giovedì 1 aprile 2021

DAL MIO "DIARIO DELLA GRATITUDINE... E DELLA FRAGILITÀ" (n.75) (Il tutto è più della somma delle singole parti [- Psicologia della Gestalt -] )

Quando ho letto questa citazione, mi sono complimentata con me stessa, perché in questa cosa ho sempre creduto, ancor prima di far parte di un gruppo.
L’adesione al piccolo gruppo è una delle forme di socialità più comuni per l’essere umano.
Un gruppo non eccessivamente numeroso è costituito da persone che sono legate da un qualche vincolo di appartenenza.
Il senso del Noi caratterizza il passaggio da "un insieme di individui" al "gruppo".
Questo passaggio è dato dal costituirsi di una forma di interdipendenza psicologica, in cui il tutto è qualcosa di più della semplice somma delle parti e fa del gruppo un’entità compiuta.
Ci sono due vie per raggiungere questo obiettivo. La prima è attraverso l’interdipendenza del compito, il gruppo è accomunato dal raggiungimento di un obiettivo.
Individualmente siamo validi, mediocri o scarsi, ma ognuno con peculiarità, punti di forza che nell'insieme diventano forza. Punto.
Il secondo tipo di interdipendenza è quello del destino comune, in questo caso sono le vicende personali e le relazioni interpersonali ad essere talmente significative da cementare il gruppo.
Se qualcuno manca, si avverte, pure se in apparenza ci dava poco o quel poco a modo proprio.
È posto vacante che guasta l'armonia dell'insieme.
E allora...?
In realtà dovrebbe essere così per Tutti, ma come sempre parlo per me.
Quando per un po' noto che qualcuno manca, "mi prende" il pensiero. È un misto di lieve ansia e forte languore. Cerco di capire, informarmi... incoraggiare.
Poi un vago senso di benessere da donare.
Straordinaria "scaletta" di un sentimento gratuito, alla fine nessun onere gravoso.
Ma è Tutto Quel che c'è nel sentirsi dentro l'appartenenza a un "Che", senza un perché...
Potrebbe essere un'immagine raffigurante cibo

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