sabato 4 giugno 2011

Penso spesso a questa fase della mia vita; tutto quello che mi è successo dal tumore in poi e che vivo quotidianamente assume un significato particolare;  innanzitutto "ha" un significato. Prima ogni cosa, fatto o avvenimento trascorreva, rapida diapositiva vista a malapena perchè poca era la luce. Ora tutto è diverso. Le giornate, gli episodi, gli "accadimenti" di questa mia nuova esistenza si susseguono intrecciandosi, mettendo in rilievo pur tra le difficoltà e la sofferenza doni di bellezza inaspettata. E scopri il piacere di alzarti al mattino, la gioia di un saluto, il gusto di una risata che fa scordare il pianto.  Personaggi si muovono su questo palcoscenico che ogni giorno mi si para davanti, personaggi che non sono mai comparse ma protagonisti di una commedia in divenire, la mia. Il posteggiatore, quindi, l'inserviente e persino ogni accompagnatore del Day Hospital diventano importanti per la narrazione dei miei "accadimenti" e per le riflessioni che da essi scaturiscono.
I "due pulcinella" di cui avrei già parlato se l'altra sera non mi fossi addormentata di botto, ad esempio sono stati lo spunto per una meditazione sul trascorrere del tempo e del giusto valore che gli si deve attribuire per poterselo godere fino all'ultimo minuto, senza sprecarne una goccia. Due pulcinella di resina, curati nei minimi particolari erano lì ai lati di un calendario giornaliero posto in un piccolo cestino, quasi a reggerlo... il peso del tempo che passa. Erano su un davanzale esposti direttamente all'alternarsi del buio e della luce... la bellezza del giorno dopo giorno. Un colpo di vento, un movimento brusco, e son caduti; uno ha perso la testa, l'altro una gamba... il tempo cambia lo stato delle cose, le situazioni e quello che era non è più. Avrei potuto incollare quei pezzi ma due pulcinella malandati sarebbero stati troppo tristi per stare al passo col tempo che va... Li ho messi allora a riposo perchè comunque lo stesso si continua ad ... andare avanti godendo del tempo che è. E... non posso farne a meno... mi torna in mente Francesca che non può più farlo. Ricorderò di lei lo smarrimento nei suoi occhi da animale ferito, la dolcezza della voce quando timidamente mi si avvicinò poco meno di un mese fa, "posso sedermi qui?"

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