lunedì 11 maggio 2020

I GIORNI PER L'ARCOBALENO (n.64) (Arrangiamenti per una nuova melodia)




Certo è che di stonature ne stiamo vivendo proprio tante, e anche se due mesi in fondo non sono molti, pare che la vita intera si sia capovolta, e questo... è inutile negarlo, disorienta non poco e a tratti rattrista.
Tutti abbiamo sempre e oggi più che mai bisogno quasi... "viscerale" di buonumore.
Come potremmo sennò, continuare pur tra alti e bassi, a credere che "Tutto andrà bene", ovvero vivere?
Al di là del saper sorridere alla vita nonostante tutto, e già questa è cosa non facile, importante è mantenere e potenziare la capacità di adeguarsi ai cambiamenti, anzi saper trarne "opportunità" impensabili.
Noi ad esempio ci siamo trovati insieme per portare avanti un progetto, raggiungere un "obiettivo", ed ora pare che tutto possa essere vanificato. Non è assolutamente così, si tratta di non perdere l'"energia" di un tempo e invece di pensare a ciò che si è perso, incominciare ad usare ciò che si ha.
Davvero tanto a pensarci bene.
Mi torna in mente una storia che ho già riportato, ma ripeterla non guasta, per me è sempre un riferimento quando mi sento sfiduciata, stanca... persa...
IL VIOLINO A TRE CORDE
Il 18 novembre del 1995 il violinista Itzhatk Perlman si presentava sul palcoscenico del Lincoln Center di New York per dare un concerto.
Per Perlman raggiungere il palcoscenico non era un'impresa facile. Colpito da polio quand'era ancora bambino, era bloccato da protesi su entrambe le gambe e camminava con l'aiuto di stampelle. Il vederlo camminare, lentamente e faticosamente per raggiungere il suo posto nell'orchestra, era una scena impressionante.
Una volta seduto, dopo aver adagiato le stampelle per terra, sbloccava le protesi dalle gambe, poi ritirava una gamba ed estendeva l'altra in avanti. Infine, si abbassava per prendere il violino e, una volta sistematolo sotto il mento, accennava al direttore che si poteva procedere a suonare.
Il pubblico era abituato al ripetersi di questo rituale e lo seguiva in silenzio.
Un giorno, però, accadeva un grosso imprevisto.
Proprio mentre stava per concludersi la prima parte dello spartito, gli si rompeva una corda del violino. Agli occhi dei presenti non c'era dubbio sul da farsi. Perlman avrebbe dovuto alzarsi in piedi, sbloccare le protesi, prendere le stampelle e lasciare il palcoscenico per trovare un altro violino o un'altra corda.
Ma non accadde niente di tutto ciò...
Volutamente ho sospeso la narrazione del racconto... vorrei che si riflettesse su quello che può essere successo... dopo, quando di fronte all'impensabile, il minimo sarebbe stato sentirsi disorientato se non addirittura cadere nel panico.
Come finirà la storia?
Ci fu un attimo di silenzio. Perlman chiuse gli occhi e dopo un po' fece cenno al direttore di riprendere dal punto in cui l'orchestra si era fermata. Iniziò a suonare con tanta passione, con tanta forza e con tanta maestria che nessuno l'aveva mai sentito esibirsi con tanta perfezione.
Sappiamo tutti che è impossibile suonare un' opera sinfonica con tre corde, eppure Perlman modulava e ricomponeva il brano con una maestria impressionante.
Quando terminò, ci fu un attimo di silenzio, poi il pubblico si alzò in piedi e ci fu un'esplosione di applausi e di grida di acclamazione. L'intero auditorio esprimeva a gran voce l'enorme apprezzamento per la sua esibizione.
Lui sorrise, si asciugò il sudore dal volto, poi alzò il violino per invitare il pubblico al silenzio e, in tono tranquillo e riverente, disse: "Voi sapete che, a volte, il compito dell'artista è di esplorare quanta musica si può produrre con quello che resta."
Che lezione di vita! In realtà, forse questa è la migliore definizione della vita, non solo per gli artisti, ma per tutti.
Perlman si era preparato per produrre musica con un violino di quattro corde e si era ritrovato nel mezzo di un concerto con solo tre corde. Decise di suonare con solo tre corde e la musica che ne scaturì risultò più bella e indimenticabile di qualsiasi brano che avesse interpretato con quattro corde.
La sfida nella vita è di produrre musica con ciò che si ha e, quando questo non è più possibile, con ciò che resta.
Ed ora a Noi.
All'inizio del percorso partimmo "equipaggiati" di tutto punto, ognuno coi propri "talenti". Pure la Vita ne ha di talenti, il più comune ed evidente è offrire imprevisti in offerta speciale a prezzo di energia, mezzi e delusioni. Ma la Vita è anche una meravigliosa "opera sinfonica", che va portata a termine in completezza ed armonia, pure se questo vorrà dire ricorrere ad "arrangiamenti".
Tutto sommato, spesso sono proprio questi a produrre una musica tutta nuova.
Quando si rompe una corda del violino occorre ricordarsi che ne rimangono altre con cui continuare a comporre musica e dare senso a ciò che fu iniziato.

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