domenica 21 marzo 2021

DAL MIO "DIARIO DELLA GRATITUDINE... E DELLA FRAGILITÀ" (n.66) (Ricordi in condivisione)

Oggi è stata la Festa del Papà. In questo spazio il gruppo ha imparato e continua a sperimentare la "benefica condivisione", fatta di momenti lieti, timori e ansie, ma pure di ricordi che hanno in qualche modo lasciato il segno.
Che cosa c'entra tutto questo con la festa odierna?
Undici anni fa mio padre ed io, vivemmo la malattia nello stesso tempo... era di marzo, proprio di questi giorni, ed io mi resi conto che era tempo di crescere.
Condivido una pagina di quel mio diario che mai finirà, almeno finché la lucidità non mi avrà abbandonato.
Spero di non annoiarvi.
MIO PADRE ED IO... NELLO STESSO MOMENTO, STESSA "AVVENTURA"
"Quando si dice la realtà a volte supera la fantasia!"
Con queste parole mi accolse la caposala dopo aver sentito il mio cognome.
"Quindi il paziente operato ieri è vostro padre? Beh, vi volete davvero bene per esservi accomunati nello stesso periodo con la stessa malattia".
La situazione, pur nella sua drammaticità faceva comunque sorridere, lo scrittore dalla fantasia più fervida non sarebbe stato capace di creare un intreccio così.
Mentre mi preparavano il letto pensavo a come avrei potuto far passare la mia degenza in incognito, visto che mio padre, all'oscuro di tutto era in una stanza all'inizio del corridoio, mentre io sarei stata in un'altra alla fine dello stesso. Avrei dovuto rimanere relegata in uno spazio veramente limitato: una bella impresa!
Quando la stanza fu pronta, velocemente, senza guardarmi troppo intorno, andai per sistemarmi. Non c'era nessuno. Mi dispiacque un po', avrei preferito almeno una compagna, così, da sola sentivo troppo il peso dei miei pensieri e dell' ansia.
Pazienza... mi dissi, e seduta sul letto aspettai che passassero i medici.
Restai in "borghese" perché non me la sentivo di indossare il pigiama alle nove del mattino, era troppo da malata ed io malata non mi sentivo proprio.
Dopo un po' arrivò il medico, prese visione delle mie condizioni e rese effettivo il mio ricovero, poi per quanto riguardava mio padre mi consigliò di andare da lui, vestita così, ancora in abiti civili e di comunicargli semplicemente come stavano le cose. Era un uomo forte e avrebbe capito.
Beh, non era certo facile trovare la formula giusta, però dovevo decidermi altrimenti sarebbe diventato tutto più complicato.
Mio padre aveva ancora gli occhi chiusi quando entrai nella camera e salutandolo con un bacio gli chiesi:
"Posso venire qui stasera a guardare la televisione con te?"
"Ma io devo vedere la partita".
Poi di scatto aprì gli occhi e mi guardò.
"Tu... la televisione?! Qui... stasera??" "Oggi mi sono ricoverata anche io...ho qualcosa al seno, forse un tumore, anzi è un tumore e dovranno operarmi".
Si portò una mano tra i capelli e gli occhi gli si inumidirono di lacrime, mio padre che io avevo sempre visto sotto una luce diversa, che avevo amato ma anche tanto temuto, che non avevo mai sentito tanto vicino come in quel momento.
"Devi aiutarmi a continuare ad andare avanti in questo percorso tanto difficile. Senza volerlo mi hai spinto sulla strada giusta, ora ti prego dammi sostegno perché io non abbia paura di affrontare ciò che mi aspetta".
Ci ritrovammo così a piangere insieme, confortandoci a vicenda, vivendo l'uno il dramma dell'altra e viceversa.
La vita è proprio strana! Quando credi di aver capito tutto, di aver sistemato ogni cosa nella tua esistenza, di essere sempre nel giusto, quando insomma ti sei fatto le tue categorie mentali, ecco che arriva tra capo e collo una bella tegola, di quelle pesanti, e tutto si rimette in gioco in modo prepotente.
Alleggerita di un bel peso, tornai nella mia stanza, dovevo decidermi ad indossare il pigiama e a malincuore lo indossai, e poiché ancora non avevo compagne, nella mia nuova veste di "malata ufficiale", tornai da mio padre con un cuore più sereno.
Per la prima volta in tanti anni cercando da Lui il semplice conforto... mostrando la mia vulnerabilità non per commuoverlo ed ottenere il Suo consenso, ma per trarne forza.
Perché questa mia condivisione?
Semplicemente un modo come un altro per dedicare un pensiero e un augurio a mio padre, uomo molto serio, poco affettuoso ma onesto nei sentimenti.
In queste giornate formali si è soliti vedere cuori o lacrime, molte frasi fatte, per Noi è diverso, perché siamo rimasti... a metà, per un po' verso l'aldilà e per il resto e fino ad adesso ancora qua, per benevolenza di Dio che forse così facendo , ha voluto imparassimo qualcosa.
Mio padre è l'autoritario di sempre pure se ha quasi 90 anni, io ho finalmente capito di non prendermela per certe Sue esternazioni.
L'Amore è a prescindere da ciò che appare, dai caratteri, contesti, e pure dagli anni che vanno in fretta. Ecco, adesso è soprattutto di questi che tengo conto, meglio non sprecarli.
Ah, dimenticavo... il 19 Marzo, sempre 11 anni fa, fummo dimessi insieme, Lui per la convalescenza post intervento, io per iniziare la chemio neoadiuvante, che predispone all'intervento.
Quel pomeriggio stesso andai dal parrucchiere per l'ultima tinta della mia vita.
Con uno spirito diverso che conservo ancora, come i capelli originali con i loro colpi di luna.
AUGURI A MIO PADRE... CUI DEVO LA VITA... CON CUI MI SCONTRO "SPESSO E VOLENTIERI", MA CHE SOLO ORA AMO DAVVERO. PUNTO.
Potrebbe essere un'immagine raffigurante corpo idrico


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