domenica 16 gennaio 2011

Con gioia l'ho abbracciata e se alla gioia si potesse dare un profumo sarebbe quello di biscotti che Mara si portava dietro, odore di casa, di famiglia, di mamma, perchè Mara è una mamma speciale, con gli occhi che brillano solo se le si chiede dei suoi figli. Dopo aver fatto una flebo di ferro è andata via ed io sono rimasta a parlare con Marta nel corridoio. Restata poi da sola, mi sono accorta di sostare davanti ad una camera: sul letto sdraiato su un fianco c'era un uomo con gli occhi chiusi, attaccato ad una flebo contenente un liquido bianco simile al latte, accanto la moglie e la figlia. Non so perchè l'ho fatto, in realtà nessuno mi aveva invitato, ma sono entrata. Il fatto è che ora non temo niente e voglio dare tanto; le persone mi piacciono tutte e sento il bisogno di condividere ogni emozione, magari senza parlare perchè non sempre la parola è gradita o giusta, ma di esserci facendo sentire una presenza partecipe; del resto non occorre conoscersi per far sentire di sapere che cosa si prova e che la vita, comunque anche col dolore va avanti.
"Vieni, ti ho preparato il caffè, te lo devi prendere per forza!" Orlando, pur sapendo che il caffè io non lo prendo, l'aveva preparato ugualmente e, a quel punto non me la sono sentita di rifiutare, "magari, Orlando, con un goccio di latte?!" "Sei fortunata che c'è..." Così, "baciata dalla fortuna" ho bevuto il caffè scambiando quattro chiacchiere con Orlando che ora mi definisce un'attivista e poi sono andata nello studio di Dora. Con lei ho parlato a lungo, da lei c'è sempre da imparare. Dietro quell'apparente allegria che non si smorza mai, quell'energia inesauribile che le dà le sembianze di "Ercolino sempre in piedi" ( il famoso pupazzo pubblicitario degli anni '60 che pur continuamente spinto non cadeva mai), cela una sensibilità di fondo affinata da una profonda sofferenza. Lei, questa sofferenza l'ha elaborata senza mai dimenticarla e l'ha messa a servizio di chi soffre, trasformandola in quella "vivacità accogliente" che tanto conforta, rinfranca e risolleva.
In fondo al corridoio ecco la signora N. "Salve signora, auguri di buon anno. Come va?" "Non c'è male...se non fosse per quella seccatura della flebo per le ossa!" "Lo Zometa? Ma non importa, signora, vi vedo comunque bene." "Eh, all'apparenza..." " Vuol dire che gli acciacchi ve li portate bene come gli anni, signora cara." Ah, a 70 anni lamentarsi a tutti i costi invece di ringraziare il buon Dio!! Perchè tanta arroganza?

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