martedì 21 settembre 2021

UNA "CERTA" SPERANZA (n.53) (Tu sei mia...)


... puoi stare solo al posto tuo.
In un'unica frase possesso e prevaricazione.
Il resto è cronaca quotidiana.
Provo grande tristezza ogni volta alla notizia, e commozione pensando a tutte le vittime di femminicidi.
Donne che avevano allertato impaurite dalle minacce e donne inconsapevoli, forse assuefatte alla violenza verbale e a qualche ceffone, che fino all'ultimo avevano creduto che certe "cose estreme" possono succedere solo agli Altri, e magari avevano continuato pure ad amare Chi le usava e maltrattava.
Quando tocco questo argomento mi torna sempre in mente... lei... e quel modo tutto suo di accettare uno strano amore e ancor di più, ricambiarlo.
Lo raccontava con una naturalezza tale da farlo sembrare dignitosamente normale.
Era fiera di sé, del modo con cui sapeva destreggiarsi.
Se la cavava sempre e andava alla grande, raccontava la sua storia e portava sempre sottobraccio una cartellina colorata.
Mi serve per portare sempre appresso la mia storia precisa... diceva... così se qualcuno la vuole sapere o mi chiede qualcosa tengo subito pronta la risposta.
Tutti la guardavano meravigliati e divertiti, e in un certo senso era contenta che finalmente si accorgessero di lei e di quanto fosse importante. Finalmente almeno la malattia le stava regalando la dignità di "persona".
Quel giorno, era passato del tempo, pareva fosse più serena nonostante il luogo e la situazione.
Sperava che da quel giorno in poi le fossero risparmiate un po' di botte e concesso il lusso di rifiutarsi quando non ne aveva voglia.
Anna. Una figura emblematica di un certo tipo di violenza perpetrata ai danni di una donna. Quasi non evidente, ma forse proprio per questo più subdola. La donna considerata "un passo indietro" all'uomo, la donna zittita e costretta sempre. Retaggio culturale di antica memoria.
Stare al proprio posto, non esulare dagli ambiti assegnati... ma quali sarebbero poi questi e Chi mai li avrebbe decretati?
La violenza sulle donne è soprattutto di carattere culturale ed educativo, affonda le sue radici nell'atavica convinzione della superiorità dell'uomo, per cui di generazione in generazione i figli maschi sono stati educati al diritto di prevaricare sulle sorelle e le compagne di vita, che a loro volta sentivano la pressione ingiusta di un dovere imposto non solo dalla famiglia ma dall'intera società.
Oggi molto è cambiato, grazie anche alle donne che sempre più numerose trovano il coraggio di denunciare, mettendo a rischio la propria vita e quella delle persone care più vicine, coi sensi di colpa, tra odio e perdono, anelando ad una vita serena, quasi fosse un premio e non un diritto.
Se io amassi veramente una persona, io amerei il mondo, amerei la vita. Se posso dire a un altro "ti amo", devo essere in grado di dire "amo tutti in te, amo il mondo attraverso te, amo in te anche me stesso". - Erich Fromm -
Potrebbe essere un contenuto artistico raffigurante 1 persona e fiore


2 commenti:

  1. Una volta rimanevi accidentalmente incinta e dovevi sposare quell'uomo. Dovevi rovinarti ulteriormente la vita. E succedeva a causa di un'educazione maschilista, che non prevedeva la minima autonomia. Gli uomini che uccidono oggi, sono figli di quell'educazione distorta, propugnata anche da madri cresciute in quell'ottica. Purtroppo. Ci vorrà tempo ed educazione. Io ringrazio mio padre. Per l'esempio innanzitutto, per aver portato sempre mamma in palmo di mano.

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  2. Ci siamo Noi, Franco con gli esempi ricevuti e la Nostra sensibilità. Possiamo ancora qualcosa di buono.
    A presto.

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