domenica 31 gennaio 2016

IL VECCHIO E IL NUOVO



Eh già, ci tocca proprio, non per dovere ma perché prende nel profondo, quando si è condiviso esperienze ed opinioni, speranze e sogni. Ognuno lo avrà fatto a suo modo, passando da loquaci silenzi a gran discorsi poco chiari per "parole" sottaciute, e comunque lascerà un segno mentre porta via qualcosa per sé. Sarà il senso di un pensiero su un bigliettino sgualcito, dimenticato in tasca o l'ultimo brindisi per un anno nuovo che non vedrà.
Ma così sarà come lo è per Tutti. Quelli passati e coloro che verranno, perché siamo fatti non per essere isole sperdute nell'oceano dell'Indifferenza, col tempo sprofondate nell'assenza dei ricordi, ma "successione di opere d'arte" che diventano "patrimonio" di piccole e grandi cerchie di umanità.
Le vite che passano in realtà resistono, è questa la speranza che fa vivere... crederci sarà come non morire mai.
Mi piace immaginare di essere uno dei tanti punti luminosi di un cammino comune. Per sentirmi totalmente immersa poi, nei momenti in cui il buio si fa presente perché inconsciamente da me proposto o dalla situazione contingente imposto, provo a chiudere gli occhi e idealmente unire i "punti noti" in successione,
Viene sempre fuori un'unica figura. Da interpretare.
Il primo si unisce all'ultimo, e alla fine una sola Luce sarà.
Mi chiedo oggi, come tante volte mi è successo... avrò capito il senso di quanto è stato?
Di quel "grazie, per tutto" che ora suona come triste presagio...
Di una canzone dal titolo emblematico, espressione di un programma non portato a termine...
Di quella Luce già vista altre volte, aura di un sogno che accompagnò una vita intera.

sabato 30 gennaio 2016

PASSAGGIO DI TESTIMONE



Credo... sono convinta che non mi sentirò mai sola. Ovvio, non intendo fisicamente bensì nell'animo, sempre con le emozioni che nascono simultanee ai pensieri che non sono solo miei ma appaiono tali.
Non sarà sufficiente il resto dei miei giorni per ringraziare il buon Dio di questa seconda opportunità, uno "strapuntino" di vita con valore aggiunto.
Qualche giorno fa pensavo all'ennesima "coincidenza". L'8 marzo avrò il primo Follow Up dopo la scadenza dei 5 anni. Sarà un lunedì come 6 anni fa, quando fu ufficiale la diagnosi. Mi verrebbe quasi di giocarmeli a lotto questi numeri, chissà...
Si dice che dai brutti sogni possano nascere grandi fortune, riportare "vincite" che facciano dimenticare un triste passato... in tal caso il mio "terno secco" l'ho vinto e la cosa più bella è che lo reinvesto quasi ogni giorno, e non resto mai delusa.
Ho conosciuto tante persone, continuo a... incontrarne molte altre. Non c'è stato nessuno che non mi abbia lasciato più di qualcosa. Brevi e semplici conoscenze e lunghe frequentazioni, alcune diventate vere e proprie amicizie che durano tuttora. Qualcuna purtroppo mi ha lasciato e mi ha reso orfana di un grande Bene, frutto nato dalla Condivisione e dall'Amore Incondizionato.
Qualche giorno fa riflettevo pure su un'altra "coincidenza". Le persone che mi hanno dato tanto e più di tanto, e tanto ancora portavano lo stesso nome... Anna. Nome palindromo, lo leggi comunque anche allo specchio. Una sola faccia, semplice e diretta.
Di ogni "Anna" conservo qualcosa... una frase, un biglietto, una raccomandazione. Il numero di telefono e lo scambio di messaggi. Un'eredità immensa. Non ho cancellato nulla, né mai lo farò. Anzi, uno di questi giorni renderò tutto "cartaceo" per non rischiare, con la tecnologia non si sa mai.
Non è ancora un mese che l'Amica mia... Anna... è volata via, l'Anna che mi ha insegnato a volare senza ali, che oggi per la seconda volta ho incontrato un'altra Anna. Mi ha stupito con un dono, un volumetto piccolissimo di "messaggi".
Tienilo, è tuo... te lo regalo. Ed ho provato un tuffo al Cuore.
Sono tornata a casa, l'ho aperto per sfogliarlo e il sottile nastrino giallo che fa da segnalibro mi ha portato ad un messaggio che è un invito-insegnamento-promemoria.
Lo condivido qui. E' il passaggio finale per questa sera. La mia buonanotte.
"Ogni giorno dovremmo ascoltare una canzoncina, leggere una buona poesia o un pensiero che ci rinfranchi, contemplare un eccellente quadro e, se fosse possibile, sostenere una amichevole conversazione o fare un gesto cordiale".
- Goethe -

venerdì 29 gennaio 2016

DOMANI SPERO DI TORNARE A DANZARE



Emoticon heart Che giornata strana, oggi... per niente nelle mie corde.Stonata lei o stonata io? Comunque affatto in sintonia. Succede qualche volta, l'ho già detto, sono gli sbalzi umorali tipici degli 048, anche datati. Basta un alito di vento contrario, inaspettato e vanno a farsi benedire i buoni propositi, perché pare tutto remi contro. A partire dalla capacità di concentrarsi, e a seguire... svolgere semplici faccende, persino uscire per diletto. E dire che ieri sera mi ero addormentata con questo "pensiero contento". E poi stamattina era tornata in mente una citazione più volte condivisa da me, perché da subito l'avevo fatta mia. Un pensiero di Friedrich Nietzsche...
"Bisogna avere in sé il caos per partorire una stella che danza"...
... che dire? è stato semplicemente un ritorno di fiamma. E si sa, una passione che torna può anche far fermare il Cuore per un attimo, e quando riprende non è come prima.
Per un attimo ho chiuso gli occhi, ed è stato ritrovarsi al buio senza ricordare dov'ero. Però sentivo il suono del movimento intorno, come quando da bambini si gioca a mosca cieca. Bendato, giri giri... poi vieni a forza bloccato, e con gran fatica devi continuare il gioco.
In altri termini, quella frase pur tanto amata mi ha impedito di pensare ad altro. Conseguenza... poco o niente ho combinato, e poiché non è mancato pure qualche acciacco di troppo, la giornata è andata come non avrei voluto. Enfasi esagerata di normali contrattempi.
Colpa di Nietzsche, sempre lui. Anche ai tempi del liceo non mi risparmiò un po' di problemi.Va be... diciamo, pure mia, io dico e parlo, esorto e invito, rimprovero e mi impunto, e poi...? Poi rischio di affogare in mezzo bicchiere d'acqua, quella rimasta. L'altra ormai è diventata parte di me, limpida e chiara dopo tanto lavoro mentale, scavarmi dentro, cercare soluzioni e trovarle e sentirmi trionfante per intuito imbattibile.
La sensazione di perdere aria, annaspare è una sorta di caos interiore. Determinati si torna a galla, cercando di mantenere la condizione di equilibrio. Ci si aggrappa all'intuito, appunto e poi alla buona volontà, a tutto ciò che si è imparato nel momento più difficile della propria vita, e si rinasce ogni volta, pure tutti i giorni.
Solo abbracciando il caos, quale punto di partenza , è possibile pervenire ad una nuova consapevolezza, ad un pensiero che sia folgorazione e scoperta. E in quel momento si genera una stella luminosa, colorata, accecante. Quella stella sei tu!


giovedì 28 gennaio 2016

UN TAPPETO DI FOGLIE AL SUOLO...


E lo sguardo in alto a quelle poche rimaste attaccate al ramo.
Giornata non proprio al top. Succede.
Ed io che sono fatta al contrario, non vago in circolo chiedendo... capita anche a Te, è capitato?
Tanto so che passerà. E' una "luna" da 048, anche se dopo 5 anni lo si considera "codice scaduto".
Sono "maree" ricorrenti.
Poi per me c'è la maledetta voglia di "strafare", di non essere mai contenta di ciò che si è fatto, pensando... sono qui e perché, se non faccio di più, se non sorrido di più, se non riesco ad abbracciare idealmente Tutti, non importa se qualcuno se la defila per motivi suoi... forse è solo mia la responsabilità, e ancora se... se... se...
Delirio d'onnipotenza il mio... o semplice paura di perdere terreno durante il cammino?
Ritorna lo sguardo alle solitarie foglie in alto... passeranno anche quelle, alle altre si uniranno. Ma non sarà finita. Non deve.

UNA VITA DA STRESS


Emoticon heart 
E' un'abitudine, una necessità ormai... scrivere a tarda ora. E mi accorgo che non sempre mi muovo in "leggerezza" di argomenti. Aggiungo che max tra un quarto d'ora, qualcuno... si può immaginare Chi... comincerà a farmi pressione. Ma insomma, non c'è altro momento della giornata...?
A esserci, ci sarebbe ma sono io che non ci sono.
Ho provato tante volte, però mi sono persa per strada. Pensavo che comunque del tempo avevo, mi rilassavo e il tempo fuggiva, quasi a mia insaputa. Insomma per "rendere" ho bisogno di sentirmi sotto pressione, in un certo senso... stressata.
Mi farà male questo? Non credo. Certamente è una forma di stress, accompagnato da una "piccola ansia", ha effetto benefico perché porta al raggiungimento di un "obiettivo" e alla conseguente soddisfazione. La prova di essere in grado di superarsi in qualsiasi condizione.
Ce la farò... non ce la farò?
Pare un pensiero negativo, in un certo senso lo è in quanto "dubbio", sicuramente è uno "stimolo" cui la Mente risponde in modo individuale. In altri termini si genera stress... distress se resta endogeno, eustress se proietta al di fuori l'azione.
Arrovellarsi su un pensiero negativo porta al rimuginio, cercare di passare oltre tramite l'elaborazione invece conduce alla decisione. Non si gira in tondo, ma si prende la via diritta.
Vita stressante o vita stressata? Dipende dai soggetti, condizioni e pure situazioni, alcune di quest'ultime particolarmente difficili. Come la "malattia".
Ricordo che per me lo stress maggiore fu nei due mesi che precedettero la diagnosi. Quando mi tenevo dentro il dubbio quasi certezza, senza trovare il coraggio di parlarne. Dopo fu più facile, anche in presenza di un percorso duro. C'era da decidere tra l'azione e l'attesa. Scelsi le due cose insieme, Fare quel che si doveva e poi aspettare di vederne i risultati.
E' un po' quello che faccio ancora, quindi stress sempre presente ma comunque gestito.
Prendo le distanze da ciò che sento fastidioso come una scimmia sulle spalle.
A volte vorrei sorprenderla perché scappi altrove, ma non sono abbastanza capace e forte per guardarla negli occhi, ed essa si sposta solo di pochi passi. Me ne accorgo perché continuo a sentirne il peso e l'alitare umido e scomodo sul collo.
Allora sempre con la Mente mi preparo, accomodo e poi non ci penso più.
Come un tuono che preceduto dal lampo spaventa meno perché quest'ultimo l'ha annunciato.
Senza paura, per gestire al meglio l'esistenza in ogni fase e riuscire ad andare oltre, mentre si fruisce e si assapora pienamente il gusto della vita.

mercoledì 27 gennaio 2016

UNA PERSONA NUOVA


Notizie


... perché se solo penso a quel che ero una volta ed ora non sono più, mi viene proprio da pensare di essere stata baciata dalla buona sorte, o meglio... protetta e guidata da quel Qualcuno che vuole a tutti i costi che io stia bene... e non solo di salute. E forse c'è pure un legame tra le due cose.
Penso di aver certamente incuriosito più di uno, nonostante ormai mi si conosca bene e fin dall'inizio delle mie esternazioni emotive "si preannunciava il mutamento dell'esser mio", e piano piano si evidenziava in ciò che scrivevo con "la sincerità del Cuore".
Ma ogni giorno è un giorno nuovo e l'esperienze simili ma sempre diverse sono diventate per me, insegnamento vivo. Materia prima con cui mi rapporto e confronto, giacché "materia" sono io stessa. Oggi... che mi sento diversa, "persona nuova", libera dai fardelli passati, leggera... "guarita". La guarigione che conta, ti fa sentire bene e guardare al futuro con speranza ... che ci sia o meno un futuro di cui rendersi conto fisicamente.
Quanti spunti ieri da quella lezione sull'Agopuntura...
In realtà della tecnica si è parlato poco o niente. Agopunti, punti molli, meridiani... nulla di più. Ma della filosofia di partenza, il Taoismo, applicata alla medicina tradizionale cinese, è stata la vera scoperta. Ed io, che in questa età ho imparato ad apprezzare sfide continue, mi sono posta a riflettere intensamente, cercando pure collegamenti con la mia realtà soprattutto spirituale.
Mi definisco... Persona Nuova, non diversa ma nata da quella che fu. Riveduta e corretta. Ha sfrondato l'inutile e ha trattenuto il necessario, procede leggera né intende caricarsi di nuovo. Vuole essere in pace e in equilibrio con tutto quello che è intorno. Persone comprese, anzi soprattutto con queste. Opinione non è giudizio, e le decisioni relative sono solo accomodamenti per stare bene. Una stonatura di comportamento altrui per me non vuol dire che io sono nel giusto, solo che non è nelle mie corde. Quella persona non sarà tra le frequentazioni più assidue, ma certamente non l'avrò esclusa dal mio passato né lo sarebbe nel futuro sempre nel pieno rispetto di quello che è. Una Persona.
Quando trasformiamo i sentimenti negativi in gentilezza passiamo per il Perdono. E perdoniamo prima Noi stessi.
Se avvertiamo dell'astio nei Nostri confronti dovremo imparare a trasformare anche questo, e ciò è possibile solo perdonando l'Altro.
Sarà comprendere l'energia negativa e portarla nella Nostra. Facciamola muovere a spirale insieme alle altre emozioni, aggiungendo una quantità maggiore dell'energia dell'amore. Le energie combinate si muteranno in "forza vitale". Guarigione.

martedì 26 gennaio 2016

ALLA FINE NEGLI OPPOSTI E' L'ARMONIA



Non l'avrei mai pensato, giuro... di appartenere ad un "genere negativo", eppure... è così. Almeno secondo  il pensiero taoista, che vuole ci sia un'armonia universale che lega tutti i livelli del cosmo... terra, uomo, cielo. Stasera, argomento complesso alla base di una lezione sull'AGOPUNTURA, medicina integrata. Un incontro, quello odierno del GAMA, quasi affascinante che ha interessato prima gradualmente ma poi ha dato molti spunti di riflessione.
Come dire, lanciare il capo di una fune con cui arrampicarsi a poco a poco.  Si parte da un principio ben preciso...
 Il tao, che è presente in ogni cosa e la condiziona, un flusso vitale che ha dato origine a tutto, e che scorre incessantemente, mutando sempre e rimanendo sempre lo stesso. Associata al tao è la concezione dello yiny-ang.
Yin e yang sono opposti e complementari tra di loro, relativi (si può essere yin sotto un certo aspetto e yang sotto un altro) e non antitetici, tanto che nella pienezza dell'uno è implicita l'origine dell'altro. Il loro alternarsi determina tutte le cose.
Yin e yang sono i due principi che mantengono l'ordine naturale del tao.
Yin è il principio femminile, passivo ed oscuro, identificato con la luna,
Yang il principio maschile, attivo e luminoso, identificato con il sole.
Il simbolo del Tao è formato da due spirali. Una che si avvolge e l'altra che si svolge a partire da un unico Centro. Le due spirali rappresentano la discesa ed ascesa degli aspetti opposti di ogni energia del cosmo. Il Simbolo pertanto è una simmetria rotazionale ciclica. La spirale bianca ha l'inizio dove finisce la spirale nera, essa si avvolge ed aumenta fino ad un massimo, ma poi manifesta in se stessa la sua tendenza opposta (puntino nero) che appunto a partire da questo momento si svolge. Anche questo aspetto raggiunge un massimo finché si manifesta la tendenza opposta (puntino bianco), che si avvolge e così via, ciclicamente.
Pare un ragionamento piuttosto contorto, detto così senza osservare l'immagine del tao, a pensarci viene quasi il mal di testa. Anzi, anche a proposito di mal di testa... per questo comune e sottovalutato disturbo pare che il capo sia solo il punto di arrivo e che tutto parta da lontano. Torneremo comunque sull'argomento...
Per il momento e data l'ora mi fermo alla rivoluzione scatenatasi stasera nel mio immaginario.
Credenze e convinzioni ataviche stravolte.
Ma può essere...? ancora non mi convinco.
Chi ascolta, supporta, guida... è tutta Cuore,
negativa sia poi così tanto da definirsi YIN?
E Colui che sfida, esigente all'inverosimile crede solo in sé, e manco tanto... sia YANG positivo al massimo?
Penso non sia possibile YIN senza YANG... e viceversa.
Perché in ognuno c'è la nega-positività dell'Altro,
insieme danno la vita...
così com'è la Vita.

lunedì 25 gennaio 2016

ORIZZONTI COLORATI


Emoticon heart
Prima di andare, i miei soliti pensieri. Li avrei voluti assai colorati, come sempre sono a conclusione di un giorno di festa, ché ben disponessero alla nuova settimana, e invece proprio tali non sono, magari rabberciati e rigenerati. Ci proverò.
Che farci... non sempre dipende da me. O da Noi...? visto che è caso frequente e generale.
Stamattina aggiornamenti di speranza, cenni di presenza per far sentire meno soli. Qualche telefonata, risposte ad emozioni contrastanti, poi... la mia quotidianità festiva, che sempre quotidianità è. Ne cerco la differenza ancora una volta nei colori, la Domenica non può avere gli stessi degli altri giorni, diverso sarà quello della tovaglia, del condimento principe del pranzo, di tutto ciò che posso scegliere e preparare.
Da qualche parte ho letto che bisogna impegnarsi a fare di ogni giorno della Nostra vita un piccolo capolavoro. Ed io mi impegno di sicuro almeno a tentare un dipinto. Non un'opera d'arte ma un quadro armonioso pur su una tela stinta. Trama non perfetta, però ben accomodata con la scelta oculata dei colori, sempre vari e accordanti tra loro.
All'improvviso... una macchia, e l'insieme pare rimescolarsi.
Ancora una notizia, inaspettata... di quelle che lasciano senza respiro e parole. Io ce l'avevo messa tutta coi pensieri positivi, tra l'altro domani è pure giorno di "fiocchi di tenerezza", quindi il pensiero era già lì, pronto per essere condiviso.
Casualità?
Altro solito segno del destino, sprone. Si deve continuare.
La consapevolezza della propria forza interiore ci rende "padroni della nostra vita".
Leggo e rileggo questa frase, e mica sono più tanto convinta...
Di getto, come sempre mi succede quando sono scossa, scrivo altro. Poche righe ma così fortemente sentite che Chi le legge se le sentirà addosso, su misura...
"Perché mi sono fatta una corazza non vuol dire che sono di ferro.
E se a volte preferisco indossare una maschera,
non è che ho la faccia di bronzo.
Ho un Cuore anch'io. Con la sua memoria, questa si... di acciaio, e non dimentica".
La solita mia fragilità che si fa strada e poi si ribella perché vuole cambiar pelle, e non vuole essere più quella.
Anche se le immagini con tanta fatica costruite appaiono capovolte, e le emozioni non sono più le stesse, io voglio continuare a...vederci orizzonti colorati.
Tornerò a cercare un cesto di frutta fresca da raffigurare, lo guarderò con lenti variopinte per il tempo che serve.
Fino a quando avrò recuperato l'iride di me stessa.
Voglio crederci. Lo ripeto, anzi... crediamoci Insieme.
Liberi dalla paura, sempre.

domenica 24 gennaio 2016

GRATIFICATA... QUANTO?



Si... gratificata assai, così mi sento col trascorrere del tempo. Gratificata sempre più.
A volte cerco pure di schernirmi perché mi sembra eccessivo. Mi basterebbero delle briciole di ritorno di ciò che lascio andare, perdo durante il cammino.
Ecco... grazie, è più che sufficiente.
GRAZIE... quanto può essere bello e gratificante sentirselo dire? E quanto ancor più bello è ripeterselo in silenzio facendo scorrere in memoria come fotogrammi di un film i volti delle persone che rivolti a Te pronunciano questa parola. Gli sguardi e le labbra dischiuse appena per un timido sorriso.
Una dolce sensazione in sei lettere.
La meraviglia di un dono in cambio di un qualcosa di cui neanche ti sei reso conto.
Ma per alcuni un semplice grazie non basta, così che più di un giorno ti ritrovi "sequestrata" e con la nomina a pieno titolo di custode di delicate confidenze e consigliera ufficiale.
Ma dov'è finito il Tuo numero di telefono... non lo trovo più.
E mi accoglie così... tra il risentito e rammaricato...
Volevo farti gli auguri di Natale, ma niente... 'sto numero non ce l'ho. Ho telefonato persino all'infermiera, poteva avercelo lei.
Figurarsi... dare la mia reperibilità al personale infermieristico. E che so' io un dottore?
Beh... Tu sei di più. Per me ad esempio sei... preziosa.
Esagerata... l'ho detto prima, mi pare davvero troppa "grazia" per me.
Ma non sono solo episodi di questo tipo a farmi sentire ripagata cento volte tanto. E' il sorriso generale che mi corre dietro, l'accoglienza quasi gioiosa ai fiocchi di tenerezza che porto nel cestino.
Li richiedono, leggono curiosi... ci piangono su perché trovano scritta la loro vita intera.
Un indirizzo preciso valido per Tutti.
Sai, l'ultima volta ho perso il bigliettino. L'avevo in tasca poi...
C'avrai messo la mano ed è caduto. Non importa, hai comunque seminato speranza. E' andato bene Chi l'avrà trovato. Di speranza Tutti abbiamo gran bisogno. Stavolta ti lascio due fiocchi... così compensi la briciola persa.
Un sorriso ampio e sincero, un grazie che mi riempie il Cuore.
Il successo dei bigliettini in reparto sta superando davvero l'inaspettato.
Il marito di una paziente ne ha messi insieme un bel po' e ha fatto una sorta di collage, un quadro che ora fa bella mostra di sé sulla parete di fronte all'accettazione. Una zona di passaggio e pure di pausa forzata. Impossibile non fermarsi e lasciarsi prendere dalla curiosità...
Sono frammenti di emozioni che lasciano il segno, sia pure di riflesso.
Fiocca la tenerezza e pare resti in alto sospesa. Si fa notare, ed è un bene nelle lunghe attese.
Distrae la tensione, a volte l'azzera. Acquieta l'animo e lenisce il dolore.
E' qualcosa di più che un semplice "distrattore mentale", è una carezza che rivela affetto, compassione... il desiderio di andare insieme per un pezzo di strada.
Quel quadro io non l'avevo nemmeno notato di sfuggita, c'è stato qualcuno poi che me lo ha riferito...
Quando l'ho visto e mi sono fermata a leggere, ho pensato a Te...
Anzi, visto che ci sei regalami un'altra nuvoletta per sognare.
La voglio blu in un cielo più azzurro.
Perché sia diversa, e solo solo mia...

sabato 23 gennaio 2016

INASPETTATA MERAVIGLIA


Notizie


Mi piace pensare ai miracoli come semplici ed ordinarie meraviglie che accadono a Tutti ma di cui non tutti si accorgono. Non li vedono proprio, non riescono perché mancano loro fiducia e un pizzico d'innocenza, mentre sono in eccesso diffidenza e una più che abbondante manciata di vittimismo.
Perché i miracoli avvengono ogni giorno e nella vita di tutti se sappiamo guardare. La Vita ci offre infiniti doni ed opportunità per poterci migliorare e poter essere felici, in cambio di gratitudine ed ottimismo.
L’unico impedimento è appunto la Nostra mancanza di fiducia nel fatto che meritiamo ogni bene possibile.
Risulta difficile da credere, vero?
Un miracolo!
E quando facciamo quell’esclamazione in automatico escludiamo la possibilità che possa accadere veramente. Ancora una volta siamo sotto l’influenza di false credenze, quella che non valiamo abbastanza, non siamo nati sotto una buona stella, che i miracoli non accadono a noi, perché di Noi nessuno si accorge e si cura. Nemmeno il Cielo.
E non è affatto così.
I Miracoli sono così, le semplici Meraviglie di ogni giorno.
Tu sei il primo per Te stesso, con la vita che porti avanti con coraggio, capace come sei di scovarlo dopo una grande paura.
Quando apri gli occhi al mattino, e quasi incredulo ringrazi e poi ti muovi per esserci, sorridi e t'imbronci
e alla fine riesci, e trovi pure la pace in Te stesso.
Prima di chiuderli di nuovo, regalarti un ultimo sereno pensiero e farti cullare dai sogni al chiarore delle stelle.
Stamani ho conosciuto un'anziana signora, forte e tanto giovane dentro. Mi ha raccontato la Sua storia con occhi sgranati ancora per la meraviglia.
Dopo un intervento assai difficile, durato dodici ore, soffrì diversi giorni per dolori atroci. Poi... Lei dormì per un giorno e una notte intera, e al risveglio si sentì leggera. Volle perciò farsi accompagnare alla statua della Madonnina che era in fondo al corridoio.
All'improvviso un profumo dai fiori finti, nel vaso senz'acqua.
Più nessun dolore, e una grande voglia di gridare con forza... sono viva.
Poi solo lacrime di gioia per un miracolo che continua.
Crederci... Credere è già di per sé il miracolo più grande.

venerdì 22 gennaio 2016

DI CHI SI PRENDE CURA...




Quest'anno nel GAMA si fa un distinguo fra i partecipanti-soci-componenti.
Pazienti... Volontari... Simpatizzanti... Familiari (vedovi/e)... Chi si prende cura. Questi ultimi dalla traduzione letterale del termine "Caregiver", fino allo scorso anno denominati... accompagnatori.
Di proposito, per "accompagnatori" ho lasciato la minuscola, perché da tempo trovavo la parola inappropriata, quasi sminuisse l'importanza di un ruolo, un compito assai difficile. Al di là della fatica vera e propria di "Chi si prende cura", che dire della responsabilità morale e poi del "fardello psicologico" che non deve rivelare mai strappi e cedimenti? E se difficile sarà per un caregiver di professione, si immagina quanto più potrà esserlo per un familiare, un compagno/a, un marito o una moglie?
Nel Nostro gruppo sono più numerosi i mariti come "partners sani", brave persone relativamente al loro carattere e alle situazioni. Molte volte però è stato ripetuto che quando è il marito ad ammalarsi, la moglie è più paziente ed accudente. Sarà per una propensione materna che dura pure 100 anni, ma anche perché la tempra interiore femminile è davvero tosta. E' come la roccia. Si leviga ed arrotonda per le intemperie ma non si frantuma, e resta salda là dove è posta.
Poi c'è il sentimento che lega, e anche in questo caso il primato è della Donna. Se ama, ama davvero e nemmeno l'ombra di un futuro nerissimo la farà mai scappare.
Ho letto queste poche righe, e ne sono rimasta incantata. Parole vere...

Quando una persona si innamora non lo fa apposta: succede. Ma dopo, per amarsi bisogna sudare..soffrire..ridere..stare svegli .. donarsi…fidarsi.. sacrificarsi …comprendersi…tutelarsi.. rimanere insieme in costante cammino, cadere e rialzarsi più uniti innamorati e forti di prima. L’Amore non succede. L’Amore si fa…

... mi hanno fatto riflettere, e poi comprendere, giustificare certi comportamenti che a volte, direi molto spesso, deludono e procurano sofferenza. Come non bastasse quella che già è.
Così di getto ho scritto anche io poca cosa, pensando e dedicando...

A CHI E' VICINO...

E non va via, ma fa quel che deve, come sa... per quanto può.
Altro non chiedere.
Non regge più di tanto... 
per cui arriva quando tutto è finito o almeno passato.
Per il momento.
Arriva col fiatone, e tutta la sua ansia da sviscerare.
E poi i dubbi, l'incubo di ogni giorno e la paura che non sa mascherare.
Ma io lo conosco, lo conosco bene questo atteggiamento,
è un modo per proteggersi,
come voler indossare gli occhiali da sole,
per non ferirsi gli occhi che così restano in una penombra rassicurante.
Comunque va bene perché alla fine ciò che unisce è altro.
I ricordi e la compassione. Aver deciso di patire Insieme.


Insomma, per concludere... c'è Chi va avanti per appianare il sentiero, Chi segue perché stenta, ma c'è pure Chi va al passo, sorregge ed accarezza fino alla fine della strada. Comunque conta restare... Insieme, vincersi e inaspettatamente superarsi. Non andare via.

giovedì 21 gennaio 2016

PERSEVERANZA



E' la marcia in più che fa considerare affidabili le persone costanti.
Si presta maggior fiducia in ogni campo a Chi mostra impegno, cerca di superarsi pur non dimenticando mai i propri limiti. Quindi fa scelte oculate, sa aggirare ostacoli per lui insormontabili.
Scorciatoie e strategie sono esercizi mentali che rendono ancor più acuta la mente, nel caso fosse ritenuta non sufficiente.
La Perseveranza nasce nell'umiltà, ma caparbiamente si ostina per arrivare.
Io... costante lo sono sempre stata. Costante e fedele ai miei propositi, ogni tanto però... "svirgolavo" verso quel noto senso di inadeguatezza. Mi riprendevo, altrimenti non avrei potuto guardarmi allo specchio, ma intanto avevo perso un po' di punti per strada.
Perseverante sono diventata parecchio dopo, lo sono ancora, anzi sempre più perché so bene che... "se non ora, quando...?"
Ma continuo a... farmi sempre un sacco di domande, darmi risposte accettabili e cercarne altre in alternativa. Insomma riconosco di non rendermi sempre la vita semplice, e forse è meglio così... arriverò preparata alla meta.
Parlo di meta, e mi torna in mente una frase che lessi una volta mentre ero nel bel mezzo di una "tempesta" di dubbi.
"Entro l'Eterno è il mio confine..."
Se dico dove era scritto, sembrerà incredibile. Nella vetrina di una farmacia. Sotto un volto di donna dallo sguardo languido. Le parole mi avevano colpito,così straordinariamente emblematiche.
Restai estasiata da quell'enfasi, pur avendo tanto altro per la testa.
 Sembrava quasi la "risposta" all'interrogativo che mi stavo ponendo quel giorno... chissà, forse anche da prima.
Ma quale mai sarà il mio limite?
Ed ecco che mi si rispondeva... almeno così mi pareva. Quel credere poco in me che ogni tanto si affacciava, mi portava a pensare che probabilmente tutto fosse troppo per me.
Eppure la voglia di andare avanti sempre e comunque continuava ad... esserci, solo a tratti frenata da tanti "accidenti" intesi più che altro come "accadimenti".
Resistetti alla tentazione di tornare indietro, a quel che ero, e alla fine mi convinsi. Ne sono convinta ancora.
Tutto ciò richiede uno spazio ben grande perché possa essere da me sostenuto.
Perciò... l'Eterno.
Entro l'Eterno è il mio confine.
Immenso. Senza inizio e senza termine.
Ed io radicherò in me sempre più quella voglia di andare avanti...
magari a piccoli impulsi, ma avanti. Non importa come.
Conta il traguardo prefisso, ora...  in assoluto sarà poi la Meta.

mercoledì 20 gennaio 2016

ANTOLOGIA




Un titolo curioso stasera. Immediatamente viene da pensare alla scuola, sicuramente s'immagina un libro piuttosto grosso, ché raccolga i versi o i racconti più noti.
Un' "antologia", e se vogliamo far riferimento all'origine etimologica del termine, si dirà che è si, una raccolta ma di "fiori belli", i più rari e pregiati. Assolutamente come le "esperienze" che io colgo per la "via", di cui mi pregio e faccio tesoro, e per cui la personale di malattia diventa la semplice nebbiolina che le tiene insieme.
Ho conosciuto tanti, alcuni li ho persi di vista per un po'. Molte volte è capitato, ho pensato ad una persona e l'ho incontrata quasi per caso subito dopo. E' una sorta di tele-empatia. Succede quando si prende a condividere senza farlo apposta, si procede sullo stesso percorso tracciato dal destino, si resta comunque legati da un filo sottile. Ti ritrovi a continuare poi per espressa volontà o nostalgia non Tua ma della sorte. E' l'empatia che cominciò e continua, nonostante il tempo trascorso e le distanze.
Quanti pensieri si affollano per la mente...
Non è raro che mi chiedano... non è che "rifletti" un po' troppo?... può essere.
E questa propensione del mio carattere va pure accentuandosi... sarà per quell'esercizio continuo nelle frequentazioni, dove il pensare prima di parlare è obbligo e non di certo opzione.
Ogni momento è opportunità nuova, mi rovisto dentro per cercare la "tessera" giusta e completare quel mosaico che è diventata la mia vita, ma ne manca sempre una e ancora una volta sembra solo quella.
Chissà quando potrò godere della vista dell'insieme, per ora posso solo pronunciare quella stessa frase che ho letto o udito... non lo so.
Al mondo non esistono due storie identiche, come non si troveranno due esseri umani uguali. Ognuno è unico... clone di se stesso nemmeno tanto perché nell'arco della vita può cambiare qualche aspetto.
Forse è vero che strapazzo un po' i miei neuroni con tutto questo pensare, ma non mi fermo, continuo e cado in una sorta di bisticcio... rifletto sul riflettere. E' un po' complessa come cosa, ma ormai vado avanti su questa linea e allenata come sono, non mi fermo più.
E con le riflessioni sempre più profonde, mi scavo dentro alla ricerca di una spiritualità sempre più significativa. Ne parlavamo stamane con una paziente al Suo primo ciclo di terapia. Entrambe credenti pensavamo a quanto spirituale fosse l'anelito di un ateo. D'altra parte già porsi dubbi e domande lo rivelano, e comunque non importa che sia o meno l'uomo a credere in Dio, è certo che Dio è vicino all'uomo e mai si scorderà di lui.
Quando la malattia fece la sua comparsa, cominciai allora a rivolgere i miei pensieri a Dio... a volte era abbandono altre, rabbia.
Il cuore mi batteva sempre forte, arrivavo a sentirlo nei polsi e nelle orecchie. Avevo paura. E solo qualche mese prima non avrei mai pensato a tanto, inconsciamente "selezionavo" gli sfondi di una storia in fin dei conti, banale.
Se la tua vita scorre tranquilla, senza scossoni per Te è normale, non ti accorgi di ciò che succede intorno... non ti accorgi neanche di Te stesso, del perché TU ESISTI. Poi avviene qualcosa che smuove le acque ferme in cui ti muovi... e ne resti turbato. Magari dopo un po' succede altro e altro ancora. Allora non ce la fai più... con qualcuno te la devi prendere, e perché non con quel Qualcuno di cui non ti sei mai accorto prima? Ebbene... Qualcuno ha voluto stuzzicarti... ti ha spinto ad arrabbiarti, arrabbiarti sul serio... perché Ti aspettava... VOLEVA INIZIARE UNA STORIA CON TE... una storia tutta nuova.
Prima che mi ammalassi la mia Vita scorreva tranquilla, tanto tranquilla da lasciarmi insoddisfatta.
Inquieta cercavo risposte senza neppure conoscere le domande.
Tante volte... con un brivido... avevo persino pensato all'eventualità di una malattia, grave... poi una morsa mi aveva stretto la bocca dello stomaco e la vista mi si era annebbiata. Un tale pensiero mi aveva quindi riportato su una "falsa retta via"... solo per un po'.
Riprendevo ad agitarmi nelle acque stagnanti della mia Vita.
All'improvviso il Male... l'angoscia... la paura di non sopravvivere, di non riuscire a fare tutte le cose tante volte ignorate... troppo a lungo rimandate...
Il mio pensiero a Lui... che tutto può.
La Sua risposta a me che nulla potevo.
Dio voleva qualcosa da tempo... ma non avevo capito, forse non volevo... per pigrizia o senso di inadeguatezza... chissà. Con quella "grande prova" m'induceva a guardarmi dentro... per forza. Se volevo continuare a... vivere dovevo saperne anche il PERCHE'.
E la mia storia sarebbe stata diversa, comunque fosse andata, perché non era più senza speranza.
Tante esperienze, simili ma comunque diverse, uniche. Ogni volta le suggello con baci che lasciano il segno, quasi si infiltrano... ché si diffondano. Ma a fin di bene.
La Speranza viaggia così.

IL VERO SENSO DELLA VITA CHE CONTINUA

Non amo le frasi fatte, e qualcuna la detesto proprio. Una di queste è la trita e ritrita formula convenevole che si accompagna alle ipocrite condoglianze. 
La vita continua, devi farti forza.
Due proposizioni dal significato scontato, buttate lì tanto per dire. Basterebbe che se ne facesse portavoce uno solo, perché da lì a poco è altrettanto scontato che tutto è bello e dimenticato.
Opinione drastica e senza appello la mia? Forse. Ma per quella "vita" con la minuscola, dimentica di essere in un tutto. "Vita" con la maiuscola, che deve continuare e di cui Tutti devono sentirsi responsabili.
La Vita non si ferma se una vita stenta o termina di pulsare. E' solo un "battito di ciglia", poi riprenderà nella Vita che l'accolse e continua. E quanto lontano possa arrivare, neanche si immagina.
Prima di ammalarmi anch'io spesso perdevo il sonno, timore e ansia non si fermavano là dove avevano avuto origine, mi prendevano tutta. Per questo gli occhi restavano spalancati al buio, lo stomaco si chiudeva, non riuscivo  parlare per la bocca asciutta o anche per l'esatto contrario. Per me poteva finire tutto lì. Procedevo poi per inerzia, meravigliandomi che per gli altri, quelli a me vicino non fosse lo stesso.
Poi durante la malattia fu anche peggio. La vita doveva per forza mettersi in pausa, e quel che era per me doveva essere condizione generale. Fuori e dentro casa. Eppure tutto continuava. Era logico ma ne restavo turbata. Soffrii molto intensamente, per fortuna durò poco.
Un giorno mi sentii sprofondare, davvero... nel senso letterale del termine, e fu come dover cercare un appiglio per non morire nella mente. Mi chiesi... se a causa mia ogni cosa si fosse "cristallizzata" e nessuno più avesse dormito, mangiato, respirato... che cosa ne sarebbe stato di me? Quel "continuare" invece era Vita che alimentava la mia vita, allora forzatamente in pausa.
Presi così a guardare con tenerezza la persona che mi dormiva accanto durante le mie notti insonni, ad essere contenta che Altri mangiassero con gusto mentre io ero preda della nausea... a ridere vedendo ridere per non sentirmi più morta dentro.
Certo, cosa facile non è, ed è difficile farsene una ragione. Quando senti la vita Tua sfuggire dal controllo, la prima cosa che pensi è... se c'è un inizio, ci sarà pure una fine. Almeno seguendo la logica comune, non quella matematica che comunque ammette l'infinito.
Ripeti a Te stesso... l'Infinito è oltre, per il momento non mi riguarda. Eppure intorno tutto si muove come fosse all'infinito da sempre. 
E' giusto?
Diciamo... è naturale.
Per dare un senso, unico e completo alla Vita che continua.
Incomprensibilmente, ma solo in apparenza.

lunedì 18 gennaio 2016

DAL BIANCO AL ROSA


Emoticon heart
Doveva pure arrivare l'Inverno, almeno con qualche segno dopo una bella stagione che pareva non finire. All'improvviso le temperature sono calate bruscamente e stamane qualche fiocco di neve si è visto. Niente d'importante, si potevano contare, quali bianchi e radi coriandoli.
Proprio per questo con gli occhi ne ho seguito uno nel suo volteggiare e alla fine posare sul mio camice bianco, steso ad asciugare. Niente da eccepire, col solito acume al contrario ho scelto il giorno giusto. E pensare che avrei voluto non lavarlo più, almeno per il momento. Da quel giorno... quasi fine anno... che notarono sul retro della spalla sinistra l'impronta lieve di un bacio. Quando mi resi conto che era vero, ebbi un brivido, mi venne la pelle d'oca. Perché non mi ero accorta di niente. Poi le coincidenze... e volli credere che fosse stato un angelo a posare le labbra sul mio camice bianco.
Per rassicurarmi della Sua presenza, ché non avessi turbamento per ciò che sarebbe successo da lì nei tre giorni a venire, non perdessi la voglia e la forza di continuare.
Beh... verità o illusoria fantasia, così è stato se sono ancora qui e racconto e poi scrivo e vivo e... sono con Voi.
Dicevo... non avrei voluto lavare il camice per conservare il ricordo di un bacio. Che sbiadisse nel tempo, poi l'acqua avrebbe fatto il resto.
Ma due giorni fa me ne sono ritrovato un altro, di bacio. Questa volta sul bordo destro del collo e pure di un bel rosso vermiglio. Non ho fatto appello di angeli perché sapevo com'era andata.
Saluto sempre ogni paziente con calore e "baci sonori", così che vengo ricambiata in altrettanto modo. L'altro giorno un movimento falso e il bacio è finito sul posto sbagliato.
Mira sfalsata, non certamente falsa.
E il camice è perciò andato in acqua e detersivo, discreto tempo di ammollo, con leggero ma prolungato strofinio nei punti critici.
Già nel risciacquo mi era sembrato di scorgere qualcosa, ho preferito non darci peso per non alimentarmi oltre di dolci fantasie. Oggi quando l'ho ritirato ancora umido per i pochi fiocchi di neve ho visto che la lieve ombra rosata era rimasta là dove si era posata quel giorno.
Un camice bianco e non solo.
Con un tocco lieve di rosa che non si è voluto cancellare.
Perché passato dal Cielo a quaggiù... per restare.
Immagine tratta dal web... Nevicata (G. Ospitali)

domenica 17 gennaio 2016

UNA GIORNATA DI RICORDI



Senza malinconia. Anche se sono 11 anni che mia madre manca ormai, ed ogni volta fu rinnovare ora per ora la Sua lucida agonia.
Quest'anno è andata diversamente, o meglio non sono state profuse molte parole oltre a quelle già dette, ma sono state le immagini a parlare di Lei.
Una bimba paffuta dai grandi occhi, una vispa "pacchianella"... una splendida ragazza al mare. E poi ancora e sempre come la ricordiamo Noi, figli e nipoti... grande ed indimenticabile.
Tanti ricordi quasi scene da un film, di quelli che si rivedono sempre volentieri, importanti perché hanno segnato un'epoca. Ed è cosa strana, ogni anno riemerge un particolare trascurato, un dettaglio in più, quello giusto che farà la differenza per il tempo a venire.
Oggi mi sono sentita più ricca che mai.
Natale è passato da non molto, ho riposto tutti i decori ma ancora non sono spente le luci del presepio.
Voglio che restino accese ancora un po' per Lei.
Senza volerlo, è andata così. Come tanti anni fa.
Il tempo trascorso ha lenito la tristezza, poi ne ha fatto gemme di malinconia.
Adesso non si piange più al Suo ricordo, ma si sorride per qualche pensiero, "aforisma" di cui vantava diritti d'autore, perché fosse originale e da tramandare. Da madre in figlia, come buona e atavica usanza vuole.
E a proposito, stasera tre figlie si sono riunite in Suo ricordo, senza parlare di Lei ma con il sorriso negli occhi.
Perché ora è ricordo dipinto a tinte tenui, serenità nascosta tra le righe di quel Suo testamento.
Tutti unici eredi di ricchezza mai estinta. Perché sarà ben spesa.

sabato 16 gennaio 2016

DALL'IDEA DI UN PROGETTO...



A Tutti sarà capitato ritrovare un ricordo all'improvviso. Inaspettatamente, magari per un profumo nell'aria, la luce particolare di un momento nella giornata, una melodia.
Sono cause ricorrenti, e per queste a me succede di frequente. Mai per l'idea di un progetto.
Sarete curiosi di sapere quale sia il progetto in questione. Bene, nell'ambito del gruppo di auto mutuo aiuto, da un anno anche Associazione Onlus, fervono in continuazione proposte entusiasmanti e buoni progetti. Poco prima di Capodanno la Presidente portò in reparto mandarini da offrire ai pazienti in terapia. Si sa quanto beneficio apporti la vitamina C presente negli agrumi, e poi... quel profumo dilagante nelle stanze, lungo il corridoio sicuramente avrebbe ristabilito il buonumore anche in condizioni non ottimali. In effetti così era andata, tanto che lì per lì venne fuori l'abbozzo di un nuovo progetto-salute. Dispensare frutta tra i pazienti in trattamento, seguendo ovviamente la stagionalità.
In inverno quindi, i mandarini pratici da sbucciare... in futuro potranno essere fragole, albicocche, ciliege, insomma si valuterà. Proposta accettata in pieno e già messa in atto.
Così stamattina già su per le scale seguivo la scia dell'inequivocabile e persistente profumo, poi subito dopo il "mio ricordo". Chissà perché proprio là, in ospedale e non a casa. Mangio solo mandarini in questo periodo. Mistero... o forse no.
Ricordo da bambina quando mi balenò il desiderio di guardarmi allo specchio e... vedere come sarei stata da grande. Con i seni.
Due mandarini sotto la maglietta, e voilà... così sarei stata da grande.
Poi tirando giù la maglietta uno dei seni era sfuggito al controllo, cadendo miseramente davanti allo specchio che mi aveva illuso, e lasciandomi uno sguardo fortemente deluso.
Avevo comunque raccolto il mandarino e riprovato ancora e il sorriso era ritornato ad illuminare il mio volto di bambina.
Ecco...un giorno sarebbe stato di nuovo così.
Delusa ma con il sorriso, perché a tutto c'è rimedio se ti arrangi con quel che rimane e riponi fiducia nel domani.

EMOTIVITA' DA INCANALARE

Se siete molto emotivi farete una gran fatica a stare in "trincea"...
Furono le parole del Nostro facilitatore.
Che cosa significa, non bisogna esserlo allora? Meglio... "impermeabilizzati"?
Questa la replica.
Certo che no, l'emotività o meglio la capacità di sensibilizzarsi a problemi o situazioni, è una grande risorsa ma va educata, incanalata perché non sconfini e faccia danni.
A breve e per questo scopo nell'ambito del GAMA saranno tenuti 3 corsi distinti. Il primo per le operatrici del Make Up, il secondo per facilitatori, il terzo infine per volontari.
Perché non puoi piangere davanti a Chi piange, che tra l'altro ne ha maggior diritto, altrimenti penserai ad asciugare le Tue lacrime prima e non sarai solerte al bisogno altrui.
Ecco... si deve imparare a controllare le "vistose emozioni".
Non ad annullarle, perché non siamo "vuoti manichini" privi di espressione.
Già... conoscete l'antica leggenda Cherokee dei due lupi? E' una storia che spiega come e perché controllare uno dei sentimenti negativi più comuni. La Rabbia.
Saper controllare la rabbia e riuscire ad indirizzarla può essere l’arma segreta per raggiungere molti obiettivi. Se ci domina, ne siamo schiavi, ma se riusciamo ad indirizzarla può darci quella spinta necessaria per affrontare anche gli ostacoli più ostici.
Allora... come controllare la rabbia? Controllare, non reprimere. La rabbia repressa infatti può avere conseguenze ben più pericolose della semplice ira.
La leggenda Cherokee dei due lupi ha delle implicazioni interessanti per quanto riguarda il controllo della rabbia e, in generale, la gestione delle emozioni.
In una versione più nota di questo racconto, si parla di un anziano della tribù dei Cherokee che spiega al nipote come nel suo cuore e in quello di tutti gli esseri umani dimorino due lupi, un lupo nero e un lupo bianco. Il lupo bianco è docile e di buon animo, mentre quello nero è violento e rabbioso. I due lupi combattono continuamente tra di loro. Alla domanda del nipote su quale dei due lupi prevarrà, l’anziano Cherokee risponde... “Quello che nutriamo di più“.
Ne siamo sicuri? L’idea che il lupo rabbioso (nero) vada affamato, non è una scelta particolarmente brillante. La soluzione proposta nella versione inedita della famosa leggenda convince decisamente di più…
Perché entrambi i lupi vanno nutriti
Un giorno il capo di un villaggio Cherokee decise che era arrivato il momento di insegnare al suo nipote prediletto un’importante lezione di vita. Lo portò nella foresta, lo fece sedere ai piedi di un grande albero ed iniziò a raccontargli della lotta che ha luogo nel cuore di ogni essere umano.
“Caro nipote, devi sapere che nella mente e nel cuore di ogni essere umano vi è un perpetuo scontro. Se non ne prendi consapevolezza, rischi di spaventarti e questo, prima o poi, ti porterà ad essere confuso, perso e vittima degli eventi. Sappi che questa battaglia alberga anche nel cuore di una persona saggia ed anziana come me. Nel mio animo dimorano infatti due grandi lupi: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e amorevole. Il lupo nero invece è scontroso, violento e rabbioso. Ogni piccolo contrattempo è un pretesto per un suo scatto d’ira. Egli litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Il suo pensiero è ottenebrato dall’odio, dall’avidità e dalla rabbia. Ma la sua è una rabbia inutile, perché non gli porta altro che guai“.
Al che il piccolo Cherokee chiese ansiosamente al nonno: “Ma alla fine quale dei due lupi vincerà?“
Il capo indiano rispose con voce ferma... “Entrambi. Vedi nipote, se nutrissi solo il lupo bianco, quello nero mi attenderebbe affamato nell’oscurità e alla prima distrazione attaccherebbe a morte il lupo buono. Se al contrario gli presto la giusta attenzione, cerco di comprenderne la natura ed imparo a sfruttarne la forza e la potenza nel momento del bisogno, i due lupi potranno convivere pacificamente nel mio animo.“
Il ragazzo sembrò confuso: “Come è possibile che vincano entrambi, nonno?!“
L’anziano Cherokee sorrise al nipote e continuò il suo racconto: “Il lupo nero ha molte qualità di cui tutti noi possiamo avere bisogno in determinate circostanze. Egli è temerario e determinato, astuto e capace di ideare strategie indispensabili per dominare in battaglia. Se sapremo addomesticare il nostro lupo nero egli potrà dimostrarsi il nostro più valido alleato“.
Per convincere definitivamente il nipote, il capo indiano prese dalla sua sacca due pezzi di carne e li gettò a terra, una a sinistra e l’altro a destra, ed indicandoli disse: “Qui alla mia sinistra c’è il pezzo di carne per il lupo bianco e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se darò ad entrambi da mangiare, i due lupi non lotteranno tra loro per conquistare la mia mente e potrò scegliere io a quale lupo rivolgermi ogni volta che ne avrò bisogno. Ricorda... la rabbia repressa, come il lupo affamato, è pericolosa.
Così comprendiamo che non dobbiamo reprimere o affamare nessuna sfaccettatura del nostro carattere. Ma imparare a controllare i sentimenti negativi e indirizzare le emozioni positive nel modo più giusto.
Conoscere, accettare e sfruttare la propria emotività nelle circostanze più adatte. E non ci sarà alcuna lotta interiore.

giovedì 14 gennaio 2016

COMUNICARE... PAROLE E GESTI



Non siamo monadi chiuse all'esterno. Se lo fossimo la Nostra presenza collettiva servirebbe esclusivamente ad occupare uno spazio più o meno ristretto, saremmo completamente autonomi, autosufficienti, dotati di mega pensiero non suscettibile di cambiamento. Nessun passo indietro quindi, e del resto come e soprattutto perché dovremmo farne?
La Comunicazione nasce per soddisfare esigenze e bisogni, si alimenta di se stessa, serve a farsi capire e comprendere nelle relazioni umane. Si avvale di mezzi diversi, più o meno validi, usati in modo appropriato o meno. Comunque fa riferimento all'uomo come punto di "partenza" e "arrivo".
Tralasciamo gli ultimi "canali" di tipo tecnologico, non è questa la sede giusta per trattarne e si potrebbe finire in una polemica sterile. Sarà piuttosto un discorso... terra terra, basato sui mezzi essenziali... parole e gesti.
Come si riesce ad arrivare all'Altro... qual è il modo più rapido ed efficace? Dare una risposta secca non equivale ad essere nel giusto o aver torto, perché come tutto ciò che riguarda l'essere umano, è soggettivo e altamente variabile, preferisco al solito dar voce alla mia esperienza.
Prima della malattia, convinta di essere inadeguata per tutto, mi consideravo addirittura incomprensibile, e di conseguenza col destino di incompresa a vita. Poi il "grande evento"... e da quel momento quasi ogni giorno una nuova scoperta. Cominciai a farmi strada per capirmi e senza confronto sarebbe stato impossibile.
All'inizio ben accolta... poi mi sembrò di essere troppo presente, invadente... o cosa?
Non ho mai taciuto, anzi ho cercato sempre il relazionarsi continuo.
Avevo motivazioni, argomenti e giuste modalità di approccio.
Hai il dono della comunicazione. Sei unica.
Ma bada, ti scontrerai ancora, non sono tutti come te.
Questo mi si diceva, e a volte non sapevo se interpretarlo come sprone o freno. Comunque è andata.
Ed ora eccomi qui. In una realtà doppia...quella dentro calata a viva forza, che un po' scordo e molto più spesso mi sento addosso, e nella normalità che vivo certe volte da estranea, nelle relazioni umane varie ed eventuali, quelle ordinarie intendo, di cui non si può fare a meno e che non richiedono un granché di impegno.
Le altre sono più difficili, comportano responsabilità... vado con la purezza di Cuore, provo sempre con il sorriso, mi capiscono solo quelli come me che si accontentano di poco.
Una carezza sui capelli o sul capo raso, un complimento, un semplice aiuto per un'azione elementare ma in quel momento assai difficoltosa.
E' anche questo comunicare.
Non mi farò mai indietro.
Tornare nel mio confine, carica di triste meraviglia, non mi basta più.

mercoledì 13 gennaio 2016

IL GIUSTO E' NEL MEZZO

Ho un buon intuito ed anche il mio istinto dipende da esso. A volte sono nel giusto, altre meno... molto spesso la verità è nel mezzo.
Immagino, anzi ricordo una composizione di piantine che mi fu donata. La pianta della speranza, mi avevano suggerito di chiamarla e ancora oggi trovo fosse proprio un bel nome... azzeccato. 
Detta così la cosa, si attenua persino la mia "severità", che poi non è veramente tale... sarebbe più giusto definirla, "serietà" nel considerare la varietà degli atteggiamenti umani, non escluso il mio.
All'inizio del percorso fui accolta con calore ed umanità nel luogo che presto imparai a considerare la mia seconda casa. Là mi abituai a valutare quello che mi succedeva con equilibrio e serenità, in breve arrivai a concludere che non c'era nulla di "eccezionalmente grave" in quella "nuova routine" se la consideravo... "normalità da un altro punto di vista".
Poi, sempre lì mi fu permesso di tornare tutti i giorni per un anno e mezzo... avevo bisogno di mutuo scambio di condivisioni, sarebbe stato quasi un completamento della terapia, questa mia esigenza fu compresa e ne ricavai un gran bene. In seguito mi fu detto che di bene ne avevo fatto anch'io e in questo caso lo scambio ci stava tutto, nel perfetto equilibrio degli elementi.
Tempo è trascorso e non inutilmente. Il peso ne ho sentito ma pure il beneficio, perché verifica non è mai mancata. Tuttora continua.
Ed è da ieri sera che ci penso... 
Non è stato sempre facile, e di errori ne ho fatti tanti. Quando presa da eccessi di entusiasmo perché convinta di aver superato il peggio diventavo "troppo" di tutto... troppo allegra, troppo chiacchierona persino troppo affettuosa dimostrando "troppo" quello che provavo. Era un misto di gioia e gratitudine, voglia di vivere e desiderio di mostrarlo agli Altri che purtroppo non erano ancora arrivati... là dove io ero. Non volendo a volte ho fatto gaffes madornali, e a questo punto credo anche aver violato addirittura la privacy di qualcuno, ma solo perché mi sentivo facente parte di un tutto che era una cosa sola, un gruppo... una famiglia, un unico "sentire".
Capisco ora di non aver sempre agito giusto e all'epoca le persone che mi avevano accolto e supportavano e sopportavano, me lo facevano notare... con garbo, per il mio e altrui bene.
Attenta... non da Tutti può essere capita la finalità del Tuo agire.
Accorta... nell'inoltrarti nei pensieri altrui, non Tutti sono come appaiono.
Metti in conto che dopo aver dato tanto, potresti essere considerata non più di tanto.
Spesso prendevo queste "lezioni" come duri rimproveri... più volte ci sono rimasta male e forte è stata la tentazione di ritirarmi in buon ordine, mortificata, risentita ma pure per aver peccato di presunzione.
Mi sentivo umiliata senza esserlo mai stata in realtà.
Ma poi, tanto mi necessitavano quelle "infusioni per l'anima" che tornavo sui miei passi, ed ero là e non ci pensavo più.
Non pensavo più al "rimprovero" ma a rifinire alcuni aspetti del mio agire perché fosse lineare e sempre corretto.
Nel tempo e per tutto questo tempo ho sempre continuato a... pensarci.
Ed oggi sono così, forse un po' severa ma solo perché lo sono stata prima con me stessa.