sabato 23 giugno 2018

GLI ANNI CHE HO


Oggi doveva andare così, una giornata dedicata all'età, perché è cominciata con un aforisma di Victor Hugo ("Quando rido ho venticinque anni, quando sono triste, ne ho sessanta"), ed è continuata in ospedale, quando cogliendo al volo la citazione di un caregiver, l'ho fatta mia, verificando quanto fosse vera. Il tempo che passa è un luogo comune, una convenzione, e così pure i Nostri anni, avanti per l'anagrafe, fermi nell'animo all'epoca migliore che ricordiamo. Un'illusione...? No, piuttosto una realtà adattata, o meglio... su misura.
Ad esempio, io tra un po' compio gli anni, e mi sembra incredibile perché è come andassi indietro, e poi ferma alla giovinezza, raggiungessi uno "stato beato", felice io perché essa avanza e consapevole di viverla in pieno, con la forza e l'entusiasmo tipici degli anni giovani.
Qualche decennio fa se cercavo di immaginarmi di questa età, mi prendeva la pelle d'oca, rifiutavo l'idea. Chissà cosa pensavo sarei diventata, oggi invece i miei anni sono la cosa più bella che ho. Li sfoggio come perle preziose, mi passano tra le dita quasi grani di rosario. Santi e benedetti sempre. Insomma, un giorno intero per i miei ormai prossimi 65 anni. E ancora mi sembra incredibile. A tal punto che con enfasi li ho dichiarati come fosse già il mio compleanno, e sono arrivati auguri, tanti da non porre freno. Ma alla fine, perché farlo? E' bello constatare che sei nei pensieri affettuosi di più di qualcuno, e poi... diciamolo... gli auguri non sono mai troppi per tutti, meno che mai per una come me, nata sotto il segno del "cancro", rasserenata dall'età che avanza.

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