martedì 24 maggio 2011

L'avevo notata da qualche tempo ma non ero stata capace di avvicinarla, non so perchè... m'inquietava. Però volevo farlo; la vedevo venire sempre sola, con la sua andatura strascicata, magrissima e con i capelli arruffati, in alcuni punti diritti e inclinati in avanti come per un colpo di vento. M'inquietava e non sapevo il perchè. Poi stamattina si è trovata accanto ad altre due amiche che facevano la flebo di calcio, tutt'e tre insieme in successione, e alla fine non mi sono più trattenuta, datomi un piccolo imput (a me ne serve uno proprio mini, come dice mio marito), non sono stata più sulle "mie" e "ho attaccato bottone". Devo dire che se io avevo tirato fuori "il bottone", lei da parte sua aveva messo a disposizione "ago e filo", in altri termini in breve tempo si è aperta allo sfogo e alle confidenze, molto più di quello che pensassi. E per me è stato un altro dono. Mentre raccontava la sua storia di indicibile sofferenza, doppio tumore, umiliazione e solitudine gli occhi le si sono riempiti di lacrime, ed io allora li ho guardati quegli occhi ed erano azzurri, fino a quel momento non me n'ero accorta... e l'inquietudine è caduta. Vincere la paura, trovare il coraggio di farsi avanti ed avvicinare anche chi per un motivo o per un altro non "t'ispira", fa cadere i pregiudizi, abbatte certe categorie mentali capaci solo di creare un isolamento che non fa bene a nessuno in nessun caso, meno che mai nella malattia. "Tieni, Giovanna, ti ho portato dei biscotti all'amarena. Ti piace l'amarena?" "A me... grazie! Certo che mi piace l'amarena. Assai." Ha preso il vassoio e il suo sorriso questa volta è stato più largo non tirato come quando arriva o va via, dice buongiorno o ci vediamo. Per prendere i biscotti ha lasciato poi cadere il batuffolo di cotone che serviva a tamponare il buco dell'ago dopo l'infusione. Un debole zampillo di sangue è venuto via da quel braccio magro e livido a cadere in grandi gocce sulla sua maglia giallo canarino e sul pavimento chiaro del reparto.

3 commenti:

  1. Com'è bello aprirsi al mondo..non temere il rifiuto ma cercare di donarsi e di condividere anche un momento di dolore. Sei stata bravissima e dolcissima Mary.

    Un abbraccio da Costy

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  2. Il lato positivo della mia malattia è stato proprio questo, l'aver scoperto in me il desiderio di apertura e condivisione. Francamente non pensavo di essere capace di tanto... d'altra parte questa non era certo l'unica convinzione sbagliata ed allora ad una ad una sono cadute ed io ho ritrovato me stessa, una Mary che forse è sempre stata lì, nascosta ad aspettare...

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  3. E' proprio vero cara...è successo anche a me di ritrovare la bimba che si era nascosta da qualche parte perchè bisognava fare la moglie e la mamma o la lavoratrice instancabile.Anche se per te è scaturito da un momento non bello, il detto "non tutti i mali vengono per nuocere" in questo caso calza a pennello. Riscopri che la vita è piena di sfumature che noi magari per fretta non abbiamo mai visto prima...ti riappropri di quella che sei sempre stata e assapori tutto in maniera differente. Questo è vivere davvero..:)

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