lunedì 13 dicembre 2010

Quella sera, saputo dell'intervento, prima di andare via dissi a mamma Ripalta: "Devi rimetterti in fretta; a giugno dovrò operarmi anch'io e sei tu la prima persona che voglio vedere dopo che mi sarò risvegliata dall'anestesia." Mi abbracciò e ci salutammo. E il giorno dopo quella domenica mamma Ripalta fu operata e il tumore venne rimosso insieme con i tre quarti dello stomaco. A 86 anni con la sua forza e serenità aveva vinto un'altra bella battaglia, ce l'aveva fatta e così, ospite d'onore di tutto rispetto, sarebbe stata presente al matrimonio della nipote Silvia. A darle motivazione di continuare il suo cammino, l'affetto di tutti e la sua grande voglia di dare ancora molto.
Per me intanto, andata via completamente la nausea, stavano per iniziare due settimane di tranquillità; sottratto un ciclo ai quattro prescritti, il conto alla rovescia diventava reale ed effettivo e bastava solo questo pensiero a farmi stare meglio, poi una serenità interiore nata dalla consapevolezza di fare tutto il possibile per me stessa, mi dava ancora più forza e mi distraeva dalle ombre della paura. Mi sentivo di nuovo bene e in verità prima di iniziare non l'avrei mai creduto; avevo da fare tante cose in quelle due settimane, l'avrei programmate per non dimenticarne una. Quattordici giorni, non sono tanti ma possono diventare tali se, astratti da quelli precedenti duri ed irreali, li vivi con l'intensità di una vita intera.

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