venerdì 12 febbraio 2021

DAL MIO "DIARIO DELLA GRATITUDINE" (n.29) (Il "buono" che fa la differenza)


Tornata a casa stamattina ho cercato quel foglietto che mi fu dato come testimone per una staffetta d'umanità...
" ...vi sono qualità al di là della pura competenza medica, delle quali questi pazienti hanno bisogno e che cercano nei loro medici. Dal medico essi vogliono essere rassicurati, considerati e non solo esaminati. Vogliono essere ascoltati. Vogliono percepire che vi è una grande differenza, invero, per il medico, se essi vivono o muoiono. Vogliono sentire di essere nei pensieri del loro medico".
( Cusin 1982 )
Non sono medico, neppure infermiera ma solo persona informata di fatti, vissuti sulla propria pelle, nel bene e nel male. E dal bene ricevuto ho conservato ciò che mi compete, e dal male ho tratto l'insegnamento che serve.
Ricordi e situazioni simili ma alla lontana.
Prendersi cura delle Persone richiede di forze e Cuore un grande impegno, distribuito nel tempo e non "rovesciato" addosso in un solo giorno per dovere o perché così si fa per evitare critiche e rogne.
Curare le Persone, non le malattie.
Un' ideale medicina "antropocentrica" o umanizzazione della medicina che guarda ai bisogni in generale dell'uomo e si preoccupa di soddisfarli.
Un medico che approccia in follow up con un "come stai?" e non "come va?" o addirittura in silenzio leggendo le carte, fa una grossa differenza.
Perché non si vuole essere dimenticati, comunque vada a finire la cosa, e d'altra parte anche il medico stesso resta nei pensieri come un amico, una spalla su cui piangere, una mano da stringere per prendere forza e dimostrare gratitudine.
Ieri ho avuto l'ennesimo follow up, tutto bene, qualcosa da rivedere ma niente di grave. Dal "mio" medico mi sono sentita accolta, capita, con tatto mi ha detto che dovrò adeguarmi all'età. Mi sta bene così mi sta bene lui ed anche la mia età, visto che per un po' pensai non arrivarci.
Stamani per alcuni esami del sangue ho dovuto rivolgermi ad un'altra struttura, perché il Covid ha stravolto ritmi e abitudini.
Ero timorosa come al primo esame, poi tutto bene. Un solo buco per un facile prelievo, ed anche un "buono" per la colazione al punto ristoro.
Sono rimasta stupita. Una delicatezza che va oltre la cura, è prendersi cura, regalare speranza. Una minuzia che fa grande differenza.

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