venerdì 23 dicembre 2016

NATALE E'... CARICARSI DI UMANITA'


Stavo pensando a questo mio Natale, straordinario davvero. Un'atmosfera particolare diversa dagli altri anni, tanti doni in anticipo, pochissimo tempo da dedicare alle banalità del periodo, che se pure non possono essere eliminate prendono il resto che trovano. Ed è già troppo, ma così è perché non si può pretendere che tutti capiscano, e allora bisogna adeguarsi.
Ed io mi adeguo, e poi non lascio indietro nulla. E della festa più bella dell'anno colgo ogni aspetto significativo. Primo fra tutti, il vero senso del Natale. Condivisione totale, solidarietà, autentico significato.
Santo Natale... il memoriale della nascita del Cristo, figlio di Dio, uomo tra gli uomini, che offrì se stesso per gli altri uomini. E sarebbero sufficienti queste poche parole a spiegare tutto quanto. La semplicità e la chiarezza arrivano al Cuore più di qualsiasi discorso forbito o pomposo. E magari sortiscono effetti insperati.
Come ogni anno in prossimità delle feste, nella chiesa del Nostro ospedale è stata celebrata dal Vescovo della diocesi la Santa Messa. E al solito non abbiamo perso una sillaba di ciò che ha inteso trasmettere alla comunità. Non si poteva, anche un bambino avrebbe seguito senza distrarsi.
Sua Eccellenza, Mons. Vincenzo Pelvi come Lui stesso ha affermato, accetta sempre volentieri l'invito a celebrare in ospedale, anzi ci torna spesso quando sente il bisogno di "umanizzarsi". L'ospedale, in realtà più che un luogo è un "tempo" della persona, un "segmento di vita" da cui si viene fuori rinnovati. Non si è più gli stessi perché si ha il tempo di pensare veramente a se stessi, a ciò che conta. Una benefica pausa forzata durante la quale si stringono delle "relazioni" autentiche perché non obbligate per convenzione e che diventano "opportunità" di scambio e crescita.
Tutto questo non riguarda solo Chi vive la malattia, ma pure Chi opera nell'ambiente ospedaliero. Quanti medici, infermieri, operatori sanitari ed altri finalmente hanno compreso che l' "utente" non è un semplice numero, una diagnosi, ma un' "anima" che ha bisogno di essere capita, sostenuta per poter intraprendere un percorso spesso difficile. Il denaro se pure indispensabile, non gratifica quanto un sorriso di riconoscenza che arriva come mutuo scambio ad uno di piena comprensione.
Un invito, quindi alla sobrietà del momento. Quando poco si può fare, almeno ci si privi di qualcosa, ché il Signore possa provvedere a Chi non ha.
Un'omelia breve ma efficace. I lunghi discorsi... così come ha affermato in conclusione il Nostro Vescovo, stancano per primo Chi li fa, e lasciano poco o nulla in Chi ascolta.

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