
La povera farfalla però non riusciva più a volare, sbatteva le ali, questo si... reagiva, è cosa certa per non lasciarsi andare, in attesa di venir fuori da quella situazione contro natura capitata all'improvviso. Ogni tanto si fermava a metà, poi saliva su e lasciava un po' di pulviscolo contro il velo. Dopo 36 ore le ali avevano perso i bei colori. In uno spazio angusto, inadeguato alle esigenze, con poca luce e senza fiori su cui posare, la farfalla stava venendo meno. La sua vita, già così breve, rischiava di esserlo maggiormente e non solo, pure di finire in modo triste. La liberai, e in un secondo la persi di vista.
Dopo tanti anni questo ricordo è tornato a galla nella coscienza e alla memoria, così apparentemente senza un motivo, o magari proprio senza... no.
Questa quarantena è diventata come quel barattolo coperto da un tulle leggero.
Forse non bastano più i dieci minuti di buon mattino spesi alla finestra a respiro profondo, ad ascoltare i suoni che resteranno unici per tutto il giorno.
Mi muovo per casa simile a quella farfalla imprigionata, come se sull'anima ci fosse una patina.
Poche le parole, messe insieme per banalità o comunicazioni di servizio. Molti i pensieri per cercare risposte che nessuno sa.
Per giungere con poco danno all'uscita, continuo a ripetermi che niente avviene per caso, e che se comunque sono qui ad "ali sospese" e resisto, un motivo dovrà esserci. Assolutamente.
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