lunedì 23 gennaio 2023

LA VITA E OLTRE (n.36) (Guerrieri...?)

Che cosa ne pensate del termine guerriero/a riferito ad un malato/a di tumore. Lo trovate assolutamente appropriato, opportuno? Personalmente non mi sono mai definita una guerriera, solo una persona che ha lottato ma che volentieri avrebbe disertato, se avesse potuto, e ancora lotta però con se stessa per imparare a vivere, valutando e scegliendo, superando le paure e affrontando qualsiasi cosa le si presenti. E questo farà fino alla fine della "strada". Sarebbe semplicistico definirmi guerriera ora, se mi si dice... tranquilla, ormai ne sei fuori. Sono in stand by, per me... per Altri, una survivor, lungosopravvivente. Fino a questo momento, aggiungo... e finché sarà. A me sta bene. Intanto il giornalista Pigi Battista che convive con il cancro, è stanco di essere chiamato guerriero. Dice: “Non chiamateci guerrieri, non abusate della magniloquenza del ‘sta lottando come un leone’, non gonfiate il petto con il ‘non arrendersi mai’, rivolto a chi si aggrappa con tutte le sue forze alla speranza che il cancro non prenda il sopravvento. Così, bellicosi come apparite, non ci fate del bene, non ci incoraggiate, anzi, aggiungete angoscia ad angoscia. Morire sarebbe una resa? Soccombere significa non aver guerreggiato bene? Dove si sbaglia? Che tattica avremmo dovuto usare? Forse al dolore bisogna aggiungere l’umiliazione di una battaglia campale condotta male? Sappiate che soffrire per scacciare l’ospite indesiderato, come lo chiamava con una sensibilità che ancora mi commuove Gianluca Vialli, non è come ne “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman dove Max von Sydow gioca a scacchi con la morte? E, se sbagli la mossa del cavallo, allora meriti la sconfitta definitiva? Il cancro ha fatto scacco matto. La ‘guerra’ contro il cancro è, piuttosto, una sequenza di notti insonni, di paura quando entri nel tubo della risonanza magnetica o della tac, del terrore di guardare negli occhi chi ti ha appena fatto un esame, di gioia se quegli occhi esprimono soddisfazione. Un altro ostacolo superato, tra un po’ ne arriverà un altro. Una ‘guerra’ fatta di attese, sofferenze - sono i farmaci - debolezza, dove sai che la tua volontà è importante, ma non è l’arma determinante, e che invece degli squilli di tromba di chi ti esorta a fare il gladiatore, chi si sta impegnando allo spasimo per uscirne vivo avrebbe bisogno di affetto, di vicinanza, di attenzione, di ascolto, di non essere lasciato solo, di vita, e ha bisogno di oncologi che sono sempre più bravi, della scienza che continua a mettere appunto cure sempre più efficaci e plurali. La ‘guerra’ la fa la ricerca condotta da eroi e spesso trascurata da chi ha le redini dell’autorità pubblica. Lo dico per fatto personale. Scusate l’impudicizia, ma non ne potevo più”. Che dite... ci pensiamo su, pure se domani è domenica?

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