domenica 18 ottobre 2020

"VIVETE UNA VITA IN CUI POTETE RICONOSCERVI"


Essere soddisfatti della propria vita, del modo in cui la si vive, intendo... ovvero lavoro, rapporti familiari, relazioni col mondo esterno... credo sia il più importante traguardo, perché include tanti aspetti e poi suona come una conquista.

Mi ponevo la questione pensando ancora alla scomparsa di Jole e Veronica, cui niente e nessuno ha impedito far sentire sia pure in modo differente la voce.

Cerco di pensare ad altro, nulla da fare, e intanto mi assale un moto di stizza. Erano così giovani... speriamo abbiano fatto in tempo a portare a termine almeno uno dei loro progetti, e sarebbe quell'uno che vale la vita intera.

Stizza, tristezza e un Cuore che spera.

Vi capita mai di leggere qualcosa... non so, un articolo o una frase che si adatta perfettamente allo stato d'animo del momento? A me succede, e come stasera metto da parte tutto il resto e prendo a pensare... un vero e proprio invito alla riflessione.

Così... "vivete una vita in cui potete riconoscervi" spicca dalla pagina del libro come fosse immagine tridimensionale, e il rimanente del testo, fisso lì resta quasi oscurato dalla potenza della sua ombra.

La citazione di Terzani fa davvero riflettere.

Ci riconosciamo nella vita che viviamo?

E se è così... lo è da sempre o da quando?

Una verifica importante per continuare in consapevolezza.

Sicuramente Jole e Veronica, a parte la malattia, si riconoscevano nella propria vita perché mostravano il coraggio che nasce dalla paura, anticipavano i tempi e lo facevano in fretta. Ciascuna a proprio modo era un'entusiasta.

Ed io mi riconosco nella vita che vivo?

Si, ma non da sempre, adesso è il "relazionarmi" in un certo modo che me lo consente. Qualcuno pensa io sia una psicologa, con tutto il rispetto per la categoria non avrei mai potuto farne parte.

Fuggo dagli schemi mentali, sono una buona osservatrice ma pure una creativa, amo le Persone e in queste cerco e trovo il meglio. O forse mi adopero nella relazione perché venga fuori la parte migliore? Una sorta di "parto distocico" per cui si fatica, ma alla fine si nasce, a volte in due sempre perché "su una stessa mensola", riscoprendo la vera propria natura, non quella considerata fin dall'epoca della personalità non ben definita, un clichè stantio, bensì entusiasta di ricominciare, anzi... finalmente di cominciare ad "esistere" con entusiasmo.

L'immagine può contenere: il seguente testo "Vivere, sei lettere, numerosi istanti, rigfiaia di emozioni..."

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