mercoledì 29 giugno 2011

Prima di Pasqua quando ero stata in centro di senologia per prenotare la "solita" visita, l'assistente del dottor F.C. mi aveva chiesto, "Perchè, c'è qualche problema?" "No, perchè deve esserci un problema per un controllo? Devo essere ricostruita... è qui il problema. Comunque, tra l'altro vorrei azzardare, non so... una possibile data... insomma che si dice?" Avrei voluto sbagliarmi, ma ebbi la netta sensazione che mi guardasse in un modo... come per dirmi, povera illusa! Ed infatti..."Senti, è proprio azzardare, eh?!! Non voglio illuderti... c'è una lista d'attesa notevole. Pensa che una signora deve essere operata con una certa urgenza perchè ha  da due anni l'espansore che tra un po' verrà  fuori da solo." E poi mi mostrò la "famigerata" lista, più fogli da stampante... Siamo a posto, pensai, poi per stemperare la delusione mista al nervosismo chiesi, "Mi dici a che posto sono in quella lista?" "Tu non sei in questa..." "Ah, bene!!! Ma ci sono almeno... in lista?" "Certo, ci sei ci sei!" Preferii non andare oltre, anzi... ma perchè mai avevo cominciato a parlare!? "OK! Va bene, allora, auguri e Buona Pasqua." Ed ero andata via, sarei ritornata più in là, SPONTE MEA, perchè s'era capito che aspettare l'eventuale chiamata sarebbe stata cosa vana. Così è stato per altre due volte e alla visita non ci sono proprio arrivata prima di ieri... "Per il prossimo martedì è tutto pieno... Per inizio di settimana il dottore è ad un congresso." Fino a ieri appunto, quando, finalmente arrivato il mio turno, sono entrata in ambulatorio ed è stato il dottore stesso a chiedermi, "Ma che cosa è successo?"
Mi guardavo allo specchio stamattina mentre mi massaggiavo la mammella "in espansione" coccolandola con la crema idratante. "Chissà quando diventerà una vera mammella??!" pensavo, e continuavo a massaggiare così come mi era stato detto fin dall'inizio. "Questa è roba tua, non te lo scordare", mi ripeteva il dottor F. C. ogni volta, "devi toccarla, massaggiarla e accarezzarla... è tua." Ed io toccavo, massaggiavo e accarezzavo  "quella mammella a bassorilievo", sperando che potesse divenire presto molto simile all'altra per poterla sentire finalmente mia. E tocca oggi, massaggia domani, con la carezza di ogni mattina è passato un anno. "Dottore, quando mi ricostruirete?" Avevo chiesto all'inizio. " Fra otto mesi, massimo un anno", mi aveva risposto il dottor F. C., e c'avevo creduto, col trascorrere dei mesi l'avevo sperato, oggi... non so.
Avevo fatto l'ultima visita di controllo dell'espansore alla fine di marzo, "Tutto a posto... alzeremo un po' quell'altra... viene proprio  bene... avete una bella pelle. Ma quando avete terminato le terapie? A metà ottobre? Allora avete ragione... Vediamoci prima di Pasqua, così prima dell'estate..." Bene... vediamo, siamo a fine giugno, l'estate è iniziata, mi pare il 21, e allora? Così oggi nel pomeriggio sono tornata al centro di senologia, tanto per farmi vedere, quasi a promemoria, per "dire in silenzio", "Badate che ci sono anch'io, eh??!" e null'altro. Quando sono arrivata ce n'erano ben dodici prima di me ad attendere il proprio turno, alcune erano lì per un controllo post intervento, altre per visita diagnostica, e poi c'eravamo NOI TRE in attesa di... giudizio per la ricostruzione, Maria di..., Lea ed io, le prime con figlie a seguito prossime spose, io... da sola come sempre negli ultimi tempi, per mia scelta fortemente consapevole e voluta.

martedì 28 giugno 2011

E anche quella prima dei TAXANI era fatta. Tutto bene, questa nuova terapia non aveva nulla a che fare con la precedente, eccezion fatta per una grande sonnolenza che sopraggiungeva all'improvviso dopo le due prime brevi infusioni, all'inizio del farmaco vero e proprio. Colpa degli antistaminici, mi avevano detto Marta e Grazia, ed io forte di questa spiegazione, mi ero lasciata andare ad appisolarmi aspettando di tornare pienamente cosciente. A differenza della "rossa" il TAXOL aveva un tempo d'infusione più lungo, tre quarti d'ora in più, 45 minuti che per quella prima volta erano stati 60, onde evitare effetti spiacevoli e poter parare eventuali reazioni allergiche. Per fortuna anche quel farmaco mi fu amico ed io conclusi la mia mattina al Day Hospital quasi senza accorgermene un po' per la sonnolenza, un po' per la chiacchierata con Rosa che terminò la sua ultima "rossa" molto prima di me. Restai sola e fui l'ultima ad andare via in quell'assolato giorno di luglio, in pieno solleone. Era meno una, ne restavano altre undici... Dio mio... avrei finito ad ottobre! Quella scadenza mi sembrò tremendamente lontana, decisi di non pensarci più e di fare di lì innanzi solo il count down... il tempo sarebbe trascorso più in fretta.
Quel pomeriggio mi sentii molto stordita, una specie di zombie, mi aggiravo per casa come un automa, ma tutto sommato non fu una sensazione spiacevole, era come essere su una nuvoletta, camminare su un tappeto di bambagia, farsi cullare dal movimento dolce delle onde del mare...

domenica 26 giugno 2011

"Noi siamo coetanei." "Beh... non proprio, direi. Non esageriamo." Mio padre ama ripeterlo da quando compii 40 anni, lui ne aveva 62, entrambi eravamo negli "anta", quindi è diventata sua ferma convinzione, da allora siamo sempre coetanei. Attualmente anche gli altri figli sono largamente negli "anta", ma io sola resto sua coetanea, lo ha ripetuto anche oggi che di anni ne ha messi insieme 80. Lo abbiamo festeggiato figli, nipoti ed affini, tutt'insieme dopo un'interruzione di un anno, quello passato quando festa non c'è stata per cause di forza maggiore, io in ospedale dopo l'intervento, lui convalescente dopo il suo. Eh, sì! Molte cose c'accomunano oltre al fatto d'essere padre e figlia; stesso segno zodiacale, guarda caso, il cancro, stesso fattore RH, stessa patologia nello stesso anno... forse forse non ha tutti i torti a considerarmi  della sua stessa età, è il suo modo per dire che mi sente vicina e non solo fisicamente. Una volta mi definì la sua "consigliora", perchè me li chiedeva quei benedetti consigli che non metteva mai in pratica, preferendo poi alla fine seguire il suo istinto impulsivo senza mai domandarsi prima, chissà... ma non sarà il caso di riflettere? Ma tant'è... lui è così, e noi figli, pur prendendolo in giro simpaticamente, gli vogliamo bene anche "per la sua delicatezza tanto simile a quella di un elefante in un negozio di cristalli." Oggi è stata allora una grande festa, 80 anni non sono pochi, e poi arrivarci così... senza dimostrarli neanche un po', lucido come ne avesse, diciamo, sì, 60, tutto sommato con una salute invidiabile dopo aver superato un tumore intestinale, e con tanta voglia di... darci ancora filo da torcere. Però ne siamo contenti perchè comunque c'è ed è  un punto di riferimento che ci fa sentire giovani in quanto ancora "figli". Per almeno altri 20 anni o giù di lì vorremmo poter sorridere per le sue piccole manie, le "raccolte" di vecchi dischi, dei films di ogni epoca, del suo amore per tutto ciò che è uno schermo, della pila dei quotidiani che legge in differita, per il suo modo di essere insomma, che a qualcuno potrà apparire... forse particolare? ma che per noi invece lo rende unico.
Sabato... come ogni settimana tante erano le cose da fare, e forse sarà stato per questo che mi sono svegliata senza averne la minima voglia. Ho deciso allora di iniziare in modo soft, una bella rivista da sfogliare senza neanche aver lavato il viso; un vero strappo alla regola, un'autentica trasgressione. Quando poi ho realizzato che era ora  di sbrigarsi, ho pensato bene per prima cosa di dedicare qualche coccola in più alla mia persona, poi sarei passata a tutto il resto... sicuramente m'avrebbe aspettato. Certo che era proprio una bella noia! Fare tutto con la solita sequenza, una faccenda dopo l'altra, fino ad esaurimento di risorse e pazienza. Ero quindi all'inizio di questo lento e monotono procedere quando in mio soccorso è arrivata la logica matematica che vuole non sia valido solo per i numeri applicare le proprietà delle quattro operazioni. E se avessi invertito l'ordine?... "Invertendo l'ordine degli addendi il risultato non cambia", afferma la prima delle quattro, e così sarebbe stato anche nel mio caso, pur non trattandosi di addendi. Ho iniziato allora dai bagni, poi via via a ritroso, scoprendo con immenso piacere che risparmiavo tempo e, chissà perchè anche fatica. La mia atavica convinzione sull'inutilità di quelle famose quattro regolette cadeva di botto in un caldo mattino d'inizio estate. In un lampo sono arrivata al momento di preparare il pranzo... piatto unico per tutti, unico perchè non solo finalmente avremmo mangiato lo stesso pasto, ma anche perchè... applicando la "proprietà associativa", mettendo insieme primo e secondo il risultato sarebbe stato lo stesso, lo stomaco bello pieno, forse anche di più. E una bella, colorata insalata di riso è stata pronta in mezz'ora di tempo. Non dominava la mia tavola dai tempi della "rossa", quando la preparavo con largo anticipo per via della nausea e della mancanza di tempo; allora non l'assaggiavo neppure, persino i colori mi davano disturbo. Oggi non è così, e l'ho gustata chicco per chicco, assaporando la dolcezza del mais, l'agrodolce delle verdurine, riempiendomi gli occhi di quel trionfo colorato dell'estate.
Penso che a rendere bella la vita, in fin dei "conti"sia la "somma" delle strategie e dei piccoli piaceri che fanno piena di sole anche una giornata grigia di pioggia; e quando poi a conclusione qualcuno che non ti vede da tempo ti dice, "Signora, buonasera, siete voi??! Non vi avevo riconosciuto, avete cambiato look... brava! State davvero bene." Allora, che dire? Si può aggiungere un "addendo" ancora... il risultato sarà lo stesso: LA VITA E' BELLA. E la matematica non è un'opinione.

sabato 25 giugno 2011

"Scusate, signora... ma che cosa mi state facendo?" "Niente, non vi preoccupate. Sto smorzando la luce sulla porta, la luce che segnala il suono del campanello." Stamattina c'era troppo da fare, con Orlando in ferie Marta e Grazia non hanno il tempo neanche di respirare, e schiacciare due pulsanti diventa un'impresa. "Mary, smorza la luce alla degenza 6, per piacere." Mi aveva chiesto Marta ed ero entrata nella stanza della signora Vittoria, 84 anni e tanta voglia di libertà. "Signora, per piacere mi fate andare più veloce questa flebo?" "Non posso, potrei farvi un danno. Chiedo a Marta... torno subito." E' inutile dire che l'andatura della flebo doveva essere quella e la signora Vittoria allora è andata in tilt. "E ora chi se lo sente  quel noioso di mio marito? Per lui vengo solo a perdere tempo, vado e vengo dall'ospedale senza mai concludere nulla. Ah... potessi essere sola!" Mentre affermava ciò pareva chiaro che ci credeva veramente in quello che diceva, la signora Vittoria. "Tienitelo in casa dalla mattina alla sera questo pilastro. Ma ora basta! Ho voglia di respirare. Vado in vacanza da sola con mia sorella, ho prenotato alle terme, e lui, lui andasse dove vuole e con chi vuole. Ma ' sta flebo quando finisce?" Mi è venuto da sorridere a queste parole e ho pensato... dopo tanti anni insieme, nel loro caso ben 58, praticamente la mia età, a volte non ci si sopporta più, come due bambini si litiga per una briciola di spazio, una fetta di libertà. Chissà quante volte Vittoria ha lasciato correre, ha chiuso un occhio, ha tappato entrambe le orecchie, e suo marito avrà fatto lo stesso, ma invecchiando ognuno vuole prevaricare sull'altro forse per un po' d'egoismo... solo un pizzico però che alla fine verrà messo a tacere dall'amore di tanti anni.

giovedì 23 giugno 2011

Era l'ultimo ciclo di neoadiuvante per Rosa che in quel momento rispondeva con un sorriso al mio, mascherando così anche la sua ansia e timore. Si ha sempre paura di affrontare ciò che non si conosce, era capitato a me, lo sapevo bene e non potevo darle torto. "Rassicurala tu...", m'invitò Dora ad un compito bello, non lo nego, ma altrettanto impegnativo. E se non ci fossi riuscita, o addirittura avessi sortito l'effetto contrario? Ebbi questo dubbio improvviso, ma rapidamente fu dileguato da un pensiero entusiasta. Non devo fare altro che essere me stessa, mi dissi, e se ora io sento che, superato un momento pur difficile, continuando a combattere, vincerò la mia personale battaglia, perchè non esternare con sincerità, così semplicemente, i sentimenti, la mia gioia per aver ritrovato ciò che credevo dover perdere per sempre? Che non si recita un copione lo si capisce bene e ciò che nasce dal cuore arriva sempre al cuore, e questo fu l'inizio della mia amicizia con Rosa, giovane donna che avrebbe potuto essere mia figlia, con cui mi sono posta fin da subito appunto, un po' come madre ma anche sorella, amica, perchè con questa malattia in particolare, o probabilmente con la sofferenza in generale, vengono annullate tutte le differenze, d'età, opinione, cultura: tutti uniti, solidali come membra di un solo corpo. Questo sentire è che rende diverse, nonchè speciali le relazioni nate così, condividendo una stanza d'ospedale, una terapia, un esame temuto; tutto all'improvviso non fa più paura, diventa semplice, quasi normale, e si continua ad... andare avanti senza sentirsi mai soli.

mercoledì 22 giugno 2011

Oggi è un anno, è giusto un anno che ho ricominciato il conto dei giorni, dei mesi e, perchè no, degli anni, e continuo...
Si sa, era uso presso la vecchia monarchia francese che l'araldo di corte annunciasse l'avvenuta morte del sovrano con delle parole di rito, "Il Re è morto, viva il Re", questo per tre volte, e nello stesso tempo proclamava l'avvento al trono del successore. Un anno fa me lo gridavo anch'io, sussurrando, lui è morto, viva Me, garantendomi la ripresa. Il tumore, dopo il rigoroso esame istologico, avrebbe preso senze esequie, (chi mai l'avrebbe pianto?) la via del contenitore dei rifiuti speciali, ed io però ero ancora lì, magari accidentata, un po'malandata, ma VIVA e con la ferma intenzione di esserlo a lungo, avevo fatto dei conti precisi... sempre oste permettendo. E così oggi, per questo primo "compleanno" ho voluto fare festa. Mi si potrà dire, "e dov'è la novità? Mi sa che per te la festa è continua." Ed è verissimo! Per ogni nuovo giorno, che sia di sole o di pioggia,  per tutte le persone che incontro, siano note o sconosciute, per quella forza che mi sento dentro e mi fa essere viva nel vero senso del termine, voglio sempre che sia festa. Non sono forse motivazioni sufficienti?
Comunque oggi per tutte quelle ed una in più è stato un giorno festoso, e come ogni "anniversario" che si rispetti ho cominciato da stamattina a rivivere quei momenti segnati dalle ore, dai minuti. Alle 8,17 stavo rifacendo il letto ed ho pensato... "avevo appena finito di telefonare e stavo per entrare in bagno, convinta di avere tempo sufficiente per prepararmi... poi alle 8,35 inaspettatamente, quasi a sorpresa l'ingresso in sala operatoria, alle 9,05 l'ultimo sguardo all'orologio posto sulla parete, poi più nulla..." Quanti pensieri, stamane, molti di essi ormai ricordi che però non sono offuscati neanche dalla realtà che sto vivendo, questa VITA,
meravigliosa occasione in più. Per questo, a giusto merito, oggi mi faccio gli auguri e come un anno fa  sussurro: VIVA ME!
E la storia continua, mi ripetevo quella mattina mentre mi andavo preparando alla "chemio, atto secondo", alla prima delle dodici settimane di TAXOL. Certo lo spirito era diverso, sicuramente non davo più l'impressione di aver bisogno di tranquillanti per arrivare all'appuntamento riposata e serena, però era ancora di là da venire la persona attuale; diciamo, sì... che ero sulla buona strada, che ce la mettevo tutta per far venire fuori la parte migliore di me stessa.
Come era stato per "la rossa", decisi a scopo scaramantico ma neanche tanto, più che altro per infondermi sicurezza, di indossare un capo, sempre lo stesso... come fosse portare con me un pezzo della mia casa, un po' di famiglia da cui non volevo separarmi nemmeno per un istante. Per la chemio prima dell'intervento s'era trattato di un pantalone nero, comodo, di quelli con l'elastico in vita, abbinato a maglie di colori caldi che richiamavano il sole, questa volta sarebbe stata una gonna jeans dall'effetto usato, stropicciato, maltrattato ma che manteneva intatta l'impressione della resistenza; avrei potuto essere in piedi, seduta, sdraiata, persino coricata... non avrebbe fatto una piega in più di quelle che c'erano già.
E così in quella mattina di luglio fui pronta a continuare... E mi ritrovai ancora in quel reparto, il Day Hospital, "la mia casa".
Dopo il prelievo di rito ero seduta in corridoio ad attendere... "Vieni, ti faccio conoscere una persona." E fui guidata nella stanza prelievi, dove feci conoscenza con "la prima Rosa. la più bella". "Vedi... lei ha fatto il tuo stesso percorso... la neoadiuvante, poi l'intervento... ed eccola qua. Sta  benissimo e non vedeva l'ora di ricominciare. Guarda che viso sereno ha!" Annuii sorridendo. Senza esserne consapevole in quel momento si teneva a battesimo la nuova me stessa.

martedì 21 giugno 2011

Sono stata per più di mezz'ora davanti a questo spazio, vuoto lo guardavo, cercando tra i miei pensieri il modo giusto per incominciare. Con la mano sinistra nei capelli li accarezzavo, ne prendevo una ciocca, l'arrotolavo intorno al dito poi lo ritiravo, ed un altro ricciolo, bello grande e definito s'aggiungeva a far compagnia agli altri. Ma come inizio? Continuavo a... chiedermi e non m'ero resa conto d'avere già incominciato a parlare di quello che volevo... proprio i miei capelli. Sì, perchè adesso hanno raggiunto una lunghezza che fa dimenticare la loro lunga assenza e poi son sempre così ricci, sempre più ricci che stamattina, dopo averli spazzolati mi mancava un microfono per poter cantare "Anima mia". In verità oggi mi son sembrati un po' ribelli; ieri è stato caldo, tanto per cambiare molto ventoso, e si son sentiti stressati senza riuscire a capire che strada prendere. Mi guardavo allo specchio e allora mi son detta, "quasi quasi domani li taglio... solo un po' però... mi dispiace... ma forse basta quel po' per farli tornare in riga... quasi quasi." Pensandoci, sarebbe anche un modo per festeggiare il primo compleanno di questa mia nuova vita... perchè no?!? Ma un po' me ne dispiace. Così, fra pensieri e domande poste a mo' di soliloquio, ho preso dalla mensola quasi senza accorgermene la crema doma ricci, ne ho raccolto nella mano quanto una noce e l'ho sparsa sui capelli mentre li modellavo con le mani. Per questa dose di dolcezza in più allora son tornati ad essere bravi... tanti riccioli in ordine, ben definiti , lucidi, del colore della "cenere ancora calda"... ed ho cambiato idea: non li taglio più! Qualche tempo fa non sarebbe stato così, soprattutto per i capelli che portavo sempre cortissimi perchè non erano mai come li avrei voluti, perchè non mi piacevano. Ora è diverso, ora mi piacciono e tanto. Quando non li ho avuti mi son mancati, ho provato rimpianto e pentimento, avrei voluto poter tornare indietro, perciò... ma sì... voglio coccolarmeli ancora un po'! O sbaglio?

lunedì 20 giugno 2011

E continuo a...combattere a distanza di un anno, anche se mi si dice, "non temere", "é tutto a posto", o "procede bene", perchè quando t'imbatti in questa malattia ti resta addosso come una seconda pelle, ne senti l'odore, la sogni di notte. E per non farti sopraffare da essa devi combattere, anche a muso duro se necessario. Io lo faccio... la sfido... la guardo negli occhi... la prendo di petto, e così... non ho la minima paura. I due giorni di riposo che mi tengono lontana da "chi mi appartiene" trascorrono in modo anomalo; il sabato è tutto dedicato alle faccende domestiche, la domenica è dominata dai pensieri, pensieri che vanno e vengono, e che a volte mi lasciano senza forze. E continuo a... combattere pensando al lunedì, quando mi ritroverò con "chi mi capisce", di cui "conosco"non "immagino" la fatica, la sofferenza, la speranza. A me quei due giorni mancano, mancano proprio... è come se li gettassi via, nello stesso modo in cui "spazzo via", dimenticandoli, i foglietti del calendario. Non voglio dimenticare ciò che ho provato nè intendo sprecare il bene,  la ricchezza di questi ultimi mesi; desidero che essa aumenti e così m'impegno senza sentirne il peso, perchè è così quando ci metti tutto te stesso, quando ci credi e ti senti partecipe. A casa io continuo a... pensare a Giovanna, Salvatore, Antonietta, Silvana... e a tutti gli altri; mi chiedo, chissà come si sente... la terapia... gli effetti collaterali... e l'esito di quell'esame? Speriamo sia andato bene, domani devo portargli qualcosa, magari dei biscotti sì, per festeggiare o per consolarlo... chissà! E tra questi pensieri spariscono le mie ansie, dimentico me stessa, un tempo malata, oggi probabilmente afflitta se ossessionata da ciò che è stato, forse a "spazzare via" i giorni migliori, quell'occasione in più, come foglietti di un calendario.

domenica 19 giugno 2011

Finalmente tolto il drenaggio potevo ricominciare con la chemio, ma il giorno seguente a quel lunedì avevo il secondo riempimento, poi era opportuno aspettare un'altra giornata per eventuali ulteriori reazioni, così si arrivò al giovedì, esattamente un mese dopo l'intervento. Si poteva ricominciare... l'esame istologico del mio tumore era arrivato ed ora aveva nome, cognome, caratteristiche fisiche e anche segni particolari, la sua carta d'identità era completa. "Bene," aveva esclamato Dora leggendo il referto, "i risultati sono perfettamente sovrapponibili, dopo la neoadiuvante non è cambiato niente per quanto riguarda l'analisi immunoistochimica, possiamo tranquillamente iniziare con il TAXOL."
La storia continuava, quella storia cominciata più di quattro mesi prima quando la diagnosi mammografica aveva definito quel bozzo nella mia mammella destra, eteroplasia, giusto per "edulcorare" il boccone, poi la risonanza magnetica l'aveva chiamato neoplasia, per essere più precisa e nello stesso tempo per introdurre l'argomento, ed ora l'esame istologico impietosamente ribadiva senza possibilità d'appello: carcinoma duttale infiltrante,G2, ridottosi (almeno questo!) a diam max cm 2,5. (nome, cognome, caratteristiche fisiche). Metastasi carcinomatose in quattro di venti linfonodi isolati; assenza di metastasi in tre linfonodi di III livello (e siamo arrivati ai segni particolari).
In tutti quei mesi le sensazioni, l'emozioni da parte mia non erano mutate; mi pareva che tutto ciò, diagnosi, referti non riguardassero me, era come se ne avessi preso le distanze. Poi, quando si arrivava alle terapie la realtà mi si poneva davanti all'improvviso ed io non potevo più nascondere la testa sotto la sabbia. Si trattava di dover riprendere a combattere ed io non mi tiravo certo indietro.

sabato 18 giugno 2011

"Ma com'è che oggi la flebo è già finita?!! Meno male, così me ne torno subito a casa, eh Rose'?!" Pasqualina, "la mia amica dalla saggezza della buona terra", era contenta di aver finito presto, una volta tanto, Rosetta, la sua paziente nuora pure. "Il fatto è che quando stai tu più tempo qua la flebo finisce prima." "Tu dici?" le ho chiesto, "non è che ti distrai e il tempo così passa più in fretta?" "None... finisce proprio prima". Ovviamente non ho replicato. Mah... sarà, allora vorrà dire che la flebo si ritira perchè stanca di ascoltarmi... ho pensato tra me per assecondare il pensiero di Pasqualina, perchè con Pasqualina si può essere solo d'accordo, e se non te la senti di mostrarlo a parole lo devi essere almeno col pensiero, anche mentendo a te stesso. (Vero, Rosetta?) Non nego comunque che m'abbia fatto piacere sentirmi attribuito un potere tra il magico e il miracoloso, d'altra parte è risaputo che "è tutta questione di testa", di come ci si pone o meglio ci si predispone di fronte alle difficoltà e ai problemi per superarli. "Madonna, quant' cos' dic'!" così si è espressa Pasqualina nei miei confronti, voglio pensare bene, in senso positivo, e allora... tutte le cose che ho detto le sono servite per non accorgersi  di come il tempo passava. Eppure l'altro giorno il dottor Antonio aveva fatto una battuta entrando all'improvviso in una delle stanze; tanto per cambiare stavo parlando con "le mie due amiche del momento"... "Ma la vuoi finire?!! Fai perder loro tempo e poi dicono che tornano a casa tardi." Scherzosamente anche lui mi attribuiva un "superpotere", quello di rallentare l'andamento della flebo, un potere magnetico a quanto pare, indipendente dalla mia volontà aggiungo io. Ciò che porta a relazionarmi con gli altri, nello specifico con chi "mi appartiene", è il grande desiderio di condivisione che conduce in modo del tutto naturale a sdrammatizzare e quindi metabolizzare con facilità qualsiasi situazione, anche la più difficile. L'ho imparato a mie spese, ne ho visto i benefici e ho voluto condividere questo stato di benessere psico fisico che a sua volta si rinnova in me ogni volta che un sorriso inaspettato mi sorprende.

venerdì 17 giugno 2011

Mi resi conto alla fine di quella domenica che un altro giorno così, vissuto con quel tormento continuo, sarebbe stato davvero una prova  troppo grande per le mie forze; andai a letto ancora una volta con la speranza del domani e confidando nel buon Dio. La giornata che seguì si presentò come la precedente con l'aggravante che il liquido diventava sempre più torbido e vischioso e il dolore più lancinante che mai, mi sembrava di avere un punteruolo tra le costole. Era il mio compleanno... decisamente diverso dagli altri ma in perfetta sintonia con il tutto, con ciò che mi era capitato e stavo vivendo mio malgrado. Ero in piedi da due ore e già non reggevo più, sicuramente altre 24 non le avrei sopportate, allora telefonai a Marilina. "Che cosa succede, Mary?"... Straordinaria Marilina, per la sua disponibilità e l'aspetto solare mi dimenticavo di tutti gli accidenti; " Dai, non ti preoccupare, vieni qua tra un'ora e insieme andremo nel reparto di chirurgia, qualcuno che ci darà una mano lo troveremo." Per farla breve a mezzogiorno ero sdraiata sul lettino della medicheria del reparto. "Questo drenaggio sta da 27 giorni??? E che ci sta fare?" L'avrei voluto sapere anch'io in verità. "Dobbiamo toglierlo e subito." Il dottor M.... beh, già simpatico di suo, per l'occasione lo fu ancora di più. Lo avrei baciato se non fosse stato un tantino sconveniente. "Signora sentirete un po' di fastidio mentre lo tirerò fuori ma passerà subito." Figuriamoci! E quello che avevo provato fino allora che cos'era? Certo, non era solo fastidio ma molto peggio. Come se mi avessero tirato dal costato un lungo serpente spinoso... questa fu la sensazione che provai quando finalmente mi fu levato quel coso impossibile. "Ci credo che vi faceva male, il tubicino era parzialmente fuori e incominciava a provocare infezione. Avete fatto bene a non aspettare oltre." Quando scesi dal lettino mi sembrò di essere tornata a nuova vita, ero rinata. Già... giusto... non era forse il mio compleanno?

giovedì 16 giugno 2011

"Mamma vedrai... domani sarà a brightful day", che poi vorrebbe dire, un giorno luminoso. Valeria mi aveva mandato questo messaggio ieri sapendo della mia, diciamo, sottile(?) ansia per l'esame a cui avrei dovuto sottopormi stamattina. E la luce mi ha svegliata all'alba; è entrata di sotto la tapparella appena sollevata e ha detto, sono qua per te, per rischiararti il cuore. Il profumo dell'aria tipicamente estiva ha ripreso a cullarmi fino a farmi riaddormentare... le 6,30... le 7,00. Al suono della sveglia sono scesa dal letto di scatto, dovevo sbrigare qualche faccenda prima d'andare e poi... poi dovevo cominciare a bere 1 litro e 1/2 d'acqua, sempre per quell'esame. Chissà perchè "quei piccoli disturbi" dei giorni precedenti non li avvertivo quasi più, meno male, mi son detta, mentre mi sentivo come una scolaretta che ha appena fatto in tempo a lavarsi le mani prima di un'ispezione. Volevo arrivare in ospedale calma e rilassata, e per questo oggi ho preso l'autobus...8,43... l'11, giro breve, poco traffico, perciò sempre puntuale. Alle 9,00 in punto consegno l'impegnativa e comincio ad aspettare; 3 signore prima di me... 2 addome completo (routine per carcinoma mammario anche per loro), 1ecografia al piede. Nello studio medico 1 specializzando che non può iniziare ad esaminare senza il medico addetto. Quindi riepilogando, il tutto si risolve in un'espressione matematica che avrebbe il suo corso se tutti i numeri fossero giusti o almeno presenti, ma mancava 1 che, pazientemente aspettato, disperatamente (a causa di 3 vesciche piene) cercato, finalmente è stato trovato. Dio mio, ma perchè sento d'aver dato i numeri? Sono da perdonare, in tilt dopo 1 ora e 1/4, dare i numeri è il minimo. Però... poi ho fatto quest'esame che temevo tanto, ed è stato "a brightful day". TUTTO A POSTO, mi è stato detto, e il leggere tra le altre cose, "utero ed annessi nella norma, di tipo senile", non mi ha affatto offeso, anzi... è stato come sentirmi dare della bambina. Regredendo nel tempo tornare come da bambina. E ho ritrovato finalmente la tranquillità.

mercoledì 15 giugno 2011

Ho sempre tanto da fare, in casa, all'ospedale... e voglio continuare a... provare questo piacere, sentirmi nel mio piccolo, "onnipotente". Oggi, rassettavo in cucina, sola ero immersa nei miei pensieri; lo sguardo distrattamente è andato nell'angolo dove c'è la cuccia di Beauty, e la piccola era lì con gli occhi chiusi e dormiva. Cosa strana, ho pensato, a quest'ora di solito dorme in un'altra stanza; ma è che da stamattina mi viene sempre dietro e si ferma dove mi fermo io. Un po' come succedeva con Betty quando mi vedeva strana, voleva tenermi d'occhio e far sentire la sua presenza, così mi rincuorava e dimostrava affetto per me. Sono straordinari gli animali domestici, hanno una sensibilità che va oltre ogni immaginazione ed un modo tutto proprio di amare.
La guardavo la mia cagnolina oggi, la piccola Biù, e all'improvviso non mi sono sentita più sola, stavo meglio, altro che ansiolitico o antidepressivo! E senza effetti collaterali: ottima pet therapy! Osservare i nostri piccoli amici nella loro quotidianità, parallela alla nostra, pone il nostro sentire sul loro stesso piano... immutabile, qualsiasi cosa accada. Perchè è così, tutto va, continua e siamo noi a dover "assecondare" questo lento o veloce fluire della vita. Senza paura. Con tranquillità. Finchè va. E' un discorso triste? Non credo, non intende esserlo. Il fatto è che quando ho dei pensieri divento troppo riflessiva e finisco in considerazioni di non facile comprensione e di notevole peso. Sarà forse per questo che qualcuno ancora mi dice, "ma quanto sei pesante!" Penso, invece di essere il contrario proprio per questo. Chi vuole può giudicare.
E così con queste "elucubrazioni", anche questo giorno volge al termine. Finalmente. Arriverà domani. E domani, come qualcuno ha già detto, è un altro giorno.

martedì 14 giugno 2011

Perchè mercoledì avrò un altro dei soliti appuntamenti, l'ecografia addominale, e già questo basterebbe per caricarmi d'ansia, se a ciò poi si aggiunge  qualche piccolo disturbo, si capirà bene quanto essa possa raddoppiare o addirittura crescere in modo esponenziale. Prima sarei andata oltre, e non c'avrei pensato più di tanto, ma ora no, non posso e "i miei piccoli "disturbi di oggi ne sono la prova. Ancora una volta confido in Lui e vado avanti fiduciosa... "Comunque vada sarà un successo" mi ritornano le parole di mia madre... lei , lo so mi sarà anche questa volta vicina e mi aiuterà, mi prenderà in braccio come quand'ero piccola ed io non avrò paura. Anche se pensierosa ho vissuto oggi come un giorno di festa, S. Antonio; anche se sono stata a dieta per tre giorni sempre in vista del famoso esame, con l'amore della mia vita abbiamo fatto una cenetta a base di pastina col parmigiano e omogenizzato di mela, perchè per noi è festa se possiamo condividere qualsiasi cosa, da una pietanza insipida a un piatto elaborato, passando pure attraverso una sfuriata. Tutto va bene se si è insieme.
E stamattina ho fatto gli auguri al dottor Antonio, con una pianta forte e resistente gli ho augurato di esserlo altrettanto, perchè la stima cresce e l'affetto resta immutato, e da lui desideriamo essere pensati e considerati, e non solo curati. L'umanità è una vera e propria terapia per questo tipo di male, lenisce l'anima ma potenzia anche le cure vere e proprie, perchè infonde fiducia e riporta a galla la sicurezza di sè.
Ora, ora sta per concludersi questa giornata un po' così... come le altre ma strana, un tantino sotto tono ma con la volontà riportata ad essere accettabile; oggi i pensieri l'hanno fatta da padroni, ogni tanto hanno velato il mio cuore, ma non sono riusciti a coprire la mia voglia di vita, di esserci perchè... HO ANCORA TANTO DA FARE.

lunedì 13 giugno 2011

Era domenica e il giorno dopo sarebbe stato il mio compleanno; in realtà avevo pensato alle due cose solo in quel momento, quando avevo aperto gli occhi svegliandomi. Un'altra fitta mi percorse il fianco quando cercai di alzarmi. Inutilmente. Ogni movimento era una tortura. "Amore, mi aiuti per piacere?" Svegliai mio marito e con il suo aiuto riuscii a mettere i piedi a terra, e se bisogna dar ragione al proverbio, "Il buongiorno si vede dal mattino", era evidente che quello sarebbe stato tutt'altro che un buon giorno. Quando fui in bagno diedi un'occhiata alla busta acquario e notai subito che qualcosa non andava. Dei filamenti strani vagavano nel liquido del drenaggio, che era diventato torbido e all'apparenza anche vischioso, molto simile ad albume d'uovo. Ebbi un brivido, probabilmente la cosa mi fece senso, in un primo momento, poi cominciò a preoccuparmi... Ma cos'altro stava succedendo? Quando avrei avuto pace? Per la stizza mi venne da piangere... ancora. Mi vergognavo un po' di me stessa per quelle lacrime, però da sempre il pianto era la mia valvola di sfogo in tutti i momenti difficili, grandi e piccoli, poi sarei stata meglio, era giusto mettere fuori, anche così, tutta la rabbia e il dolore che avevo dentro. Mi diedi forza comunque e rassettai ugualmente, cucinai come previsto, gnocchi alla sorrentina e cotolette, e la giornata passò così, tra mille difficoltà, senza poter espletare facilmente neanche le normali funzioni fisiologiche. "Mary, andiamo al Pronto Soccorso, non puoi continuare così!" Cercava l'amore della mia vita di aiutarmi, faceva quello che poteva, ma io pensavo che dopo due giorni l'avrei tolto quel maledetto drenaggio, potevo resistere, ma... mi sbagliavo, ah, quanto mi sbagliavo! La sera in chiesa, ascoltando la S. Messa, pregai tanto, andava bene qualsiasi cosa, ma ora solo un po' di quiete, di riposo chiedevo, niente altro. Diedi la mia voce ai canti, nonostante tutto, perchè con il canto  lodavo il Signore, a Lui innalzavo la mia preghiera, in Lui riponevo la speranza. Ed anche oggi, stasera mi sono ritrovata a fare la stessa cosa, con la medesima, profonda intenzione.

domenica 12 giugno 2011

Un anno fa, proprio l'11 giugno ero al matrimonio di mia nipote Alessandra. A tre giorni dall'ultima "rossa",  prima dell'intervento avevo partecipato a questa festa con tutta la convinzione possibile, una nuova parrucca "più civettuola"(l'occasione l'imponeva) e uno straordinario rinnovato sorriso. Tutti avevano stentato a credere che fossi reduce da quattro cicli di chemioterapia, ed io stessa ero stupita della mia capacità di ripresa, ma tanto è che... riuscivo a vivere giorno per giorno afferrando ciò che di buono mi si offriva, senza mai chiedermi, e domani... che cosa sarà domani? Non me lo chiedevo, in realtà non mi conveniva, come non mi conviene adesso prima di ogni controllo. Sarà quello che deve essere, mi dico e vado avanti perchè sento dentro di me che ce la farò sempre, in qualsiasi caso. "Comunque vada sarà un successo", ripeteva di continuo mia madre che sapeva come sarebbe andata a finire per lei, di contro perchè non dovrei crederci io? D'altra parte c'ho sempre creduto, anche quella sera con tutte quelle fitte che mi mozzavano il respiro. Tornata a casa la situazione non era migliorata, anzi sembrava che quei dolori acuti, pungenti incalzassero sia per frequenza che per intensità. Andai a letto con la speranza del domani... certo, sempre così "con la speranza del domani", come ogni giorno, con qualcosa in più. Ma la notte fu un reale tormento; sul lato destro non potevo stare, e girarmi sul sinistro era impossibile a causa del tubicino del drenaggio che, strattonato mi faceva vedere le stelle, non mi restava che la posizione supina, ma anche così non potevo stare a lungo perchè la schiena intorpidendosi mi regalava la sgradevole sensazione di essere a metà. Comunque passò anche quella notte, come erano passate le altre simili, di sofferenza, di ansia, di pensieri, e spuntò il sole, l'alba di un altro giorno d'estate.

sabato 11 giugno 2011

Chissà se domani pioverà... le previsioni mettono per la nostra zona un sabato piovoso. Peccato, avevo intenzione di completare " l'operazione tende", vorrà dire che rimanderò a data da destinarsi. Una volta (quante cose succedevano una volta!) sarei andata in fibrillazione se non avessi potuto rispettare il programma, oggi l'unico programma "rispettabile" in tutti i sensi è quello di non avere programmi. Magari, uno piccolino, poco importante forse sì, ma capace di "elasticizzarsi" più di un chewingum masticato a lungo. Il paragone mi è venuto così, estemporaneo, non molto felice lo ammetto,  ma solo perchè al momento non sono riuscita ad immaginare niente di più elastico. In definitiva volevo dire che l'importante per me attualmente è riuscire a ripensarci, rimandare e anche annullare, sempre però nel rispetto di chi mi è vicino e nella capacità di adattarmi la realtà, divenendo tutt'uno con la stessa. E così non "mi stresso", niente mi deprime, ogni piccola cosa mi dà gioia e diventa un successo personale non per vanagloria ma come prova del buon uso di un'occasione in più.
"Era buona la pastina!", mi ha detto oggi nonna Emilia, e per me, l'assicuro, è stata immensa gioia. L'avevo suggerito ai parenti che lamentavano il suo scarso, praticamente nullo, appetito. Ma come si può avere 'sta gran fame a 96 anni, trascorrendo l'intera giornata a letto, senza stimoli, senza parlare, e soprattutto senza denti? Forse nonna Emilia avrebbe anche mangiato un po', si trattava di facilitarle il compito come si fa con i bambini, ma quelli piccoli piccoli, senza denti appunto che solo del latte conoscono il sapore. Però, ho pensato, poichè non basta suggerire e più valido è l'agire, l'altra sera sono andata in farmacia e ho comprato una scatola di pastina, la sabbiolina che potrebbe andare persino nel biberon ed una di semolino istantaneo, il giorno dopo ho portato tutto in ospedale. "Nonna, ti ho portato la pastina, quella buona dei bambini, oggi la devi mangiare tutta... me lo prometti? Ricorda... tutta... per i tuoi 100 anni." Mi ha guardato e ha fatto cenno di sì con la testa e con un battito di ciglia.

venerdì 10 giugno 2011

Con il caldo di questi giorni mi chiedo come ho fatto l'anno scorso a "passare" l'estate bardata come un palombaro. Eppure, con lo scafandro (leggi: parrucca) in testa, fascia, imbottiture e tubicini sul torace, e "accollata" fino all'inverosimile, non sudavo e non sentivo neanche il caldo. Colpa o merito della chemio? Mah! La risposta è opinabile, anche in questo caso dipende dal solito bicchiere: mezzo vuoto o mezzo pieno? Per me sempre e solo mezzo pieno, quindi... Grazie a quell'estate anomala tutti gli inconvenienti, gli intoppi post operatori furono vissuti per se stessi senza l'aggiunta di altri comuni disagi contingenti, e superati con la forza di volontà e sopportazione. Ed oggi posso dire, senza ombra di presunzione, che di forza ne ho avuta e anche tanta, e tutta a 360°. E per rientrare nell'argomento posso tornare a quel sabato sera, in pizzeria, con l'amore della mia vita. Ero contenta, piano piano stavo riprendendo in mano le redini della mia vita, qualche altro giorno e avrei tolto definitivamente il drenaggio, la mia "mammellina" sarebbe stata gonfiata un altro po', e tutto sarebbe andato sempre meglio. Sì, ne ero sicura! Ma... evidentemente non bisogna mai cantar vittoria troppo presto se nel bel mezzo di questa sensazione di sicurezza  provai all'improvviso una fitta lancinante al fianco, proprio lì, sotto la bustina acquario. Forse, pensai, mangiando sono stata troppo piegata. Mi raddrizzai, ma una seconda più forte ed acuta mi arrivò lasciando sul mio viso una smorfia di dolore misto a disgusto. " La pizza ha un brutto sapore?" Mio marito, quella smorfia l'aveva interpretata così. "No, è che... non so, sento pungere a più riprese qui, vicino al drenaggio". Diritta o leggermente china in avanti non riuscivo a star seduta, terminammo in fretta di mangiare e uscimmo dalla pizzeria. Ero dolente, non c'è che dire, forse anche qualcosa in più se ad ogni passo corrispondeva una fitta di intensità diversa  a seconda della sua lunghezza. Finalmente arrivammo là dove era posteggiata l'auto; entrai e mi lasciai andare sul sedile dopo un'altra, ennesima fitta.

giovedì 9 giugno 2011

Quanto vale l'amore che si dona? Tanto. Quanto vale l'amore che si riceve? Ancora di più... perchè viene dagli altri, a volte come un ritorno, altre in modo del tutto gratuito... per questo vale di più. Non sempre sono legati da una relazione di diretta proporzionalità, ma ciascuno brilla di luce propria, come stelle che si rigenerano continuamente di nuova vita. Come è bello e gratificante pensarla così! Peccato esserci arrivata solo ora, o... magari questa idea in potenza era già nella mia mente, come sentimento già nel mio cuore, ed adesso in un'esplosione prende le mie giornate, tutto il mio tempo presente ed anche passato dandone una motivazione ed uno scopo. Perchè questo preambolo? Ieri, baldanzosa ero arrivata in reparto con la "mia" torta di mele per Donata, una mia amica speciale. Avevo chiesto di lei e mi avevano detto che era già andata via, doveva fare solo il prelievo che precede l'infusione dello Zometa, infusione che avrebbe fatto oggi. Per giunta non stava affatto bene perchè era svenuta in casa e cadendo s'era fratturata il setto nasale. Ci sono rimasta molto male, ho conosciuto Donata poco più di un anno fa, un po' come tutte le mie amiche speciali, quando era eternamente arrabbiata, lei dice "inc..." e non ha tutti torti, perchè il termine che adopera rende bene il livello della sua rabbia all'epoca. L'ho vista sempre come una donna forte, carica di energia nonostante tutto, ed ora saperla così, colpita e vulnerabile mi addolorava non poco. Ho consegnato la torta alle infermiere che l'hanno impacchettata ben bene e l'hanno messa in frigorifero... per l'indomani, ovvero per oggi.... per Donata. Metà di quel dolce stamane è stato distribuito fra chi, nel reparto lo desiderasse: desiderio d'amore che si fa in quattro e si moltiplica ancora e porta, nel caso specifico"mi porta" a vivere con "chi mi appartiene" le ansie, le gioie, le delusioni.
E della tenerezza per nonna Emilia? 96 anni il 18 di questo mese... tanta debolezza, poca voglia di mangiare ma tanta di vivere. "Tengo 'u corie tust", mi ha detto oggi, che tradotto  vuol dire, "Ho la pelle dura", ed io le ho risposto, "Tieni duro davvero, nonna Emilia, i 100 anni sono vicini e tu ci arrivi, certo che ci arrivi" . Un bacio a questa piccola, piccola nonnina che tanto ricorda la nonna di Heidi, e poi a casa... con tanto amore che "vale di più".

mercoledì 8 giugno 2011

Di quella canottiera che avrei dovuto indossare sotto la fascia tagliai una striscia della stessa lunghezza ma un po' più larga, in modo da poter ripiegarne i bordi all'interno della fascia stessa; cosa che naturalmente feci, così i margini di quell'elastico resi taglienti dalla tensione, non potevano più farmi male. Inoltre "mascherata" in questo modo, da qualche scollatura birichina o da una camicetta appena sbottonata, la fascia s'affacciava come fosse un top di cotone. E anche questa era fatta, ed ancora una volta potevo dirmi soddisfatta. Mi rimisi all'opera tra le faccende domestiche, i pranzi da preparare e le tante telefonate che ogni giorno mi arrivavano a testimonianza di solidarietà ed affetto. Pensavo di aver superato la cosa peggiore che mi potesse capitare, l'"effetto collaterale" della fascia, e invece mi sbagliavo. Di nuovo... già, perchè no? Non mi ero ancora ripresa dall'"ustione" che un altro accidente s'andava preparando. Dunque... martedì, visita dal chirurgo, mercoledì, fascia indossata, giovedì, ustione da contatto, venerdì... oh, venerdì, pausa per tirare profondo respiro di sollievo, e poi sabato... Sembrava fosse iniziato all'insegna del buon umore e dell'ottimismo, nonostante i fatti pregressi e la bustina acquario ancora al fianco; dopo tre giorni l'avrei tolta finalmente, bastava non pensarci e far finta di niente. Questa almeno era la mia intenzione, se fosse stata possibile. Arrivato il pomeriggio inoltrato cominciai a prepararmi per la sera; con l'amore della mia vita saremmo andati come ogni sabato da Massimo, in pizzeria e lì avremmo passato un po' di tempo noi due soli, in mezzo ad altra gente, è vero, ma solo noi due... dopo la bufera. Mi preparai con cura, indossai una camicetta nuova, bianca, ero riuscita persino a mascherare alla grande la bustina acquario, creando una specie di sacca all'interno della sblusatura della camicia, poi mi truccai un po', un tratto di matita agli occhi, un velo di gloss madreperlato sulle labbra e via... Dovevo andare dal compagno della mia vita che era ancora al lavoro, presi l'auto e partii. Guidare quei primi giorni non mi era proprio facilissimo, ma io volevo fare tutto come prima quindi non ci pensavo più di tanto e andavo avanti, è il caso di dirlo, per la mia strada.

martedì 7 giugno 2011

I primi giorni della "fascia" furono giorni di "pena e tormento". Il fastidio c'era, è inutile negarlo, ma nasceva  e s'ingigantiva soprattutto dalla mia non accettazione di quest'altra novità: e non ne potevo più... ogni tanto ne veniva fuori una nuova! Comunque cercavo (non potevo fare altrimenti) di adattarmi alla cosa. La metto su, la fascia, così mi dà meno fastidio... e no... così non può andare, sale troppo, va verso la gola... Oddio, soffoco! Allora la metto giù...ma mi guardo allo specchio e... che combino? Va a metà dell'espansore, il liquido è un po' sopra, un po' sotto: effetto estetico da far paura, un disastro. In un bagno di sudore mi lasciai andare sul letto e per giunta in lacrime. E credevo di essere diventata forte... figuriamoci!
Intanto la fascia andava indossata obbligatoriamente, non c'era scampo, e non solo di giorno; quindi la notte, senza reggiseno ad olio o gel che dir si voglia, alle prese con il caldo e conseguente sudata, il "piacere" di quel connubio forzato raggiungeva il suo apice. Dopo 36 ore, ovvero un giorno e una notte, mi sentii allo stremo; dal momento poi che si trattava di vivere questa avventura nell'avventura nel mese di luglio ero andata incontro ad un altro "piccolo" inconveniente, l'ustione da contatto, come l'aveva definito Marilina quando a lei ricorsi non dico piangente ma quasi per il dolore, simile, appunto, a quello di una bruciatura. "Ma la canottiera non l'hai messa?" "Certo che l'ho messa, ma è sopra la fascia... non mi dà alcun sollievo. " "La devi mettere sotto la fascia, certo così come l'hai messa tu non serve a niente!" Cosa??!! Ora era veramente troppo... passare per "Pippo non lo sa" no, proprio no, decisamente no!
Per non "ustionarmi "più, comunque trovai una soluzione... beh, ne parlerò domani. Ho in forno la torta di mele per Donata, una mia "amica speciale",  non voglio che si bruci.

lunedì 6 giugno 2011

Finchè non avessi tolto definitivamente il drenaggio ascellare non avrei potuto iniziare la nuova terapia; infatti era necessario escludere la possibilità di un'infezione prima di cominciare. Così tornai a casa con la bustina acquario, "il palloncino" più gonfio, e non solo. "La fascia... la fascia non l'avete ancora indossata?" Mi aveva chiesto il chirurgo con tono di rimprovero. "E che aspettate?" "Veramente... non sapevo... pensavo" più o meno furono queste le mie risposte evasive, con l'intenzione di prendere tempo, chissà... magari poteva anche non essere più necessaria. Pura illusione! Il problema era che quest'idea della fascia non l'avevo ancora metabolizzata, o meglio non volevo. Quando, qualche giorno prima di essere dimessa venne Marilina in camera a presentarmi un fac-simile, ero talmente confusa da non capire bene nè l'utilità nè il modo in cui avrebbe dovuto essere confezionata." Mary, vengo a proporti un'altra piccola tortura..." aveva esordito così, e già era tutto un programma. "Deve essere una fascia elastica molto alta, lunga quanto la circonferenza del tuo torace; all'estremità devono essere cucite con un rinforzo le parti del velcro; quando saranno attaccate la fascia deve stringere il torace in modo da tenere abbassato l'espansore che, altrimenti finchè non è completamente gonfio rischia di alzarsi e cambiare sede." Marilina aveva detto bene e aveva illustrato altrettanto... un vero, perfetto strumento di tortura. Era chiaro che il solo pensiero mi mandava in tilt, con il caldo che incalzava ci mancava solo la fascia! Però, evidentemente a quel punto era indispensabile se il dottor F. C. insisteva così tanto, quindi avrei dovuto rassegnarmi, abbassare il capo e "lasciarmi torturare". Intanto la fascia era pronta già da tempo, all'interno di una busta, riposta nel cassetto del comò dormiva sonni tranquilli, ignara di quante ne avrebbe passate con la mia insofferenza, l'intemperanza e i capricci del mio espansore, il desiderio di lasciar "pudicamente" intravedere un dignitoso decolletè.

domenica 5 giugno 2011

Mario, Isa, poi Francesca... un bollettino di guerra. "Che è successo? Abbiamo perso un altro elemento?" Così esordì Enza, un'altra "fortissima" del gruppo, alla notizia di Isa. "Allora dobbiamo prenderne la forza e moltiplicarla, per noi e per tutti coloro che l'hanno persa questa battaglia, che non sia stato inutile il loro sacrificio." Certo, è vero, anche se risulta difficile acquisire una forza immediata e riprendere la via quando la triste pausa obbligata costringe a meditare su se stessi e la propria vulnerabilità. Ma bisogna cacciare indietro quel magone che sale in gola, guardarsi intorno... siamo ancora in tanti a combattere: vedremo chi la spunterà. E il coraggio, la forza, la determinazione riprendono a salire e si torna in campo più agguerriti di prima. Poi c'è l'esperienza degli altri di cui far tesoro, storie incredibili che entrano nel cuore e nella mente diventano modelli da seguire. Una volta Isa mi aveva detto, "Chi ti potrà scordare..." Lei non avrebbe scordato me, io la ricorderò per il suo carattere testardo ma coraggioso, e per la sua generosità nel volermi proteggere dalle paure. Quanto migliora questa malattia! Se si riesce a non pensare solo o troppo a se stessi, senza accorgersene s'impara tanto ad amare gli altri, soprattutto chi è nella stessa situazione.
"Che fai, stamattina vieni in ospedale?" Dall'altro capo del telefono Donata, l'amica dal "tumore ballerino". Qualche giorno fa mi ha chiamato, "Vieni che ti ho preparato dei sottoli, poi mi dici se ti piacciono... posso preparartene altri sai?" In una busta regalo rossa un barattolino di zucchine sottolio, a sua volta "confezionato" in un tovagliolo di carta azzurra e legato con un nastrino dorato, un dono in piena regola, non c'è che dire. Ho sorriso con il cuore intenerito: quel barattolino confezionato con cura come un regalo prezioso (e in effetti lo è) è la prova del dono di se stessi, qualcosa fatto con le proprie mani pensando a te solo, amico speciale. Martedì allora a Donata porterò "la mia torta di mele", a lei sola, tra le mie amiche speciali.

sabato 4 giugno 2011

Penso spesso a questa fase della mia vita; tutto quello che mi è successo dal tumore in poi e che vivo quotidianamente assume un significato particolare;  innanzitutto "ha" un significato. Prima ogni cosa, fatto o avvenimento trascorreva, rapida diapositiva vista a malapena perchè poca era la luce. Ora tutto è diverso. Le giornate, gli episodi, gli "accadimenti" di questa mia nuova esistenza si susseguono intrecciandosi, mettendo in rilievo pur tra le difficoltà e la sofferenza doni di bellezza inaspettata. E scopri il piacere di alzarti al mattino, la gioia di un saluto, il gusto di una risata che fa scordare il pianto.  Personaggi si muovono su questo palcoscenico che ogni giorno mi si para davanti, personaggi che non sono mai comparse ma protagonisti di una commedia in divenire, la mia. Il posteggiatore, quindi, l'inserviente e persino ogni accompagnatore del Day Hospital diventano importanti per la narrazione dei miei "accadimenti" e per le riflessioni che da essi scaturiscono.
I "due pulcinella" di cui avrei già parlato se l'altra sera non mi fossi addormentata di botto, ad esempio sono stati lo spunto per una meditazione sul trascorrere del tempo e del giusto valore che gli si deve attribuire per poterselo godere fino all'ultimo minuto, senza sprecarne una goccia. Due pulcinella di resina, curati nei minimi particolari erano lì ai lati di un calendario giornaliero posto in un piccolo cestino, quasi a reggerlo... il peso del tempo che passa. Erano su un davanzale esposti direttamente all'alternarsi del buio e della luce... la bellezza del giorno dopo giorno. Un colpo di vento, un movimento brusco, e son caduti; uno ha perso la testa, l'altro una gamba... il tempo cambia lo stato delle cose, le situazioni e quello che era non è più. Avrei potuto incollare quei pezzi ma due pulcinella malandati sarebbero stati troppo tristi per stare al passo col tempo che va... Li ho messi allora a riposo perchè comunque lo stesso si continua ad ... andare avanti godendo del tempo che è. E... non posso farne a meno... mi torna in mente Francesca che non può più farlo. Ricorderò di lei lo smarrimento nei suoi occhi da animale ferito, la dolcezza della voce quando timidamente mi si avvicinò poco meno di un mese fa, "posso sedermi qui?"

giovedì 2 giugno 2011

Con l'arrivo della stagione calda per andare in ospedale prendo sempre meno il mezzo pubblico perchè girare in città, soprattutto alle ore di punta, senza aria condizionata vuol dire mettersi a rischio di disidratazione, ipotensione ed accidenti vari, in modo che poi in ospedale ci finirei in autoambulanza e per altri motivi. Così mi avvalgo della mia auto, munita di condizionatore, recentemente riparato e potenziato; vero è che ha i finestrini bloccati, ma questo è un altro discorso, l'importante è comunque "viaggiare freschi". Il problema sorge però quando arrivo a quell'ora del mattino e devo parcheggiare. Un'occhiata veloce... a destra niente... solo parcheggi preferenziali per disabili e mamme in attesa...  a sinistra neanche a parlarne. Dopo un primo giro è la volta di un secondo, poi se sono fortunata al terzo trovo un posticino che è proprio tale, piccolo, angusto che a colpo d'occhio per sistemarci l'auto dovresti calarla dall'alto. Ora... io non sono mai stata un asso del volante nè tanto meno una che ha parcheggiato con una sola manovra in uno spazio di... più metri, quindi è immaginabile come possa sentirmi, in ansia, confusa e nell'imbarazzo totale di fronte ad una difficoltà simile. Una delle prime volte, per non bloccare il traffico l'auto l'avevo messa così come "mi veniva"; di sbieco? Di traverso? Obliqua? No, diciamo pure decisamente storta, nel senso peggiore del termine, fuori dalla linea di parcheggio... un vero disastro! " No, signora... la macchina la dovete aggiustare. Non per me, qua devono passare gli autobus e se non possono vengono chiamati i vigili e poi... poi sono problemi vostri." Cosa potevo fare?  Mi venne un'idea immediata. Ma sì, lo dico... non è una bugia. " Scusa, ti posso chiedere un favore? Sono stata operata al seno... le manovre mi sono difficili... la macchina me la potresti sistemare tu?" "Signora, ma vi pare?!! Non ci pensate, faccio tutto io."
Eh sì, è proprio vero, "Lassù Qualcuno ci ama", e a me Qualcuno ha mandato un angelo al parcheggio. Da quel giorno il "mio" posteggiatore quando mi vede, mi aspetta e mi sistema l'auto; lo ringrazio e gli lascio sempre una piccola mancia. L'altro giorno gli ho detto, "Grazie, sei sempre molto gentile." Mi ha risposto. "Di niente, signora. Siete voi molto gentile per me." E ancora una volta mi son sentita un po' più ricca.
Oh, ma sono le 0,57! Sono connessa? Con internet sì, sono connessa, con me stessa... meno, molto meno. Uno sbadiglio per riprendere l'attività motoria facciale, uno sguardo di volata al monitor che ho di fronte. Ma.... che è successo?yyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyyy. Tutte queste Y le ho scritte io? E come ho fatto? E perchè poi? Gli occhi ancora incollati, il cervello parzialmente ottenebrato... Ecco cos'era successo ieri sera, anzi stanotte, data l'ora. Sono crollata, con la testa praticamente "precipitata" sulla tastiera non mi sono resa conto d'essermi addormentata di botto. Non mi succedeva da un anno, prima era la normalità; di conseguenza devo arguire di essere tornata "normale"? ... o no? Dipende dai punti di vista. Il compagno della mia vita ha sempre sostenuto che nel mio albero genealogico deve esserci stato un artista del circo, solo così si spiegherebbe la mia capacità di addormentarmi seduta su una sedia, inclinarmi su un lato, preferibilmente il sinistro, sfiorare il pavimento e poi tornare indietro, in un momento, nella posizione iniziale. Di questo più volte abbiamo riso insieme, poi però sola, mi chiedevo, ma sarò normale? Per non crearmi ulteriori problemi ero arrivata alla conclusione che sì, ero più che normale ed avevo così archiviato la questione, fino all'avvento del tumore quando si era riposta in discussione a causa della "mia vigile presenza" e del mio addormentarmi all'ora giusta e nel posto giusto, e questo a proseguire fino a stanotte, fino al momento del "crollo". Alle 0,57 non avevo scritto altro che quella sfilza di Y non volute, eppure ne avevo da dire! E del posteggiatore, e dei due pulcinella...delle zucchine speciali di Donata... di tutto ciò che è  "ricchezza" quotidiana a cui attingo per la mia serenità, che condivido per donare serenità, perchè pure con la malattia la vita va avanti e la vita è gioia, sempre e comunque. Ma ormai al computer mi ero posta per scrivere, non potevo tornare indietro come se nulla fosse, sarebbe stato come rinunciare e questo io non lo faccio più, allora... alcune righe, poche soltanto per condividere il mio stato particolare, un po' rammaricato, un po' assonnato, ma sempre proiettato a quel futuro che del presente è speranza e motivazione.

mercoledì 1 giugno 2011

Voler recuperare... ma è tardi. Un altro giorno è trascorso e sentirne tutto il peso dopo aver riaperto gli occhi chiusi senza volere per la stanchezza. Succede ... Domani, domani sarà diverso, lo prometto perchè questo cuore e questa mente, protesi verso il futuro non possono fermarsi. Non voglio.