venerdì 25 dicembre 2020

CANCELLA E SCRIVI... (n.54) (Tornata al mittente)


Modalità di sfogo o strategia, quest'anno ci sta che un adulto si finga bambino e scriva la lettera a Babbo Natale.
Sapeste quante volte gli ho scritto io... almeno da quando ho avuto il sospetto che fosse una favola.
Volevo restare attaccata ad un sogno, credere ancora ci fosse qualcuno del tutto estraneo che pure mi conosceva talmente bene da portare sempre il regalo giusto, esaudire ogni mio desiderio.
Bene, gli ho scritto anche quest'anno, però la lettera è tornata al mittente.
Motivazione... superato il limite. Limite di che cosa, mi sono chiesta... del numero di missive, troppi desideri o di età?
Va be', ormai l'avevo scritta, non mi sono scoraggiata, ed elaborando, l'ho trasformata in... "Lettera a me stessa".
Perché ora che sono diventata grande nessuno può conoscermi meglio, amarmi, e venirmi incontro in ciò che desidero.
Proprio così, ho scritto a me stessa non per voglia di apparire... o, mi si perdoni, magari solo un po'.
L'ho fatto soprattutto per fare chiarezza dentro me, in questo momento di confusione, mentre pure in piedi mi sento tra veglia e sonno, pronta a sbagliare in tutto. Dovevo sapere se in effetti era così o il contrario, per poter continuare.
L'ho fatto e ho capito qualcosa di più.
Comincio d'impatto, senza troppi preamboli...
Amica mia... ci risiamo, non è così?
So come ti senti, non ho bisogno nemmeno di immaginarlo.
Sconfitta di nuovo, nonostante i buoni propositi, le "certezze acquisite" in bilico, il sorriso che ora vedi come dall'esterno... prestampato, e che in un attimo si trasforma in ghigno e poi smorfia di dolore.
Di dolore si tratta... non fisico ma dell'anima, mentre la mente realizza che non si può gestire l'esito di un cambiamento che va da sé e nemmeno in minima parte dipende da Te.
Quando Ti sei ammalata, non hai mai detto... perché proprio a me?... però tante volte è venuto spontaneo pensare come fosse successo.
E allora? Bene, dipendeva da Te... per come sei, per tutto ciò che volevi essere e a cui hai rinunciato, a tutte le volte che hai pianto per non ferire e intanto torturavi a piccoli tagli Te stessa, sicura che saresti tornata come prima.
Ma le tante invisibili cicatrici sono rimaste, anche se non vistose e poco importanti.
Ora è davvero il tempo di mettere fuori la grinta più ruggente... basta restare in un angolo ad aspettare, facendo finta di niente.
Non essere discreta... passerai per menefreghista, non procedere con cautela... sarai giudicata una "stupidotta" presuntuosa, capace solo di parlare di ciò che le è capitato. E sarai giudicata, triste... perché parli di cose tristi.
Nessuno può capire che davvero non hai paura, perché hai smesso di averne quando ne hai provata tanta da morire.
Allora parla e sii chiara... anche a costo di ferire. Non permettere che Ti si spenga il sorriso.
Spesso occorre adeguare la propria sensibilità alla non-sensibilità altrui per sopravvivere e non deludere se stessi. È difficilissimo... lo so, ma io ci provo sempre per dignità e amore.
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