sabato 20 luglio 2019

PARE UNA FAVOLA...


E' strano come sia assai doloroso oggi per me ricordare quei giorni di dolore per la malattia di Betty, e di angoscia per il dubbio che mi tormentava. Più di quanto sarebbe seguito. Infatti pur tra momenti difficili e sofferenza, venire fuori allo scoperto avrebbe significato liberarsi da una sorta di "camicia di forza" imposta dalla paura, muoversi insomma.
Allora, dicevo... ciò che avevo dentro cominciò a palesarsi all'esterno.
I familiari attribuivano il mio cambiamento alla malattia del cane, le persone che incontravo avevano forse intuito la verità, un profondo stato di tensione come di chi cammina su una fune sospesa nel vuoto.
Volutamente evitavo persino di incontrare lo sguardo delle amiche più care per non tradirmi e poter continuare con la sola compagnia dei miei pensieri.
Intanto le feste volgevano al termine e alla vigilia dell'Epifania si giunse ad un primo epilogo, il più triste. Dopo un inaspettato miglioramento al mattino, a sera Betty peggiorò. La presi in grembo dove visse le sue ultime tre ore in agonia, era notte fonda quando spirò.
Solo chi ha avuto la fortuna di vivere un rapporto "speciale" con un animale domestico può capire ciò che si prova per la perdita, è un filo che si spezza, è come se il cuore battesse a metà.
Continuando a tenerla stretta a me per altre due ore mi balenò un pensiero che tante volte aveva velocemente percorso la mia mente. Che cosa mai le sarebbe successo se a me fosse capitato qualcosa... ne sarebbe certamente morta tanto eravamo legate, così ora era per me. Cominciai ad individuare uno strano disegno del destino, un parallelismo tra la vicenda del mio cane e quello che mi stava capitando, e relizzai con timidezza e timore che forse quel "bozzo" non sarebbe mai scomparso. Al mattino mentre Betty veniva sepolta al cimitero degli animali, nell' animo si riesumava prepotentemente il motivo della mia angoscia. Ormai non avevo piu' alibi.
Il resto della storia, la parte che mi riguarda ormai è nota, e mentre allora pensai che per me non ci fosse speranza, col tempo e per gli esiti felici realizzai che Betty si era sacrificata per me, per lasciarmi libera da ogni pensiero o senso di colpa. Era volata sul Ponte dell'Arcobaleno perché io potessi guardarvi oltre.

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