giovedì 9 dicembre 2010

L'unico amore della mia vita me ne portò non uno di cappelli, ma ben tre; aveva voluto strafare anche lui come me e ne aveva comprati tre: tre parrucche e tre cappelli! Uno per ogni testa e nella mia un pensiero: il numero perfetto come buon augurio perchè tutto in quel momento andasse alla perfezione per me. Quel dono mi mise di buon umore, adesso sarei stata a mio agio anche in casa, anzi, poichè i cappellini era diversi per modello e colore, avrei potuto abbinarli alle varie magliette. Mentre pensavo questo mi venne da sorridere: ecco un'altra strategia, avevo trovato il modo di sdrammatizzare una situazione spiacevole ricavandone un'opportunità in più per valorizzare la mia femminilità fin troppo mortificata. Ad uno ad uno l'indossai guardandomi allo specchio; il primo, assai carino, a righine bianche e rosa nelle varie sfumature, il secondo viola, il colore dell'anno, il terzo blu, più serioso, in quel momento avevo pensato che non l'avrei indossato, troppo scuro, in seguito invece mi avrebbe accompagnato più degli altri, persino in ospedale. Ringraziai l'uomo della mia vita abbracciandolo; tante volte mi ero lamentata di lui che non mi capiva sempre a fondo, siamo stati dall'inizio tanto diversi, però nei momenti più difficili era sempre riuscito a stupirmi e a strapparmi un sorriso. Ho sempre detto e lo dico ancora, modificando il titolo di una celebre commedia di Natalia Ginzburg, che l'ho sposato per allegria e con lui non mi sono mai annoiata; confronti e qualche litigio non sono mancati, anzi, però ci siamo incontrati sempre a metà strada chiedendoci scusa nello stesso momento.
Indossai subito il cappello a righine, il più colorato, mi guardai di nuovo allo specchio e SORRISI, andai in cucina davanti ai fornelli e mi sentii disinvolta. Che cosa avrei potuto volere di più? Con la parrucca ero uno schianto, con il berrettino parevo un'operatrice di fast food e... mi sentivo contenta di entrambe le mie immagini.

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