mercoledì 14 ottobre 2020

UNA CORAZZA QUASI RIGIDA


Se non si fa altro che parlare dello stesso argomento, è naturale che col tempo i pensieri siano tutti incentrati su questo, e non solo, lo saranno anche le azioni a medio e lungo termine. Così ieri pensavo a come sarà il prossimo Natale, considerata l'attuale presunta vivacità del virus tornato dalle ferie. Confesso che al momento è cosa che mi disturba ma non mi angoscia, non sono mai andata in panico vero e proprio fin dall'inizio, solo i primi tempi facevo fatica ad addormentarmi perché avevo paura di morire nel sonno, e restavo con gli occhi spalancati nel buio ad immaginare quello eterno.

Se in passato mi fosse stato predetto un tale fattaccio, giuro... non c'avrei creduto.

Stare per tre mesi come agli arresti domiciliari ma da innocente, è stato a dir poco frustrante. Non hai colpe, non sai neppure contro Chi ti schieri perché non lo conosci e non lo vedi, resti schierato da solo o al massimo con qualche congiunto, e basta... proprio un bel vivere... certo, per i cassetti messi in ordine un giorno si e l'altro pure. Beh, è stata terapia anche questa.

Che vuoi farci, l'hai presa male, tutto qua...

... cercava di confortarmi, si fa per dire, una persona a me molto vicina, e continuando...

Vedrai che l'anno prossimo andrà meglio.

Che cosa? Ancora avrà da durare questo fastidioso tormento?

E intanto pensavo che adesso già non è come allora. Mi sono abituata, no... forse assuefatta... giammai! Ecco, il termine giusto è... adattata, tra un bicchiere mezzo pieno e una passeggiata sotto casa, e poi con tutte le mie risorse. Perché alla fine, sono o non sono una Survivor?

L'immagine può contenere: pianta, il seguente testo ""Bisogna essere come un cactus" disse la nonna- Adattarsi a qualsiasi momento, tempo e circostanza... Essere forti e, nonostante questo, mai dimenticarsi di fiorire..."

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