giovedì 1 novembre 2018

PICCOLE OVVIETA' CHE RIPORTANO ALLA VITA


Vita normale, problemi di sempre, che finisci pure per amare dopo che hai sentito forte la pressione della precarietà. Questa per me toccò l'apice otto anni fa, ma poi è rimasta latente, con minore energia però presente. Me la ricordano le forze che non sono le stesse di un tempo, qualche ruga in più, il tempo che passa. Sembra ieri sia stato Natale e invece manca poco al prossimo, e un altro anno va via.
Se mi soffermo a pensarci mi attacco con maggior forza alla vita di ogni giorno, fatta di incombenze e stanchezza ma pure di incontri a cui mai rinuncerei. Gli Altri mi rendono migliore, e mi piaccio di più nella misura in cui posso essere d'aiuto, far sentire la presenza, donare un abbraccio che sia conforto ad un momento di solitudine o disperazione. E mi piaccio di più anche quando vivo la pur debole serenità altrui con trasporto autentico. Tutto questo che entro una certa logica pare ovvio, per me è ricarica di vita, pure se mi ritrovo con gli occhi lucidi a veder piangere, se partecipo con tutto il Cuore al dolore di un Amico per la perdita della persona a Lui più cara. Tiro su col naso, e riprendo a vivere per Chi sente più forte di me la precarietà, per sostenere, incoraggiare, spronare perché in ognuno è la soluzione giusta, l'unica che può far bene. Occorre cercarla, come feci io, che la trovai e per non smarrirla la cerco e la trovo di nuovo ogni giorno.
Quando la malattia è vissuta come opportunità, nulla abbatte. Qualche difficoltà destabilizza per un po', ma poi diventa ulteriore sfida da affrontare e superare, e meraviglia è dentro e intorno per quanta forza viene fuori ad ogni prova.
Nietzsche affermava...
"Ciò che fa l'originalità di un uomo è che egli vede una cosa che tutti gli altri non vedono".
Per questo non c'è da preoccuparsi di apparire illusi o folli agli occhi altrui. Forse ci vediamo solo meglio.

Nessun commento:

Posta un commento