martedì 20 novembre 2018

TU NON SEI LA TUA MALATTIA


All'odierno incontro del GAMA il gruppo, piuttosto esiguo per numero a causa delle cattive condizioni atmosferiche, ritrova l'originaria identità del "mutuo aiuto".
Dopo l'ascolto dell'ultima incisione di Roberto Vecchioni e Francesco Guccini, "Ti insegnerò a volare", ispirata alla sfortunata vicenda di Zanardi, c'è stata la presentazione di tre volti nuovi, parenti di un paziente, rispettivamente moglie, fratello e compagna di quest'ultimo, arrivati al "nostro porto" dopo la tempesta iniziale del tumore del loro congiunto. Un carcinoma al sigma, trattato all'inizio con terapia neo adiuvante in attesa di intervento e poi complicato da un'improvvisa occlusione. Quindi intervento d'urgenza, stomia, e rallentamento della ripresa anche a causa della scoperta di metastasi plurime al fegato e al polmone. Le condizioni cliniche post operatorie comunque non destano particolare preoccupazione, ma un valore ematico che stenta a risalire, ha portato il paziente ad un apparente stato depressivo iniziale, ed ora che si appresta a riprendere i trattamenti la condizione non è di certo propizia. Egli in pratica si identifica con la malattia, e a nulla servono le rassicurazioni, gli stimoli e tutti i tentativi dei familiari e dei medici stessi. Certamente la situazione è seria ma non è rapportabile ad uno stadio terminale.
Il racconto si prolunga e da esso traspare una serie di atteggiamenti contraddittori, rifiuto alla vita e nello stesso tempo attaccamento alla materialità che ne è parte, preoccupazione per gli altri e lasciare andare alla deriva se stesso, e poi una sorta di tirannia nei confronti di Chi gli sta vicino, quasi tutto gli fosse dovuto, e ancora disinteresse, abulia, e tanto altro.
Vero è che non molto tempo è trascorso dall'intervento, arrivato tra capo e collo quale ulteriore tegola dopo la diagnosi, ma intanto loro si chiedono... come devono comportarsi?
Probabilmente lasciare che passi qualche altra settimana, forse anche più di un mese, essere meno permissivi, "imporgli" una certa autonomia dal momento che nulla la impedisce, e potrà essere d'aiuto anche far leva su quell'amore per il prossimo da sempre palesato che ancora potrà manifestare se tornerà a stare meglio. Dimenticare il passato antecedente alla malattia e prendere le distanze da quel benedetto valore che non si normalizza, perché forse l'ansia e la paura e l'angoscia per un futuro che non riesce a vedere ne sono la principale causa.

Nessun commento:

Posta un commento