sabato 11 dicembre 2010

Stamattina, di ritorno dall'ospedale, è salita sull'autobus, aiutata da un'ausiliaria, una signora anziana, si muoveva a fatica un po' ansimante. Finalmente dopo qualche sforzo è riuscita a sedersi, davanti a lei c'era un'altra signora, più o meno della stessa età. Chiaramente era stata in ospedale per dei controlli ed ora tornava a casa. "Che brutta bestia la vecchiaia! Non dovrebbe proprio esistere. E quante sofferenze! Non ce la fai a fare niente e devi dipendere sempre da qualcuno. Uh, com'è brutta la vecchiaia!" E l'altra. "Sa' quanti vorrebbero arrivare alla vecchiaia e non la vedono proprio! Che ci lamentiamo a fare?!" "Sì , però uno dovrebbe avere sempre la stessa energia." "E non saresti più vecchia allora. Ci sono i 20, i 30, i 40... fino pure a 100 di anni, ma ogni età ha le cose sue, e tutti devono accettare quello che viene." "E' vero, è giusto, Dio ha voluto così e ci chiama quando Lui ha piacere, però quante volte non ce la fai." "E tu chiedi aiuto al Signore e vedi che ce la fai, sì che ce la fai!"
Questo scambio di battute tra le due donne mi ha fatto ricordare un pensiero che mi era venuto alla notizia del tumore. "Che peccato, avrei voluto tanto diventare nonna!" In effetti i miei anni potenzialmente me lo consentivano, ma vedevo la realizzazione di quel desiderio allontanarsi rapidamente perchè il subconscio "alludeva" in realtà alla vecchiaia. Eh già, stavo rischiando di non poter arrivare a quell'età che, se da una parte ti rende debole e vulnerabile, dall'altra ti dà la possibilità di guardare indietro al passato, il tuo, e al futuro rappresentato dai figli e dai nipoti. E' come non morire mai! E poi ho pensato a mamma Ripalta, quando nel dirmi del nuovo tumore non mostrò di avere affatto paura, "La vita mia ormai l'ho fatta, l'età ce l'ho, posso anche andarmene, però... prima voglio andare al matrimonio di Silvia." E disse così, un po' ironica e un po' sorniona.

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