martedì 15 dicembre 2020

CANCELLA E SCRIVI... (n.45) (Il Presepe)


Qualcuno lo sa già, io conservo il presepe tutto l'anno. Ormai questo è il terzo Natale che ha vissuto le quattro stagioni sulla parte ad angolo del mobile in soggiorno. È sotto la finestra, e il variare della luce, dei colori del cielo e delle fronde degli alberi gli fanno da sfondo.
Per Noi è naturale vederlo in pieno solleone o vicino ad un ramo di fiori di pesco. E non ci fa più caso neanche Chi viene, e del resto sarebbe relativamente importante il contrario, convinti come siamo che Natale è tutti i giorni.
Abbiamo deciso con mio marito di "respirare l'incanto" tutte le volte che vogliamo.
Di seguire la stella quando ci sentiamo persi, di trovare compagnia quando ci sentiamo soli.
Lo sguardo si perde tra le erte salite, si rasserena a valle fino alla grotta.
La pace è, quando la si cerca e poi si trova, sfoltendo, smussando, tornando sulla via.
Tutto con gioia, come porta la Parola della domenica appena trascorsa.
E a proposito di cercare e trovare, ho cercato dei versi sul presepe e ho trovato una poesia di Quasimodo. Nel web compare con due titoli diversi, "Natale" o "Presepio", e del resto la lirica stessa consta di due parti, la prima descrittiva che evidenzia una pace ovvia per l'immobilità delle figure in legno scolpite, e l'altra impostata sulla riflessione.
L'uomo comprende e fa tesoro del memoriale di una Nascita che cambiò il mondo?
Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
- Salvatore Quasimodo -

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