domenica 30 gennaio 2011

E di nuovo Pasqualina, come la buona terra, ha dato il meglio di sè. "Ma tu vai sempre camminando?" E per la seconda volta mi ha spiazzato, confusa, incerta se quella fosse una nota di merito o meno. "E meno male che va camminando, significa che campa!" Ha risposto Grazia venendo in mio soccorso, ed è vero "io campo" che è più forte che dire "io vivo." Vivere è logico, normale per ogni essere vivente, campare comporta una lotta, la fatica di sopravvivere, la riconquista della vita che non vuoi perdere. Me lo ripetevo ad ogni ciclo di chemio: "basta che campo!" e così riuscivo a superare il mare di disagi da affontare e a riprendermi una fetta di esistenza che mi spettava di diritto. Per quella volta avrei voluto una fetta più consistente perchè dopo qualche giorno sarei stata la madrina di Cresima di mia nipote Alessandra e dovevo essere in piena forma. "Speriamo..." mi dissi, impegnandomi ad uscirne indenne e tornai a casa con un piano di difesa da seguire scrupolosamente. Mangiare poco, niente verdure, neanche il "pastino", solo pasta con l'olio che è inodore e, diciamo pure anche un po' insapore: questo era il programma. Ma poi cominciarono i soliti crampi, sempre più forti, e resistere diventava un'impresa. Beh, avrei mangiato pane e pomodoro come la prima volta, il pensiero mi stuzzicava non poco e non mi dava nausea. Mi preparai la solita fetta abbondante, ben condita (addio, buoni propositi!) e me la gustai appagando quell'appetito menzognero, non completamente però perchè sentii il bisogno di aggiungere anche un bel pezzo di formaggio Asiago, e per concludere non poteva mancare la coppetta di fragole (a maggio no, non se ne può proprio fare a meno) ma senza panna, così restava un tantino più leggera. La coscienza era a posto: il pane e pomodoro era un pasto già collaudato, niente verdure, quindi... potevo star tranquilla. "Ma', mi sà che hai un po' esagerato!" Forse sì, ma ormai... che potevo farci?

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