lunedì 14 maggio 2018

DALLO STRUMENTO AL CANTO LIBERO


Ci siamo mai chiesti qual è lo strumento più difficile da usare per creare armonia? La "Mente" di sicuro, soprattutto quando ci si trova a vivere un'esperienza estrema.
Fattori psichici giocano un ruolo di rilievo nell'eziologia del cancro e quindi nella sua prevenzione, inoltre questi intervengono nell'evoluzione clinica della malattia nel bene e nel male. La Psiche così diventa "fattore di rischio" cellulare, ambientale, psico-neurobiologico.
Quando la malattia fa la sua comparsa, il primo momento di disorientamento può far emergere vissuti di catastrofe, di condanna irreversibile o di negazione. In seguito, un senso di rabbia può condurre a momenti di ansia o depressione, confusione con relativa scarsa aderenza ai trattamenti, l'adattamento successivo dipenderà da variabili soggettive, dalla capacità di fare perno sulle proprie risorse. Coglie infatti la paura della sofferenza e della morte, che andrà superata con l'acquisizione della consapevolezza che non moriamo perché ci ammaliamo, ma ci ammaliamo perché dobbiamo morire. Fa parte del ciclo normale di tutti gli esseri viventi, artefici di vita che comunque continua anche dopo.
Che cos'è la psico-oncologia? E' il ramo della psicologia che si occupa della vasta area delle variabili psicologiche connesse alla patologia neoplastica ed in generale delle implicazioni psico-sociali dei tumori.
Lo psiconcologo ha tre anime. La prevenzione e la promozione della salute. La psicologia clinica e la cura, anche degli operatori. La ricerca con le indagini relative alle teorie psicosomatiche, poiché non si può curare il corpo senza tener conto della psiche.
"Il medico non è un salvatore, né un tecnico, ma è un'esistenza di fronte a un'altra esistenza, è una natura fragile che porta nell'altro e con l'altro la libertà e la dignità di vivere e di essere riconosciuti"
- K. Jaspers -
Jaspers diede notevole impulso alla psichiatria di tipo fenomenologico, fondata sulla convinzione che i sintomi vanno analizzati e diagnosticati per la loro forma piuttosto che per il loro contenuto.
Lo specialista deve perciò caratterizzarsi da un lato per la conoscenza scientifica e l'abilità tecnica e dall'altro per l'ETHOS umanitario. L'ethos è un atteggiamento verso qualcuno, e in quanto atteggiamento, esso è una postura, un modo di disporre la persona. L'approccio della psicoterapia deve basarsi sulla fondamentale distinzione tra corpo-Korper e corpo-Leib, dove il primo sta per essere corpo anatomico, e l'altro corpo-vissuto, fisico e non solo, pure emozioni, sentimenti e ricordi.
Nulla avviene per caso, meno che mai la malattia, che affonda le sue radici nelle varie cause note (ambientali, genetiche, alimentari, ecc.) ma non solo, pure nell'inconscio, andando indietro nel tempo, dal momento della nascita in poi. Il neonato non ha consapevolezza del mondo esterno in cui si trova catapultato a forza, e comunque viene accolto. Non sa da dove viene, vive le immediate sensazioni fisiche, non conosce Chi lo ha accolto fisicamente alla vita. Crescendo e già nei primi mesi di vita si accorge che esiste un altro tipo di accoglienza, fatta di carezze, espressione di amore che non la riduce a pochi momenti e la rende continua nel tempo..
I primi tre anni di vita trascorrono tra sensazioni la cui percezione poco muterà nel tempo, ed emozioni di cui non si ha consapevolezza. E' all'incirca intorno a questa età che cominciano a "registrarsi" i ricordi, un bagaglio che con gli anni diventeranno in parte un pesante fardello. Così spesso si farà ricorso alla memoria, desiderando ricreare la condizione delle origini.
"Se rendo più scure le mie ciglia
E gli occhi più lucenti
E le labbra più rosse o se chiedo,
di specchio in specchio, se tutto va bene,
non è per sfoggio di vanità:
Io cerco il volto che avevo prima che il mondo fosse creato". (W.B. Yeats 1865)
Ovvero... quando non sapevo né mi riconoscevo, ma bastavano le carezze... tante, e la positività trasmessa da suoni familiari, parole e risate.
Essere allevati con amore, insomma. Continuare la prosecuzione di quell'accoglienza, e sarà la mamma soprattutto ad avere questo compito già con l'allattamento, quando donerà al piccolo non solo il nutrimento ma pure i Suoi sogni (reverie - la madre provvede al bisogno di amore e di comprensione del bambino, così come con il latte provvede al suo nutrimento. Se non fosse associata all'amore per il bambino la reverie materna non sarebbe davvero tale e non potrebbe espletare il suo effetto).
Se la madre rappresenta l'educazione all'affettività, il padre ricopre il ruolo di Chi dà l'impronta della moralità. La prima è sempre accogliente, l'altro dovrà valutare, in un certo senso giudicare e correggere. L'equilibrio genitoriale è alla base dello sviluppo della personalità. Una personalità che resta involuta, o non pienamente in luce prima o poi si ammalerà, può darsi di depressione ma pure di qualche patologia seria ad organi vitali.
L'uomo è un essere che non esiste al singolare. La Nostra psiche è reticolare, ovvero vive di relazione già da subito, nell'ambito familiare. Lo si ammetta o no, siamo custodi dell'Altro. Il bisogno che abbiamo degli Altri e la responsabilità di andare incontro all'Altro... aggredirlo in senso positivo come l'etimologia richiama... è la chiave di ogni moralità, l'atto di rinascita di ogni moralità...
In qualsiasi tipo di relazione non servono molte parole quando c'è la capacità di penetrare negli animi e la volontà di essere vantaggio l'uno per l'Altro.
La "cura" ad esempio è l'obiettivo di un tipo di relazione, una pratica mossa dall'intenzione di procurare beneficio all'Altro, e necessita per questo di "ricettività" e "responsività".
La ricettività comporta il prestare attenzione, saper ascoltare, usare le parole giuste, comprendere e sentire con l'Altro (empatia), infine la giusta distanza per limitare il coinvolgimento emotivo.
Un medico dovrebbe essere tutto questo, qualcuno lo è, altri se hanno un requisito mancano dei restanti, e in tal caso hanno dimenticato il perché della loro scelta o sbagliato mestiere.

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