venerdì 9 ottobre 2015

L'ALBERELLO DI LIMONI


Emoticon heart 
Ma può un alberello di limoni già coi suoi bei frutti appesi, in un vaso di plastica neanche tanto grande, resistere sul balcone di casa?
Non è un dubbio esistenziale, e la sorte del piccolo albero non angoscia più di tanto, anche perché male che vada salvi i frutti, ne fai una spremuta e con la buccia grattugiata ci condisci gli spaghetti.
Perché allora stasera inizio così i miei pensieri...?
Stamane l'Amore della mia Vita ed io siamo stati ad un mercato settimanale, ad una di quelle fiere dell'eterogeneità, dove trovi di tutto e di più, senza un ordine preciso, così che accanto a dei melograni sono esposti pseudo-occhiali da sole, e a seguire... cipolle e mele... piante e scarpe. Ecco... l'alberello era accanto a pile di scatole con scarpe in offerta speciale...
Così sta più riparato dal vento che gli arriva di lato... ha spiegato il venditore... il limone ha bisogno di tanto sole ma gli fa male il vento, soprattutto quello freddo e nel periodo in cui mette i fiori...
Già, ho pensato... ogni vita ha il suo momento di criticità, quando è più esposta alle "intemperie" e diventa fragile.
Non siamo Tutti uguali, ma simili per vulnerabilità.
Mentre c'allontanavamo da quella bancarella mi sono detta... non riesco proprio a non pensare. Siamo usciti per staccare la spina, ma evidentemente io continuo ad andare a batteria, per giunta ricaricabile perché di pensieri ne infilo uno dopo l'altro, anzi uno dentro l'altro, simili alle matrioske russe, e non mi esaurisco facilmente.
Diciamo che il mio è difetto-qualità costituzionale, cominciai a pensare all'età della ragione e poi sono andata a ruota libera con la riflessione. Mio padre mi definiva pesante e lagnosa, mia madre più dolce e buona, vedendomi assorta chiedeva... ma a che pinz', pinz' semp, non c' penzà ( ma a che cosa pensi, pensi sempre, non ci pensare). E non sapeva a che cosa stavo pensando, e tante volte non lo sapevo neanche io.
Poi diventata adulta, moglie e madre non ho avuto più molto tempo da dedicare ai pensieri, quelli miei che mi facevano sentire ricca, e così pareva che mi guardassi dall'esterno, priva di identità.
Con la malattia sono andata in pausa dalla cosiddetta "normalità", dal quotidiano e tutto ad un tratto è stato come trovarsi sull'orlo di un fosso profondo ma dal corto diametro, sarebbe bastata una lunga falcata per ritrovarmi sulla strada. Diversa dalla precedente, forse anche più ampia, piuttosto lastricata, con le insidie ben in vista... nessuna ne è sprovvista, infatti.
E di nuovo, mentre stavo male e mi chiedevo se ce l'avessi fatta o meno, ho ripreso a pensare e meditare, riflettere e pregare. Se non fossi riuscita a saltare quel fosso almeno sarei stata a posto con l'anima.
Ma sarà stato tutto quell'astrarmi dalla realtà che pesava e dava dolore, che fu così che riuscii a passare il fosso quasi senza accorgermene.
A questo punto non posso sapere che cosa sarà... potrei trovarmi ancora in una condizione simile. Ci penso, e anche spesso ma nello stesso tempo è come pensasse un'altra per me.
Che strana sono, e me lo dico da sola tanto è notte e nessuno sente... guarda un po' che pensieri pendono da un alberello di limoni.

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