mercoledì 5 agosto 2020

DAI TEMPO AL TEMPO... e intanto pazienta


"La mente è uno strumento superbo, se usato correttamente. Tuttavia, se viene usato in modo sbagliato, può diventare altamente distruttiva. Per essere più precisi, il problema non è tanto nell’uso sbagliato della mente, anzi, di solito non la usi affatto, ma piuttosto ti usa. Questo è l’errore. Credi di essere la tua mente. Questo è l’inganno. Quando lo strumento ha preso il sopravvento su di te.”
- Eckhart Tolle -
Finalmente si respira. Si è levato un vento superbo che sta rinfrescando la sera di quest'altra giornata di fuoco e si dice pure che domani sarà ancora meglio.
Quanto ci siamo agitati per tutto il giorno, magari soffrendo di più per il caldo? Bastava aspettare, tutto non dura per sempre. Dare tempo al tempo, e la pazienza riporta la "calma mentale".
Abbiamo sempre fretta per tutto, anche per i desideri che vogliamo veder realizzati all'istante, e poiché naturalmente non succede, accantoniamo l'idea o ci piangiamo addosso seguendo una "catena" di pensieri negativi che stenteranno a "sedimentarsi sul fondo".
Una fiaba buddista racconta l'importanza di portare pazienza.
Buddha era con i suoi discepoli, ad un certo punto ebbe sete. Chiese allora ad uno di loro di portargli dell’acqua dal lago. Il discepolo camminò fino al lago, ma quando vi arrivò notò che un carro trainato da buoi era appena passato e l’acqua, piano piano, divenne torbida. Alla luce di questa nuova situazione, il discepolo pensò: “Non posso dare da bere al maestro quest’acqua fangosa”. Così tornò e disse a Buddha: “L’acqua è molto fangosa. Non penso sia giusto berla”.
Dopo circa mezz’ora, Buddha chiese di nuovo al discepolo di andare al lago e portargli dell’acqua da bere. Il discepolo, diligentemente, acconsentì. Ma l’acqua era ancora sporca. Tornò e con un tono deciso informò il Buddha della situazione: “L’acqua del lago è francamente imbevibile, faremmo meglio a raggiungere la città più vicina e chiedere agli abitanti che ci diano da bere”.
Buddha non gli rispose e il discepolo rimase sul posto, immobile, senza dire nulla. Com’era da aspettarsi, poco dopo il maestro chiese nuovamente al discepolo di recarsi, per la terza volta, al lago. Non volendo contraddire il Buddha, il giovane si incamminò nuovamente. In cuor suo, però, era furioso perché non riusciva a comprendere l’insistenza di un uomo così saggio.
Incredibilmente, giunto sulla riva, il discepolo vide che l’acqua era perfettamente trasparente, cristallina. Quindi, riempì le borracce di pelle e portò da bere al suo maestro e a tutti gli altri compagni della carovana.
Una volta al cospetto di Buddha, questi gli domandò: “Che cosa hai fatto per pulire l’acqua?”. Il discepolo non capì però la domanda, dato che ovviamente non aveva fatto nulla e non aveva alcun merito in quel cambiamento. Allora il maestro lo guardò e spiegò:
“Hai aspettato. In questo modo, il fango si è depositato da solo e ora possiamo bere dell’acqua pulita. Ebbene, anche la tua mente funziona allo stesso modo. Quando è disturbata, devi solo lasciarla stare. Dalle soltanto un po’ di tempo e non essere impaziente. Al contrario, sii paziente. Troverai l’equilibrio da solo. Non dovrai fare nessuno sforzo per calmarla”.
Avere pazienza, questo è l’insegnamento fondamentale di questa antica fiaba buddista. L’arte di saper aspettare, di rispettare i tempi e di fermarsi quando l’occasione lo rende necessario, soprattutto quando parliamo dei nostri pensieri.
Più ci sentiamo sopraffatti dai problemi, e la mente è confusa e stanca, più bisognerà avere pazienza.

Nessun commento:

Posta un commento