mercoledì 27 febbraio 2019

VICOLO STRETTO


E' cosa nota quanto importante sia la continuità, soprattutto nell'esperienza di malattia.
Darsi appuntamento e impegnarsi a mantenervi fede.
Fare insieme progetti a breve scadenza.
Stabilire vere e proprie relazioni che vanno oltre l'aiuto.
Si crea una sorta di "rete", le cui maglie si alternano larghe e strette, dove quest'ultime sono le persone di cui prendersi cura, mentre le larghe siamo Noi, parenti ed estranei, "caregiver" comunque.
Succede, si sa, che qualche maglia fra le piccole ceda, e si crei un buco davvero pericoloso, dannoso per quella accanto che rischia di annullarsi del tutto.
Ed è qui che la continuità potrebbe dare il massimo di sé, con un "rattoppo" che diventa ricamo.
Serenità, Tenerezza, Condivisione, senza sottovalutare Fragilità, e dando importanza e valore pure a Nostalgia e Rimpianto. Tutto perché quel filo a più nodi non si spezzi là dove uno solo si è sciolto.
Continuità di parole ed emozioni per voler bene, donare oltre il Bene. E stare bene. Insieme.
Ma ad un certo punto può capitare che non si desideri più continuità, per rimuovere forse, di certo per cambiamento, e allora rispettosamente conviene fare qualche passo indietro e poi fermarsi...
"Accompagno, accanto e per mano.
Acceleri il passo, assecondo senza domande.
Ancora più in fretta ti muovi, e non guardi indietro né avanti, a capo basso.
Ti vengo dietro, e non comprendo.
Fuggi.
Afferro che è ora, inutile che io mi affanni.
Lasciar andare, solo questo.
Non più accanto, ancor meno per mano, voltando le spalle".
In un vicolo stretto può entrare uno solo quando è notte, da solo per guardare il cielo e cercare la propria stella.

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