"Dopo" sento il bisogno di raccogliere le idee, trarne il meglio e infine resettare la mente per predisporla alla volta seguente.
È da sempre così, da quando ero in chemio e m'impegnavo a farmene una ragione senza sentirmi costretta.
Non mi sono mai sentita empatica, però alcuni incontri e relative storie, lo riconosco... sono rimasti attaccati addosso, vissuti come seconda pelle.
Ho sofferto... soffro per questo? Non saprei dire, perché l'iterata esperienza ha rafforzato la capacità di essere lucida e distaccata, però quando finalmente sono sola con me stessa, non faccio che pensare... pensarci, e spesso un'ombra scende a velare quel che sarà.
Oggi sono tornata con un forte carico emotivo, a casa poi si è aggiunta pure qualcosina in più. Risultato... dopo pranzo sono crollata con la testa sul tavolo.
Senza rendermene conto.
Sentendomi di una fragilità estrema, mi sono detta... e io mi picco di aiutare gli Altri?
Per inciso oggi ho incontrato un paziente che non ha voluto condividere ad alta voce il Suo fiocco di tenerezza...
Non ce la faccio a leggerlo, sono molto emotivo. È una mia fragilità.
Allora l'ho letto io, e si è visibilmente commosso.
Le Nostre fragilità sembrano "note stonate", poi riflettiamo e un "motivo" che possa riportare comunque armonia lo troviamo.
Siamo talmente fragili che a volte ci vergogniamo, eppure la Fragilità non è un limite... anzi può diventare una virtù.
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