venerdì 13 agosto 2021

UNA "CERTA" SPERANZA (n.15) (La preziosa semplicità)

 

Molte volte ho scritto di Lei, Lucia. Un'Amica davvero speciale, dall'animo puro come acqua di sorgente.

Tanti anni di convivenza con la malattia, senza dare peso a sé e agli Altri.

Stasera guardando alcune foto di Lucia con due Nostri Amici è stata gioia immensa e grande serenità.

Del resto Lucia in questo è carismatica. La di Lei sola presenza, il Suo esserci aprono spiragli di grande speranza.

La Sua storia è lunga, controversa ma ogni capitolo ha solo un punto per andare a capo e voltare pagina.

Una "storia" si può raccontare in cento modi. Anche senza rispettare un preciso ordine cronologico.

Mettere insieme le semplici emozioni di ogni giorno, per esempio potrebbe esserne uno. 

Tessere trasparenti se pur colorate che lasciano intravedere l'interno di un animo.

È sufficiente un raggio di sole tra le nuvole... e Lucia con le Sue "semplici emozioni" è come il sole che si fa strada per dare vita all'Arcobaleno.

Spesso mi ha condiviso dei pensieri, io li conservo tutti come espressione di preziosa semplicità.

Sono Sue ad esempio, queste parole...

"Buongiorno Maria!!!

Sai, ieri sera mi è venuta a trovare un'amica che sta in ferie. 

Ho fatto una passeggiata, per me è stata una grande conquista, mi sono seduta al bar con gli amici di vecchia data.

Li osservavo, non cambiano mai... le solite risate, la solita birra, i soliti discorsi.

Ed io ero contenta di aver ripreso per un attimo come un ponte il filo con il passato.

Però con una grande differenza, mi sentivo cresciuta, più matura, più sicura di me, non sentendomi, a disagio per le loro splendide vacanze e carriera lavorativa. 

Mi sentivo per la prima volta unicamente me stessa, con la semplicità nel cuore di chi lotta ogni giorno e torna a casa contenta per essere riuscita a stare un'oretta con gli amici.

Per me questa è stata una grande conquista, la vacanza più bella, il giorno lavorativo più lodevole".


E la "storia" della Nostra meravigliosa Amica continuerà. 

Perché le "semplici emozioni" non finiscono mai.

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