giovedì 19 gennaio 2023

LA VITA E OLTRE (n.32) (Insieme è meglio)

Primo incontro di formazione per volontari operativi in campo oncologico, andato. E anche molto bene, oserei dire. Tra i presenti continua interazione, e dai racconti di esperienze degli stessi molti spunti di riflessione. La formazione è importante per Chi sceglie il volontariato in generale, diventa fondamentale nell'ambito oncologico. Chi è il Volontario? È la persona che mette a disposizione il proprio tempo e la propria capacità per gli altri. Opera in modo libero e gratuito promuovendo risposte creative ed efficaci ai bisogni di coloro che vivono momenti di grave difficoltà. Non ci s'improvvisa, occorrono altresì una certa predisposizione e la buona volontà. Non bastano comunque la predisposizione, la buona volontà e le tante doti innate, per essere un bravo volontario in campo oncologico soprattutto e non solo, occorre formarsi ed essere informato almeno in linea generale. Quindi qualche nozione sulla patologia, riguardo alla psicologia del paziente, considerando sempre che non si è medici e nemmeno psicologi, ma "uomini" che mettono a disposizione la propria "umanità". E continuando... Non sono mancate domande da parte di un aspirante volontario, che per la prima volta si avvicina a questo tipo di attività. Il "perché" del camice. Il camice è una divisa, identifica il ruolo, il cartellino con il nome e il logo di un'associazione riporta all'appartenenza. Come comportarsi se tra i pazienti si riconosce qualcuno che mostra di non conoscerti. In questo caso si asseconda la sua volontà, per privacy e considerando pure il momento, magari non c'è stata ancora l'accettazione dell'evento e si prova una sorta di pudore. La disponibilità "oltre il servizio" in ospedale. La disponibilità è individuale e dipende da molti fattori. Tempo innanzitutto, capacità di lasciarsi coinvolgere emotivamente ma poi riprendersi rapidamente. Si è parlato di qualità indispensabili (sensibilità, buonsenso, intuito, senso dell'opportunità, discrezione...), modalità di approccio e "ascolto empatico". Le parole giuste? Solo quelle "pensate", altrimenti meglio il silenzio. Quel silenzio che tuttavia non risulterà mai vuoto perché fatto di pensiero dedicato, sorriso e sguardo amorevole come una carezza. E quando il carico sarà stato molto pesante? Ognuno troverà modo e maniera di alleggerirsi per poter ricominciare. La meditazione, la preghiera ad esempio sono assai valide, ma anche rivivere mentalmente ogni incontro per ricavarne una nota positiva può essere d'aiuto per ricaricarsi di motivazione. Infine non dimenticare che nel "servizio" due fragilità a confronto si arricchiscono della reciproca umanità.

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