lunedì 11 marzo 2019

COMPASSIONE... CIO' CHE SERVE


Siamo alla vigilia dell'inizio del corso di formazione, e ormai l'elenco degli iscritti è completato, un discreto numero, un piccolo "esercito".
Ancora una volta la riflessione di sempre. Quanto impegno comporta voler aiutare l'Altro nelle difficoltà in generale, e nella malattia in particolare quando ci si trova ad attraversare il mondo della sofferenza e all'improvviso tutto potrebbe apparire "troppo". A priori questo si sa, a tratti un po' spaventa però si osa e ci si cimenta, si scende in campo per essere accanto con "compassione".
L'ho ripetuto più volte, cominciai casualmente, per aiutarmi e continuo dimenticando me stessa.
Tante cose non le conoscevo, ed è vero che non si finisce mai di imparare, tant'è che mi pongo sempre in ascolto di Chi sa e non solo, pure di Chi soffre. Senza stancarmi anche quando accuso stanchezza. Già, perché un bravo volontario deve avere in buona dote un "surplus di energie e calore umano".
Ma energie e calore umano si imparano, si acquistano al mercato... o cosa?
E poi, ancora... essere empatico e distaccato. Sembra quasi una contraddizione. Non lo è.
Vaglio questi due punti cardine, e concludo che non puoi scegliere di fare il volontario se non ci sei portato, e non solo devi essere incline ma quasi non accorgerti di esserlo. Come dire... sei di fronte, accanto a Chi vive un momento difficile e resti Te stesso come se la situazione fosse diversa. Diversamente serena.
E così ricordo. Non scelsi ma fui scelta. Forse dall'alto. Mai avrei pensato di esserne capace, eppure ero stata accanto ai miei suoceri fino alla fine. Questo perché in realtà ero con loro ma nel modo più normale possibile. Donavo il mio tempo per Amore, e stavo bene vedendo la sofferenza ridimensionarsi per i progetti sia pure a breve scadenza che proponevo loro e insieme realizzavamo. Poi, piccole premure e gesti di affetto oltre l'ovvia cura ed assistenza. E non mi è mai pesato. E non essendo propriamente una "santa", devo dedurre che in me c'era la predisposizione ad essere quella che sono.
Alla base, non so se posso usare tale espressione... mi piace "ascoltare" e fare mio ciò che ascolto. Accollarmi parte del peso che opprime l'Altro, e straordinariamente a me non pesa. Diventa una sorta di stimolo a trovare strategie e soluzioni, e proporle per vivere un tratto di percorso Insieme. Chiamiamolo... sostegno? Azzardiamo pure. Come un appoggio quando si fa fatica ad andare. Si procederà anche lentamente, ma con la confortante sensazione di essere sicuri di arrivare. Fino in fondo. Qualunque sia il traguardo, poiché ciò che conta è il percorso.

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