martedì 19 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.73) (Contagiati da entusiasmo cronico - seconda parte)




Credo che al di là del proprio ruolo nella comunità, ognuno abbia una "mission" da portare avanti, in cui credere fino in fondo seguendo dei "valori".
Se così è non ci saranno ostacoli né impedimenti.
Pause forzate e stanchezza saranno opportunità per raccogliere forze e riflettere, le critiche diventeranno suggerimenti, le delusioni poi stimoli per ricominciare in modo diverso. Veri trampolini di "rilancio", per realizzare i progetti sperati.
Considerazioni personali pensando alla testimonianza di Paola Varese.
Laura Del Campo, direttore FAVO e per questo incontro a distanza moderatrice, non avrebbe potuto introdurla meglio.
Empatica ed umana, medico oncologo e volontaria appassionata, colpita anche Lei dal COVID 19 ed ora in netta ripresa.
Paola definisce la Sua esperienza col virus, "didattica" a tal punto da voler trasformarla in un "progetto".
È il 5 Marzo quando dai primi sintomi comprende di essere ammalata, prende però una decisione coraggiosa e sceglie di curarsi a casa, perché sa che l'ospedale in questi casi può diventare un focolaio assai pericoloso. Con l'aiuto complice di un collega che in seguito pure si ammalerà, trascorre 64 giorni in completo isolamento con i suoi due gatti, tra letto e poltrona, curata con "idrossiclorochina". Nel giro di venti giorni migliora, ed intanto pensa al vantaggio di essere rimasta nella propria casa, curarsi in tutta tranquillità, leggere e studiare...
A questo punto perché non pensare alla possibilità che altri possano fare lo stesso? Così coinvolge 42 medici di famiglia, che generosamente si prestano al progetto, "Covi a casa", e in 40 giorni per ben 340 persone agli inizi della malattia comincia la cura domiciliare.
Con questo protocollo la figura del medico di famiglia acquista ulteriore professionalità, e si pone in rilievo l'importanza della Medicina del territorio con l'assistenza domiciliare che si arricchisce di un'altra figura professionale, l' "infermiere di famiglia".
La Telemedicina rende immediata la lettura degli esiti (analisi cliniche, esami strumentali...), ma sarebbe necessaria una nuova piattaforma comune che garantisse la privacy.
La convivenza col virus impone per i ricoverati in ospedale un soggiorno in camere singole, sterilizzate e sanificate con scrupolo, e quando è possibile, sempre più gente curata a casa.
La dottoressa Varese conclude il Suo intervento proponendo anche una "giornata formativa" per i volontari in reparto, il cui servizio è temporaneamente sospeso.
Al momento potranno supplire con la comunicazione a distanza ( video chat di animazione), consapevoli che anche il loro ritorno dovrà adeguarsi ad un cambiamento.
(continua)

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