sabato 21 maggio 2016

QUEI GIORNI... A ROMA (parte terza)

Emoticon heart 

Come stai?
Guarda, devo essere sincero, se non fosse per il dolore dimenticherei di avere questa malattia.
Una frase sentita più volte, che io stessa ho ripetuto ad ogni ciclo di chemio, perché il tumore alla mammella raramente dà dolore fisico ed è la terapia piuttosto a procurare qualche fastidio. Nessuna sofferenza insopportabile ma disagi, stanchezza e limitazioni su vasta scala.
Diversamente si comportano altri tipi di tumore che non risparmiano dolore in tutte le fasi, inficiando la qualità di vita del paziente. Il dolore oncologico diventa quindi di tipo cronico, e non è solo fisico, ma anche psicologico, sociale, spirituale e burocratico. Vogliamo pensare alla sofferenza nel momento della diagnosi? Senso di solitudine ed abbandono, crisi spirituale, e poi la sfiducia e la stanchezza che prende ad ogni iter burocratico, compreso il semplice rinnovo dello 048. Quando ti ritrovi, come è capitato a me, quasi colpevole di essere ancora in vita nonostante "quel male".
E non è da tralasciare neppure il cosiddetto "dolore procedurale", quello involontariamente procurato dalle manovre incaute del personale medico e infermieristico. E anche qui c'avrei da dire, sicura di trovare largo riscontro.
Tant'è... il Dolore fa paura. Si identifica con la Malattia e con la Morte, fino a superarle.
Non è la morte che mi fa paura... è la sofferenza. Anche questa frase quante volte l'abbiamo sentita?
Raccontava un medico di famiglia che una Sua paziente, affetta da carcinoma ovarico, aveva rifiutato la chemio, ogni ricovero ospedaliero, era consapevole di ciò che l'aspettava ma gli si era raccomandata perché le impedisse di soffrire. E Lui si era impegnato, e così era stato.
La malattia non implica necessariamente il dolore, ed è un diritto sacrosanto scegliere di non soffrire.
Il Dolore non fa meritare medaglie, né guadagnare il Paradiso. La legge 38 che dà l'accesso libero per tutti alle terapie del dolore, è specifica in questo, e andrebbe inquadrata nella cosiddetta "rete oncologica" che prevede la collaborazione nella cura, un "team" di figure professionali già al momento della diagnosi.
Chirurgo... Oncologo... Nutrizionista... Psiconcologo... Palliativista. Quest'ultimo soprattutto, fino a qualche tempo fa chiamato solo ad alleviare le sofferenze terminali.
Ma si può ancora parlare di "malati terminali"?
(continua...)

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