mercoledì 22 luglio 2020

IL PESO DEGLI ANNI




Se faccio mente locale ai 67 anni di mia nonna, non mi vedo solo giovane dentro. Mi guardo allo specchio e le rughe sono quanto bastano, le palpebre sono cascanti ma non troppo, se poi sorrido le prime si distendono e gli occhi socchiusi mascherano la magagna.
Pensiero del giorno dopo... acciaccata ancora valida, ma è innegabile, l'età avanza.
E mentre gli anni, uno dopo l'altro, si fanno piramide sempre più stretta, però sono contenta dall'alto di avere da raccontare. Privilegio in un pugno stretto, perché avrei potuto non averne il tempo, il luogo, le varie occasioni.
Mi vedo così, in prossimità della cima a guardare giù, a ricordare, e in virtù di certi ricordi, raccontare la mia vita, soprattutto quella degli ultimi dieci anni. E mi rendo conto di quale privilegio mi è stato fatto dono. Opportunità di vita per cui essere sempre grata, e da impiegare al meglio. Certo che si, perché si può fare.
Ciò che non ho realizzato ormai non è più rimpianto, né da attribuirne responsabilità ad alcuno, è passata tanta di quell'acqua sotto i ponti che ha scolorito persino le tinte dei sogni più belli, ora mi restano i possibili, alla portata, progetti né grandi né piccoli, realizzabili dal giorno dopo in poi.
E alla fine non posso non riconoscere la consapevolezza acquisita che mi ha reso più forte, capace di bastare non solo a me stessa.
Ieri con gli auguri ricorrente è stato anche attribuirmi la qualità della dolcezza.
Beh, si dice... "Vox populi, vox dei", dovrà essere così quindi, e la cosa mi piace davvero, rende dolce pure il peso degli anni.

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