martedì 12 giugno 2018

FINE SETTIMANA IN CONVEGNO (seconda parte)


Ah, dimenticavo. Anche visionare le slide non è stato possibile. Collegamento computer e proiettore... in tilt. Delusa? Solo un po', perché le immagini erano molto belle e rappresentative, e mi sarebbe piaciuto che Altri potessero vederle in quel contesto. Ma tant'è, pazienza! E come pure ho detto mentre, distratta dai vani tentativi di ripristino, cercavo di non perdere il filo del discorso, una delle cose più valide che ho imparato in questi otto anni è stato proprio riuscire a cavarmela con quello che mi è rimasto. Ché poi è pure tanto, intendo la "vita riscoperta", piena, a tutto tondo, nella sua geometria perfetta, che ridimensiona la tetta in meno e ne compensa la perdita con molto cervello in più. E nello specifico contesto, per poter continuare... la motivazione e la memoria, e non ultima la voce.
Va be', perdonatemi... una delle mie solite parentesi, a volte queste fungono da toppe, quelle toppe, reali e metaforiche cui sono avvezza fin da piccola, nata che non erano ancora trascorsi dieci anni dalla fine della guerra e perciò abituata a tutto, al bello e al brutto, alla bambola di pezza e al libro "Cuore".
Le "giuste premesse" di un programma stabilito dalla Vita...
"Quella sera al mio diario avevo affidato la paure e le preghiere, lo avevo poi richiuso sostando sulla copertina quasi a voler fissare quegl'intimi pensieri e infine riposto nel cassetto del comodino, lì mi avrebbe aspettato con la pazienza di un amico. Nei giorni che seguirono l'intervento non ebbi nè tempo nè forza di riprendere in mano il diario, ma mentalmente prendevo nota di ogni evento ed emozione per poter riportare tutto su quel quaderno. Al quarto giorno due stati d'animo contrastanti mi spinsero a riprendere la "narrazione" , ad aggiungere un tassello per ricostruire la mia esistenza e darle un senso in più. Il timore di non riuscire ad escogitare altre strategie, di lasciarmi andare alla stanchezza e nello stesso tempo la certezza che sarei uscita dall'ospedale così come ero entrata con la fierezza di chi è deciso a non arrendersi mai. Come al solito scrivere ciò che provavo mi aiutò moltissimo e ristabilì l'equilibrio necessario tra cuore e ragione, ritrovando la serenità, l'ironia ed anche la voglia di scherzare".
.....
"Stasera sono stanca, molto stanca. Mi sento come se stessi partecipando all' Olimpiade della mia vita, un'enorme competizione, di grande portata, con tante gare da affrontare e vincere a tutti i costi. Oggi ho vinto la prima veramente importante. Dopo quattro cicli di rossa e dodici infusioni di Taxolo, è finita! La risposta è stata più che positiva, la TAC non ha rilevato presenza di metastasi, ed è finita! Eppure è strano, voglio piangere e piango davvero. Finisci una gara, la vinci pure e piangi. Piangi di gioia, per la stanchezza, piangi perché ricordi l'impegno e la fatica che c'hai messo per raggiungere quel traguardo, piangi perché sai che non puoi fermarti, devi andare avanti senza illuderti, senza adagiarti perché la forza va allenata, altrimenti perde di energia ed un'altra volta potrebbe non avere la stessa efficacia.
La penso così, e forse è una specie di delirio, ma di delirio in delirio vado per questa strada, mi pongo delle sfide e le vinco. Per ora è 1 a 0 per me, però so che devo stare all'erta, cauta, guardinga, ma serena. Già, per fortuna la " serenità " torna sempre, come sempre fu fin dal primo giorno, o quasi. Allora avevo tanta paura, però di una cosa ero certa, VOLEVO VIVERE, e l'avrei gridato con tutte le mie forze, poi bastò ripetermelo ogni giorno, più volte al giorno perché gratitudine e serenità non mi abbandonassero più".
......
"Superare il forte stress di un'esperienza estrema e imparare ad affrontare la vita che sarà, stress compreso.
venerdì 1 febbraio 2013
"Convivere con la propria irrequietezza, dubbi, domande senza risposte e... stare sereni"
"Sono momenti duri, perchè si devono accettare i cambiamenti, dovuti all'intervento e non solo... ma anche allo stress della chemio che a volte porta gonfiore... fa cadere i capelli, cornice del volto e sicurezza di non apparire sofferenti o peggio ancora... condannati. Ma la vita è ben più importante dei capelli..."
Sono così impegnata con le decine di attività che mi sono regalata che trovare il tempo per uno shampoo diventa un'autentica impresa.
Pensare che prima della "grande caduta", dal parrucchiere andavo due volte alla settimana per la piega e non era esclusa una terza per un'eventuale pettinata nel tentativo vano di essere sempre in ordine. Tutto inutile perchè non ero mai soddisfatta. Ora una "lavata di testa" serve solo per igiene perchè i miei capelli sono sempre a posto... così, da soli... poco trattati dal pettine, accarezzati con le mani, giovanissimi nel nuovo aspetto "metal" che li rende alla moda come non mai.
Comunque ad un certo punto del pomeriggio ho lasciato di forza telefoni e pc... libri e riviste e mi sono "fiondata" sotto il getto dell'acqua. Da quando ho potuto riprendere a lavare la "mia testa" finalmente non più "nuda" il piacere che provo è grande ed ogni volta lo è sempre di più, tenendo conto che tra qualche giorno saranno ormai due anni, la soddisfazione è immensa.
Quando mi fu detto che avrei perso i capelli, cosa che già sapevo... restai di ghiaccio, in realtà della chemio era la cosa che temevo di più... alla nausea, al probabile vomito neanche pensavo, poi cercai subito di riprendermi, non era tempo di fare la "statua di sale", non sarebbe servito a nulla e così comperai la prima parrucca e non contenta dopo qualche tempo altre due, e furono il "volto giocoso" della mia malattia.
Abituata in fretta al nuovo aspetto, mutevole con la mia voglia di apparire sempre diversa, di quello "antico" neanche mi ricordavo più e fu "altra vita" con un entusiasmo che si rinnovava ogni giorno.
Non mi chiedevo nè chiedevo ad Altri quando sarebbero ricresciuti i capelli, non m'interessava perchè mi piacevo tanto anche così... forse di più, e quando fu il momento di levar via la parrucca non avevo affatto voglia, furono i capelli stessi, tanti, consistenti... ricci ed "arrabbiati" a spingerla via. E fu comunque un bel giorno.
Oggi, con la testa bagnata mi guardavo allo specchio e ricordavo. Un misto di tenerezza e nostalgia, non più dolore per qualcosa che pur triste, appartiene alla "mia vita" e che per questo non mi va di cancellare, almeno non del tutto".
......
"Oggi ne parlo come di uno dei miei "punti di forza", la Scrittura. Otto anni di contraccambiato Amore in assoluto.
Cominciai per restare a galla, continuo per diletto che non ha eguali, anche se a volte funziona come "valvola di sicurezza". Altrimenti per la pressione d'animo rischierei di scantonare, scoppiare o perdermi nel rimuginio, quest'ultimo di certo il peggiore dei rischi.
Scrivere è leggere in se stessi.
Riferivo a me stessa l'ansia, la paura e l'angoscia che già sapevo, ed era come dirlo ad un'altra persona... mi svuotavo e riprendevo alleggerita. Auto-terapia di supporto psicologico.
Oggi continuo a scrivere per "fissare" in uno spazio immaginario ciò che vedo, noto e imparo. Prendo nota con brevi passaggi di questa mia nuova vita, l'ultimo quarto di serena consapevolezza.
Mi sentirei di consigliarlo a Tutti... scrivere per leggersi dentro. Perché capita di avere tante cose da dire, sentimenti che per pudore non possono essere riferiti a voce o richiedono uno spazio maggiore, stati d'animo particolari, frammenti di storie, pensieri nascosti che premono dentro la mente.
Scrivere diventa uno splendido lusso a portata di mano. Si comincia con brevi periodi o versi, poi ci si cimenta nel metterne insieme più di qualcuno, man mano sempre più numerosi. Si creano, si trasmettono emozioni.
In quest'era tecnologica le dita si muovono veloci su una tastiera, si fa prima ma non c'è il fascino della sinuosità delle parole sulla carta, anche quella rivelatrice di parti e peculiarità nascoste del proprio intimo.
Chi scrive dona se stesso mentre si conosce, una forma di "verginità interiore" inconsapevole e di gran valore.
Proviamo a farlo un po' Tutti... scrivere, diventando romanzieri, biografi, poeti di Noi stessi. Rileggiamoci come testi, con lucido distacco e clemente autocritica, scopriremo davvero come siamo.
Ognuno, sorpreso si chiederà... sono stato io davvero a pensare questo che è scritto?"
ps... poichè nel Nostro piccolo spazio riusciamo a far funzionare tutto, pubblicherò le slide con le belle immagini di cui sopra. E per renderle più emozionanti e preziose avranno anche una colonna sonora.
Raccontare la malattia... Chi potrà dimenticare?

Nessun commento:

Posta un commento