sabato 31 ottobre 2020

QUANDO LA GIOIA ACCADE

Perché è così, succede nel momento che mai diresti, quando l'animo è come assente e non ha motivi. Motivo per essere contento ma neppure disperato, e triste è in attesa che la tempesta passi.

Stamani è stato così, quest'anno "IL NOSTRO CICLAMINO" ha avuto un valore aggiunto, è stato un augurio e un saluto, la testimonianza che il GAMA coi suoi colori c'è ed è presente per Chi vuole.

I cento ciclamini disposti in cerchio e lungo la scalinata che porta al Day Hospital Oncologico, hanno rappresentato il cerchio del mutuo aiuto che con forza e amore accompagna lungo il percorso terapeutico per un tumore.

Un tiepido sole ha riscaldato il cuore e dato luce ai pensieri cupi di questi giorni.

Abbiamo svagato la mente, ricreato gli stati d'animo per qualche ora.

Una signora nell'acquistare "Il Nostro Ciclamino", si è espressa con parole assai lusinghiere...

- Ecco perché oggi il Riuniti era più bello, gioioso e colorato.

Da questo esternare così spontaneo cogliamo senso e motivazione del periodo difficile che stiamo vivendo.

Usufruire del poco, gioire dei colori, e del sorriso di Chi ci apprezza.

E poi facciamo sapere intorno quando la gioia accade, come ho cercato io stasera.

Non solo il brutto, il male e il peggio devono far notizia, ma pure la gioia, rara o piccola che sia.

Perché fino a quando ci sarà un sole che si fa strada tra le nuvole, e una luna a rischiarare il buio, varrà sempre la pena ricominciare.

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L'immagine può contenere: il seguente testo "Con i versi di Desanka Maximovic, il sug sapere quando la gioia accade: Sono stracolmi la terra, l'universo e la mia testa, di notizie tanto tristi Annunziate una volta, con il sonare a festa, 'essere umano. riconciliazioni, pentimenti, qualche gesto umano. :Non annunziate solo terremoti, notizie nere, non solo pensieri rubati, somme rubate. Ma quando la gioia accade, fatecelo sapere, quando scoppia, in qualcuno, un vulcano di risate. [...] Proclamate anche il bene tante volte almeno quante-i mali si fanno divulgare. [..:] Fate sapere che sul nostro pianeta è caduto, di stelle buone, tutto un miliardo."
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venerdì 30 ottobre 2020

RESTARE SUL PEZZO (ovvero... quando Serietà è una parola seria

  

Penso che oggi come non mai sia importante quanto necessario restare sul pezzo. Ben concentrati su quel che si è scelto a monte, tenaci e perseveranti su quella strada.

Noto infatti qualche sbandamento di troppo, pensare in un modo e agire al contrario, oppure fare ciò che in passato si è sempre sostenuto errato.

Credo che il virus abbia fatto uscire parecchi fuori di testa.

Per quanto riguarda me, al termine della giornata adesso faccio fatica a tirar le somme, una fitta alla tempia sinistra e dopo qualche minuto a quella destra, e così continuando.

Sarà colpa del Virus, che rende instabili pure mali e malanni. Senza contare i colpi assestati a tanta gente, a tutti i livelli.

È di stasera la notizia che il governatore della Puglia ha stabilito la sospensione delle lezioni in presenza per le scuole di ogni ordine e grado, eccezion fatta per la scuola dell'infanzia.

Si è scatenata così la solita bagarre...Chi ha applaudito e Chi ha criticato pure in modo pesante.

Al di là che sia giusta o meno tale decisione, qualcuno sostiene che in questo modo... chiudendo la scuola a periodi, neghiamo il futuro ai ragazzi, li condanniamo a ciondolarsi per casa o stravaccati sul divano, tra compiti mal fatti e interrogazioni fasulle.

Quanto scrupolo dovrebbero farsi i Nostri governanti.

Mi chiedo, figli e nipoti Nostri in un mese scarso qualcosa hanno combinato?

Non è forse necessaria un po' di serenità per seguire, comprendere, apprendere, e con l'aria pesante che ora aleggia in ogni classe era mai possibile?

Quanta confusione! Mi pare di essere davanti ad una tela dipinta da un pittore folle, un guazzabuglio di colori impenetrabile. Eppure ci sarà Chi lo definisce una grande opera astratta.

Della serie... non si finisce mai. Ma la Vita è così, possono cambiare le situazioni bisognerà sempre accomodarsele.

Diventare "veri artisti" di un "capolavoro", ma solo per se stessi.

L'immagine può contenere: il seguente testo "SERIETÀ. Quando il dire e il fare vanno di pari passo. 10"

giovedì 29 ottobre 2020

RI-CREARSI LA VITA


Per dirla tutta, a questo punto non si sa che cosa si debba temere di più.

Nota di preoccupazione e non di meraviglia per le tensioni sociali scatenate in questi ultimi giorni. Le piazze manifestano, ci si contagia di negatività pure a distanza.

Che cosa succede?

È il palesarsi dell'esasperata evoluzione di una brutta storia di pandemia e soluzioni estreme, di informazione che va oltre per enfasi e alimenta paure.

Tutto come onda di tsunami.

La storia è testimone di altre epidemie di vasta portata, non possiamo esprimere opinioni obiettive sul modo in cui furono vissute, di certo non finì il mondo se siamo qui ora a parlare dell'ultima.

Come per ogni esperienza che sovverte le certezze della vita, sarà l'uomo a dover cercare altre tessere per comporre un "mosaico" che gli dia sempre luce.

Nel 1348 la peste fece di Firenze un cimitero, e Boccaccio nel "Decameron" immagina dieci ragazzi che dopo aver pregato si rifugiano in campagna per "ricreare" la vita. Lavorano e raccontano l'amore. Dieci novelle per dieci giorni, in tutto cento come i canti della "Divina Commedia". Profano e Sacro, Ingegno e Amore.

Credo che per mantenere un buon equilibrio, per non andare fuori di testa... tanto per intenderci... anche perché possiamo essere ligi a tutti i decreti, ordinanze, lockdown e quanto ancor più si voglia, ciò che dovrà essere sarà, credo... ripeto... dovremmo provare anche Noi a ri-crearci la vita. Perché non sia altro dal virus a sfinirci.

Una volta scrissi di crearsi una "favola" che sia al pari della normalità, un binario parallelo da non perdere di vista, uno spazio sicuro in cui rifugiarsi se necessario.

È ovvio che in questo periodo e per alcune categorie ci vorrebbe altro che favola, quando si vede il proprio futuro a rischio...

Ma la violenza può mai portare a qualcosa?

Vero è pure che non si sopravvive solo di Amuchina, mascherine e isolamento, validissimo sarà invece il distanziamento, sociale e non, perché prendere le distanze dall'informazione ossessiva, salva la mente che resterà lucida e imparziale, e saprà cogliere pure dalle minime certezze il meglio.

L'immagine può contenere: natura, il seguente testo "È erroneo credere che la scala delle paure corrisponda a quella dei pericoli che la ispirano. (Marcel Proust) www.mammaebambini.it"

mercoledì 28 ottobre 2020

STRETTI E UNITI IN CERCHIO


Terzo incontro GAMA, un incontro senza dubbio fruttuoso quello di stasera, e rasserenante nonostante il momento assai critico che stiamo vivendo.

Rasserenante soprattutto perché col prospetto di un programma preciso per il futuro. Interessante la proposta di lavoro della dott.ssa Cinzia Daniele, psicologa e psicoterapeuta, che opera senza slide e con la metodologia del "racconto".

Perché l'auto aiuto sia di massima efficacia, uno o più gruppi formati da otto, dieci elementi, un ambito ristretto per una migliore condivisione e spazio di mutuo aiuto per tutti. Per ogni "disagio" la "tecnica"appropriata.

La dottoressa ne ha illustrate alcune adottate per il trattamento dei traumi, l'EMDR ad esempio e l'ipnosi, anche se non prettamente applicabili nel gruppo.

Un bell'approccio insomma, che dovrà evolvere in una collaborazione vera e propria, basata su una buona relazione di base. Pare quindi il tutto sia risultato gradito a giudicare da alcuni interventi in condivisione.

Per ora purtroppo dobbiamo fermarci con gli incontri in presenza e il servizio in reparto, la situazione attuale ci invita ad uno stop forzato. Continueremo con gli incontri on line, mancheranno i caldi abbracci con lo sguardo, che non hanno bisogno di piattaforme e connessione, ma sarà la soluzione al momento per mantenere costante l'attività. Fare di necessità virtù, Noi seguiamo la vecchia scuola, e virtualmente saremo stretti e uniti in cerchio come sempre.

E magari dopo la giornata de "IL NOSTRO CICLAMINO", giovedì 29, riusciremo ancora ad inventarci altro.

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martedì 27 ottobre 2020

NON AVER PAURA


Finalmente tace ogni rumore intorno, è silenzio dentro.

Diciamo... merito dell'ora di sonno in più, stamane ero ben sveglia, dell'umore giusto, di buona lena, poi mi sono persa per strada.

Rifletto... per quanto io sostenga di essere intoccabile dalla comunicazione in generale o tendenziosa, basta un titolo o un consiglio non richiesto per far andare storta la mia prima domenica di ora solare.

Concludo... all'ora di pranzo, tra profumo di ragù e zitoni da condire, la lettura del DPCM n.3 dell'ondata n.2 dell'inclassificabile pandemia.

Aperti/e per cortese o logica concessione non si comprende bene, chiusi/e per ovvia o giusta necessità, c'è che da una parte la rabbia monta e dall'altra la paura incalza.

Io sto a metà, e non me lo posso permettere, perché mi colmo di tossicità.

Sono creativa, mi rifugio nella nostalgia, prego, sto in casa e penso.

Poi prendo a ripetere a me stessa...

Non aver paura,

comunque vada.

Non aver paura

come un mantra o un "ritornello" tra un'azione e l'altra,

quando mi vedo in lacrime o stento a prendere sonno,

e non so perché... o forse, si... conosco il motivo.

Calma ed equilibrio, io al centro e il resto poco messo a fuoco.

Essere presenti a se stessi, sempre.

Perché l'unico nemico da temere è proprio la Paura.

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Video Ufficiale di "Io non ho paura" Ascolta Fiorella Mannoia su Spotify: https://smi.lnk.to/FiorellaMannoia_Spotify Iscriviti al canale ufficiale di Fiorell...

lunedì 26 ottobre 2020

SORRIDERE SEMPRE


Non lo faccio quasi mai, però stasera ci sta, dopo tanto parlare ed ascoltare, e poi non fare ed ancora straparlare... beh, mi guardo allo specchio e non mi riconosco. Così stiracchio un sorriso, un ideale fermo immagine... e dolgono le mascelle.

No, così non va proprio. Allora decido, condivido una foto scattata in un momento assai sereno, a Bologna da mia figlia durante una passeggiata.

La posto per rivedermi quando sarà domenica, perché avevo bisogno di un mio sorriso spontaneo. Non è che ora non sorrida, ma è difficile che sia così, spontaneamente.

Mi sia concesso, sono giorni difficili, di emozioni altalenanti, mi ritrovo a pensare con nostalgia persino a dieci anni fa, roba da non credere. Ogni tanto mi scappa pure una risata, ma è di genere "reattivo", pare quasi a sproposito. Responsabili di certo le tensioni del periodo, anche qualche preoccupazione.

Va be', bisogna comunque essere più forti, non farsi dominare dagli eventi, altrimenti verremo schiacciati dalla negatività amplificata degli stessi. Io ho cominciato con la prima cosa capitata sottomano, una foto anche piuttosto recente, poi ne ho trovata un'altra molto antica che vede me a 25 anni.

Ecco, tornare indietro nel tempo, poco o tanto, può essere strategia.

Intanto stanotte torna l'ora solare, 60 minuti indietro, come sempre, così anche per quest'anno strano. È già qualcosa.

"Stanotte compiremo il gesto preferito della nostalgia... spostare indietro il tempo"

- Massimo Lo Pilato -

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domenica 25 ottobre 2020

IL "DISTANZIAMENTO"


È un periodo di grande confusione e disorientamento. È inutile negarlo, se non ci teniamo ben saldi alle corde rischiamo di destabilizzarci e perdere la lucidità.

Il "ritorno di fiamma" di sua maestà Covid 19, sta mettendo in crisi non solo l'uomo ma pure i vari contesti entro i quali egli si muove, agisce e subisce.

Pare di essere palline in un flipper, lanciate con forza per un obiettivo da cercare, di qua e di là, contro ostacoli che respingono al mittente.

Povera pallina, cerchi di farti sentire, ma il tuo stare lì nonostante tutto, fa passare il "campanello" per protesta e non d'allarme.

Va be', meglio andare ancora per metafore, si sdrammatizza, e diventa strategia.

Stamattina mi hanno telefonato dalla Senologia per comunicare che la mammografia da me prenotata per il 1° dicembre è stata anticipata...

- C'è un posticino domani, alle 9,00. Arrivate puntuale perché c'è il distanziamento.

Queste parole tutte d'un fiato, con una stentoreità da levare... il fiato. Ma mi sono ripresa...

- No, domani non posso. Ho un impegno.

- Ma dovevate farla già ad agosto!

- Lo so, all'epoca l'avevo fatto presente che era per il follow up oncologico, e mi fu risposto, che importa... basta che sia entro l'anno...

Bene, domani non ho un impegno vero e proprio, comunque niente che non possa essere rimandato, però ho bisogno di prepararmi in positivo, di parlare a me stessa, darmi coraggio, pensare che dopo sarà tutto passato. Ho bisogno di tempo, quel tono di urgenza stamani mi ha riportato indietro, quando la batosta fu forte e lasciò un livido che non dimentico...

- Va bene lunedì 9 novembre? Sempre alle 9,00 e venite puntuale perché c'è il distanziamento.

Un prestampato, un disco rotto... ma forse è meglio così, per Noi che ne abbiamo viste e passate tante, è sempre tempo di distanziamento.

L'immagine può contenere: il seguente testo ""E tu cosa prendi per stare meglio?" "Le distanze.""

sabato 24 ottobre 2020

LA PIÙ GRANDE DELLE VITTORIE


Spero aver molti giorni davanti per godermi il successo più grande, aver vinto contro me stessa. Avrei di certo e con grande soddisfazione potuto fare di più, ma avendo realizzato la cosa ad una certa età, ho accettato l'idea di adattarmi al momento, e ricavarne il meglio possibile per quel che resta.

La mia storia è nota, ripeterò solo i punti salienti che furono motivazione della "guerra fredda" con me stessa. La timidezza, il timore di non essere mai all'altezza, la paura di sbagliare.

La prima battaglia persa fu la rinuncia a laurearmi, poi seguirono l'inquietudine inutilmente tenuta a freno da tante cose mai portate a termine, e la convinzione che non ci sarebbe stato mai un motivo per cui essere orgogliosa.

Per merito o destino fui sbattuta in campo, e non ebbi più scuse e accantonai per sempre il solito lamento. Era roba seria, non digressione mentale, indietreggiare non potevo, occorreva andare giù a testa bassa, cercando di non romperla.

E fu una mastectomia, la ricostruzione dopo 22 mesi di una mammella da abbellire con la fantasia, la convivenza con una protesi sensibile e capricciosa. E poi le cicatrici... ogni tanto le guardo, ci penso e finisce lì.

Dispositivi, protesi, cicatrici diventano col tempo parte di Chi le ha ritrovate con sgomento sul proprio corpo dopo un sonno senza sogni. Si impara poi ad accettare perché sono la prova di una grande vittoria su se stessi. Coraggio mai pensato, paura dimenticata, pazienza senza fine.

Noi... sopravvissuti non per fortuna, ma fortunati per aver compreso il valore di un'"opportunità". Porteremo con orgoglio e per sempre le cicatrici. Soprattutto quelle nascoste che ci ricorderanno per un profumo nell'aria o al suono di una melodia, quei "Nostri momenti".

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venerdì 23 ottobre 2020

TRA PAROLE DETTE E SCRITTE

Comincerei a togliere un mucchio di cose, gli sguardi che non abbracciano, le battute fuori luogo, il disfattismo a prescindere.

Tanti, troppi in verità non hanno la dote della lungimiranza, e magari un domani pretenderebbero pure ragioni nell'eventualità toccasse loro lo sguardo sfuggente e la battuta caustica, l'indifferenza di Chi cammina rasente il muro per evitare il confronto.

Tra parole dette e scritte non se ne può più.

Vicende personali che s'intrecciano o addirittura s'accavallano con quelle di interesse generale, in un crescendo di irritabilità e collera vera e propria.

"Homo homini lupus", Plauto lo sostenne per primo, fu ripreso da Tommaso Hobbes e divenne uno dei pilastri del pensiero etico.

Beh, stiamo diventando così... l'uomo lupo per l'uomo. Esagero...? Spero davvero di esagerare, ma questo appare.

Non si vede il bene sotto gli occhi, perché incapaci di apprezzarne almeno il tentativo, si è crudi e senza umanità dove il dolore supplica.

E di quei commenti in calce ad ogni aggiornamento Covid19 ne vogliamo parlare? Ci si sbrana a parole, ci si becca come polli in una gabbia. Squallore puro.

"Togliere"... credo questo sia il tempo giusto. Ciò che stiamo vivendo ha smorzato in Noi, persone normali e non in vista, tante velleità, forse per la paura, ma induce a guardarci intorno, come a cercare un qualcosa per restare a galla. Ecco, l'essenziale.

Fare spazio dentro di sé, è questa l'opportunità, eliminare le "zavorre" che appesantiscono il Cuore e lo fanno vecchio, acquistare quella disponibilità a "sorridere" intorno perché fa bene in generale.

E poi in un qualsiasi momento della giornata affacciarsi alla finestra e cogliere i "punti fissi" di quell'essenziale che è in Tutti ma da ognuno vissuto diversamente.

Oggi sbattevo il tappetino del bagno, e ho visto il sole calare, una coppia di colombi beccarsi per amore, e ancora sbiadito un quarto di luna su nel cielo azzurro vivo anche ad Ottobre, qui al sud. Nell'aria il profumo di foglie secche e mosto. Qui al sud ci si prepara alla festa di Ognissanti, con un dessert speciale. Grano, noci, melograno e vincotto per il "grano dei morti", pure quest'anno per augurio, e cercando di non insistere troppo sui morti, vedi mai non includessero nel computo, considerato il periodo, anche quelli sepolti da tempo.

Tentiamo insomma di mantenerci forti, saldi e solidali.

Da domani in poi cerchiamo la vera e ovvia rinascita, con la certezza che ci sarà sempre un domani, la continuazione della "storia" di cui ognuno fa parte.

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giovedì 22 ottobre 2020

QUELLO STRANO LIMITE


"Dopo" sento il bisogno di raccogliere le idee, trarne il meglio e infine resettare la mente per predisporla alla volta seguente.

È da sempre così, da quando ero in chemio e m'impegnavo a farmene una ragione senza sentirmi costretta.

Non mi sono mai sentita empatica, però alcuni incontri e relative storie, lo riconosco... sono rimasti attaccati addosso, vissuti come seconda pelle.

Ho sofferto... soffro per questo? Non saprei dire, perché l'iterata esperienza ha rafforzato la capacità di essere lucida e distaccata, però quando finalmente sono sola con me stessa, non faccio che pensare... pensarci, e spesso un'ombra scende a velare quel che sarà.

Oggi sono tornata con un forte carico emotivo, a casa poi si è aggiunta pure qualcosina in più. Risultato... dopo pranzo sono crollata con la testa sul tavolo.

Senza rendermene conto.

Sentendomi di una fragilità estrema, mi sono detta... e io mi picco di aiutare gli Altri?

Per inciso oggi ho incontrato un paziente che non ha voluto condividere ad alta voce il Suo fiocco di tenerezza...

Non ce la faccio a leggerlo, sono molto emotivo. È una mia fragilità.

Allora l'ho letto io, e si è visibilmente commosso.

Le Nostre fragilità sembrano "note stonate", poi riflettiamo e un "motivo" che possa riportare comunque armonia lo troviamo.

Siamo talmente fragili che a volte ci vergogniamo, eppure la Fragilità non è un limite... anzi può diventare una virtù.

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mercoledì 21 ottobre 2020

UN PO' DI AZZURRO E QUALCHE NUVOLA ROSA


Disagi e problemi, questioni irrisolte, campa cavallo ché l'erba cresce. Non c'è classifica per la sofferenza di ogni genere, alcun podio, ed ora come non mai c'è un accavallarsi di cose, un susseguirsi di problematiche come anelli di una catena troppo rumorosa. In realtà ci trasciniamo fatti in sospeso, presi a chiacchiere e lasciati in archivio. La Sanità, la Scuola... e su questa ne avrei da dire sai quante, storia vecchia e disastro nuovo, e tra un po' infatti qualcosa dirò.

Colpa del Coronavirus? Lui purtroppo fa il suo becero mestiere, sta dalla parte opposta e spara a zero come nulla fosse. Spara anche Chi gli sta di fronte, e non lo prende perché non lo vede, non lo immagina neppure e allora s'inerpica per tortuosi sentieri.

Racconto una storia che spero sarà a lieto fine, non si sa quando ma ci si spera sempre.

Una ragazza, generazione anni '80, diligente e studiosa, conclude nei termini il percorso universitario. Orgogliosa del Suo titolo, avrebbe voluto impegnarsi per la carriera da giornalista...

Insegnare io?! Giammai, gli stupidi mi danno l'orticaria, i somari il nervoso, poiché in una classe non possono essere tutti i primi, mai e poi mai insegnerò.

Va via di casa, si getta nella mischia, e come una palla da rugby vola lontano, e non si ritrova più. Là dove finisce, comprende e si ricrede...

Ok, devo pur vivere, quindi insegnerò. Però alle superiori, mi sento giovane e coi giovani tratterrò.

Come si dice...? L'uomo propone e Dio dispone, ma in una vicenda così profana meglio sarà... la giovane di tante belle speranze propone ma la sorte scarsa indispone, e così comincia l'avventura da precaria senza paura. Lotta, litiga, smania... improvvisa pure la DaD causa pandemia...

Prof, sei grande... prof, te per sempre... prof, speriamo di vederci a settembre.

Settembre passò, Ottobre sta passando e Lei ancora una volta da brava palla perfettamente ovale si ritrova fuori, sempre precaria a fare da sostegno a Chi non capisce la lingua italiana, a Chi ha il Suo mondo e a Chi è assente.

Quindi fuori dal Suo ruolo e momentaneamente senza stipendio, perché si sa, i soldi "piovono" altrove...

Eppure la ragazza che ormai sente tutto il peso degli anni da precaria, non è che aspiri alla luna, le basterebbe solo un po' di azzurro e giusto qualche nuvola rosa per continuare a sperare.

L'immagine può contenere: nuvola, cielo, spazio all'aperto e natura

martedì 20 ottobre 2020

IL TALENTO DELLA GENTILEZZA


Può essere considerata un talento la gentilezza? Lo credo proprio, in alcuni è talento spiccato, in altri meno, solo perché sono inconsapevoli e quindi ignorano poter coltivarlo. Perché i talenti come ogni bene o dote possono diventare ricchezza e non solo per se stessi.

Stasera parlerò di "gentilezza", perché oggi più che mai penso non sia mai troppa, fa bene, riduce ansia e timori... fa sentire amati. E procede in "doppio senso non alternato", ovvero vantaggio per Chi la dona e Chi la riceve.

Parlerò di gentilezza perché storie come quella di Raffaele Capperi a "Tu si que vales" fanno riflettere e pure tanto, mettono in crisi la coscienza, creano dubbi e potrebbero persino far vergognare.

Raffaele, affetto da sindrome di Treacher-Collins dalla nascita, ha raccontato di sé, delle operazioni chirurgiche che ha subito e della sua battaglia contro gli odiatori dei social.

Ha portato la sua lotta contro il bullismo che ha subito da ragazzo, sentendosi disprezzato, deriso, emarginato, concludendo il suo emozionante intervento con un appello: “Siate gentili”. In studio tutti in piedi ad applaudirlo.

Se la gentilezza fosse presente a tutti i livelli, questo mondo andrebbe certamente meglio pur con l'imperfezione e gli errori umani. Si riuscirebbe persino ad accettare l'eventuale incertezza del futuro, se gentilmente presentata in un contraddittorio sereno e garbato.

Accantonata l'incoscienza, l'esito sarebbe

la propensione ad aprire uno spiraglio alla speranza.

Pensateci... pensiamoci insieme.

L'immagine può contenere: natura, il seguente testo "La gentilezza è la lingua che il sordo ascolta e il cieco vede. (Mark Twain)"

lunedì 19 ottobre 2020

METAFORE E IRONIA


Oggi mi sono sentita "braccata", rincorsa, inseguita da titoli in grassetto e paroloni sulla ripresa della pandemia.

Non sono negazionista ma neppure catastrofista, sono d'accordo... ci sta, va riprendendo forza, ma si può in un giorno solo sentirne parlare ogni ora? Davvero senti il fiato sul collo, e quando già fai tutto quello che puoi e viene detto, così facendo non prendi il virus ma vai fuori di testa.

Poi certe cose assurde che si leggono, l'ultima poco fa...

Consigli per preservarsi dal contagio.

Mascherine, finestre aperte e non urlare.

Non urlare...?!? Sono consapevoli allora che fra un po' potremmo essere tutti matti.

Comunque, dicevo... per me giornata no da questo punto di vista, ma poiché con ben altro, che interessava pochi o nessuno, mi sono fatta le ossa, ed ho ancora la lucidità per compagna, ho dato fondo ai miei pensieri, con questi ho vestito di nuovo il mio animo, e mi sono sentita meglio.

Sarà quel che sarà, passerà perché tutto passa, ed intanto mi adeguo. Domani sarà domenica, vietata la negatività su ogni fronte, quindi sintonizziamoci col "sole dentro" e non se ne parla più.

Comportiamoci come il camaleonte, bruttino ma furbo assai per campare.

Non siamo così un po' Tutti, dei camaleonti? Probabilmente perché conviene, per vivere, sopravvivere, è strategia, anche una forma di resilienza.

Camaleonti per sentimenti ed emozioni, cambiamo "pelle" spesso, come cambiano le situazioni e di conseguenza la realtà intorno.

Poi sembriamo lunatici, bizzosi, ribelli e non è detto che non sia così almeno in parte, però non è che "altro" e "altri" fanno pure la loro parte?

Da bambina quando mi capitava sotto gli occhi la figura del camaleonte, lo trovavo persino simpatico quasi divertente con quel suo assumere il colore del posto su cui era fermo e stabile. Oggi mi è venuto spontaneo prenderlo come simbolo di certa "variabilità" umana, considerando il contesto altrettanto variabile in cui ci ritroviamo.

Ma siamo camaleonti, non lo dimentichiamo... cambiamo pelle solo per adattarci.

L'immagine può contenere: il seguente testo "Tutto triste, il camaleonte si rese conto che, per conoscere il suo vero colore, doveva posarsi sul vuoto. -Alejandro Jodorowsky"

domenica 18 ottobre 2020

"VIVETE UNA VITA IN CUI POTETE RICONOSCERVI"


Essere soddisfatti della propria vita, del modo in cui la si vive, intendo... ovvero lavoro, rapporti familiari, relazioni col mondo esterno... credo sia il più importante traguardo, perché include tanti aspetti e poi suona come una conquista.

Mi ponevo la questione pensando ancora alla scomparsa di Jole e Veronica, cui niente e nessuno ha impedito far sentire sia pure in modo differente la voce.

Cerco di pensare ad altro, nulla da fare, e intanto mi assale un moto di stizza. Erano così giovani... speriamo abbiano fatto in tempo a portare a termine almeno uno dei loro progetti, e sarebbe quell'uno che vale la vita intera.

Stizza, tristezza e un Cuore che spera.

Vi capita mai di leggere qualcosa... non so, un articolo o una frase che si adatta perfettamente allo stato d'animo del momento? A me succede, e come stasera metto da parte tutto il resto e prendo a pensare... un vero e proprio invito alla riflessione.

Così... "vivete una vita in cui potete riconoscervi" spicca dalla pagina del libro come fosse immagine tridimensionale, e il rimanente del testo, fisso lì resta quasi oscurato dalla potenza della sua ombra.

La citazione di Terzani fa davvero riflettere.

Ci riconosciamo nella vita che viviamo?

E se è così... lo è da sempre o da quando?

Una verifica importante per continuare in consapevolezza.

Sicuramente Jole e Veronica, a parte la malattia, si riconoscevano nella propria vita perché mostravano il coraggio che nasce dalla paura, anticipavano i tempi e lo facevano in fretta. Ciascuna a proprio modo era un'entusiasta.

Ed io mi riconosco nella vita che vivo?

Si, ma non da sempre, adesso è il "relazionarmi" in un certo modo che me lo consente. Qualcuno pensa io sia una psicologa, con tutto il rispetto per la categoria non avrei mai potuto farne parte.

Fuggo dagli schemi mentali, sono una buona osservatrice ma pure una creativa, amo le Persone e in queste cerco e trovo il meglio. O forse mi adopero nella relazione perché venga fuori la parte migliore? Una sorta di "parto distocico" per cui si fatica, ma alla fine si nasce, a volte in due sempre perché "su una stessa mensola", riscoprendo la vera propria natura, non quella considerata fin dall'epoca della personalità non ben definita, un clichè stantio, bensì entusiasta di ricominciare, anzi... finalmente di cominciare ad "esistere" con entusiasmo.

L'immagine può contenere: il seguente testo "Vivere, sei lettere, numerosi istanti, rigfiaia di emozioni..."