giovedì 28 giugno 2018

NON POTRAI MAI SAPERE QUANTO VALI SE...


... se chiamato alla prova, non osi e poi impari a valutarti il giusto. Né poco, né molto... il giusto. Autoanalisi critica per conoscersi meglio. Astrarsi da un passato scomodo, il cui ricordo dà dolore o semplice disagio, e cominciare da zero. Nessun rimpianto, alcun giudizio punitivo verso se stessi o di rassegnazione. Nulla. Osservarsi nel contesto presente, apprezzare e pure "lodarsi" se è il caso per ogni piccolo traguardo raggiunto con successo.
Stasera riflessioni in flashback. Già, a me succede spesso, ascolto molto, trattengo come "tesoro" personalissimo ogni racconto, l'esperienza diventa mia e poi in automatico scatta il meccanismo che riporta ai ricordi, a momenti di vita che hanno segnato una svolta, ad un brusco giro di boa.
E' strano però come la sofferenza passi in secondo piano quando si guarda la situazione nella globalità.
Ogni tanto riporto stralci dal "diario" di questi otto anni. Ecco uno scritto che fa riferimento all'inizio della "cura", quando pensavo, sbagliando, non sarei mai riuscita a superarne gli effetti collaterali. Dopo aver accettato con fatica la malattia, lo "scoglio" della chemio pareva insormontabile...
"Arrivati, intesi andare su a casa da sola, mentre i miei figli si portarono in farmacia e a fare la spesa. Non avevo preparato niente per pranzo quel giorno perchè non sapevo come sarebbe andata con lo stomaco, però mi sorpesi nel constatare che avevo fame, anzi una gran fame, altro che nausea. Allora cominciai a cucinare, apparecchiai la tavola, tagliai le fragole e il loro profumo mi fece venire l'acquolina. Vuoi vedere che sono la prima che fa la "rossa" e non ha la nausea? E fui contenta, felice, guardai Beauty che mi saltellava intorno e mi venne voglia di prenderla in braccio e coccolarla. Avevo "incontrato" la chemio e la mia vita continuava.
A pranzo mangiai, mangiai abbastanza... penne rigate con l'olio (pasta grossa e corta più digeribile), mozzarella con due fettine di prosciutto, una ciotolina di fragole. Poi un po' deboluccia, però nel complesso bene, lavai i piatti. Dopo tutto, che avevo fatto di tanto straordinario? Solo la CHEMIO! Lo gridavo a mezza voce per dimostrare di non aver paura, come si dice, affrontavo così il toro per le corna. A metà pomeriggio la stanchezza aumentò.
"Mamma, vieni ad appoggiarti sul mio letto, io sto al computer, tu guardi un po' la televisione e poi può darsi che ti addormenti, hai bisogno di riposare, sai, per riprendere le forze".
Mi lasciai convincere facilmente, proprio non ce la facevo. Quasi in trance mi misi a letto e mi appisolai. Ogni tanto mi svegliavo, sentivo sulla fronte una mano che mi accarezzava i capelli, la bocca impastata con un retrogusto... forse di naftalina. Disgustoso. Non riuscivo a distinguere se il palato fosse attaccato alla lingua o viceversa. Arrivò in mio soccorso una bottiglietta d'acqua, dovevo bere molto, a piccoli sorsi per non appesantire lo stomaco, ma dovevo bere, soprattutto per ripulire il mio organismo. Avevo cercato di ridimensionare la forza prevaricatrice della "rossa", provata dal diffuso bruciore durante l'infusione, ma il vedere la mia pipì dello stesso colore mi diede l'idea precisa di che cosa fosse capace. Non ne restai tuttavia impressionata, doveva andare così, non era niente di grave. Tutto il pomeriggio a letto, poi prima di cena la compressa antinausea... la tabella di marcia veniva seguita meticolosamente. Avevo forti crampi allo stomaco, è la fame, pensai.
Mi feci preparare due patate lesse e lentamente le mangiai.
I crampi sparirono, però mi ritrovai con la sensazione di aver mangiato una spugna, non solo, anche insaponata.
Dovevo stupirmi? Ma no, me lo avevano detto che avrei potuto avere alterazioni del gusto.
Pazienza ancora... sarebbe passata anche quella piccola rogna.
La situazione era sotto controllo, tutto facilmente gestibile.
EVVIVA!!!
ERO STATA FORTE.
NON AVEVO VOMITATO".
Quel "primo giorno" fu anche il primo in cui cominciai ad apprezzarmi il giusto. Non più troppo poco, perché finalmente non avevo altri termini di confronto che me stessa.

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