giovedì 14 novembre 2019

DIRITTO E ROVESCIO FINCHE' VA



Da ragazzina imparai presto a lavorare a maglia, anche all'uncinetto, cose d'altri tempi, e in effetti fu la mia nonna materna, grande maestra delle arti domestiche, ad impartirci i sani principi di una brava donna di casa. Veramente cominciò per farci stare tranquille, belle e sedute al tavolo della cucina, con i ferri da calza tra le mani, concentrate e silenziose. Con me non ce ne sarebbe stato bisogno, ero già di mio così, avrei preferito starmene coi miei ritagli dalle riviste e poi a leggere e scrivere, ma facevo parte del "pacchetto" e non mi era consentito fare la separatista. E allora imparai, e come primo lavoro decisi per una sciarpa lunga e stretta, tanto stretta da sembrare quasi un nastro, forse solo un tantino più largo, diciamo un nastro-fascia, e infatti nel corso del lavoro cambiai intento, direzione, obiettivo, e la sciarpa diventò una fascia per i capelli. O meglio sarebbe diventata tale se ad un certo punto non fossi stata presa dalla noia mortale, causa del continuo sbagliare punti, far scappare maglie di qua e di là, che poi ad acchiapparle era un'impresa, tra mani sudate e accavallarsi delle dita... ma Chi me lo faceva fare? Non è mica detto che le mani d'oro siano in dotazione dalla nascita?
Comunque... quell'opera passò alla storia come la mia "prima incompiuta", ne seguirono altre, pullover con una sola manica, gilet senza bordino alla scollatura, e poi... beh, meglio fermarsi, non è il caso che guasti ulteriormente la mia reputazione. Non ero più ragazzina e la noia non c'entrava più, solo che lavorando a maglia non mi accorgevo subito che un punto non era al diritto ma al suo contrario, diverso dagli altri, così alla fine tornavo indietro, sfilavo tutto e ricominciavo daccapo. Mi sembrava di aver perso tempo, non consideravo la saggia massima che sbagliando s'impara, l'opera ai miei occhi, condizionati dalla mente, pareva difettata... e difettata restava.

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