calore".
Si torna a vivere, perché è concesso a Chi resta. E Chi resta lo fa coi tempi propri e in modo personale. Ma sempre quando per Lui, e solo per Lui passato è il tempo giusto.

domenica 11 settembre 2016

PROGETTI E SPERANZE


Qualche giorno di maltempo insistente, e l'estate è già quasi un ricordo. Di sicuro ci saranno ancora giorni di sole, ma sarà diversa la percezione che ne avremo. L'uomo, nel bene e nel male si proietta in avanti, anche se all'apparenza la situazione è la stessa.
Noi intanto ci prepariamo all'apertura di un altro "anno sociale" per il GAMA. Sarà il sesto, quindi il primo oltre la "sopravvivenza". 
Chi pensa che passato il quinto, tutto scorra facile si sbaglia di grosso. Perché questo è valido non solo parlando di cancro e accidenti vari, ma in generale.
Dopo un lustro, può andare in crisi un matrimonio, un'amicizia se non è solida avverte e lamenta deficienze, una qualsiasi attività, di gruppo e non, cui si è dato inizio forse con errata convinzione, confidando troppo in sé e poco in Altri, vacilla, traballa... resta con difficoltà in equilibrio.
La Mente come l'Animo sono un gran mistero. Nessuno può dire di conoscere bene nemmeno se stesso, tanto si è condizionati da "incognite variabili". Da solo alcun essere umano non può farcela, perché la ragione può non fornire tutte le soluzioni.
Per riuscire, che piaccia o no, siamo convinti o meno, la Fede è l'unico mezzo, la marcia in più che aiuta in ogni percorso.
Beato sia Chi crede e solo ogni tanto testa se stesso e la Sua valenza nella Fede.
Beati siamo Noi che ci poniamo il "problema" quando sentiamo venir meno quella fiamma vitale che ci fa credere nella bontà di un progetto nato sotto la guida vigile della Fede.
Forse dovremmo essere più clementi e meno giudici. Amare ed essere pieni di Misericordia. Saremmo in pace prima con Noi stessi, lucidi e sereni, mai distratti dall'obiettivo prefisso.
Passerà il tempo e se volontà ci sarà stata, arriverà il Perdono.
Guardare le persone di sempre come fosse per la prima volta.
Sono diverse, è vero ma Chi non lo è col trascorrere dei giorni, mesi e anni? E inquieti, a volte anelanti cerchiamo la briciola che manca.
Il Perdono. Proprio quello che spesso stentiamo a concedere a Noi stessi.
Solo ciò ci consente di amare tutti per come appaiono in un preciso momento storico.
Il passato ritorna in ombra e il futuro sorge come un'alba nascente.

sabato 10 settembre 2016

E POI... HO CHIUSO GLI OCCHI


Una delle poche volte in cui mi mancano le parole.
Ho finito di pranzare, avrei voluto rassettare in fretta, mettere via tutto prima che il logico ingombro su un tavolo di cucina pesasse oltre misura, e invece non ce l'ho fatta. Come una zombie sono andata di là... e ho chiuso gli occhi.
L'ho detto altre volte, quelle ore in ospedale sortiscono lo stesso effetto di quando ero dall'altra parte, compresi certi effetti collaterali. Mi distolgono da... me, ché potrei farmi male, ma vanno giù pesanti di brutto, un vero trauma, tanto che poi, sfinita vado al recupero. Mi riprendo, ma non comprendo...
Non comprendo il perché di tanta sofferenza pur non uguale per Tutti. Vorrei essere certa della responsabilità di qualcuno per potermela prendere con qualcuno. Già... è la sorte, il destino... la casualità, però è troppo sbrigativa come cosa. Tutto alla fine, ovvero... dopo. diventa come archiviare una "pratica non risolta" o andata male. Ma tanto che fa... è la vita, fa parte della vita... e così che fai? Non puoi prendertela con l'esistenza in generale, pure perché negheresti Te stesso, e allora prendi Chi capita a tiro e non la smetti più.
Oggi ci sono rimasta così male, Vincenzo... quando Tua moglie mi ha detto, ha raccontato, ha pianto. Quasi non ci credevo. Ho cercato di concentrarmi su di Lei, per confortarla, farle sentire il mio affetto... poi, per un attimo ho chiuso gli occhi e ti ho rivisto, anzi ho provato sulla pelle quell'ironia che non ti facevi mai mancare, e non ho retto più. Due lacrime hanno rigato di nero le mie guance, così che non ho potuto celarle.
Scusami... ho detto.
Figurati, ma di che...? Tu sai, l'hai provato.
Si... l'ho provato, ma non me ne rendevo conto. Ogni volta lo rivivo nei ricordi, ed è assai peggio perché ho preso ad amare incondizionatamente, e le persone conosciute che poi non sono più portano via con sé un pezzo della mia storia vissuta da "forte".
Ora non posso che pregare per chetare il mio dolore. Poi chiudo gli occhi e passerà.

DOLCI TRASPARENZE


Oggi avevo la spalla dolente...
Sarà il tempo, non uscire se non te la senti...
No, passerà.
E lentamente, tra pause forzate e buona volontà a riprese, ho fatto quello che dovevo in casa e poi mi sono preparata ad andare.
Oh, ma non ti ferma niente proprio...
Già. Potrebbe fermarmi e forse per sempre proprio questo... pensare di restare ferma.
Così mi sono mossa, e ho fatto bene. Una volta che ero lì, ho preso a sentirmi meglio. Quasi niente.
Ce lo hanno insegnato da allora, quanto grande sia il potere dei "distrattori mentali", come la Mente reagisce per riportare l'intero organismo in uno stato di benessere psico-fisico.
Quindi... tutto a posto.
E già nella sala d'attesa ho incontrato l'Amico che si è premurato di chiedermi... li vedi tutti i "mi piace" che ti metto su fb? Sto attento, sai... poi Tu avvisami se ne salto uno.
Ho sorriso... e poi...
Come si chiama la mamma della Madonna? Anna, si chiama... ho imparato!
Lui si è fatto la domanda e dato la risposta.
Ah, che mattinata turbolenta quella volta, quando fui costretta a ricorrere al piccolo albero genealogico della Madonna, perché non mi chiamasse più... Anna.
Comunque gli era rimasto impresso, ed ora se ne faceva vanto come un bambino un po' troppo cresciuto. Trasparente ed ingenuo mi ha fatto tanta tenerezza.
E la signora che si diceva positiva ma depressa? Anche Lei, nonostante la "contraditio in terminis", dolcemente trasparente. Perché si dava coraggio, mentre l'ansia cercava di predominare...
Io sono depressa ma mi affido a Lui. Ho paura della morte perché so che in realtà temo di dover scontare qualche peccato, però sono positiva... Dio mi perdonerà.
Ho ascoltato tutto attentamente. Poi, tornando a casa, mi sono ricordata di quelle decorazioni di zucchero sulla torta alla festa di sabato scorso.
Zucchero caldo tuffato nell'acqua fredda... per dolci trasparenze.
Chissà perché... proprio oggi.

giovedì 8 settembre 2016

NUVOLE D'OVATTA


Come sono corroboranti questi Nostri Mercoledì... meglio di un caffè ristretto, un integratore, una bomba vitaminica. Ricaricano di energia anche quando il tempo non è al massimo delle aspettative, appunto come è stato oggi. Dapprima grigio, poi pesantemente nuvoloso e infine con acqua scrosciante.
Che si fa?... ci siamo chiesti, e nella domanda era insita la risposta stessa...
Usciamo lo stesso. Ovviamente non saremmo andati per mare o monti, su e giù per la collina, ma da qualche parte, non troppo distante, saremmo arrivati.
Le difficoltà diventano impedimenti effettivi solo quando è la Mente a vederli tali, altrimenti sono dei semplici se pur noiosi "ostacoli" da saltare a pie' pari.
In macchina quindi verso il "prevedibile ignoto", che altro non può essere in un giorno di pioggia se non un rassicurante perché al coperto, centro commerciale.
E ché può essere mai meta di una gita un posto così? Ammettetelo... lo avete pensato, e del resto non me la sento nemmeno di darvi torto, ma tant'è se non si vuole rinunciare a mettere il naso fuori nel giorno "dedicato a se stessi", bisogna pure adattarsi, cercare la positività della cosa, crearsela persino.
Concedersi ad esempio una gioia all'improvviso, ripetere a se stessi un "ti voglio bene" e poi comunicarlo a Chi ti sta accanto e non aspetta altro che sentirselo dire.
Anche fare una spesa estemporanea, decidere sul momento che cosa mangiare a pranzo... un "secondo", una frutta diversa dal previsto, oltre al "riso in brodo" che resta fissato perché leggero e poi fa un bene...
E per farla breve, abbiamo al solito riempito il carrello... Noi, che partiamo per comprare solo pane, latte e al massimo caffè, e ce ne torniamo con altro. Scordando pane, latte e pure caffè.
Va be', per Noi è un classico, e poi che importa se non costituisce un problema?
All'uscita non pioveva più, ma il cielo era ancora coperto di nuvole gravide di pioggia, scese e sfilacciate all'orizzonte. Più chiare e sottili verso il basso parevano d'ovatta. Forse c'avrebbero permesso di tornare a casa senza pioggia, chissà...
E davvero le nuvole d'ovatta, poco serie, sono state solidali con Chi non si prende mai o quasi mai sul serio.

mercoledì 7 settembre 2016

LA "TEMPESTA" IN UN BICCHIERE


Si è fatto tanto, si è presa l' "acqua" da ogni dove, ed ora che finalmente l'obiettivo pareva raggiunto, qualche passo falso, l'inciampare ha portato alla fuoriuscita di ciò che c'era dentro. Supposizioni e credenze, dubbi e malintesi... incoerenza.
Eppure io mi ricordo ben altro, tant'è che ho imparato tanto altro.
E' l'eterna storia delle fasi alterne della vita, che corrisponde di pari passo alla mutevolezza umana. Ormai c'ho fatto l'abitudine e non mi sgomento più, pure se non nego di restare disorientata all'evento della "tempesta" in un bicchiere.
Considerandolo un "piccolo spazio" facilmente gestibile, pensavi fosse inattaccabile, e invece così non è perché sempre esposto e dipendente dalla volubilità umana. Quest'ultima è proprio una corrente avversa.
Le conseguenze di una tempesta, che altro non è un agitare e agitarsi di continuo, possono essere deleterie soprattutto quando ci si trova di fronte a Chi vive prove dure e va alla continua ricerca di certezze e conferme per se stessi.
Ad un paziente oncologico non interessa sapere che cosa c'è dietro, vuole invece cogliere dalla profondità di uno sguardo l'interesse affettuoso e costante, e poi fissare un "punto di riferimento" che sia sempre quello.
Nell'ambito delle mie possibilità m'impegno molto in questo, non smetto mai di lavorare su me stessa per essere convincente ed affidabile. E la "prova del 9" è quando incontro Chi non vedo da tempo e dice... ma sai, mi sono chiesto perché non ti incontravo più, temevo non stessi bene.
Ecco si pensa a questo, conoscendo il mio vissuto... e si teme, perché ci si affeziona a Chi vuole bene e lo dimostra senza pause controverse.
Ed ora...? Beh, per me cambia poco perché poco mi spetta.
Devo limitarmi a guardare, ascoltare senza trarre alcuna conclusione perché non spetta a me. Forse a nessuno.
Tutta la Vita è un po' così.
Negativa e positiva, con passaggi intermedi di tono chiaroscuro. Comunque il buono sempre c'è, magari nascosto dietro il velo della "delusione", pronto a venire fuori là dove la trama è meno fitta.
E la trama è meno fitta quando riesci a metterci una pietra sopra, ma che sia proprio tombale.
Poi per mandare al macero la questione, aspetti il momento buono. Quando sarà la Vita a prendersi la rivalsa.

martedì 6 settembre 2016

E DOPO LA SOPRAVVIVENZA...


Comincia la vita vera, la rinascita. Ovvero quel che è stato è stato, e si ricomincia con risorse nuove.
Guarda caso queste vengono fuori proprio quando cominci a pensarci. Al tempo che è trascorso, alle turbolenze ultime perché hai preso a sentirti stretto. Qualcosa sentivi dal profondo Tuo essere, più volte hai desiderato mostrarti qual eri, ma poi hai pensato... forse sbaglio, lascio correre ché dopo tutto è sufficiente così. Ma in certi casi non può, non deve mai bastare.
Mettersi in gioco costa un certo prezzo, è vero... però stranamente è un prezzo che torna indietro. Come pagassi un "tot" e fossi rimborsato immediatamente il doppio. Personalmente questo io l'ho percepito subito, e ne ho fatto un patrimonio da tener di conto, senza mai contare le ore, i minuti, e neppure le lacrime.
Se dicessi che non lo faccio per me, mentirei spudoratamente. Cominciai per aiutare me, poi mi sono persa per strada ed ho trovato l'Amore per la via. Non posso farci niente, mi innamoro ogni volta, voglio bene a Tutti quelli che incontro, continuo a volerne a Chi ho incontrato e pure mi ha deluso.
Così, solo così riesco a non provare astio, anzi respiro perché mi sento aiutata dal Cielo ad andare avanti insieme con gli Altri che la pensano allo stesso modo. Insieme, incuranti delle difficoltà che di certo supereremo, amanti del "prossimo Nostro" che ci vuole accanto, animati da quello spirito di sopravvivenza che ci fa resistere agli urti e contraccolpi. Ci basterà poter dire di volta in volta... è stata dura, ma ora sono felice.

lunedì 5 settembre 2016

BUONANOTTE A... PENSIERI E SOGNI


Nessun messaggio negativo, alcun senso di rassegnazione in questa "buonanotte dedicata". Solo la Mente un po' vaga che cerca e trova al solito, modo e maniera per elaborare un cambiamento.
Ieri sera mi recavo fuori città ad una cena di gala, e sulla strada andavo incontro alla luna. Sottile quanto una lama era accompagnata a lato da una stella luminosissima che pareva le reggesse un invisibile strascico.
Poco fa mi sono affacciata alla finestra, e pur sapendo che niente è mai lo stesso, ho cercato luna e stella ma non c'erano.
Allora, poiché la fantasia non manca, e per me urgenza era, sono tornata a ieri ed ho immaginato, pensato e i miei pensieri si sono mescolati ai sogni, sempre gli stessi, solo ora un po' smorzati da quella realtà che da me non dipende.
Ho cercato di immaginare l'altra parte del mondo, quella fatta alla rovescia, dove più a sud vai maggior freddo senti. L'ho fatto per non pensarci più da domani in poi, e vivere serena il breve spazio di una vacanza.
Ho pensato che... mai avrei immaginato di arrivare a tanto io, ansiosa cronica che programmava i menù della settimana e il bucato e i giochi dei bambini. Senza mai riposarsi, farsi vittima e "boia" in tante situazioni. E ora invece che "subisco" certe decisioni, mi sento forte e sicura, convinta di farmi da parte perché già lo sono in parte e a prescindere.
Così è che va, deve andare. Succede a Tutti. E se un tempo pensando di aver ben "seminato", ho pure sognato che dopo ci sarebbe stato un proseguo su quella scia, oggi devo "arrendermi" a ciò che è, diverso dal pensato, immaginato, sognato.
E' una dolce "resa" però, consapevole che qualcosa anche un minimo resterà. Non può andare tutto perso.
Do un ultimo sguardo a quella luna che non c'è, poi metto giù lentamente la tapparella.
Un altro giorno è via, un'unica certezza resta. Ho la vita mia... e poi non ci penso più.

domenica 4 settembre 2016

NON SOLO BIANCO E NERO.



Già. Noi, prescelti da una sorte al contrario finiamo col diventare "colorati per caso".
Niente a che vedere col gruppo che canta a cappella, ché quelli sono "neri per caso".
O forse, si... qualche attinenza c'è. Almeno un po'.
Perché passiamo dal bianco e nero di una "sfida accettata" più o meno, ai colori di un "Viva la Vida" a lunga ricarica.
Seguire l'Evento... creando eventi, condividendo storie, facendo informazione.
Momenti si, attimi no... senza mai perdere la speranza.
L'ho detto, no?! Tutto può cambiare anche in una sola notte.

sabato 3 settembre 2016

CON IL TEMPO E LA PAZIENZA...


... ogni foglia di gelso diventa seta.
Perla di saggezza delicata e quanto mai vera.
Mi definiscono paziente, e nello stesso tempo mi chiedono come faccio ad esserlo. Beh, per prima cosa mi concentro sul momento che sto vivendo. Ma proprio questo momento, attimo breve quasi un istante. Mi prefiggo di superarlo al meglio. Mia nonna diceva di contare fino a 10, io arrivo a 15... e il gioco è fatto.
"Penso" che il tedio-noia-disagio non potrà essere per sempre né durare a lungo. "Decido" che nulla mi deve scalfire perché io resto al centro e tutto ruota intorno, e se mi tengo ben ferma alcuna "forza centrifuga" riuscirà a spostarmi. Poi tutto va come previsto, ed io sono contenta perché non ho perso l'equilibrio e sono consapevole di riuscire a non perderlo nemmeno in futuro. E il "dopo" non mi spaventa più.
Riuscirò a sopravvivere a tutto quanto, e non solo... anche a conquistare sorrisi per Chi non se la sente.
Quindi come faccio ad essere sempre paziente? Solo questo è il segreto.
Non è l'equivalente di una "formula magica", è semplicemente la mia personale interpretazione di ciò che mi è capitato.
Ho temuto di morire... di perdere il bene più prezioso... ed ho calato il capo.
Durante le cure ho cominciato a provare il sentimento della gratitudine, ero a Tutti riconoscente. Ho imparato ad Amare in senso assoluto e generale.
Poi in sei anni è stato un continuo perfezionamento di "stile", nel senso che più mi porgevo al prossimo con gentilezza, altrettanta ne ricevevo... o almeno così mi sembrava.
Reale o apparente comunque portava ad uno stato di benessere e di pace, che ho fatto mio e ora mi porta a trasmetterlo ad Altri.
Perché ci chiamano "pazienti"?... perché dobbiamo esserlo a 360°, di nome e di fatto.
Brava Tu. E se questi qua "gironzolano" senza combinare niente?
Puoi fermarli nel loro gironzolare? Certamente no... e allora aspetta il Tuo tempo, e intanto pensa che hai almeno il tempo di pensare.
E a Chi stamattina, spazientito continuava a scuotere il capo in senso di diniego, ho detto... se proprio devi, fallo in su e giù. Ti verrà fuori spontaneo un sorriso.
Così tutto si risolve... e mi fermo qui.