martedì 31 maggio 2011

Perchè la definii così? Quando camminavo o semplicemente mi muovevo mi pareva di trasportare "con le mani libere" il sacchetto del pesciolino rosso, quello tipico che si chiude a coulisse e che tanto precario rende il tragitto del piccolo amico fino alla boccia di casa. Quel giorno speravo davvero tanto di lasciarlo il sacchetto, lasciarlo lì dove mi era stato donato, anche perchè prima di uscire mi era sembrato che non fosse stato superato il minimo consentito. " E qua? E' quasi tutto pieno, non possiamo toglierlo, altrimenti... sono guai seri" . Oh no! Avrei dovuto supportare, cioè fare da supporto ancora alla bustina acquario, e chissà per quanto!? "Vedremo... al prossimo riempimento, la settimana prossima." Che voleva dire "vedremo", c'era forse ancora la possibilità di un no? Preferivo non pensarci, d'altra parte dài, una settimana passa in fretta, mi dicevo e anche questa non avrebbe impiegato certo più di sette giorni per volare via. Così la bustina mi fu cambiata e poi si passò all'operazione riempimento. Il dottor F.C. riempì una grossa siringa di soluzione fisiologica e in due riprese iniettò attraverso la valvola dell'espansore altri 60 cc. La pur piccola puntura dell'ago mi fece sobbalzare, poi avrei fatto l'abitudine... alla puntura, ma alla sgradevole sensazione di "palloncino gonfiato", a quella no, sarebbe stato difficile perchè la tensione improvvisa della pelle sotto la spinta dell'espansore dava l'impressione che potesse scoppiare tutto da un momento all'altro. Per fortuna che durava poco! Quella sortita nell'ambulatorio del mio chirurgo durò una ventina di minuti, dopo di che fui congedata con un altro "pesciolino rosso" al fianco e un nuovo "palloncino" più gonfio al petto. Avevo vinto sia l'uno che l'altro ma non ero stata di certo al Luna Park; dovevo esserne contenta e in effetti lo ero, e tanto anche, perchè continuavo...

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