venerdì 3 agosto 2018

NON SI LASCIA NULLA IN SOSPESO (Settima e ultima parte di "La speranza concreta dei sopravviventi - Prevenzione Nutrizionale)


Non l'ho dimenticata né trascurata quest'ultima parte del tema trattato nelle precedenti settimane, l'ho tenuta da parte per darle il giusto rilievo perché ugualmente importante per la prevenzione nutrizionale nella sopravvivenza. Altrettanto però lo sono le emozioni e la necessità di prenderne nota, quasi a voler fermarle nel tempo e nello spazio, ed è stato ciò che ho fatto fino a stasera.
E riprendendo l'argomento, salute e prevenzione, c'eravamo lasciati parlando di fegato grasso, di quanto fosse fenomeno diffuso e dei rischi cui si può andare incontro. Infatti la possibile evoluzione verso la cirrosi e il tumore del fegato impongono una stretta osservazione del paziente con fegato grasso.
E' di fondamentale importanza individuare caratteristiche del paziente che aiutino a capire se ha una malattia potenzialmente progressiva, quindi dei marcatori di rischio che consentano di fare previsioni senza ricorrere a esami invasivi come la biopsia.
L'asse fegato-intestino gioca un ruolo chiave nalla patogenesi della steatosi epatica non alcolica che è la terza causa al mondo di carcinoma epatocellulare. Tuttavia, il legame tra microbiota intestinale ed epatocarcinogenesi resta in gran parte da comprendere. L'obiettivo dello studio è stato esplorare le caratteristiche del microbiota associate alla presenza di carcinoma epatocellulare nei pazienti con fegato grasso andati incontro a cirrosi epatica.
I ricercatori hanno quindi confrontato la flora intestiale di 61 pazienti. Hanno studiato il profilo del microbiota di ciascuno, la loro permeabilità intestinale e lo stato infiammatorio.
E' emerso che i pazienti con tumore epatico presentavano livelli eccessivi di calprotectina fecale, proteina rilasciata da cellule del sistema immunitario nelle condizioni di infiammazione. Inoltre il microbiota dei pazienti con cirrosi era caratterizzato da una maggiore abbondanza di Enterobacteriaceae e Streptococco, e da una carenza di Akkermansia, quest'ultima parte del pool di batteri benefici per l'organismo, e di Bifidobacterium, altro ceppo favorevole per la nostra salute.
Tirando le somme, le alterazioni del microbiota intestinale potrebbero determinare lo sviluppo di un microambiente che favorisce l'insorgenza di un tumore epatico mediante meccanismi diretti, infiammatori, e indiretti, di immunosoppressione.
In futuro lo studio del microbiota intestinale potrà permettere di identificare i soggetti maggiormente a rischio e indirizzare i clinici verso interventi più mirati e personalizzati, come per esempio sostituire il microbiota intestinale "malato" con uno "sano" in grado di contrastare lo sviluppo della malattia.

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