venerdì 29 marzo 2019

L'APPROCCIO AL PAZIENTE ONCOLOGICO (terza parte)


Di solito si incontra il paziente oncologico con una certa periodicità, si instaura perciò una vera e propria relazione che si sviluppa nel tempo tramite il "colloquio". Lo scopo è che ognuno trovi il proprio modo di esprimersi creativamente all'interno dei limiti conosciuti e stabiliti. Ovviamente si dovrà stabilire un buon rapporto, in modo da poter esplorare e centrare il problema, e portare alla luce il necessario "cambiamento". Come la persona si sente rispetto a tale possibilità, quale importanza viene attribuita, e quanta fiducia viene riposta nella buona riuscita.
Durante la conversazione è probabile si parli di atteggiamenti e stili di vita non corretti e per niente salutari, allora si può invitare il paziente ad esaminare i pro e i contro nel non cambiare come pure i pro e i contro del cambiamento. Quasi certamente si arriverà alla decisione per convinzione, e questo grazie a tale strategia dei pro e dei contro, detta "Bilancia Decisionale".
Il colloquio per essere avviato necessiterà di un preciso contesto, e terrà conto della comprensione della situazione medica da parte del paziente, dello stile delle parole usate dallo stesso, e dell'aspetto emotivo di quel momento. Se e quanto desidera sapere della sua situazione. L'espressione chiara degli intenti consente al paziente di parlare, gli dà l'impressione di avere un margine di controllo sul colloquio, dimostra interesse e importanza per quello che dice e ciò che prova.
Cominciando dal punto di partenza del paziente, andranno quindi condivise le informazioni, educandolo a chiarire ed interagire con tranquillità, in un linguaggio semplice, usando con parsimonia e solo se è strettamente necessario, termini medici.
Sarà utile perché la "relazione d'aiuto" sia efficace nel tempo, raccogliere "l'agenda del paziente". Tramite informazioni successive fornite dal paziente stesso, sarà possibile così elicitarne le preoccupazioni, sedare eventuali stati d'ansia.
Chi intende portare aiuto dovrà controllare in modo serio e continuativo i propri stati d'animo ed eventuali timori e reazioni, come la paura di generare dolore, la solidarietà nella sofferenza, la paura di sentirsi accusati, di non sapere, di esprimere emozioni e mostrare palesemente le proprie paure.
Concludendo. Sintonia con il paziente, curare non solo le modalità ma anche la condizione generale (non solo come si fa, anche come si sta), non dimenticando di esaminare insieme l'importanza del cambiamento e non proporlo.

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