lunedì 24 gennaio 2011

Una patata, una carota, un gambo di sedano... cipolla no, meglio di no...  odore e sapore troppo decisi, del resto per i bambini non ce la mettevo, qualche pomodorino invece sì... è buono e colorato, nel passato di verdure fa allegria e questo non guasta soprattutto nel caso mio. Così, più o meno cominciava la preparazione del mio "pastino", nell'immaginario lo chiamavo in questa maniera perchè nel  piatto a pranzo, mescolate con le verdure passate c'erano tante di quelle cose che mi tornava in mente il "pastone", un grande misto di alimenti che di solito si dà agli animali; il termine però, trattandosi di me era decisamente forte e anche un tantino fuori luogo e così avevo preferito il diminuitivo che mi accostava ancora di più al mondo della prima infanzia. E a pensarci bene, io con la malattia e ancor di più con la chemioterapia avevo preso a trattare me stessa, a prendermi cura come di una bimba piccola, perchè era così che mi sentivo... fragile...vulnerabile... incerta del futuro, qualora l'avessi avuto... bisognosa d'affetto e di coccole; non che tutto questo mi mancasse, anzi... avevo persino scoperto il di più in mia figlia e non lo pensavo, ma c'era bisogno di tanto superfluo, anche d'inutile ed io per me stessa, in verità non lo lesinavo. Ed ecco... la spazzolina rosa, la pastina a cuoricini con il passato di verdure, il sostare un po' di più a letto la mattina senza dormire, ma con gli occhi chiusi per gustare il bacio dell'arrivederci del compagno della mia vita. Quanto era più dolce! Se in ogni situazione, anche la più spiacevole, bisogna trovare sempre il lato positivo, io l'avevo trovato in tutto questo ed è così che ora il ricordo non mi pesa e mi riporta solo a quelle sensazioni che non solo non si possono dimenticare ma  migliorano anche il tempo che vivi.

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