mercoledì 17 luglio 2019

PARE UNA FAVOLA...


Già, una favola con tanto di finale lieto, perché io sono ancora qua a raccontarla, e non mi stanco mai di farlo perché tra le righe del suo intreccio mi appare sempre più chiaro un fine.
Dunque... dove eravamo rimasti...? Ah si... intanto la sera giunse come falsa quiete per quella giornata strana, tanto simile al primo tuono lontano che preannuncia un temporale.
Trascorsa una notte non proprio serena, mi levai e in cucina per preparare il caffè notai che il braccio destro restava leggermente sollevato su una parte un po' dolente. Immediatamente fu tutt'uno, toccare e avvertire un tuffo al cuore.
Qualcosa, simile ad un fuso di pollo sdraiato giaceva nel mio seno destro, tranquillo come se fosse lì da sempre. Che assurdità era quella?! Fino alla sera prima non c'era niente ed ora questo impiccio, questo pensiero in più. Sperando fosse solo un "brutto pensiero", guardai. Su quel fuso c'era un grosso livido e sotto un diffuso rossore.
Il pensiero fu allora domanda, e la mia risposta immediata poteva... doveva essere rassicurante perchè era quella che volevo per non pensare oltre. Assolutamente, non in quel momento.
Contrariamente al solito dal veterinario non c'era nessuno ad attendere, strano si e no... era l'antivigilia di Natale ed io, solo io avevo bisogno di risposte che calmassero la mia ansia.
Il veterinario però rilevò nei polmoni la presenza di liquido da eliminare al più presto, perciò le somministrò del diuretico, sperando che la situazione rientrasse e potesse iniziare una terapia adeguata. L'esito non fu quello sperato, anzi tutto sembrò precipitare velocemente, ansia e tristezza stridevano con l'atmosfera gioiosa del periodo natalizio.
Seguirono poi giorni molto brutti, mi dedicavo a Betty e ogni tanto la mano sinistra andava sul fuso, diventato un bozzo più piccolo ma dai contorni meno definiti e dalla consistenza più compatta e callosa. Il livido però era scomparso, quindi tra un po' sarei "guarita", pensai...
Non so perchè, ma ad un certo punto la mente si era creata un'illusoria sequenza logica. Se il "bozzo" fosse scomparso, Betty sarebbe guarita e di rimando se fosse guarita anche il bozzo sarebbe scomparso. Solo ora mi rendo conto quanto fosse assurdo quel circolo vizioso. Intanto la logica assurda metabolizzata dal mio cervello mi aiutò ad andare avanti in quel periodo, a partecipare nonostante tutto ai tradizionali pranzi di famiglia, allo scambio di regali, di auguri e csì via.
Ma era una serenità forzata, evidente ogni volta che mi guardavo allo specchio. Lineamenti sempre più tirati, occhi costantemente lucidi, un'espressione incredula e a tratti terrorizzata. L'ansia per la sorte di Betty era enfatizzata dalla paura per me stessa, e viceversa. Difficile nascondere troppo a lungo il turbamento.
(continua)

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